Plin Plin Tamponcin! (Cronachette della quarta ondata)

Amiche e amici, quale miglior regalo può portare quest’anno Babbo Natale sotto il camino di un bel tampone rapido, o meglio ancora molecolare? Che gioia, che delizia!

Ed è precisamente quello che ha portato a me, che come sapete non mi faccio mancare niente. Da un paio di giorni mi era venuto un bel raffreddore, con pizzicore alla gola: niente febbre, solo un po’ di fiacchezza, gli odori ed i sapori li sentivo, per quanto il naso chiuso mi permettesse; insomma tutta roba che in tempi normali avrei risolto con un bel latte e cognac, o meglio solo cognac, e via al lavoro. Come consulente, tra l’altro, dato che quando non lavoro non mi pagano, la resistenza ai malanni stagionali è sempre stata piuttosto alta. Ma quest’anno come si fa? Con l’Omicron che avanza chi se la sente di rischiare? C’è la Messa di Natale con il coro, c’è il pranzo di Natale con la famiglia, non vorrei essere proprio io ad impestare tutti, anche se plurivaccinati.

Quindi ieri sera, dopo un paio di aspirine (era da una vita che non compravo aspirine: 9 euro e trenta, ma che ci mettono dentro, l’oro?) e la visione su RaiPlay dell’ultima puntata di Blanca, mi sono attivato per fare il tampone. Ero abbastanza tranquillo perché a 100 metri da casa ho il centro vaccinale dell’Asl, dove è stato anche allestito un drive-through per i tamponi, cioè si va lì per il tampone senza scendere dalla macchina; dopo parecchio si sono decisi a farli anche a pagamento, e non certo a buon mercato (35 i rapidi e 70 i molecolari), quindi pensavo stamattina di prendere la macchinina, mettermi in coda, sganciare la tangente per essere sicuri di avere solo il raffreddore e tornare a casa. Niet! Per fortuna nel coro c’è un’infermiera, e mi ha avvisato che in questi giorni i servizi a pagamento sono stati sospesi per la troppa affluenza di quelli con prescrizioni; dopo un attimo di tentennamento (io quasi quasi faccio finta di niente, vado a cantare e a mangiare, e se poi qualcuno si contagia nego tutto) la parte più responsabile di me ha avuto il sopravvento, ed è iniziata la ricerca di una farmacia che facesse questi benedetti tamponi rapidi.

Ebbene, carissimi amici, è impossibile. In tutta la città non c’è una sola farmacia con posti liberi, tutto prenotato grazie alla bella pensata del green pass per andare a lavorare. Tramite tam tam sono riuscito a trovarne una in un paese ad una quindicina di chilometri che effettua tamponi senza prenotazione. E vai! Mi sono fiondato. Avvicinandomi alla farmacia ho notato un accorrere di gente, per la maggior parte mamme e papà con bambini piccoli, pensavo ci fosse qualche manifestazione sportiva o qualche recita scolastica di fine anno: col cavolo! Stavano andando tutti in farmacia per il tampone, un delirio! Funziona così: in classe si riscontra un positivo, tutti corrono a far fare il tampone ai propri pargoli. Avrò avuto un centinaio di persone davanti, quando sono arrivato a mettermi in fila dopo aver pagato (15€, prezzo calmierato, onore  a questi farmacisti: altri fanno pagare ben di più, e la stessa Asl se si va a pagamento fa pagare 35€! Che business, e nessuno doveva arricchirsi con questa pandemia, si diceva all’inizio. Vorrei sapere chi non ci si è arricchito, invece). Una mamma, esasperata, mi diceva che era già il terzo tampone che faceva al figlio. Mi chiedo: ma non sarebbe meglio, quando c’è un caso positivo in una classe, mandare lì un paio di infermieri e fare i tamponi a tutti, senza far impazzire le famiglie? Ma pare che non ci siano più infermieri sufficienti, quelli assunti durante la fase acuta dell’anno scorso sono stati lasciati in gran parte a casa. Si vede che i migliori non ci hanno pensato. O ci hanno pensato troppo bene, come dice qualche maligno.

