Cronachette dell’anno nuovo che assomiglia tanto al vecchio (8)

Amiche e amici,

come passa il tempo quando ci si diverte! Sembra ieri che con un gruppo di amici eravamo andati a vedere la mostra “Divisionismo: la rivoluzione della luce” al castello di Novara, bello il castello trasformato in museo e bella la mostra: era una bella giornata di sole, il museo aveva riaperto da poco perché per gli allarmi Covid i luoghi a rischio contagio erano tutti rimasti chiusi per un po’. Ci avevano fatto entrare a piccoli gruppi, cosa che ci aveva permesso di godere pienamente dei dipinti, nessuna ressa; alla fine eravamo andati a mangiare la famosa paniscia, questo risotto con fagioli e salame sbriciolato, in uno dei posti di Novara dove la fanno meglio, e poi dopo un diretto turistico per la città eravamo andati ad Arona, per respirare un po’ d’aria di lago (come se la nostra non bastasse). Lì mi aveva raggiunto una telefonata di mia madre, allarmata; c’erano già le avvisaglie ma noi l’avremmo scoperto solo la sera a casa mia, dove avevamo finito la giornata in compagnia, con due spaghetti e una bottiglia di vino: il governo aveva deciso di stabilire la zona rossa per tutta la Lombardia, non solo qualche zona ristretta come era stato fatto fino ad allora, ed anche le provincie limitrofe, tra cui Novara, c’erano dentro. Ricordo la coppia di amici che, alla fine della serata, prima di tornare alla loro casa loro andarono a far spesa al Carrefour che rimaneva aperto tutta notte: non si sa sai, ci dissero poi.

Sembra ieri, dicevo, e invece sono passati tre anni: il Covid è ancora tra noi e miete ancora vittime, anche se abbiamo imparato a “conviverci”, come qualcuno profetizzava avremmo dovuto rassegnarci a fare; i vaccini hanno aiutato a contenere i morti , anche se non i contagi, e hanno creato dei problemi sui quali dubito si farà mai la luce.

Chi c’era se lo ricorderà: nessuno ci capiva niente, le mascherine erano introvabili e quelle che c’erano costavano un occhio della testa; mancavano i ventilatori polmonari (addirittura un mio amico, uno di quelli della gita a Novara, costruì con la sua stampante 3D un boccaglio che permetteva di attaccare due tubi ad una unica macchina); i sanitari non avevano nemmeno i camici, i medici di famiglia erano introvabili… pochi giorni dopo arrivarono persino delle missioni dall’estero per aiutarci: dalla Russia (sì, dalla Russia, non dagli Usa. Ora qualcuno dice che vennero non per aiutarci, ma per spiarci. Cosa dovevano spiare, come non si fa sanità pubblica?), da Cuba (ai quali come ringraziamento qualche mese dopo votammo ancora le sanzioni. La prossima volta rimanete a casa).

La procura di Bergamo ora ha annunciato la chiusura delle indagini riguardo a episodi dolorosi come la riapertura dell’ospedale di Anzano senza che si fossero messe in atto tutte le azioni di sanificazione, la mancata chiusura della zona di Nembro, in Val Seriana, allo scoppiare del focolaio come invece avveduto a Codogno, o il fatto che contagiati lievi furono portati nelle RSA, le residenze per anziani, dove fecero strage. Indagati i vertici del governo nazionale, del governo regionale, e i membri più esposti del CTS, il comitato tecnico-scientifico. Nello stesso momento il governo, composto per la maggior parte da quelli che all’epoca negavano il Covid e contestavano le chiusure come strumento per combattere il contagio, ora annunciano commissioni parlamentari.

La domanda che tutti dovrebbero porsi è: in questi tre anni si è fatto qualcosa per rafforzare la sanità pubblica? Come mai si sente parlare ancora di carenza di medici e infermieri? Come mai i pronti soccorso sono in affanno, costretti a far fronte a tagli e mancanze? Come mai gli esami vanno alle calende greche, anche quelli che per legge dovrebbero essere fatti entro limiti stringenti? Ancora oggi, dopo tre anni, si chiede ai sanitari sacrifici per tappare buchi che non sono stati riempiti. Non doveva essere questo il primo impegno, le risorse non dovevano essere indirizzate per la maggior parte alla sanità? Allora si fecero grandi titoloni sugli eroi delle corsie, e siamo ancora punto e capo.

A questo dovrebbe servire una commissione parlamentare seria, ma non sarà così; per carità, ben vengano le inchieste anche se col senno di poi son buoni tutti, ma quelli che sono stati falcidiati dal Covid per le mancanze essenzialmente della sanità regionale lombarda hanno continuato a votare quelli che li avevano precipitati in quelle condizioni: forse è il caso di indagare gli elettori, oltre che gli eletti.

I pacchi no! (Cronachette della quarta ondata)

Amiche e amici, il festival di Sanremo è finalmente finito; non ne ho vista nemmeno una serata e ne faccio motivo di vanto, non per snobismo ma mi pare che mai come quest’anno sia stato infarcito di retorica buonista e politicamente corretta. Vincitore per me è stato Checco Zalone che ha sbeffeggiato i virologi ed era ora: che sia il segnale che davvero la pandemia sta finendo? Hanno vinto Mahmood & Blanco, il genere non mi piace, e nemmeno l’uso smodato dell’autotune.

Intanto si sente ventilare da esponenti governativi che l’emergenza al 31 marzo potrebbe finire ma non l’uso del green pass: e perché mai? Quale sarebbe l’esigenza sanitaria di mantenere il green pass se l’emergenza finisce, e considerando che diversi paesi che l’avevano introdotto lo stanno togliendo già adesso o l’hanno già tolto? O si vuol continuare a fare esperimenti sul nostro grado di sopportazione, come le rane fatte bollire a poco a poco?

Mia madre e mia cognata sono ancora positive, e come temevo si è contagiata anche mia sorella. Per fortuna adesso i medici hanno imparato, anche perché gli è stato finalmente permesso, che la tachipirina non basta e a volte è pure dannosa, e quindi prescrivono fluidificanti e antibiotici. Medici peraltro che sono sempre di meno, perché non vengono adeguatamente rimpiazzati, e costretti a fare gli impiegati da mille obblighi burocratici per i quali basterebbe personale meno qualificato. Ma si vuole, e qui in Lombardia l’obiettivo è perseguito pervicacemente da almeno trenta anni, che si vada tutti dai privati: e chi non può, si arrangi.

