Guai a voi, anime prave! (Bye Bye Mario)

Amiche e amici, il caldo africano ci soffoca; Caronte, questo traghettatore di anime infernali, non ci da tregua. In altri tempi si sarebbero susseguiti appelli agli anziani ad a) non uscire di casa nelle ore più calde b) idratarsi ovvero bere tanto c) se proprio si deve uscire andare nei luoghi freschi come i supermercati, dove si può spendere anche parte della pensione e far girare l’economia. I miei nonni al pomeriggio avevano l’abitudine di fare un pisolino ed in quanto a bere, magari non proprio acqua, specialmente mio nonno non si faceva pregare. I supermercati a quei tempi ancora non esistevano, che bei tempi. Comunque gli appelli di quest’anno sono gli stessi, tranne quello di andare al supermercato che come si sa è un luogo privilegiato di contagio. Sinceramente io l’obbligo di indossare la mascherina nei supermercati l’avrei tenuto; personalmente la indosso lo stesso però mi accorgo ormai di far parte di una minoranza. Eppure il Covid c’è ancora anzi devo dire che in questi ultimi tempi conosco più gente contagiata di quando c’era l’allarme rosso. Però fortunatamente con sintomi abbastanza blandi, anche se i numeri dei morti, a voler dargli credito, sono ancora molto alti.

Queste giustamente del supermercato se ne fregano

E’  quindi con una certa dose di ottimismo o fatalismo che si parte per le ferie, pronti a tuffarsi nella calca: ma è esattamente quello che farò tra qualche giorno, nella bella Sardegna. Dove, credo lo sappiate, in alcune spiagge c’è la prenotazione obbligatoria: così alla Pelosa, 3,50€ al giorno a persona, ma ne vale la pena. Tornerò, lo so già, bianco quasi come sono partito, perché starò sempre sotto l’ombrellone, per di più con indosso la maglietta e protezione solare 5; per gli spostamenti sto pensando di usare un parasole, ma non vorrei venir scambiato per una turista giapponese.

Non è elegante?

Non ti vergogni, direte, di pensare alle ferie con tutto quello che succede per il mondo? Avete ragione, amiche e amici, ma cambia forse qualcosa se non vado in ferie? Prendiamo la guerra in Ucraina. Proprio stamattina sentivo una dichiarazione di Borrell  (che il Signore lo abbia in gloria) che diceva che dobbiamo avere “pazienza strategica” perché la guerra non finirà in una settimana ne in un mese o due. Grazie al cavolo, se continuiamo a mandare armi… ma gli ucraini la sanno questa cosa? No, perché noi stiamo pagando caro il gas e più ancora lo pagheremo, ma quelli muoiono, così come i russi. I nostri media sono vergognosi, fanno sentire da quattro mesi una sola campana, tra l’altro si sono dimenticati di quando Biden “repeat the line” diceva che questa era una lotta tra democrazie e autocrazie: è risaputo che Erdogan e il principe saudita al quale siamo andati a leccare il didietro sono noti democratici… la più bella è quando dicono “secondo l’intelligence britannica…” perché, noi non abbiamo più nemmeno l’intelligence, dopo aver perso l’intelligenza? Vi rivelo una cosa, amiche e amici: le intelligence fanno anche controinformazione. Una domandina ogni tanto bisognerebbe farsela, specie se si è giornalisti… noi abbiamo un’oca giuliva che viene immancabilmente portata a vedere gli effetti dei bombardamenti, e tutto quello che sa dire è : cluster bomb? Se uno tira un missile di crociera Kalibr _ dal costo di qualche centinaio di migliaia di euro _ su un condominio non vi viene da chiedere perché? Se c’era per caso qualcosa che  non avrebbe dovuto esserci, perché gli obiettivi militari devono essere separati dai civili (perché in caso contrario si tratterebbe di un  crimine di guerra).  O ci si meraviglia che in guerra muoia gente? Eppure stiamo facendo di tutto per farla durare il più a lungo possibile… Oppure non viene da chiedere, sempre a questi giornalisti, come mai nonostante i russi abbiano lasciato l’isola dei serpenti ed è ormai assodato che le mine davanti al porto le hanno messe gli ucraini, le navi cariche di grano che dovevano sfamare i poveri negretti stanno ancora lì? O magari chiedersi gli effetti delle prossime sanzioni annunciate, come quelle dell’embargo all’oro russo, che in soldoni (nel vero senso della parola) vuol dire che chi ha in mano l’oro vedrà il prezzo salire vertiginosamente, ma chi dovrà fare un ponte o una corona ai denti la pagherà il doppio, anche se lo stipendio rimane uguale? Ma per fortuna io non sono un giornalista.

