Ed ora il ponte Silvio!

Basta col piccolo cabotaggio, gli orizzonti limitati, basta col braccino corto, la micragna, la tirchieria, le ristrettezze! Una nuova era è cominciata, che come tutte le nuove ere ha bisogno di opere imperiture che ne tramandi ai posteri la grandezza. Ma che quotidiana manutenzione, che amministrazione dell’esistente! Roba grandiosa ci vuole, roba che faccia rimanere a bocca aperta, che rivaleggi con le sette meraviglie del mondo e anzi si proponga di superarle! Roba che le piramidi al confronto sembreranno delle baracche nella sabbia, ed Elon Musk che va su Marte un postino in lambretta. E’ da troppo tempo che il progetto è tenuto nel cassetto dalla solita conventicola di signornò, fricchettoni verdi, cosiddetti democratici, progressisti, ambientalisti e vegani: gente che rema contro, che pone dei limiti, che mette dei paletti. Ebbene, finalmente quei paletti sapranno dove metterseli!

Il ponte Silvio si farà! E al suo confronto il ponte Milvio di Roma sarà una passerella per l’acqua alta, come quelle di Piazza San Marco a Venezia. Opera mirabile dell’ingegneria italica, il ponte a campata unica più lungo del mondo unirà finalmente e definitivamente le sponde irredente di Calabria e Sicilia. Solo un sorriso di compatimento possiamo rivolgere ai critici, ai sor Tentenna, ai contrari a prescindere. Più loro dicono che i soldi non ci sono, e più noi ridiamo! I soldi ci sono, eccome! Basta prenderli a chi ne ha. Ai poveri, che ne hanno pochi ma sono tanti! Più sostengono che sarebbe meglio far benaltro, e più sghignazziamo: e se erano così bravi, come mai non lo hanno fatto loro questo benedetto benaltro? Dicono che i treni non ci sono, che il territorio è disastrato, che manca il lavoro, che prosperano le mafie? Ebbene cari signori, sui treni possiamo tranquillizzarli: ci sono ed arriveranno perfino in orario! E di lavoro questo ponte ne darà così tanto che la gente dovrà dire basta, fateci riposare! In quanto al territorio, nessuno venga a tenere lezioni o sermoncini. Per il territorio non si fa niente dai tempi delle bonifiche pontine (che abbiamo fatto noi, peraltro) e ci vengono a rinfacciare la cura del territorio? Riguardo la mafia sia chiaro, la nostra mafia non ha niente da invidiare a quella cinese, slava, nigeriana, russa, pertanto sarà ammessa solo mafia nostrana. Patti chiari e amicizia lunga!

Verranno da tutto il mondo per ammirare ed attraversare il ponte! Le coppiette vorranno farsi il selfie con il ponte alle spalle; gli innamorati ci andranno a inchiavardare i lucchetti; i suicidi ci si butteranno di sotto con la sicurezza di restarci secchi; sulle sponde, da un lato e dall’altro, sarà un fiorire di attività economiche, ristoranti, alberghi, discoteche; i barcaioli che ora traghettano le persone da una parte all’altra dello stretto faranno fare il giro notturno ai turisti per ammirare il ponte illuminato; dallo spazio Samantha Cristoforetti mostrerà orgogliosa ai colleghi astronauti il ponte Silvio, altro che ISS!

E che vengano a cinguettare i soliti disfattisti, i tremebondi geologi o sismologi, con le loro fanfaluche sui rischi di terremoti, o i climatologi a concionare di venti troppo forti che metterebbero la sicurezza a rischio: ce ne freghiamo!  Come ce ne freghiamo del cambiamento climatico: fa più caldo? Benissimo! Più visitatori per il nostro ponte Silvio, più turisti per godersi le bellezze del nostro Sud! E che vengano a piangere quelli che da decenni piagnucolano di questione meridionale senza cavare un ragno dal buco, quando con un’opera di questo spessore noi porteremo benessere e felicità, felicità a mazzi, sì faremo mazzi su mazzi e di buchi ne riempiremo a milioni!

 A noi!

Autarchia!