Domenica, come vi avevo annunciato, abbiamo festeggiato Santa Brigida d’Irlanda: avremmo voluto fare come in Irlanda, ovvero metterci ognuno qualcosa di verde, ma forse sarebbe stato troppo politicamente esposto, ci siamo astenuti. C’erano comunità salvadoregne, filippine, cingalesi, abbiamo cantato separati e insieme, è stato un bel momento. Poi rinfresco per tutti, con buffet controllato e gestito dagli scout per evitare assembramenti. Purtroppo da parte nostra c’era un fondo di tristezza, per diversi motivi: la morte del padre di uno dei coristi (aveva 95 anni, otto figli ed una barca di nipoti: la vita l’ha spesa bene…) questa accettata serenamente, ma purtroppo la figlia della nostra direttrice, 36 anni, malata di melanoma, è ormai allo stremo, sta facendo le cure palliative e oggi si sposa, da casa, con il compagno con cui convive da diversi anni.  Speriamo possano vivere serenamente, per quanto possibile, questo tempo che gli è dato ancora di vivere insieme. Ad aggravare, se possibile, lo stato dell’umore, ci ha raggiunti la notizia che il figlio di una conoscente, 20 anni, uno sportivo, un ragazzo pieno di salute, ha avuto un arresto cardiaco improvviso ed è in rianimazione al San Raffaele: la speranza è appesa ad un filo. Spero che la cosa non abbia niente a che fare con la vaccinazione, perché se così fosse bisognerebbe considerarlo un vero e proprio omicidio. E mi fa rabbia sentire alla radio la pubblicità che spinge i genitori a far vaccinare i figli di cinque anni.

Ieri ho sentito che Zuckerberg ha minacciato, se passerà una legge che vieta di spostare i dati degli utenti europei su server fuori dall’Europa, di chiudere da noi Facebook e Twitter: e chi se ne frega! Ma magari, sarebbe proprio un bel regalo, ma ci pensate? Oh, Marc, ormai l’hai detto, non è che ci ripensi eh?

Amadeus verrà ricompensato dal grande ascolto avuto nel festival, infatti presenterà la nuova edizioni di Affari vostri, ovvero i pacchi: ancora ancora riuscivo a vedere, tra un esercizio di russo e una sfogliata al giornale, i Soliti Ignoti, ma i pacchi no!  O magari punta anche lui ad avere ospite papa Francesco, come il cardinal camerlengo Fabio Fazio? Non ho ancora sentito l’intervista, mi riservo di farlo però: lui ci prova in tutti i modi a far passare i messaggi che gli stanno più a cuore, la cura del creato, l’attenzione ai più deboli, a mettere in guardia contro la religione del mercato e l’economia dello scarto (e degli scartati), ad opporsi a quella che chiama terza guerra mondiale a pezzi ed alla vendita di armi: basterebbe che i governi infarciti di cosiddetti cristiani gli diano un minimo di ascolto, macché…

Vi aggiorno sul bonus idrico: sulla piattaforma del MiTe ancora non c’è: e cosa c’era da aspettarsi da questi cazzari, dove c’è un ministro possibilista pure sul nucleare, e che non fiata sul fatto che gli americani ci stanno imponendo di comprare il gas liquefatto portato qua con mega petroliere (quanto inquinano? Che vantaggio possiamo avere?) piuttosto che prenderlo dalla Russia dove ci arriverebbe nei gasdotti?

Amiche e amici, stasera ricomincia il ballo (forse balcanico, vi farò sapere); avremmo dovuto ricominciare a gennaio ma l’amministrazione comunale l’ha impedito per ragioni sanitarie (altri paesi i centri di aggregazione sociale li hanno lasciati aperti, e pure quelli dove si ballava, con le dovute cautele). Non c’entrerà niente il fatto che l’amministrazione è di centro destra (in pieno disfacimento: cinque anni di totale inconcludenza, assoluta incapacità progettuale) e l’Auser è piena di “vecchi comunisti”? Voi che dite? A presto!

Lei di sicuro non è un pacco

Bandiera bianca (Cronachette dall’ex zoccolo duro)

Amiche e amici,

mi sono arreso. Attaccato da tutte le parti, Presidente della Repubblica, Papa, forze politiche (non tutte, per la verità, e me ne ricorderò a suo tempo), media, amici e familiari, braccato persino dalla mia dottoressa, non ho resistito e mi sono costituito. Così venerdì mattina, con sotto il braccio il pacco di tamponi positivi e negativi ed esami sierologici con tanto di conteggio di anticorpi, mi sono recato a piedi al vicino hub vaccinale allestito nel vecchio ospedale, a dieci minuti da casa, per sottomettermi alle forche caudine verdi .

Pochissima gente in attesa; all’ingresso il volontario che prendeva la temperatura mi ha chiesto se avessi la prenotazione, costringendomi a rispondere “No. Ultrasessantenne” al ché una infermiera mi ha lusingato con un “Però, li porta bene, complimenti!” che mi ha fatto pensare fosse una figurante ingaggiata per convincere i dubbiosi dell’ultimo momento. Nel percorso per arrivare alla stanza della vaccinazione sono stato sottoposto a tre livelli di interrogatorio, al quale ho sempre risposto: “Ho già avuto il Covid. Devo fare solo una dose” ma non ero sicuro che il messaggio fosse stato ben recepito.

Entrato nella stanza, una infermiera (almeno, lei credo fosse una infermiera) mi ha fatto le domande di rito: “Ha qualche allergia? Ha avuto reazioni a medicinali? Sta prendendo medicinali? Ha mai avuto problemi con le vaccinazioni?”. Dato che l’ultimo vaccino l’ho fatto quarant’anni fa al tempo del militare e gli unici problemi con dei medicinali li ho avuti con l’anestesia per togliere le tonsille, a cinque anni, non credo che le risposte che ho dato siano state molto significative. Sembrava che fossi destinato allo Pfizer, tant’è che la donna mi ha chiesto se avessi avuto problemi con farmaci della stessa società, perché il vaccino ha in comune alcuni eccipienti, “non mi pare” ho risposto; ho mostrato l’esito dell’ultimo sierologico, chiedendo se secondo lei gli anticorpi non fossero ancora alti, e quando mi ha risposto “effettivamente” stavo per andarmene ma mi ha bloccato aggiungendo “però con il vaccino li rafforzerà, e considerando la sua età e il fatto che si avvicina l’autunno e potrebbe esserci una nuova risalita dei contagi…”. Devo dire che più di tutto è stato quell’accenno all’età a disarmarmi completamente. Ad un tratto la vedo fissare il video e corrucciare le sopracciglia: “Qui il sistema dice che lei deve fare il Janseen” “Che cos’è il Janseen?” “E’ il Johnson & Johnson” “Ma scusi, quello non è in dose unica? Io devo fare solo una dose di richiamo. Non posso fare il Pfizer?”  “Qui dice che deve fare il Janseen. Se vuole fare il Pfizer devo chiamare il dottore” A quel punto ho realizzato che la resa sarebbe stata senza condizioni: ma sì, fatemi il Janssen, chissà che non mi ricrescano i capelli. Appena vaccinato, ho detto all’esecutrice: “Comunque, se non fosse stato per il Green pass, col cavolo che mi sarei vaccinato” al che lei serafica mi ha risposto “Lo so, cosa crede? Tutti quelli che stanno venendo qui adesso lo stanno facendo per quello”. Che motivazioni nobili!