Perché continuate a fargli gli scherzi a Joe? Kamala, tu ne sai qualcosa?

Ma c’è da dire che ora l’attenzione è sviata su quello che farà Mario Draghi. Cadrà? Non cadrà? Confermerà le dimissioni? Non capisco tutta questa preoccupazione. Draghi, indubbiamente esperto banchiere ed economista, guida un governo di unità nazionale che doveva fare due cose: lotta al Covid e presentare i progetti per il Pnrr.  Per il Covid ha militarizzato la nazione, ha fatto vaccinare anche i sassi, ha messo i cittadini l’uno contro l’altro con il green pass criminalizzando chi, per sua convinzione, non ci si è assoggettato. Il Covid mi pare sia ancora qua; non è certo colpa sua ma direi che qualcosa non ha funzionato. A giudicare da tutte le balle che ci hanno propinato dovremmo avere un’immunità di gregge statosferica, e se il vaccino almeno protegge veramente da eventi gravi com’è che ancora ieri c’erano 120 morti? Anche qua: i giornalisti a che servono, a leggere le veline del ministro? Mentre per il Pnrr, quei famosi 200 miliardi (“guadagnati” dal governo precedente, ricordiamolo)  Draghi doveva fare in modo che i progetti per prendere i soldi fossero pronti; secondo lui erano pronti già a Natale, tant’è che avrebbe voluto fare il Presidente della Repubblica, allora com’è che adesso tutti si preoccupano? Anche qui, o ci hanno raccontato balle prima o ce le stanno raccontando adesso. Per me può andare senza rimpianti; trovo patetici e oserei dire eversivi gli appelli di sindaci e presidenti di regione perché rimanga, e apprezzo il neo-sindaco di Como che si è rifiutato di sottoscriverlo. Che i sindaci facciano i sindaci, che mi pare ne abbiano già abbastanza da fare nelle nostre città. E comunque, morto un papa se ne fa un altro… in Israele votano tre volte l’anno, e non muore nessuno (a parte i palestinesi).

Se c’è bisogno mandate una squillo! Ah no, volevo dire fate uno squillo.

Bene, amiche e amici, mi sono proprio sfogato, adesso posso partire leggero; vi lascio con una foto del Santuario della Madonna della Corona dove domenica l’altra ho guidato un gruppo di pellegrini, di nome e di fatto.

Fantastica, vero?

Buone vacanze a tutti, e a presto!