Personaggi in cerca di green pass

«James, lo vedi? Che sta facendo?»
E’ una Gilda preoccupata quella che, da una finestra della torretta nell’ala est della villa, con una mano posta a visiera per proteggere gli occhi dai riflessi del sole, sollevata sulle punte dei piedi alle spalle del fido maggiordomo, orienta lo sguardo nella stessa direzione in cui questi, con l’aiuto di un binocolo Bushnell Legend, scruta la cima della collinetta posta al centro del parco di Villa Rana dove un uomo, in apparente stato confusionale, cammina avanti e indietro scuotendo la testa.
James, in tuta mimetica impreziosita da una pochette in seta stampata a motivi marinari, risponde senza togliere gli occhi dall’obiettivo.
«Il signore sembra decisamente inquieto. O almeno inquietante, perlomeno quanto il suo abbigliamento, se posso permettermi» dichiara con un brivido di raccapriccio il maestro di stile.
«Ma come si è vestito? Sembra uno spaventapasseri in pensione! O Ligabue, e non il cantante. Che diavolo si è messo ai piedi, le scarpe di Pippo¹?»
«Sembrano _ Dio lo perdoni _ babbucce imbottite da casa. L’accostamento con cappello di paglia, camicia da boscaiolo a quadrettoni e tuta felpata è decisamente singolare, per non dire eccentrico»
«Qui sta succedendo qualcosa di strano, James. Ma che cos’è quel foglio che tiene in mano e continua a sventolare urlando? Vedi un po’ se riesci a leggere quello che c’è scritto. Non sarà mica “Il mattino ha l’oro in bocca²”? Perchè se è così mi sa che ci toccherà cercare un altro autore, questo è bello che andato»
«Sembra… sì, ecco, lo vedo, è un certificato vaccinale. Dal labiale sembrerebbe che il signore non abbia apprezzato il contenuto dell’ultimo decreto promulgato dal governo»
«Andiamo bene, adesso si mette pure a criticare il governo. Non si sarà montato la testa? Insomma, per quattro fregnacce che scrive. Senza contare che, se non ci fossimo noi, lui di suo non avrebbe nemmeno un’idea e se ne starebbe tutto il giorno davanti alla tele a guardare serie poliziesche scandinave. Finlandesi, islandesi, norvegesi, svedesi, basta che finiscano in “esi”, non so che ci trovi, alla lunga sono tutte uguali: omicidi efferati, neve, criminali fuori di testa, boschi, poliziotti fuori di testa, ghiaccio… Ma comunque, che ci hanno infilato in questo decreto? Hanno diminuito le tasse ai ricchi e le hanno alzate ai poveri? E sai che novità, ancora se la prende? Ma insomma, perché non si concentra sulle cose serie, se non si sbriga a scrivere qualcosa qui va tutto in malora! L’Australia ha anche deciso di rimandarci indietro i koala, insieme a quel tennista serbo³, e chi li mantiene? E lui pensa al decreto!» sbotta la Calva Tettuta, indignata.

«E’ proprio quello il problema, chi “ci” mantiene?»

James e Gilda si voltano verso la centenaria che, salite silenziosamente le scale della torre, è apparsa alle loro spalle e che, con voce rauca e sorriso beffardo, ha posto il curioso dilemma.
«Buongiorno, nonna Pina» saluta Gilda «Mi ha fatto prendere un colpo, sbucare fuori così all’improvviso. Ma che vuol dire, chi ci mantiene? E’ lui che ha il dovere di mantenerci!»
«E’ ben per questo che è arrabbiato! Quei dementi del governo hanno deciso di istituire il green pass anche per i personaggi. Le storie devono essere piene solo di vaccinati! E non di qualsiasi vaccino, ma solo di quelli che dicono loro, tra l’altro.»
«E va bene, che sarà mai, che ci vaccini e la faccia finita. Una punturina ciascuno e via, the show must go on, the cat is on the table, e si riparte. Io non ho nessun problema, per la scienza e la panza questo e altro!»
«Per te non ci sarà nessun problema, ma per lei…?»
E nonna Pina indica la bionda statuaria in uniforme dell’Armata Rossa che avanza lentamente nella stanza con a tracolla il fido fucile di precisione SVD Dragunov. Olena, perché di lei si tratta, fissa i presenti con sguardo glaciale e dichiara:

«Io vaccinata con Sputnik V. Chi dice non valido?»

Gli occhi dei presenti si appuntano su James, il più informato sui fatti, che lancia uno sguardo di cupidigia verso l’orologio Poljot Ocean che la russa indossa al polso.
«Ehm, dunque… l’EMA, l’agenzia europea del farmaco, l’AIFA, agenzia italiana, il Comitato tecnico scientifico, il ministero della Salute con tutto il governo…»
Olena, avvicinatasi alla finestra, guarda la collina dove il suo Autore, stracciato il green pass in mille pezzi, si è steso sull’erba con le mani intrecciate dietro la nuca osservando le forme delle nuvole, e l’angolo destro delle labbra le si increspa in una specie di sorriso. Poi, lentamente, imbraccia il fucile, lo appoggia alla spalla destra e prende la mira.