Arrivato a casa mi sono preso la briga di leggere il bugiardino (lì per lì devo avere firmato un consenso informato, ma nemmeno l’ho letto) ma era meglio che non lo facessi. Il bello è che poi senti in televisione questi mentitori professionisti assicurare che non ci sono rischi…

Fino a venerdì sera sono stato bene, anzi la passeggiata serale è stata finalizzata ad arrivare alla Coop e comprare una bella vaschetta di frittura, gustata con una bella bottiglia di Bordeaux Blanc regalatami per il mio sessantesimo compleanno; poi ho cominciato a sentirmi strano e pian piano è salita una febbricola accompagnata da fiacchezza. Di notte non ho dormito anche perché continuavo ad andare in bagno; sabato e domenica sono rimasto in casa molle come un fico, peccato perché avevamo in programma una gita fino a Colico e all’Abbazia di Piona, sarà per la prossima settimana. Oggi mi sto riprendendo ma quello è un po’ l’effetto consulente che non può permettersi mollezze: scarpe rotte, eppur bisogna andar!

Ed eccomi qua, finalmente omologato, finalmente allineato, finalmente inquadrato nella “maggioranza”. Svenduto le mie convinzioni per un tozzo di pane, anzi un’apericena al chiuso: ne valeva la pena?    

Dopo il vaccino ho delle strane allucinazioni.

Il mio contributo alla scienza

Penso di essermi beccato il Covid-19 la prima settimana di novembre 2020; il virus (non ancora la variante Delta, quello tradizionale) dopo un’estate che aveva fatto cantare vittoria stava diffondendosi di nuovo, tanto che dal 6 novembre Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta erano tornate in zona rossa. Date le scarse relazioni sociali (lavoravo da casa ormai da marzo e pensavo di stare abbastanza attento a uso di mascherine e distanziamento) non capisco ancora come abbia fatto a prenderlo: ad ogni modo il 9, lunedì, ero stanchissimo, avevo un po’ di mal di gola, qualche linea di febbre e di notte ho dormito pochissimo. Pensavo ad una freddata, anche se il timore c’era: mio fratello (anche se a 500 km di distanza) era appena uscito dal un mese di isolamento, dopo aver avuto solo due giorni di febbre ma con ben due tamponi positivi. Ho cercato di andare dalla mia dottoressa ma le urgenze erano sospese, a causa appunto della zona rossa: ho dovuto prendere appuntamento per il venerdì (manco fosse un primario: così siamo ridotti) e quindi ho passato altri tre giorni con la febbre che la sera mi saliva e la tenevo a bada non la tachipirina. Respiravo bene, gli odori li sentivo, continuavo ad essere moderatamente ottimista. Al venerdì finalmente vedo la dottoressa, mi visita ed esclude il Covid; diagnostica una infiammazione delle vie urinarie (dato che di notte mi alzavo quattro-cinque volte) e mi prescrive un antibiotico per quello scopo. A sua parziale discolpa mi ha detto anche che prima di iniziare avrei dovuto fare gli esami del sangue; ma anche gli esami bisognava prenotarli e sarebbe passata un’altra settimana… Così ho iniziato la cura, ma la febbre serale non passava, e nel frattempo mi stavo infiacchendo sempre più. Al lunedì vado a prendere il giornale accompagnato da mio figlio: vista la fatica, decido di chiamare la dottoressa che finalmente mi prescrive il tampone. Da quel momento tutti in isolamento a casa, io mi segrego nello studio-camera degli ospiti, per precauzione e scaramanzia, pensavo: invece poi è arrivato l’esito positivo, e abbiamo capito tutti che l’affare poteva essere serio. La preoccupazione era per i miei cari: dal primo sintomo al tampone erano passati 8 giorni: nessuno però mi ha chiesto che contatti avessi avuto, tantomeno loro sono stati sottoposti a tampone. Siccome hanno degli anticorpi grossi come elefanti, fortunatamente non si sono presi niente.

Sono stato fortunato, il virus non mi ha attaccato i polmoni; la febbre è continuata finché ho chiamato un mio amico medico (l’avessi fatto prima…) che è uscito a visitarmi (considerate che da giovane ha fatto il volontario in Africa e la vocazione gli è rimasta) e mi ha prescritto cortisone e un altro antibiotico per proteggermi da eventuali attacchi di batteri a polmoni e vie aeree, dato che mi ero parecchio indebolito. Da quella sera stessa la febbre non si è più presentata, anzi si è abbassata così tanto (34,3!) che ero preoccupato di tramutarmi in un rettile. Ho imparato l’esistenza del saturimetro, ed ogni misurazione veniva fatta con trepidazione, ma grazie al cielo la saturazione è sempre stata buona. Ho anche continuato a lavorare, almeno mezza giornata; ma prima di uscirne c’è voluto un altro tampone positivo. Nel frattempo ho perso 4-5 chili di peso, che ancora non ho recuperato: beato te, dice qualcuno! Be’, insomma…

Qui pensavo di esserne uscito, che delusione.
Praticamente è passato un mese dal primo sintomo: finalmente libero!

Quando, a febbraio, arrivarono i vaccini, si disse che prima andavano vaccinati i più fragili, per poi arrivare (alla fine ma proprio alla fine) a chi aveva già fatto il Covid; poi si disse che invece quelli più anziani potevano vaccinarsi anche se il Covid l’avevano fatto; io prudentemente aspettai, il mio amico alle prime vaccinazioni mi disse di aver visto reazioni avverse più forti tra chi il Covid l’aveva già fatto. Così ad aprile, passati ormai più di 4 mesi dalla guarigione, feci il primo sierologico:

Questo certificava che avevo fatto il Covid: e grazie, questo lo sapevo…

A occhio gli anticorpi mi sembravano altini (il mio amico disse che potevo donare il plasma, peccato che a Como non lo raccogliessero), per cui decisi di orientarmi verso settembre per la vaccinazione; pensavo che visto che l’anno prima l’epidemia aveva ripreso forza dopo l’estate, così mi sarei fatto trovare bello pronto. Ma poi, avvicinandosi le ferie e con lo spauracchio della variante Delta, presi appuntamento per vaccinarmi entro fine giugno. Ma prima feci un altro sierologico:

A questo punto erano un po’ calati, ma sempre abbastanza alti (anche se la mia dottoressa a cui li feci vedere mi disse assolutamente di vaccinarmi, che non erano così eclatanti); il mio amico mi disse che secondo lui potevo tirare fino a settembre, però se facevo il vaccino subito mi avrebbero fatto solo una dose, invece facendo passare i sei mesi probabilmente se avessi trovato un medico zelante me ne avrebbero fatte due. E così eccoci arrivati a settembre, con la pressione ricattatoria del Green Pass; intanto le idee sono un pochino più chiare a livello scientifico, ed è chiaro che la copertura vaccinale si riduce (e anche di molto) col passare del tempo, tanto che si parla di terza dose; nel frattempo però si parla anche di allungare il Green pass a dodici mesi, un po’ contraddittorio a parer mio… comunque, in vista di quello che nella mia testa è sempre stato il traguardo, ho rifatto il sierologico:

Ok, è calato, ma mi piacerebbe sapere: uno che si è vaccinato ha davvero più anticorpi di me? E ha senso vaccinarmi ora, con un vaccino già vecchio, quando si annuncia l’uscita di uno che dovrebbe coprire anche la variante Delta? E davvero sono amorale e non solidale se non mi vaccino, o sono essenzialmente cavoli miei dato che l’obbligo non c’è?(almeno a norma di legge, anche se di fatto e in modo strisciante lo stanno introducendo: allora ritengo più onesto che mettano l’obbligo, ma poi devono pagare anche i danni…).

Insomma, sono punto e a capo. Farò anghingò ambabarabà cicì cocò, ovvero alla fine sceglierò in piena coscienza e sulla base di motivazioni inattaccabili: ho un buono Booking da spendere, ma senza Green pass dove davo a spenderlo?

Amiche e amici, spero di essere stato utile anche se un po’ prolisso; i miei congiunti mi hanno ingiunto di non parlare più di Covid che ho stufato, e mi sa che farò così. Se mi verrà un trombo, sappiate che vi ho voluto bene.

Cronachette dallo zoccolo duro (5)

Amiche e amici,

sono arrivato ormai all’ultimo giorno di ferie, da lunedì riprenderò il lavoro: niente nuove se e quando si potrà tornare in ufficio, continuerò in smart working almeno finché non vorranno il green pass anche per questo. La temperatura è in aumento, anche se non ha raggiunto picchi luciferini: per dire, stamattina sono uscito alle 7:30 per prendere il giornale (locale, più rilassante) e c’erano 25,5 gradi. Tra un paio d’ore accompagnerò mio figlio a fare la seconda dose di vaccino; ormai in casa sono rimasto solo io senza, nascondendomi dietro gli anticorpi maturati a dicembre. Non riesco a capire, non trovo tabelle di raffronto, se ne ho più io dopo aver fatto il Covid o chi si è vaccinato: mia cognata vaccinata ha fatto l’esame sierologico ma i risultati sono diversi e non riesco a confrontarli. Faranno apposta?

Ieri una scenetta gustosa all’Iper, a proposito del green pass: mia moglie e mia suocera, come fanno sempre, prima di far spesa si sono sedute ad un tavolinetto del bar interno per prendere un caffè, e la commessa ha chiesto se avevano il green pass, altrimenti dovevano alzarsi. A mia suocera non l’avevamo stampata, mia moglie invece l’aveva rovinata perché si era macchiata di acqua di mare: così si sono dovute spostare di tre passi e prendere il caffè in piedi al bancone, dove è ammesso. Non è assurdo?

Così come è assurdo che, in fabbrica, senza green pass si possa lavorare ma non si possa mangiare in mensa: per questo c’è stato il primo sciopero che mi sembra sacrosanto. L’argomento mi tocca tra l’altro da vicino, tornare in ufficio senza poter andare a mangiare che gusto c’è? Va bene che già molti si portavano la schiscètta da casa, ma io lo eviterei volentieri.

Ieri gli amici Walter Carrettoni e Celia mi ha fatto sapere a Casale Monferrato l’anziano prete ha istituito nella sua parrocchia l’obbligo del green pass per entrare in chiesa: reverendo, già in chiesa vanno in pochi e distanziati, le sembra il caso di mettere ulteriori ostacoli?

Intanto, mentre ci balocchiamo con queste amenità e con la supercazzola Ius Soli, mezza Italia brucia; non sarebbe il caso di pensare a pene più severe per i piromani (oltre che prenderli)? E a che scopo bruciano boschi e riserve verdi, non c’è mica la legge che non si può costruire sulle aree bruciate, o è stata tolta anche quella? Se c’è un motivo, non ci si può concentrare a rimuoverlo? Ricordo qualche anno fa, in vacanza vicino Erice, allo scoppiare del solito incendio qualche autoctono diceva che erano gli stessi forestali per avere rinnovati i contratti, o i contadini per pulire il terreno dalle stoppie: possibile che tutti gli anni sia la stessa storia? Tra tanti commissari e luminari, non se ne potrebbe mettere uno a combattere questo fenomeno?

A proposito di fenomeni, il presidente della Regione Liguria Toti ha proposto l’obbligatorietà vaccinale per gli over 50. Questo signore, miracolato da Berlusconi come Alfano e Fitto e al quale auguro di fare la stessa fine ovvero cadere nell’oblìo, perché non si preoccupa della propria regione che è in coda alle statistiche vaccinali? Non ci sarà magari una correlazione tra il fatto che hanno votato lui e che non si vogliano vaccinare? Mi dà da pensare.

Infine un pensiero all’Afghanistan. Nessuno dirà mai abbiamo sbagliato, nessuno chiederà mai scusa. 21 anni passati invano, una guerra assurda di rappresaglia per l’11 settembre e per “liberare le donne dal burka”, non si conta quante migliaia di vittime civili, e anche nostri militari, per che cosa? I talebani, meglio armati e più motivati, dopo il ritiro inglorioso degli americani e degli alleati stanno riconquistando tutto il paese, ormai sono ad un passo da Kabul. Per che cosa dovrebbe combattere l’esercito regolare, per difendere chi, un governo fantoccio? Per essere poi traditi alla prima occasione? E’ ovvio che abbandonino le armi, chi glielo fa fare. Qualcuno sta ventilando di rimettere in piedi una coalizione per intervenire di nuovo. Lasciamo stare, di danni ne abbiamo fatti fin troppi… almeno cerchiamo di non essere ridicoli, qualcuno sta spingendo per rimandare al loro paese gli afghani irregolari che stanno scappando o sono scappati alla prima puzza di bruciato. Abbiamo perso non solo il senso di umanità, ma anche quello della decenza.

A presto amiche e amici, bevete acqua, mangiate frutta e verdura e state al fresco (ora non dicono più di andare al supermercato, a causa del Covid): seguite i consigli che ci propinano nutrizionisti e medici ad ogni ora del giorno e della notte. Magari bastava ascoltare i nonni, ma quelli sono vecchi.