Non è proprio Sardegna ma ci assomiglia

Tre stelle per Olena – 38

Mancano pochi minuti alle quindici e nel salone di Villa Rana abitualmente adibito a concerti ed eventi culturali per un pubblico selezionato e competente nonché parecchio abbiente, eventi che la Fondazione Rana sponsorizza al solo e unico scopo di detrarli dalle tasse, una variegata e variopinta schiera di ospiti occupa tutti i divani e le poltrone disponibili; qualcuno si guarda intorno, sperando che il cabaret di pasticcini posato davanti a Gilda venga portato nella propria direzione da mani amorevoli, ma la padrona di casa ha dato disposizioni ferree e gli unici beni di conforto che vengono distribuiti sono dei biscottini secchi prossimi alla scadenza ed un nocino prodotto dalla buonanima di Evaristo che aveva procurato a Ringo, il gatto di casa che l’aveva lappato inavvertitamente, una fastidiosa psoriasi della coda che continuava a leccare senza sosta.
Nella grande stanza oltre a quattro dei concorrenti allo show, al presidente della giuria ed alle tortelline Lori e Dori sono presenti gli abitanti di Villa Rana quasi al gran completo; ed è con un misto di insofferenza e curiosità che gli astanti, grande orologio a pendolo in stile barocco veneziano scandisce lo scoccare dell’ora, accolgono l’entrata del maresciallo Montesi accompagnato dai fidi Corinaldi e Piccioni che spingono l’ammanettato Ahmed-Farouk, seguito da suo cugino. Mancano all’appello, oltre ad Olena, solo i gemelli cantanti Uppallo I e Uppallo IV, avendo questi ritenuto più prudente mettere qualche migliaio di miglia marine di distanza tra loro e la concorrente svedese. Gilda, in qualità di padrona di casa, si incarica di dare il benvenuto a Montesi:
«A che dobbiamo questa adunata, maresciallo? Sarebbe ora di arrivare a qualche risultato, non crede? Ha un’idea di quanto mi sta costando tutto questo scherzetto?» e continua, infervorandosi sempre più:
«Comunque la avviso: io oggi sgombero tutti. Portateli dove volete, in caserma, in carcere, metteteli sotto qualche ponte, non mi interessa ma io qua non voglio più nessuno. Ci siamo capiti?» proclama la Calva Tettuta, provocando un brivido negli ospiti forzati.
Montesi annuisce, comprensivo.
«Comprendo il suo stato d’animo, signora. Abbiamo cercato di arrecare meno fastidio possibile, ma un omicidio richiede indagini accurate, ed era necessario che quanti a vario titolo potessero essere coinvolti non si allontanassero. Le chiedo ancora qualche minuto di pazienza, dopodiché potremo togliere il disturbo»
«Vuol dire che avete scoperto l’assassino?» chiede Gilda con una punta di eccitazione nella voce, domanda alla quale però Montesi evita di rispondere direttamente, e inizia la sua ricostruzione dei fatti.
«L’autore è stato bravo ad ingarbugliare le cose. Ognuno aveva un movente… prendiamo lei» dice rivolgendosi a Li Wok, la cinese, seminascosta dietro il ventaglio tradizionale con il quale si sventola nervosamente.

«I fatti dicono che Turchese è morto dopo aver mangiato un suo raviolo avvelenato con un’erba originaria della Cina; lei ha negato di essere l’avvelenatrice ma ha anche negato di aver conosciuto il presentatore in precedenza, mentre siete stati addirittura amanti, e quando le abbiamo contestato questa incongruenza ci ha risposto più o meno che si è trattato di una avventura senza alcuna importanza, e di essersi lasciati in buoni rapporti. Conferma, signorina?» chiede Montesi, che al cenno veloce di assenso di questa riprende il racconto.
«Peccato che noi abbiamo fatto ulteriori indagini presso l’albergo dove avete alloggiato alle Maldive, e ci hanno raccontato di furiosi litigi; inoltre nella corrispondenza di Turchese abbiamo trovato delle mail in cui lei lo minacciava, ed abbiamo le prove che ha fatto di tutto per essere invitata al concorso. V come Vendetta, era questa la sua ricetta, non è vero?» chiede Montesi, ma prima che Li Wok possa replicare continua:
«Ma in realtà Turchese era solo uno strumento… lei lo ha usato per essere qui. Perché lei si riteneva l’erede dell’ultimo imperatore della Cina e voleva punire l’uomo che considerava un traditore perché secondo lei non aveva protetto a dovere il suo bisnonno, e così facendo aveva contribuito alla sua caduta in disgrazia. Poco importa che il suo bisnonno fosse, con rispetto parlando, un deficiente: quell’uomo andava punito, magari facendolo accusare di un omicidio che non aveva commesso… perché era questo che lei voleva fare al qui presente signor Po Hui» conclude la requisitoria Montesi.
«Non è così!» protesta Li Wok, chiudendo di scatto il ventaglio e alzandosi in piedi. «Sì, è vero, avevo scoperto dell’esistenza di Po: l’ultimo rimasto della guardia personale dell’imperatore… sono venuta qua per conoscerlo, per guardarlo negli occhi, per buttargli addosso tutto il mio disprezzo… ma non avevo capito niente, ora lo so» conclude Li, e si rivolge verso l’anziano cinese con deferenza:
«Perdonatemi, generale, sono stata una stupida»
Il vecchio Po, seduto accanto a Nonna Pina, si sente stringere il polso da quest’ultima; si alza e si dirige lentamente verso la ragazza.
«Non devi chiamarmi generale. Chiamami nonno, nonno Po.»