Comunque, fatta la mia fila, quando è arrivato al mio turno tutto si è svolto in un attimo; dopo un’oretta è arrivato il responso che ho visionato direttamente sul sito della Regione Lombardia: negativo! Con allegato un codice per scaricare il green pass. Adesso non vorrei che mi abbiano cancellato quello che già avevo e che avrebbe dovuto scadere a settembre dell’anno prossimo poi forse a luglio poi forse a febbraio e poi forse bho. A questo punto chiedersi a cosa serva ostinarsi ancora sul green pass mi pare obbligato; tra l’altro vedevo ieri un servizio da Israele dove stanno facendo già la quarta (!) dose e dove il responsabile della campagna, molto onestamente secondo me, diceva che ormai è chiaro che il vaccino non fa sparire il virus ma salva delle vite. Quindi con la faccenda dell’immunità di gregge come la mettiamo? Ma qui insistono a ripetere sempre la stessa solfa come dischi rotti.

Certo, stare in coda al freddo per più di un’ora non mi pare sia un toccasana per il raffreddore, non vorrei risultare negativo al Covid per poi prendermi una bella bronchite.

Amiche e amici, anche questo Natale è arrivato, dovevamo salvarlo e l’abbiamo fatto: missione compiuta, come ha detto il nostro Migliore dei Migliori, candidandosi al Quirinale. Per Berlusconi non rimarrebbe che la poltrona di Papa, non ci rimarrà male? Prima di chiudere permettetemi di salutare affettuosamente Massimo Ferrero, il simpatico presunto bancarottiere ex-presidente della Sampdoria: Viperetta sei un mito, i tuoi amici Olena, James, Gilda la Calva Tettuta, Nonna Pina, Miguel, Chico, i Koala e tutta la troupe ti aspettano a braccia aperte, un posto da noi lo troverai sempre!

E che dire ancora, carissim*? Auguri, e Buon Natale!

Ragazze tamponate

Tre stelle per Olena – 23

«Svengard Sundström, dove credi di andare?»

Nell’oscurità della sera l’aitante Svengard, che si dirige circospetto verso il torrente che scorre ai limiti del parco, sobbalza al richiamo inaspettato.
«Perché sei vestito da marinaretto? Non mi risulta che sia in corso un ballo in maschera. E quella? Intendi portare anche lei? Fareste una bella coppia, in effetti» continua la voce, riferendosi alla canoa che l’uomo tiene alta sopra la testa con entrambe le mani.
Liza Maelström, la giovane chef svedese, emerge dall’ombra, vestita semplicemente con un paio di jeans ed una maglia girocollo bianca, con in mano un lungo coltello da pesce.
Svengard, memore delle raccomandazioni di sua nonna che gli sconsigliava di discutere con una donna che impugna un coltello, men che meno se è da pesce, indietreggia indeciso se darsela a gambe o tirare la canoa addosso alla sua connazionale.
«O intendevi forse svignartela?» continua Liza divertita, controllando il filo della lama. «Tsk, tsk, cattivo bambino. La tua bella ti sta aspettando dentro, e tu avresti il coraggio di abbandonarla così, senza nemmeno un saluto? Ah già, ma tu sei esperto in queste cose, non è vero? A proposito, come mai sei qui solo, senza i tuoi compagni di bisbocce? Non mi dire che ti hanno lasciato anche stavolta con il cerino in mano…»
Svengard, timoroso, poggia la canoa a terra, sempre mantenendosi a distanza di sicurezza, poi con le braccia tese avanti a sé ed i palmi delle mani bene in vista risponde alla donna:
«Liza, ehm, potresti posare quel coltello? Capisco che sei ancora arrabbiata, ma non potremmo parlare da persone civili? E’passato tanto tempo, e io…» cerca di giustificarsi il vichingo, interrotto dalla chef.
«Coltello? Ah, dici questo? Scusa, lo porto sempre con me, ho appena finito di squamare le aringhe. E poi sai, non si sa mai che brutti incontri si possono fare…» continua Liza guardandolo ammiccando. «Comunque, se proprio ti dà fastidio lo metto via, ecco qua» conclude buttandolo nel torrente dove Svengard avrebbe voluto calare la canoa.
«Liza, fammi spiegare, è stato solo uno scherzo… pesante, lo ammetto, ma non volevamo farti soffrire…»
La svedese si ferma, colpita. Rimane qualche secondo immobile, poi pian piano inizia a ridere, finché la risata diventa irrefrenabile.
«Ah, ah, soffrire… soffrire? Per tutto questo tempo avete creduto questo, tu e i tuoi amici svitati?» chiede Liza, tenendosi la pancia dalle risate.
Svengard guarda la donna scompisciarsi, chiedendosi se per caso non le fosse dato di volta il cervello, poi chiede sconcertato:
«Quindi non sei arrabbiata con noi?»