Cronachette dell’anno nuovo (18)

Amici e amiche, la sensazione è che la situazione stia precipitando. Oggi la nostra direttrice del coro è risultata positiva, lavora in Posta e nel suo ufficio sono risultati positivi in sei, lei sostiene perché c’è gente irresponsabile che se ne frega degli altri, e non stento a crederlo. C’è gente che se ne frega di tutto, basta vedere lo stato dei marciapiedi…

Per fortuna martedì non abbiamo fatto le prove,altrimenti ci saremmo dovuti mettere tutti in isolamento; però domenica abbiamo cantato, pur distanziati, se fosse già stata indetta avrebbe potuto contagiarci? Lo scopriremo a breve. Io dovrei essere immune, comunque. Dovrò decidermi a fare il controllo degli anticorpi…

Ieri è morto di Covid un signore che era un’istituzione nel quartiere, un ultraottantenne con una gran verve e la battuta pronta, da giovane era stato attore ed ancora oggi animava le tombole in parrocchia, quando ancora si potevano fare, o le aste di incanto dei “canestri”, ovvero delle vere e proprie aste a scopo benefico, un tempo molto partecipate, dove le persone risparmiavano tutto l’anno  i soldi per poi andarli a donare in quella giornata, facendo finta di litigare per aggiudicarsi un salame, o una bottiglia di vino. Una beffa, adesso che era quasi arrivata la sua ora di vaccinarsi, anche se la nostra Asl sembra l’ultima della Lombardia in quanto a vaccinazioni.

A proposito di vaccinazioni un mio collega romano mi ha detto che la sorella, maestra, ha fatto la prima dose di Astrazeneca ed è indecisa se fare la seconda; un ex collega di Parma, settantenne, avrebbe dovuto vaccinarsi questa settimana ma, dato che nel foglietto che gli hanno consegnato c’è scritto che il vaccino (sempre Astrazeneca) copre al 59% e dovrà comunque mantenere mascherine etc. e in caso di contatto con positivi deve rimanere in isolamento fiduciario, ci ha rinunciato dicendo “chi me lo fa fare di rischiare un trombo per continuare a fare quello che facevo prima?”. Era prevedibile che finisse così, poi c’è chi dice che c’è stato un eccesso di drammatizzazione, chi parla di complotto ai danni di Astrazeneca perché è il vaccino che costa meno: ognuno si regoli come crede, signori, io come ho detto aspetto lo Sputnik.

Il nuovo presidente Usa ha dato prova di estrema sobrietà dando dell’assassino a Putin, e accusandolo di avere tentato di orientare le elezioni Usa.  A parte che non mi pare che in questo momento ci sia bisogno di ulteriori tensioni nel mondo, ma da che pulpito viene la predica? Gli Usa non hanno mai interferito nelle elezioni degli altri, non hanno mai rovesciato governi democraticamente eletti? Ma ci faccia il piacere, direbbe Totò. In Ucraina non c’entravano niente, Navalny non lo stanno sponsorizzando loro? Non vorremmo trovarci a dover rimpiangere Trump…

Ma torniamo ad argomenti più terra terra, quelli in cui eccello: sono andato a fare la spesa, una delle poche attività ammesse in zona rossa, volevo comprare una padella e non si può, non è alimentare: ho capito, ma se devo cucinare e la padella mi manca? Devo ordinarla on-line? Ho fatto comunque scorta di generi in offerta, sto diventando compulsivo, tra cui dei pici freschi. La cassiera, passati i pici, mi ha chiesto come li facevo, ed abbiamo fatto una dissertazione sul modo migliore di condirli: io mi accontento di ragù tradizionale, ma certo se ci fosse stato un ragù di cinghiale sarebe stata la morte sua: ed ecco la solerte cassiera, non per caso di origine toscana, suggerirmi di prendere il ragù pronto di cinghiale, che è anche in sconto, e perché no quello di chianina. Detto fatto, cara amica! Ci siamo anche dilungati perché le ho raccontato di averli mangiati l’estate scorsa in Piazza del Campo a Siena, e lei mi ha informato su un paio di ristorantini da visitare la prossima volte. Questo sì che è servizio! In fila poca gente, e tutto sommato pazienti.

Ieri sera ho partecipato ad un interessante incontro on-line sul tema della Pasqua; il relatore, un sacerdote molto aperto, ci ha parlato della morte del cristianesimo. L’argomento è troppo profondo per parlarne in questo angolo di cazzeggio, però devo dire che mi ha colpito molto, e cercherò di approfondirlo.

A presto, amiche e amici, le giornate scorrono facendo le solite cose; sono abbastanza contento perché ho finito di riordinare le commedie, e presto le manderò in stampa; anche Olena è andata un po’ avanti, e chissà che per Pasqua non riesca a finire anche quella. Anche perché la Rai sta sfornando fiction e sceneggiati a manetta, uno più uno meno…

Cin cin coronavirus

Amiche e amici, ridendo e scherzando (si fa per dire) è passato un anno da quando il virus è arrivato in Italia, mentre stavamo alla finestra a guardare come se la cavavano i cinesi e in tv passavano immagini di crocieristi in quarantena; giusto domenica, passeggiando con due coppie di amici per sentieri poco battuti ricordavamo che, esattamente un anno prima, il 21 febbraio, eravamo stati insieme a Milano al Piccolo Teatro, e già allora un po’ scherzando ci chiedevamo chissà , se si sarebbe potuto  assistere alle recite successive previste in abbonamento: ce ne avanzavano ancora due, erano le più divertenti, e sono ancora lì nella tessera… c’era preoccupazione ma non ancora del tutto la consapevolezza del pericolo e di quello che ci sarebbe capitato addosso. Tant’è che una decina di giorni dopo con una compagnia di una dozzina di amici andammo a Novara a vedere una mostra e poi al ristorante a mangiare la paniscia… e la sera stessa tutta la Lombardia (e Novara!) furono dichiarate zona rossa (non per colpa nostra, spero…).

Una vaga inquietudine pervadeva un po’ tutti, non si era ancora preso “coscienza”, o più che altro si voleva esorcizzare l’idea che quanto stava succedendo dall’altra parte del mondo potesse succedere anche qua. Sentii l’esigenza, quasi incredulo, di fissare in un piccolo diario quello che mi stava succedendo, e di riflesso quello che mi succedeva intorno; iniziai così a scrivere la Vita quotidiana al tempo del coronavirus, un’impresa che ho portato avanti per cento giorni consecutivi, dal 24 febbraio al 2 giugno; a cui poi sono seguite le Cronachette della fase tre, con una cadenza meno regolare, e quando sembrava che il peggio fosse passato mi sono anche permesso il lusso di una breve vacanza immortalata in Turisti per caso al tempo del coronavirus; finché la situazione, dopo l’estate e come del resto era immaginabile, è peggiorata e ci siamo ritrovati peggio di marzo con la seconda ondata, e ho raccontato quanto (mi, ma anche ci) stava succedendo in Cronachette dalla zona rossa; finché io stesso mi sono contagiato, non ho ancora capito come e mai lo saprò, e l’ho raccontato in vari pezzi raccolti attorno alle Cronachette dall’isolamento; e finalmente, superato il virus con pochi danni (apparenti), ho dovuto ricominciare con le Cronachette dell’anno nuovo. Potrebbe bastare, no?