Gilda sussulta alla rivelazione, appoggiandosi a James.
«Erede dell’ultimo imperatore, ma che bizzarria è questa James? Ai miei tempi quelli che si mettevano in testa gli scolapasta proclamando di essere Napoleone li avrebbero rinchiusi in manicomio. A proposito, oggigiorno è consentito dire manicomio James? Non vorrei incorrere nelle ire di qualche woke. Ma senti, e in tutto questo cosa c’entra il nostro caro Po?»
«Il generale è molto riservato, ma sembra che l’erede dell’imperatore in realtà non fosse precisamente figlio dell’imperatore. Mater certa, pater incertus» conclude allusivo il maggiordomo.
«James, il tuo francese mi commuove. Vuoi dire che il generale Po in gioventù ha fatto il birichino?»

Come a risponderle il maresciallo continua la sua spiegazione:
«E così la signorina ha scoperto di non essere discendente dell’imperatore, ma bensì del comandante della sua guardia del corpo. Era con lui che parlava quando ha lasciato i ravioli ad Isolina, giusto?»
«Sì, ero con lui. Quella signora» risponde Li Wok indicando Nonna Pina «era venuta a trovarmi, dicendomi che dovevo assolutamente parlare con lui. Ed ho capito che in tutta la mia vita ero stata una stupida» continua Li, abbracciando il vecchio Po, che con calma si scioglie dall’abbraccio, raddrizza le spalle e si rivolge al maresciallo:
«Mia nipote non ha ucciso nessuno. Se c’è un colpevole, qua, sono io»

Montesi lo guarda con ammirazione, ma lo contraddice:
«Molto nobile da parte sua, signor Hui; nella sua lunga vita sarà stato certamente colpevole di qualcosa, chi non lo è? Ma di sicuro non di questo omicidio. Perché a questo punto entra in ballo la cuoca, la signora Palmira Rosticini. »

«James caro» dice Gilda al maggiordomo, sull’orlo di perdere il consueto aplomb «pensi sia possibile avere qualche nocciolina e magari un Cuba Libre? Sento che la faccenda andrà per le lunghe, nonostante le premesse, e non vorrei arrivare a corto di energie. Ah, James?»
«Signora?» chiede il maggiordomo, deferente.
«Agli “ospiti” fai servire spuma, anche se calda, e le patatine avanzate dall’ultima festa, anche se sono posse. Incentiviamoli all’esodo.»

Tre stelle per Olena – 37

Il sole è già alto nel cielo quando un tossicchiare leggero e discreto interrompe il sonno di Gilda che, nuda come mamma l’ha fatta, si stiracchia mollemente scostando le lenzuola di raso rosa, impiegando qualche secondo a realizzare che il buio dal quale è avvolta non è dovuto ad una improvvisa eclissi di sole ma alla mascherina in seta naturale che è solita indossare per non farsi disturbare dalla luce mattutina.
«Ah, sei tu James, sia lodato il cielo» è il saluto che rivolge al suo maggiordomo, tirandosi intanto a sedere senza curarsi di coprire le parti del corpo per le quali è conosciuta come Calva Tettuta. «Pensa che stavo sognando che degli ometti in maglietta verde ci avevano conquistato e ci obbligavano a produrre una assurda zuppa di barbabietole¹. Il nostro Haruki aveva armato le maestranze ed animato la resistenza ma era stato sopraffatto; una volta catturato, in barba alla convenzione di Ginevra, era stato sottoposto a tortura, o rieducazione come la chiamavano loro: dopo una settimana di letture del libro del loro capo “Come lavare la maglietta verde a 60 gradi senza farla scolorire” aveva ceduto e si era affogato nel pentolone di zuppa.»
«Il nostro Haruki è un valoroso» commenta James con un lieve inchino, omaggiando così il direttore della produzione Haruki Laganà, fratello di quel Toshiro Laganಠcaduto effettivamente nell’adempimento del proprio dovere per mano di Evaristo, il defunto marito di Gilda, il cui spirito erra ancora inquieto nella residenza di famiglia.