Alla domanda Liza scoppia in una risata ancora più forte finché, riuscendo finalmente a riprendersi, risponde.
«Quindi è questo quello che avete pensato da allora? Che carini che siete. E dimmi un po’, è per questo che avete messo la boccetta di veleno nel mio armadietto? Questo però non mi pare molto carino. Volevate liberarvi di me?»
«Di che boccetta parli?» protesta Svengard. «Noi non c’entriamo niente! I gemelli se ne sono andati, se no te lo confermerebbero anche loro»
«Se ne sono andati? Che peccato, avremmo potuto brindare ai vecchi tempi, fuori uno dentro l’altro, che pacchia, non è vero Sven? Be’ certo per te sarebbe potuto essere imbarazzante, non so se la signora Rana avrebbe approvato»
«Liza ti prego, farò quello che vuoi, ma lascia fuori Gilda da questa storia!» supplica il nerboruto norreno, allarmato. Liza lo guarda come se lo vedesse per la prima volta:
«Ma davvero pensavate che non mi fossi accorta di niente? Santo cielo, allora siete pure più scemi di quello che pensavo» afferma scuotendo la testa, incredula.
Svengard, confuso, si gratta la testa e si siede su uno dei tronchi da lui abbattuti a colpi di ascia nel corso della ginnastica mattutina.

«Tu sapevi? E da quanto? E perché non hai detto niente?»
«Ma perché avrei dovuto dire qualcosa?» ribatte la chef. «Era così comodo! Ci divertivamo, facevo l’amore tutte le sere, non avevo certo da lamentarmi. Poi quando i due furboni hanno cominciato a perdere colpi ho attaccato con te, e devo dire caro mio che tre è il numero perfetto. Non ho mai capito perché accidenti siete scappati così, da un momento all’altro, andava tutto così bene!»
«Ma come bene? Liza, tu volevi sposare Uppallo I !» protesta Svengard, accorato.
«Uffa, come siete noiosi voi uomini. Uppallo I, Uppallo IV, avrei sposato anche te, ma che differenza avrebbe fatto? Avremmo potuto continuare come prima, solo molto più comodi. E poi magari avrei potuto cercarmi anche un amante» ridacchia Liza, maliziosa.
«Quindi non sei venuta a cercarci per vendicarti?» chiede lo svedese, definitivamente sconcertato.

«Per vendicarmi? E di che, è stato il periodo più bello della mia vita! Sono rimasta sorpresa quando vi ho rivisti qua, lo ammetto, e magari una spaventatina ve l’avrei data volentieri ma quei cagasotto se la sono data, mi avete tolto tutto il gusto» conclude Liza con un pizzico di delusione nella voce.
«E allora che sei venuta a fare?» chiede il compagno della padrona di casa, ormai nel pallone.
«Ma che dovevo venire a fare? Santo cielo, Sven, sono una chef! Il povero Turchese è capitato l’anno scorso nel mio ristorante, ci siamo conosciuti, siamo andati a let… ehm, abbiamo fatto amicizia, e mi ha invitato nel suo programma. Sono venuta per vincere la gara, chi se ne frega di voi! »
Svengard si alza lentamente, con la testa china, e si rivolge a Liza in un sussurro.
«Scusaci Liza, siamo stati degli stupidi»
«Sì, lo so, non c’è bisogno di ribadirlo. Adesso Sven ti consiglierei di andare a cambiarti al più presto e raggiungere la tua donna. Dimmi, avete fatto anche a lei lo scherzetto? No, eh? Ci credo, quella non è mica accomodante come me, vi avrebbe strappato le palle, le avrebbe trifolate e messe in uno dei suoi ripieni mari e monti. Vai, vai…» conclude Liza sospirando mentre Svengard, sollevato, saltella a piedi nudi verso la villa.