E’ stato un anno difficile, complicato, ho perso degli affetti cari, nessuno di Covid perché non si muore solo di pandemia; un anno dove le attività si sono rarefatte, le relazioni allentate e a volte isterilite, perché c’è un bel dire ma un conto sono le cuffiette e le telecamere, ed un altro una bella chiacchierata davanti alla macchinetta del caffè, o al tavolo di un bar con una bella birra davanti…

Poco prima che scoppiasse il pandemonio, con un tempismo perfetto, avevamo prenotato il volo per Valencia; quando fu chiaro che sarebbe stato impossibile andare ci siamo fatti convertire i biglietti in un voucher, dicendoci: “vuoi che tra un anno non si possa viaggiare? Saremmo messi proprio male…” ed eccoci qua, messi effettivamente maluccio, ed alla fine ci siamo fatti rimborsare il voucher in soldi, perché fino al 2022 sarà ben difficile andare.

Un anno dove si sono affrontate posizioni diverse sulla pandemia, con conseguenti strategie diverse di contrasto (o di non-contrasto); si passava dal lockdown totale della Cina al totale negazionismo; in Italia il governo Conte nella situazione data e cioè una sanità pubblica indebolita da anni di tagli e competenze divise con Regioni-satrapie, a mio avviso ha fatto abbastanza bene ma questa è ovviamente una mia opinione. Se non altro ha sempre cercato di buttare un occhio a chi stava peggio, con il reddito di emergenza, la tutela dalla disoccupazione, i ristori. Ma ora ci sono i migliori e, lo dice la parola stessa, faranno senz’altro meglio.

Il virus ha monopolizzato i discorsi, i pensieri, e radicalizzato le posizioni; mi è capitato di cercare di ragionare se, dopo un anno, non fosse un accanimento insistere nell’isolamento, e mi sono beccato del negazionista; oppure se, nel caso si fosse stati costretti a scegliere, fosse giusto sacrificare i più anziani a favore dei più giovani (quando peraltro protocolli del genere erano già stati preparati in Svizzera) e mi sono beccato del nazista; del retrogrado contrario al progresso per non partecipare alla magnificazione del telelavoro anzi nel rifiutare l’idea stessa del lavoro segregato (è tanto comodo! Di che ti lamenti?); da complice di un sistema politico sostanzialmente illegale, quasi fascista, solo per il fatto di andare nonostante tutto a votare, peraltro in ampia compagnia; da succube della propaganda di Salvini per ostinarmi a non riconoscere i meriti storici del governo Monti, tirato in ballo a proposito di salvatori della patria; del disadattato per non rassegnarmi ai comportamenti e stili di vita richiesti dal momento; da succubo della propaganda grillina per preferire il governo Conte pur con le sue magagne  a quello dei “capaci e meritevoli”  con tutti dentro appassionatamente. Che poi tutto sommato potrebbe anche essere tutto vero, e molto altro ancora, giacché quello che siamo nel blog è solo una parte di quello che siamo, se lo siamo, e la comunicazione scritta è solo una parte della comunicazione, come del resto anche quella orale, mancando di tutto quello che è il “linguaggio del corpo”.

Mi è tornata in mente a proposito una riunione di condominio di qualche anno fa, quando un anziano condomino alla mia contrarietà nel fare i parcheggi come proponeva lui, mi apostrofò con un: “pensavo fossi una persona intelligente”… Intelligente a chi? Uè, non offendiamo, eh!

Magari l’anno prossimo tutto questo sarà un ricordo e chissà, potrò anche tornare a lavorare in ufficio. Me lo auguro, intanto per domani sera ho ordinato la cassoeula, veramente saremmo in quaresima e sarebbe bene astenersi dalla carne, ma di penitenza mi pare che ne stiamo facendo abbastanza…    

Astenersi dalla carne, please
Svengard il norreno in azione di salvataggio

Cronachette dell’anno nuovo (5)

Stamattina sono tornato a far spesa alla Coop per prendere quelle cosette a cui sono adibito; ho notato che hanno messo un bancone con roba in scadenza che vendono a prezzi stracciatissimi, ero tentato ma appena la sera prima mi era stato intimato di controllare bene la scadenza degli affettati e così non mi sono azzardato. Ho cercato se ci fosse qualche panettone ancora per la colazione, ma purtroppo sono finiti, peccato avrei dovuto farne una scorta più consistente. Una giovane e carina commessa originaria dell’est Europa, a cui mi è capitato qualche volta di chiedere aiuto, mi ha riconosciuto nonostante mascherina, giaccone allacciato fino in gola e berretto di lana in testa. Mi avrà riconosciuto dagli occhi? Fisionomista! Nella breve lista che mi ero fatto c’erano anche le mascherine (10 a 3 euro) ma arrivato alla cassa mi sono distratto perché la cassiera, una vivace calabrese più o meno della mia età, mi ha chiesto se volevo le figurine dei giocatori dell’Inter e del Milan, e così abbiamo intavolato una piacevole discussione su quando eravamo bambini e riempivamo gli album di figurine, lei pare quello dei cantanti (che ho fatto anch’io, per la verità) ed io quello dei giocatori… non ricordava quello sulle figure storiche del risorgimento, strano. Abbiamo concordato che da giovani facevamo anche molte altre cose ed era tutto molto più bello, come si addice a due vecchietti.    

Al momento è sospesa la fornitura per la nostra amica nigeriana alla quale come ricorderete faccio il favore di comprare roba pesante, dato che non ha la macchina per trasportarla, specialmente acqua e latte. Prima gliele lasciavo fuori casa, poi ad un certo punto ha preferito venirsele a prendere lei da noi, caricando tutto sullo scooter, perché pare che non voglia farsi vedere da vicini invidiosi; ora pare che sia stata comunque scoperta, e quindi preferisce che non glieli prendiamo più. Ora per carità, l’invidia è una brutta bestia, lo sappiamo tutti, ma come si faccia d essere invidiosi di una donna che ha perso un figlio di venticinque anni senza un perché e che si fa un “mazzo tanto” dodici ore al giorno, se non di più, è al di fuori della mia comprensione, penso che siamo in una dimensione tra superstizione e credenze tribali, e mi dispiace anche perché non c’è modo di convincerla a fregarsene.