Il pensiero fa rabbrividire Gilda, causando peraltro un turgore dei capezzoli che la convince ad indossare la vestaglia che il maggiordomo amorevolmente le offre. Si alza, indossando delle pantofole pitonate del premiato calzaturificio Cucchiaroni che suscitano un fremito di invidia nel maestro di buon gusto James, e si dirige al grande terrazzo dal quale si può ammirare buona parte del giardino. Mentre beve il suo bicchiere di estratto di mellifrace depurativo e tonificante osserva la vita che procede lieta: ed ecco là il giardiniere messicano Miguel rastrellare le foglie saltellando al ritmo di Llàmame, canzone rumena vincitrice morale dell’Eurovision song contest 2022, almeno a detta di Cristiano Malgioglio; e verso il limite del boschetto scorge il suo amante norreno Svengard che, a torso nudo, sta abbattendo una betulla a colpi d’ascia, ripromettendosi la notte successiva di non lasciargli così tante energie; mentre sulla collinetta che svetta in lontananza la coppia ultracentenaria formata dal generale cinese Po e da Nonna Pina saluta il sole, peraltro come detto già alto, con lenti movimenti di Tai Chi; intanto dalla cucina salgono le voci della cuoca Palmira e di sua nipote Isolina, e soprattutto un inconfondibile odore di ragù di papera, da abbinare alle pappardelle che le due, dopo avere impastato la farina con le uova, stanno spianando con matterelli reduci da mille battaglie. Che pace, che serenità! Gilda sorride, incurante dell’ennesimo bicchiere di cristallo di Boemia scivolatole a terra; respira a pieni polmoni godendo dell’arietta ancora frizzante, e si compiace nel constatare che l’opera del Creatore³ è buona e giusta. Poi si volta, recuperando l’atteggiamento efficientista che le permette di dirigere con polso fermo l’impero della pasta ripiena lasciatole dal marito.


«James caro, hai diramato l’allerta generale? Direi di dare inizio all’operazione speciale subito dopo colazione. Cominciamo a sgomberare a partire dai piani alti: se qualcuno oppone resistenza siete autorizzati ad usare la forza. Nel boschetto non c’è rimasto qualche pigmeo?» chiede la vedova Rana, alludendo alla tribù di pigmei antropofagi che dimorava nel parco della villa ai tempi della buonanima, ai quali saltuariamente veniva concesso di banchettare con qualche sindacalista fastidioso o cliente inadempiente. Al cenno negativo di James continua, rammaricandosi:
«Peccato, sarebbe stato un aiuto prezioso. E di Natascia⁴ cosa mi dici, sei riuscito a rintracciarla? Non per sfiducia, ma la sua presenza mi renderebbe più tranquilla. Sento che l’artiglieria pesante potrebbe non essere eccessiva»
Il maggiordomo, con un cenno del capo deferente, mette al corrente della situazione la sua padrona.
«Natascia sarà di ritorno a breve, ha avuto degli affari di… ehm, famiglia, da risolvere. Invece riguardo l’operazione, signora, suggerirei di rimandare»
«Che cosa?» si inalbera la Calva Tettuta, scandalizzata. «Se non ti conoscessi bene, James, potrei sospettare un’insubordinazione. Cosa sono questi capricci? Non ho nessuna intenzione di sfamare ancora questa compagnia di giro di coreuti, ammesso che coreuti sia la parola giusta. Dammi una ragione valida per non buttarli fuori a calci prima di pranzo!»

«Il maresciallo Montesi ha convocato tutti i sospettati per oggi pomeriggio»
«Ah, bene, era ora! Ci vorrà uno stadio per metterceli tutti»
«Sembra che la cerchia sia più ristretta signora, mi sono permesso di suggerire il salone verde, ho fatto male?»
«A parte che ti ho appena detto che con il verde ho avuto degli incubi, ma ti pare il caso caro James? Vogliamo offrire anche dell’insalatina, dei cetriolini, delle olivette naturalmente verdi già che ci siamo?»
«Ecco, ho pensato che fosse più opportuno mantenere la discrezione»
«Apprezzo il tuo scrupolo, James, ma è un mese che siamo su tutti i giornali scandalistici, i paparazzi assediano la villa, le azioni crollano, e ora che si arriva finalmente al dunque non ti sembra fuori luogo mantenere la discrezione?»
«Comprendo la sua riserva, signora» concorda James, serio, porgendo a Gilda la lista dei convocati ricevuta da Montesi e indietreggiando immediatamente dopo elegantemente. Gilda scorre l’elenco perplessa, fino ad arrivare ad un punto che la fa trasecolare:
«Ci siamo anche noi? Passi per te, senza offesa James caro ma è noto che in caso di omicidio il maggiordomo è il primo sospettato. Ma io che c’entro?»