Sòle! (Cronachette dall’ex zoccolo duro)

Ieri, dopo ben 382 giorni, sono tornato a Milano. Non al lavoro, perché a quello temo proprio che non tornerò più: i dipendenti stanno rientrando a turno due giorni la settimana, ma per i consulenti come me il ritorno non è previsto. Tanto da casa si lavora lo stesso; si diventa degli asociali alienati, ma si lavora.

L’occasione per la rentrée era quella di un aperitivo con dei vecchi compagni di merende, ovvero con degli ex colleghi con i quali siamo sempre rimasti in contatto e tre o quattro volte l’anno ci si ritrovava a bisbocciare (moderatamente per la verità, tranne quando andavamo a cena alla Trattoria La Fornasetta , in via Breda, dove allora ci si sbizzarriva perché il menù era composto da una decina di antipasti, 3 primi dove non manca mai la pasta e fagioli e tre secondi, oltre a formaggio dolce caffè e ammazzacaffè, ad un prezzo onestissimo. C’era un mago ottantenne che allietava i commensali, le ultime notizie lo davano per  ritirato dall’attività, mi mancherà, l’ambiente senza  di lui non sarà più lo stesso…).

L’appuntamento era per le 18, ma mi sono preso mezza giornata libera ed ho fatto il turista; ho preso il mio amato trenino delle Ferrovie Nord che porta fino alla Stazione Cadorna, e poi mi sono avviato verso piazza Duomo intenzionato a fare shopping. Crepi l’avarizia! (E del resto il governo dei Migliori non ha vietato i cortei in centro per salvaguardare bottegai e negozianti? Mi sentivo in dovere di dare un contributo a quei poverelli.) Sono entrato nel  grande negozio Decathlon che c’è in piazza Cordusio, di fronte al Castello Sforzesco, con buone intenzioni: avevo in mente di prendere degli scarponcini da trekking ma dopo una mezzoretta mi sono arreso: troppa roba! Non riuscivo a scegliere, io ho bisogno di una commessa che mi convinca anche se non ne ho intenzione. Commesse convincenti che non mancano certo alla Rinascente! Entrando dall’ingresso principale in Corso Vittorio Emanuele (II) ci si trova nel reparto profumeria, dove schiere di entraîneuses (senza offesa) cercheranno di spruzzarvi addosso le loro essenze mirando alla carta di credito. Non mi sono fatto irretire e mi sono diretto nella direzione dove mi sembrava di ricordare fosse lo stand dove vendono il profumo che piace alla mia signora: incredibile, era ancora lì. Alla commessa non pareva vero che arrivassi di mia spontanea volontà, così si è spicciata il prima possibile per evitare che ci ripensassi una volta sentito il prezzo. Per la miseria, ma ci mettono dentro l’oro?  

A proposito di aumenti, stamattina sono andato a far spesa alla Coop e mi sembra davvero che tutto stia aumentando. La carne sta diventando una roba per ricchi, poco male si dirà che se ne consuma anche troppa, ma attacca qualche centesimo qua, un eurino là, il piatto piange. Ad esempio, la Sweppes che prendo per mia suocera (anche lei ha i suoi vizi) è passata da 1,85 a 1,95: sembra una sciocchezza, ma è un aumento del 5,41%! In casa mi prendono in giro perché io comprerei solo roba in sconto, ma mi pare sia legittima difesa…

Sono andato in Duomo ad accendere una candela per la figlia di un’amica che sta lottando contro un melanoma; ricordavo delle lunghe file di turisti e di fedeli, ieri niente di tutto questo; devo dire che sia in treno che in giro non ho visto gente spericolata o assembramenti, anzi tutti abbastanza prudenti. Io ad ogni buon conto ho sempre indossato la mascherina, mi sentivo più sicuro. Anche la Galleria era semivuota, cosa che mi ha dato modo di notare un negozio che c’è sempre stato ma mi era sfuggito, che vende pipe, sigari e liquori; c’erano delle bellissime pipe in offerta e sono stato tentato di prenderne una, anche se non fumo, giusto per vedere che effetto fa tenerne una in bocca. Immancabile la coppia che saltava sulle palle del toro, uno dei mosaici che ci sono sul pavimento: dicono che porti fortuna ma al toro dà fastidio.