I lavori del riscaldamento vanno ancora avanti e siamo di nuovo al freddo; non invidio gli operai anche se secondo me, se ci fosse qualche pensionato a controllarli, andrebbero più spediti.

Da qualche settimana, dopo un periodo in cui il fenomeno si era interrotto in favore di pillole contro la stipsi e rimedi favolosi per alluci valghi, ha ripreso la corrispondenza di signorine desiderose senza mezzi termini di fare sesso con il sottoscritto. Anche signore sposate il cui marito stranamente si allontana il giorno successivo. Me ne guardo bene dal cliccare sui link che immancabilmente allegano, nel caso migliore mi troverei il PC impestato di virus e nel peggiore posso immaginarlo ma preferisco evitarlo. Quanto sono lontani i tempi in cui la candida Olena inviava garbati messaggi ai gravi uomini!

Ho cominciato un mio personale decluttering, in cui è specialista l’amica Celia, cercando di riordinare qualche armadio e cassetto. Il mio decluttering però è molto light, in genere è solo uno spostamento in cantina, stavolta però grazie al lavoro che sto facendo per riordinare i copioni delle commedie per ragazzi che ho scritto in dieci anni circa di attività ho un bel po’ di fotocopie da buttare tra la cartaccia. Il lavoro di editing del libro è ormai quasi a metà, ne sono compiaciuto perché le commediole sono carine, mi meraviglio di come ho potuto scriverle, e mentre le riordino mi vengono in mente tutte le prove fatte, i ragazzi che hanno interpretato i vari personaggi,  le ricerche per le scene ed i costumi, le emozioni dei debutti… piacerà, non piacerà, ci chiedevamo ogni volta? E’ una bella soddisfazione, per un autore anche se infimo, vedere i propri personaggi prendere vita. A volte anche troppa vita…

 Il lavoro, voglio dire quello per cui mi pagano, mi sta rubando un po’ troppo tempo, e non capisco come facessi a combinare più cose quando avevo un tragitto di tre ore tra andata e ritorno per andare in ufficio che adesso; il fatto è che prima avevo tre ore che non erano perse ma erano tutte per me… ed ecco perché vorrei tornare al più presto alla vecchia vita.

Mentre si va avanti con le solite occupazioni, vivendo insomma, ci sarebbe anche una crisi di governo: ne sentivamo la mancanza? Almeno io no di certo,  spero che Conte nel suo prossimo DPCM inserisca una clausoletta per mettere fuori legge il partitino di Renzi. In radio oggi lo sentivo dire, come un Salvini qualsiasi “ci sarà un motivo se abbiamo avuto più morti di tutti in Europa, se abbiamo avuto il crollo più grande dell’economia, se le scuole hanno fatto meno giorni in presenza di tutti”… eccome se ce n’è di motivi, e ben più di uno, ed il primo forse è proprio che c’era lui nel governo… comunque discutere con Renzi è come fare a cappellate con i piccioni, come diceva mio padre, e mio malgrado ho dovuto dar ragione alla Meloni che ha detto di essere nauseata da queste sceneggiate. Lei veramente sembra sempre nauseata, ma questo è un altro discorso…

Amiche e amici, prima che mi parta la scheggia interrompo questa tirata: il cielo è azzurro, in frigo ci sono gli spiedini da cucinare stasera e domani sarà un altro giorno, nonostante tutto.

La trovate alla Coop, corsia 9

Cronachette dell’anno nuovo (4)

Oggi è una bella giornata, fredda come si conviene per il mese di gennaio ma con un bel sole ed il cielo abbastanza limpido. Sotto casa è spuntata una bella piscina termale in quanto c’è stata una rottura ai tubi del teleriscaldamento, ovvero il sistema di acqua calda che parte dal termovalorizzatore e riscalda parecchi edifici pubblici e condomini della periferia della città. Una nuvola di vapore fuoriusciva da giorni da un tombino, segno inequivocabile di perdita: purtroppo come ho già detto in passato la rete, pur non avendo tantissimi anni, perde colpi e la società che la gestisce invece di fare intelligentemente un programma di sostituzione nei mesi estivi, aspetta stupidamente (o interessatamente) che ci siano dei guasti nei mesi invernali; così succede spesso (e quest’anno è già successo tre volte) che aggiustino un pezzo e dopo pochi giorni se ne rompa un altro a pochi metri di distanza. Così ci lasciano senza riscaldamento (e per oggi me lo aspetto, vi farò sapere) ed a volte, siccome sotto terra passano tantissimi tubi, rompono anche gli altri (acqua corrente, fognature, cavi del telefono e quindi linee adsl e fibra per Internet…);  sabato, ad esempio, hanno tolto l’acqua senza avvisare; mia moglie stava facendo andare la lavatrice e l’ho vista sbiancare, poi ha incassato la testa tra le spalle, indurito la mascella e l’ho vista indossare di corsa il cappotto e sparire: quando è tornata era molto soddisfatta, insieme ad altre condomine era andata a cantargliene quattro agli incauti operai. Purtroppo non ho visto la necessaria presenza di pensionati con le mani dietro la schiena per controllare la qualità dei lavori, questo è un effetto spiacevole del Covid. Ad ogni buon conto ho riempito delle bacinelle d’acqua per le emergenze, non si sa mai.

A proposito di emergenza, non abbiamo ancora fatto in tempo ad abituarci alla seconda ed alla scala cromatica cangiante di giorno in giorno che già si parla ormai di terza ondata; stavamo appena tirando il fiato per l’arrivo dei vaccini e subito ci terrorizzano con nuovi numeri di contagi in crescita, indici che sforano e reparti di emergenza intasati. Grazie al cavolo, come se fosse una cosa strana dopo aver riaperto i rubinetti per “salvare il Natale” ed ora per salvare i saldi. Comunque io continuo a sostenere che è una vergogna che tutti gli ospedali siano stati bloccati per il Covid, che non si possa andare a trovare parenti ricoverati che niente c’entrano con il Covid come succede ad una mia vicina che da Natale è in ospedale per il distacco della valvola cardiaca: possibile che non ci sia modo, facendogli il tampone, dandogli una tuta a tenuta stagna o quel che è, di far andar lì il marito non dico tutti i giorni, ma almeno un paio di volte la settimana? Tutti sanno quanto la vicinanza di persone care possa aiutare a superare certi momenti, non basta certo la videoconferenza…

La Regione Lombardia ha fatto un rimpasto di giunta, la vittima principale è stata l’assessore alla Sanità e Welfare Gallera, l’ineffabile e inimitabile; per lui probabilmente tra non molto si schiuderanno le porte delle patrie galere, del resto è il capro espiatorio perfetto, terminale ultimo dell’opera di demolizione della sanità pubblica  iniziata da Formigoni e portata avanti diligentemente da Maroni. Ora è stata riesumata Letizia Moratti, che non mi sta particolarmente simpatica ma devo dire che nella prima intervista mi è piaciuta, ha detto infatti che la riforma Maroni va rivista, la sanità è troppo sbilanciata sulle cure ospedaliere e bisogna potenziare la medicina territoriale. Speriamo… di lei ricordo che è stata dimenticabile ministro dell’Istruzione del governo Berlusconi e sindaco dimenticabile di Milano, spero nel nuovo ruolo faccia bene; le riconosco però degli atti di coraggio, come quando da sindaco portò il padre in carrozzella alla manifestazione del 25 aprile, scioccamente contestata dai duri e puri; e da ministro in un dibattito da Floris o Santoro seppellire la povera Livia Turco che le contestava i tagli alla scuola sotto una valanga di cifre che secondo lei certificavano il contrario.