¹ L’amico di Topolino.
² Cit. di “Shining”, capolavoro di Stanley Kubrick del 1980 interpretato da un immenso Jack Nicholson.
³ Novak Djokovic è uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi, vincitore (finora) di 20 Slam. Il governo australiano gli ha revocato il visto per giocare gli Open d’Australia e lo ha tenuto in stato di fermo non perché malato, ma perché non si è voluto vaccinare ritenendolo quindi un pericolo per la salute pubblica. Sbatti il mostro in prima pagina, si diceva una volta.

Mucchio selvaggio

Mi era sembrato di capire che dovesse essere il governo dei capaci e meritevoli. Almeno lo fosse dei migliori, che come tutti sanno sono sempre i primi ad andarsene, ma quella gioia purtroppo non ci sarà data. Intanto grazie a Conte ho incassato il primo cashback, alla faccia loro. Stasera gnocchi al pesto, senz’aglio che mi è indigesto. Come quest’accozzaglia.

Tutti insieme appassionatamente

Cronachette dell’anno nuovo (12)

Incredibilmente non ho ancora ricevuto la chiamata dal presidente del consiglio incaricato. Ritengo sia un’ingiustizia, in mezzo ai capaci e meritevoli avrei fatto la mia porca figura. Che spreco di ingegni! Tra Calenda e Tabacci, i Quattro più Quattro di Nora Orlandi, Belfagor il fantasma del Louvre, Giancarlo Giorgetti e Gigliola Cinquetti, Scaramacai e gli Inti Illimani, perché solo io no? Non mi pare di aver fatto niente di male. Se è necessario posso cambiare bandiera non una ma mille volte: mi volete renzusconiano? Voilà! Comunista ma anche fascista, stile Antonio Pennacchi? Eccomi qua! Revisionista il tanto che basta, perché no? Abiuro, abiuro! Xenofobo inclusivo, solidale quel tanto che basta? Non pongo pregiudizi! Sovranista europeista? Sono sempre stato per la sovranità  europea! Ecologista per il ponte sullo stretto, socialista liberista, keynesiano e friedmaniano, viva la flat tax progressiva! Onesto cum grano salis, non incorruttibile: non ho tutte le carte in regola? Aggiungete un posto a tavola, per la miseria, se occorre porto crescia e ciauscolo o casseula e polenta, l’appetito non mi manca. Possibile che al ministero della transizione verso la Felicità Universale non ci sia uno strapuntino? Non chiedo nemmeno una poltrona, l’ho appena acquistata, me la porto da casa. Fino a ieri ho gridato bravo Conte, ma se occorre posso urlare Conte cacca-pupù, Conte culo e chi non dice culo culo; il mio ideale è non avere ideali, basta che sia piena la panza, come si fa a dire che non sono abbastanza meritevole? Ditemi cosa c’è da fare, sono pronto a fare whatever it takes, cattolico ma protestante, musulmano e indù, pacifista bellicoso: nel più ci sta il meno! Presidente che fa, mi chiama lei o la chiamo io?

Le signorine stanno presentando il CV per accedere ad un posto da sottosegretario

Proteggi i tuoi pelosi!

Ieri sera, tra le decine di mail che quotidianamente mi intasano la casella di posta, ne spiccava una che ha attirato la mia attenzione: “Proteggi i tuoi pelosi!” intimava e poiché sono notoriamente uno che ai suoi pelosi ci tiene ho infranto la regola di prudenza che consiglierebbe di non aprire messaggi di dubbia provenienza e sono andato a vedere di che si tratta.

Ho scoperto così che si tratta di una assicurazione francese che invita a premunirsi dal rischio di dover affrontare ingenti spese veterinarie per i propri animali domestici, evenienza tutt’altro che peregrina, anzi, conosco personalmente gente che si è svenata per le cure oncologiche dei propri cani e gatti, e poco aiuta la detrazione ammessa nella denuncia dei redditi (tetto massimo di 500 euro con franchigia di 129,11: in pratica al massimo si risparmia il 19% di 500-129,11 cioè 70,49 euro. Per carità, piutost che nagott l’è mei piutost come dicono da queste parti, è un piccolo aiuto ma in certi casi ci vuole ben altro).