¹ Si tratta del borsch; sembra che gli ucraini ne rivendichino la primogenitura, contraddetti da russi e polacchi. L’Onu dovrebbe intervenire per dirimere la questione, prima che i contendenti passino ad ulteriori vie di fatto.
² cfr. “Niente sushi per Olena”, 2018.
³ Anche l’Autore ci ha messo lo zampino, a essere precisi.
⁴ I lettori più affezionati sanno che a Villa Rana tutti si ostinano a chiamare Olena Natascia, fin dai tempi in cui era stata ingaggiata come badante di Nonna Pina (cfr. “Natale con Olena”, 2017)

La danza della pioggia

Amiche e amici, l’estate è scoppiata e ci mette alla prova: temperature alte e siccità, incendi boschivi come ormai tradizione di tutti gli anni; scioglimento dei ghiacciai e distacco di slavine come quella di ieri sulla Marmolada che ha provocato una strage (a proposito, non sarà che il TG1 porta sfiga? Giusto il giorno prima avevano  fatto un servizio sulle bellezze della Marmolada…), allarme per l’agricoltura e l’allevamento che porterà inevitabilmente a minor produzione e aumento dei prezzi, e se già ora l’inflazione è all’8,5% (quella dichiarata, perché quella percepita è molto più alta) chissà dove arriverà se non piove.

Uno scenario da mille e non più mille, insomma, che affrontiamo a mani nude;  il nostro premier aveva già invitato a spegnere i condizionatori (per continuare a mandare armi in Ucraina), mi aspetto che inviti ora a lavarsi di meno; tra l’altro diverse località balneari hanno chiuso le docce, perciò per togliersi il sale di dosso dopo il bagno bisognerà correre in albergo, sempre che non chiudano l’acqua anche lì.

Il nipote di mia suocera, in Veneto, la scorsa settimana mi raccontava che se entro una settimana non piove tutta la soia che ha piantato seccherà; il frumento l’ha dovuto raccogliere prima del tempo; la vigna di prosecco per ora è salva perché la sta irrigando goccia a goccia con l’acqua di un pozzo, ma la falda sta scendendo; e poi c’è il timore opposto e cioè che, dopo tanta siccità, arrivino dei temporali ciclonici che finiscano per distruggere quello che si è salvato.

Insomma, qualcosa bisogna fare! E così si risente parlare di programmazione degli invasi, di manutenzioni delle reti idriche che hanno perdite assurde, di diminuzione delle coltivazioni destinate agli allevamenti (con diminuzione anche degli allevamenti, spero, altrimenti le bestie mica possono morire di fame…). Tutto bello, tutto giusto, tutto doveroso, ma tutta roba di cui si parla da decenni e nessuno ci mette mai mano: invece di buttare miliardi per i vari bonus, per defiscalizzazioni, per armamenti di cui proprio non si sente la mancanza, non è meglio cercare di risolvere il problema dei problemi, e cioè l’acqua? Tenendo presente che comunque se tutti insieme non si fa qualcosa per abbassare il riscaldamento terrestre, hai voglia a scavare invasi… discutendo di questi argomenti in questi giorni ho scoperto che mio figlio è un nuclearista convinto: se volevamo abbandonare i fossili la soluzione ce l’avevamo già ma l’abbiamo buttata via, dice. Io sono sempre stato contrario per diversi motivi, essenzialmente ideologici e di sicurezza, dovrò rivedere le mie posizioni? Anche perché, diciamocelo, che senso ha come dicevo spendere miliardi in bonus per il miglioramento energetico delle case, quando poi per produrre energia elettrica si riaprono le centrali a carbone o si mettono in funzione nuovi rigassificatori (quanto inquina estrarre il gas americano con il fracking, solidificarlo, trasportarlo con enormi navi cisterna, e infine ritrasformarlo in gas? Alla faccia di Greta…) perché non si vuol più comprare gas e petrolio dalla Russia? A me pare un controsenso. Per non parlare di quanto costa in più…

Ed a proposito di costo, mi chiedo anche a cosa sia servito aumentare così tanto l’età pensionabile. Se calcoliamo di quanto è aumentato il debito pubblico solo in questo ultimo anno, e per mano degli stessi che per anni ci hanno rotto le scatole con l’austerity, viene da chiedersi se ne valesse la pena. Tra l’altro tremo perché, dato che sembra che non si trovino ormai lavoratori in un sacco di settori (ieri è saltato fuori che anche le compagnie aeree sono in difficoltà: e grazie, prima hanno licenziato un sacco di personale, e adesso pretendono di fare gli stessi voli anzi di più con quelli rimasti: attaccatevi all’elica, gli dicono giustamente i lavoratori) non vorrei che mi facciano rimanere al lavoro fino a sfinimento fisico e mentale. Sul mentale già sarei al limite…