Per dire della confusione che abbiamo ormai in testa con questi colori, sabato ho provato ad andare a comprarmi un paio di pantofole imbottite senza ricordarmi che i negozi dei centri commerciali sono chiusi; e ieri siamo andati a pranzo da mia suocera, ma questo me lo ricordavo bene che non si poteva fare, anche se è assurdo che a Natale si potesse andare a trovarla e ieri no.

Ahi ahi, amiche e amici, sento degli strani gorgoglii ai rubinetti, mi sa che l’acqua è andata, oggi niente spaghetti; e spero che il riscaldamento resista, perché se no le pantofole imbottite mi avrebbero fatto molto comodo…

Lei le pantofole imbottite ce le ha!

Cronachette dell’anno nuovo (2)

Tempi duri per i daltonici, tra zone rosse, arancioni, gialle, gialle rafforzate che sarebbe una sfumatura che assomiglia parecchio al marrone; io per non sbagliare porto sempre dietro il pacchetto di autocertificazioni, che certificano specialmente la povertà della mia recente vita sociale: edicola, supermercato, visita parenti, chiesa…

Ho ripreso le visite quotidiane a Giuseppe, l’amico edicolante, braccino corto che ha fatto finta di dimenticare la promessa che mi aveva fatto quando gli ho fatto avere i 600+600 euro del munifico governo Conte: infatti lo stordito non sapeva nemmeno di rientrare nelle categorie che avrebbero beneficiato del bonus di aprile e maggio, e solo grazie al mio interessamento dato che non ha nemmeno un computer ne tantomeno una mail ha ottenuto il malloppo contributo. Un calendarietto come ringraziamento per i servizi offerti sarebbe stato doveroso e gradito, ma la riconoscenza come si sa non è di questo mondo e tutto quello che ho ottenuto è stata una copia vecchia del Manifesto, avanzata dalle feste.

Ieri ho chiamato un ristorante qua vicino, volevo regalare a mio cognato che compie gli anni per la Befana un paio di buoni degustazione; naturalmente spero di aggregarmi anch’io quando vorrà e potrà sfruttarlo, la validità è di un anno, potremmo farcela… sempre che la campagna vaccinale decolli e il virus perda forza. Comunque io penso che in un modo o nell’altro bisognerà far riaprire tutti, con le cautele ed i controlli opportuni, poi starà alla gente usare o non usare la testa.  Certo, per usarla bisogna averla e questo non è scontato…

Al giornale locale sembra certo che il governo cadrà, probabilmente per rinascere con qualche ritocco (tradotto: qualche poltroncina in più per Renzi & c.). Sinceramente questi giochetti non so chi possano appassionare di questi tempi, capisco che si tratterà di gestire dei bei miliardoni e quindi gli appetiti sono parecchi, ma non mi sembra che dare una poltrona alla Boschi sia al primo posto e nemmeno al secondo nell’interesse degli italiani. Poi posso sbagliarmi, eh…

Ho fatto un po’ di conti dell’anno passato, è una mia perversione come vi ho già detto: avremmo risparmiato un bel po’ di soldini se non avessimo avuto delle spese straordinarie per il dentista, quindi più o meno siamo andati in pari. Grande aumento apparente delle spese alimentari, ma considerando che normalmente avrei mangiato fuori casa (e anche mio figlio) alla fine forse qualcosa abbiamo pure risparmiato. Le spese per abbigliamento sono state condizionate da un matrimonio capitato ad agosto (avrebbe dovuto essere a giugno ma per cause di forza maggiore si è dovuto spostare) altrimenti sarebbe stato nettamente sotto la media: personalmente a parte qualche mutanda e calzino non ho speso una lira, mi servirebbe un paio di pantaloni invernali ma aspetterò i saldi…

Ieri in uno dei servizi riempitivi del Tg ho sentito che in Inghilterra è stato contestato Grease, il musical (ricordate John Travolta e Olivia Newton-John ? Che coppia…) perché sarebbe sessista e addirittura omofobo perché le coppie che ballavano erano formate solamente da uomini e donne.  So che è inutile commentare simili scempiaggini, ma mi rattrista pensare che oggi a seguire il pensiero unico stupidificato non si sarebbe nemmeno potuto fare un capolavoro del suo genere come Grease.

Del resto ieri sera a cena mio figlio ha raccontato che in America un tale ha denunciato il suo vicino accusandolo che le sue api rubavano il polline delle sue piante: fortunatamente il giudice gli ha dato torto, dato che le api non gli hanno apportato alcun danno anzi, hanno svolto un lavoro prezioso anche per lui. A volte mi chiedo: ma vale la pena spendere tempo e risorse, che andrebbero usate per fini più nobili, per sviluppare vaccini che salveranno anche queste persone? Perché non lasciamo fare alla natura il suo corso?

Mi sono affezionato allo Zimbabwe, così vi dirò che anche lì sono in lockdown; finora la preoccupazione più grande era quella di tenere sotto controllo l’Aids, obiettivo che il governo intende raggiungere entro il 2030 (si, avete letto bene: 2030. Chi vivrà vedrà). I numeri non sono ancora altissimi, poco più di 15.000 contagiati e meno di 400 morti, ma i conteggi sono da prendere con le pinze. Del vaccino se ne parla, ma ancora non sembra che ci si stia attrezzando. Al Tg non sentirete queste notizie, come del resto nessuna altra che non riguarda il nostro ombelico o al massimo qualche ombelico bianco.

Amiche e amici, vi saluto caldamente perché adesso dovrei anche un po’ lavorare, per quanto mi dispiaccia: ieri un mio coetaneo è andato in pensione, pare ieri che giocavamo a pallone insieme, e adesso andrà a sorvegliare i cantieri mentre io dovrò pagargli la pensione. Che rabbia!