Ho ripensato al mio cagnolino, di cui vi ho già parlato, morto per le conseguenze di un ictus (non avevo mai pensato fino a quel momento che anche gli animali potessero essere soggetti a queste malattie); negli undici anni in cui è stato con noi aveva subito un paio di operazioni per dei tumori alla pelle, e ne era sempre uscito abbastanza brillantemente; le spese si erano limitate all’operazione di asportazione e ce l’eravamo cavata abbastanza a buon mercato. L’assicurazione in effetti l’avevamo fatta ma era per danni causati a terzi: era un cane e faceva il suo mestiere, ovvero quando poteva rincorreva i gatti; lo portavamo sempre in giro con il guinzaglio ma un attimo di disattenzione può sempre capitare, e non mi sarebbe piaciuto dover ripagare come nuovo un ciclista della domenica o qualche vecchietta con la borsa della spesa… pensare che l’unica volta che ha fatto cadere qualcuno (ma non per colpa sua, è perché il guinzaglio era troppo lungo ed una signora sovrappensiero non l’ha visto e ci ha inciampato) non ho fatto nemmeno in tempo a chiedere scusa, perché la signora si è allontanata sistemandosi i vestiti e chiedendo lei “scusa scusa” come se la colpa fosse sua, cosa che mi ha fatto sospettare che forse non avrebbe dovuto trovarsi in quel posto e in quel momento, ma non ho indagato.

A proposito di assicurazioni, sta prendendo piede per le aziende medio-grandi stipulare ai propri dipendenti delle polizze sanitarie come succede negli Stati Uniti, a quanto mi dicono; a mio modesto parere sarebbe più corretto dare ai propri dipendenti dei soldi in più con i quali ognuno decida cosa fare, siano pure cene con escort: mi sembra una forma insopportabile di salario compassionevole, ma datemi i soldi per la miseria! Che al cosa farci ci penso io.
Per non parlare degli effetti sulla sanità pubblica, già in difficoltà.

Comunque grazie del pensiero, cara assicurazione francese, ma ai miei pelosi ci penso io: voi piuttosto tenete d’occhio i pelosi di qualche politico delle vostre parti, che pare facciano un po’ troppi danni…

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Il cero di Rocco

Che bei tempi, amici! Avrete senz’altro sentito della provocazione lanciata dalla brava attrice Gwyneth Paltrow, che ha lanciato sul mercato una candela che a sentire lei ha lo stesso odore della sua vagina.

Riporto dal sito dell’autorevole settimanale Amica:
La candela di Gwyneth Paltrow ha un profumo inaspettato. Sensuale, caldo e intrigante. Gli ingredienti che secondo l’attrice, messi insieme, evocherebbero l’odore della sua vagina, sono il bergamotto, il geranio, il cedro (per cominciare). Un cuore di rosa di Damasco e un finale di semi di ambretta.
La candela è stata realizzata in edizione limitata. Il costo è di 75 dollari.

Non sono abbastanza esperto di candele, nonostante la frequentazione assidua delle celebrazioni domenicali, per distinguere un odore di bergamotto da uno di mandarino; tra l’altro qualche anno fa mi è capitato un incidente sul lavoro, ovvero qualche zelante donna delle pulizie aveva abbondato con l’ammoniaca che mi aveva causato, a causa della necessaria ma prolungata sosta in bagno, una perdita di sensibilità ai recettori olfattivi che solo a distanza di tempo ho ritrovato, e solo parzialmente.

Non potrei quindi assolutamente svolgere il mestiere di “naso”, ovvero colui che nei laboratori di profumeria distingue gli aromi e giudica le mescolanze; mi piacerebbe però conoscere il naso che ha stabilito quale dovesse essere il miscuglio di odori che replicasse la suddetta fragranza, ed in che ora della giornata. Questa storia del naso tra l’altro mi ha sempre fatto un po’ ridere, pensando a quello del racconto di Gogol che se ne va in giro da solo per San Pietroburgo, e non vorrei che ora nasi curiosi si aggirassero per le vie delle città sniffando e odorando afrori intriganti, come golosi cani da tartufo.

Nonostante la simpatia per l’attrice non credo che comprerò la sua candela (anche perché sembra che sia andata esaurita in brevissimo tempo), in casa mi danno fastidio persino gli incensi figurarsi le candele; se però il nostro bravo Rocco dovesse lanciare un cero all’odore di patatina gli troverei senz’altro un posto nell’altarino di famiglia, tra la foto di Mourinho e quella di Montalbano.