Ma tornando all’acqua, visto che le forze umane non bastano, chiediamo l’aiuto del soprannaturale: i Vescovi hanno invitato a recitare una preghiera per chiedere la grazia della pioggia, preghiera tra l’altro molto bella, scritta da Paolo VI con diversi riferimenti biblici: agli scettici potrà puzzare di superstizione, evocando le danze della pioggia di popoli africani o i pellerossa d’America, ma che vi devo dire, quando non si sa cosa fare ci si attacca a tutto, e in fondo male non fa.

E comunque, almeno qua, stamattina ha funzionato: è piovuto, alleluja!

Qualcuno può ospitarla per fare la doccia?

Tre stelle per Olena – 36

«Mamma, sei sicura che sia una buona idea? A me sembra… ridicola!»
Anastasia Smirnova, Nastya per gli amici, vestita da crocerossina con un camice in verità più adatto ad una cena elegante¹ che ad un servizio infermieristico, spinge perplessa una sedia a rotelle dove è stato caricato, incosciente, Misha.
«Tu ne avevi una migliore?» ribatte Olena, che la segue guardinga. «Il tuo bello, qua, peserà una novantina di chili, che volevi fare, prenderlo in braccio? Spingi e non lamentarti»
«Potresti almeno aiutarmi. E che intenzioni hai con quel ferrovecchio?» la apostrofa la figlia, indicando la Tokarev TT-33 impugnata da Olena.
«Non è di questa che devi preoccuparti, il suo servizio l’ha sempre fatto bene e non immagini nemmeno quante volte… Tu piuttosto vedi di non fare scemenze, se incrociamo qualcuno metti in mostra le gambe»
«Scusa se te lo dico ma il tuo piano mi pare proprio balordo. Perché mai un soldato che è chiuso qua sotto da due mesi dovrebbe guardarmi le gambe? E’ assurdo!»
«Si vede che conosci poco gli uomini. A meno che non abbia qualche problema, e speriamo di no, è proprio perché è qua sotto da due mesi che ti guarderebbe le gambe, e lo farebbe anche se fossero molto meno belle di quelle che ti ho fatto io» constata Olena con compiacimento. «La natura è natura, stai tranquilla che una sbirciata gliela daranno. Giusto quel secondo che servirà a me…»
«Ma che vuoi fare?» chiede la figlia, preoccupata.
«Whatever it takes²» risponde Olena, applicando il silenziatore alla canna della pistola.
Come se avesse ascoltato il loro dialogo, attraversata una serie di corridoi un urside in divisa, con una inquietante barba rossiccia ed un ancor più inquietante stemma di croci uncinate al braccio, si para loro innanzi. Come Olena aveva previsto, lo stupore nel trovarsi davanti la bella infermiera gli rallenta i riflessi, e prima di poter alzare il mitragliatore che porta a tracolla si vede puntata alla testa la pistola della russa, che con un gesto lo dissuade dal tentare inutili eroismi.
«Tsk, tsk, tu piccolo sporcaccione» lo rimprovera Olena. «Si diventa ciechi a fare certe cose, non te l’ha detto la mamma?»
«Che cosa?» biascica l’uomo, confuso «Ma chi siete? E dove lo state portando?»
«Non sono affari che ti riguardano» lo zittisce Olena, prima di ordinare alla figlia:
«Disarmalo, legalo e imbavaglialo. Veloce»
«Non penserete mica di uscire di qua? E come? Le uscite sono tutte sorvegliate, non entra e non esce nemmeno uno spillo. Siete morte»
«Ascoltami bene» sibila Olena, fissandolo con occhi di ghiaccio. «Non ti sparerò in testa. Alla schiena, rimarrai paralizzato e morirai qua dentro mangiato dai topi. E’ questo che vuoi? Per me non c’è problema. Oppure puoi aiutarci, allora forse avrai una chance, se non ti ammazzano i tuoi. Decidi tu, ma fallo in fretta. Hai cinque secondi, quattro, tre…»