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Citofonare Giusy

Nel caso che qualche ex ministro dell’Interno o ministro in generale passi senza avvisare e non mi trovi in casa, lo prego di citofonare alla mia amica Giusy del piano di sotto e lasciar detto. Se proprio volesse parlarmi di persona può aspettare da Giusy che nel frattempo può anche tagliargli i capelli e fargli la manicure.

Che bei tempi ragazzi! Non bastano più i Testimoni di Geova, adesso ci si mettono anche i ministri ad importunare la gente che magari è in bagno per un urgenza oppure ha la pasta sul fuoco e gli scuoce. E cosa risponderanno adesso i ragazzi nelle serate di noia estive quando andranno per scherzo a suonare i campanelli dei compaesani alla domanda “Chi è?”, il volgare “ ’’sto cazzo” o il fantasioso “il ministro dell’Interno”?

D’altra parte se la moda prenderà piede dovremo aspettarci sottosegretari, sindaci, assessori, in giro a citofonare a caso ai cittadini: scusi, lei spaccia? Abbiamo visto sua sorella aggirarsi sui vialoni, le risulta? Suo marito è vegano? E via dicendo.

Ad ogni buon conto sul mio balcone c’è l’annaffiatoio di mia moglie sempre pieno: ministro avvisato, mezzo salvato…

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Se l’ Arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, vi disarcivescoviscostantinopolizzereste voi?

E’ questo il quesito che arrovella gli italiani, più ancora che la guerra in Libia, gli omicidi in Iraq o gli aerei abbattuti in Iran: fanno bene o fanno male il principe Harry e la moglie Meghan a rinunciare alle prerogative reali?

Forte della competenza acquisita nelle frequenti letture dei Grand Hotel di mia suocera ho provato a realizzare un personale sondaggio, dato che il campione a tavola mi sembrava estremamente rappresentativo della popolazione sia per età che per sesso che per titolo di studio e distribuzione geografica. La discussione purtroppo ha preso pieghe imprevedibili che riporto succintamente:

  1. Fanno bene! Sai che palle stare tutto il giorno con la Regina
  2. Fanno male! Rinunciano ad un bel po’ di privilegi (questo punto in realtà è stato abbastanza contestato)
  3. Non me ne può fregare di meno (con una frangia estrema di : non me ne frega una mazza)
  4. Qualcuno vuole un altro pezzo di pizza?
  5. Se hanno deciso così avranno trovato chi gli dà un sacco di soldi
  6. Si però ai soldi della Regina mica ci hanno rinunciato
  7. Possibile che dobbiamo parlare di queste minchiate?
  8. E di che vuoi parlare allora?
  9. Bè, per esempio dell’Australia che va a fuoco
  10. Vedi al punto 3
  11. Poverini i koala
  12. Eh, tu pensi ai koala. E le persone?
  13. Ma i koala sono teneri
  14. I koala sono stupidi
  15. E le persone?
  16. Vedi al punto 4
  17. Tanto la Regina li seppellirà tutti, guarda Carlo
  18. Carlo chi?
  19. Tuo nonno
  20. Io ho ancora fame. C’è avanzato un po’ di panettone?

Chi vuole può partecipare al sondaggio, indicando uno dei punti dell’elenco; chi invece vuole impiegare il tempo in maniera più proficua può esercitarsi nella lettura del titolo ad alta voce.

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Ottimismo, per carità!

“Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita!” proclamava Tonino Guerra, poeta, scrittore e sceneggiatore nonché pittore, in una nota réclame per una catena di elettrodomestici; e ne aveva ben donde, dall’alto della sua lunga vita che l’aveva visto attraversare la seconda guerra mondiale ed essere sopravvissuto all’internamento in Germania nel ‘44.

A proposito di Tonino Guerra, nel mio giretto in Russia mi sorprese molto (ma per mia ignoranza) trovare a Suzdal, nel bel monastero dalle mura rosse che ospita tra l’altro un museo che ricorda gli italiani che vennero lì internati dopo la battaglia del Don, una stanza dedicata proprio al nostro Guerra, che all’Unione Sovietica e a quel luogo fu molto legato, venendone peraltro molto apprezzato come cineasta.

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Mi sembra che l’atmosfera sia un po’ troppo cupa, e non si tratta solo di smog o della nebbia che è ricomparsa dopo non so quanto tempo: venti di guerra, incendi devastanti, scioglimento di ghiacciai, frane ed alluvioni; movimenti millenaristi che proclamano la prossima fine del mondo brandendo non i cilici ma gli smartphone ultimo modello: che se non saremo sepolti dalle plastiche ci estingueremo per il riscaldamento globale, e se ci salveremo dall’innalzamento dei mari periremo per qualche altra catastrofe provocata da noi stessi.

Nel posto dove lavoro sono state bandite le bottiglie di plastica e la plastica monouso. Per carità, bravi bene bis: ma l’ecologia dovrebbe essere integrale, se uno toglie le bottigliette e contemporaneamente esubera migliaia di persone faccio fatica a credere che sia davvero convinto di quel che fa.

Al momento sulla terra siamo in 7,7 miliardi, in aumento irrefrenabile dato che alcune previsioni stimano che nel 2050 saremo 10 miliardi (e sfoggio subito ottimismo contandomi tra quelli) : chissà, forse qualche evoluzionista potrebbe interpretarla come una riproduzione frenetica in vista di un taglio sostanzioso, una spending review, una messa in esubero di una buona fetta del genere umano; e forse una sfoltita non sarebbe negativa tutto sommato, a non essere dalla parte degli sfoltiti.

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Certo il nostro osservatorio è ben più comodo di chi si trovasse, per dire, in Libia, Siria, Iraq, Yemen, o anche in Congo, in Nigeria, etc. etc. Ma ce lo meritiamo, siamo virtuosi: se non altro, con i pochi figli che facciamo non possiamo certo sentirci responsabili dell’incremento demografico.

L’umore naturalmente tende ad essere condizionato dalle vicende che accadono intorno e da come vengono raccontate: se tutte le sere che Dio manda in terra si sentono gli stessi quattro fannulloni ripetere in televisione che il governo ci porta sul baratro, le tasse aumentano ed il lavoro diminuisce, la criminalità dilaga e i barbari sono alle porte uno non è che sia portato a sprizzare gioia; piuttosto a spegnere la Tv o addirittura a romperla che sarebbe meglio.

Per fortuna ci pensano i cinesi a sollevarci l’umore! Ringraziamo quindi il maestro Muhai Tang, un uomo un mito, che ha perso i pantaloni mentre dirigeva un concerto sul palco del Teatro Dal Verme, a Milano: bastava un paio di bretelle per evitarlo, ma lui è stato troppo ottimista!

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Affidiamo Venezia agli olandesi!

L’Olanda, o per meglio dire i Paesi Bassi, ha più di un terzo del proprio territorio sotto il livello del mare (e non di poco: di metri e metri) e quindi si può ben dire che gli olandesi siano all’avanguardia nei sistemi di sicurezza, altrimenti sarebbero sommersi da un bel po’.

Solo la diga ‘Afsluitdijk’ è lunga 32 chilometri, quando per chiudere l’intera laguna veneta ne basterebbero una ventina; certo noi siamo più fantasiosi e abbiamo pensato di sfruttare le dighe naturali già presenti, ovvero l’Isola di Pellestrina, l’Isola di Lido e la penisola di Cavallino, chiudendo solo le imboccature: la Bocca di porto di Chioggia, la Bocca di porto di Malamocco, e la Bocca di porto di Lido.

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Il tutto con delle paratie mobili, che dovrebbero attivarsi solo in caso di acqua alta eccezionale; sul concetto di eccezionale sarà bene mettersi d’accordo al più presto, perché ormai l’eccezionalità sta diventando la norma.

Come è noto, più le cose sono complicate più sono delicate e costose, e più è difficile gestirle; e il famoso Mose (che qualche delinquente pensava di replicare sul lago di Como, progetto fortunatamente sventato _ per ora _ da un pensionato uscito per “pisciare” il cane) per ora, dopo aver divorato 5,3 miliardi di euro (di cui una buona fetta è stata davvero mangiata, come nelle nostre migliori tradizioni) non è ancora finito, e quello che più preoccupa è che non si sa se mai funzionerà.

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Poiché cincischiando cincischiando finirà che Venezia la faremo affondare, e dato che Venezia è ormai una Disneyland mondiale, propongo di fare con la laguna quello che vorrei fare con l’Amazzonia di Bolsonaro: internazionalizzarla, e farla gestire a chi è più capace di noi e, soprattutto, mangia di meno.

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