«James caro, pensi sia possibile bere qualcosa di fresco? Magari un chinotto, o una spuma. La rumba è divertente ma mette sete» afferma la Calva Tettuta, seduta a bordo pista, sventolandosi con un ampio ventaglio di pizzo nero regalo del compianto Evaristo.
«Naturalmente, signora. Gradirebbe magari un cubetto di ghiaccio, una fettina di limone?» suggerisce il fido maggiordomo.
«Perché no? Se riuscissi a rimediare anche un piatto di olive ascolane sarebbe perfetto. Ma guarda quei due che teneri» divaga Gilda, indicando una coppia impegnata in un animato cha cha cha. Sono contenta che Miguel e Paio Pignola si siano riappacificati, sono fatti l’uno per l’altra, o altro. Il costume di Miguel tra l’altro è particolarmente azzeccato, non trovi? »
«E’ decisamente, ehm, variopinto» concede James, rabbrividendo all’immagine del giardiniere in calzamaglia rossa attillata e giubbetto giallo e verde con maniche a sbuffo.
« Sai che ti dico James? El cumbachero³ mi ha risvegliato un certo appetito. E se ci facessimo una bella spaghettata aglio, olio e peperoncino?»
«Nessun problema, signora, vado a dare disposizioni in cucina. Per quante persone?»
Gilda si guarda intorno valutando i presenti con occhio clinico. «Facciamo un centinaio. Anzi, centocinquanta, che questi sono peggio delle cavallette» dice la padrona di casa. «A questo punto soprassediamo sul chinotto, vai di prosecco e bonarda dell’Oltrepò»
«Ottima scelta, signora» annuisce James, rinculando come suo solito prima di dirigersi all’uscita. Fatto qualche passo, la voce di Gilda lo richiama:
«James?»
«Signora?»
«Annuncia ai nostri la mobilitazione generale: domani con le buone o con le cattive buttiamo fuori tutti. Rintraccia Natascia, servirà l’artiglieria pesante»

«Era proprio necessario? Avevi promesso di non fargli del male» dice Nastya, con una punta di rimprovero nella voce, rivestendosi dopo aver superato il muro di cinta dell’acciaieria.
«Avevo promesso di non sparargli» puntualizza Olena, ripulendo il coltello dal sangue. «Stava tenendo bloccata la porta per far uscire i suoi amichetti, ho dovuto farlo. Gli è andata fin troppo bene, gli rimangono ancora otto dita, farà fatica a reggere le tazzine di tè, peccato, la regina non lo inviterà più ai ricevimenti. Me ne frego di quell’idiota, l’importante è che noi siamo uscite sane e salve ed abbiamo portato Misha con noi. Ah, Nastya, non devi raccontargli per forza come è andata. Adesso sbrighiamoci, si sta svegliando, dobbiamo allontanarci»
Infatti l’uomo, sofferente, ha aperto gli occhi e sta cercando di rendersi conto di dove si trova. Vede la sua compagna e un lieve sorriso gli stira le labbra.
«Nastya? Dove siamo, che è successo?»
«Sshh, non parlare, Misha. Non devi sforzarti» cerca di calmarlo la ragazza.
«Ma io non posso, devo tornare…» continua Misha tentando di alzarsi, prima di rendersi conto di una presenza conosciuta.
«Tua madre? Signora glielo dica anche lei, io devo…»
Olena gli si mette di fronte, cercando nei tratti dell’uomo che ha davanti quelli del bambino che giocava a cavalluccio con sua figlia, sorprendendosi a sorridere con affetto.
«Soldato Mikhail Olegoviĉ Petrakov, sei stato fatto prigioniero. Sei ferito e ti stiamo portando in ospedale. Poi avrai bisogno di convalescenza, molta convalescenza. Devi rimetterti in forze ed accudire la tua famiglia. La guerra è finita, game over»
«Ma io…» protesta flebilmente Misha, guardando Nastya che si massaggia la pancia.
«Ah, Misha, un’altra cosa» continua Olena, stavolta con voce autoritaria.
«Non azzardarti mai più a chiamarmi signora. Chiamami capitano, o mamma. Ci siamo capiti?»

Note:
¹ Ogni riferimento a cene eleganti svoltesi in casa di un anziano ex-premier è puramente casuale.
² Tutto quello che è necessario. Questa l’ho rubata all’attuale premier, di poco meno anziano di quello delle cene eleganti ma molto meno divertente.
³ Famosa rumba cubana.