Il rendez vous era fissato all’agone di Gae Aulenti, di fronte alla stazione di Cadorna, e da lì al Bar Magenta. Purtoppo durante la giornata il drappello si è assottigliato: dovevamo essere in cinque, e man mano le defezioni (due causa Covid! Ed una per impegni lavorativi) ci hanno lasciato in due. Mi sa che ormai il Covid è usato come una volta l’allarme bomba quando si andava a scuola: se uno non ha voglia di fare una cosa dice di essere raffreddato, o di avere un amico positivo, ed è fatta. Compagni di merende, ma anche vecchie sòle!

Prima del Covid, al Magenta come in quasi tutti i locali, c’era un buffet dove ci si poteva rifornire quanto si voleva e tutte le volte che si voleva; di solito facevamo un giretto per salami , pizzette e formaggi, uno per i primi (perché magari ne portavano più di uno), ed uno per i secondi e la verdura; insomma, con 8-9 euro era un bel mangiare, ed anche un bel vedere perché è pieno di giovani. Adesso invece si può fare un giro solo, ovviamente serviti, ed il prezzo è 10 euro compresa la bevanda: ci si può accontentare, dai.

Era attesa una ospite a sorpresa che avrebbe abbassato l’età media ed alzato il livello di simpatia e allegrezza; non si trattava di Nicole Minetti come fantasticava il malizioso compare e del resto non eravamo né in uno studio dentistico né ad una cena elegante. Sarebbe stato un incontro tra due titani della scrittura contemporanea con tanto di scambio di copie autografate ma è solo rimandato, probabilmente al prossimo Strega (l’amaro, non il premio).

Amiche e amici, per mezza giornata mi è sembrato di rinascere: anche le polveri sottili non erano così male. Non ho fatto caso se in piazza Duomo hanno tolto i baobab, mi toccherà tornare a controllare il prima possibile. A presto!

Impiegata di un call center in pausa pranzo

Drupi for AISM!

Drupi, per chi non lo sapesse, è un dromedario portafortuna. Lo portavamo sempre con noi nei debutti del gruppetto teatrale, e l’avevamo addestrato a gridare merda merda merda anche se non sapeva perché. Quando una mia amica gli ha proposto di fare da testimonial alla campagna Aism non si è tirato indietro: comprate le gardenie, sono per una buona causa!

@Ale: Drupi ti saluta e ti manda un bacione!

Cronachette dal paese dei migliori (12)

Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso… e anche Burgnich, la roccia, se ne è andato. Meglio così, Tarcisio, e perdona se ti chiamo affettuosamente per nome ma per me sei stato come un amico più grande, uno dei miti della mia giovinezza: questo mondo non è più per persone come te, serie, dure ma corrette, gente di sostanza e di cuore, capace di risorgere dopo i tradimenti, di lottare sempre, di schivare e schifare i riflettori e le ruffianerie. Il calcio è diventato una merda, Tarcisio, e non solo quello: lassù ritroverai tanti compagni della squadra più forte del mondo, rimettiti in forma roccia, che quando sarà il mio turno verrò a cercarvi per applaudirvi ancora e magari, chissà, mi permetterete di palleggiare insieme, in paradiso tutto è possibile…

Nello stesso giorno i mercanti cinesi che hanno acquistato la “nostra” squadra si accordavano con l’allenatore per una buonuscita di sette milioni di euro, poco più della metà del suo stipendio di un anno: quanti milioni avreste dovuto guadagnare in proporzione voi, che avete vinto tutto? Tu e Giacinto, la coppia di terzini più forte della storia, cosa sareste stati oggi? O magari non vi avrebbero nemmeno fatto giocare, perché si preferisce prendere scarponi da tutto il mondo pagandoli anche a peso d’oro, con contorno di parassiti troie e ruffiani?

E a proposito di troie, pochi giorni fa era morto Franco Battiato. Povera Italia, aveva scritto, e come non riconoscersi nell’amarezza delle parole di quella canzone, quel “tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni”? Purtoppo con uno di quei buffoni ci era finito anche lui, quel Crocetta che lo volle come assessore nella sua giunta regionale siciliana (è ora di togliere l’autonomia alle regioni autonome, altro che darla anche alle altre) e poi, appena disse qualcosa di sgradito ai partiti ma verissimo, e cioè che in parlamento siedono decine forse centinaia di troie disposte ad ogni cosa per soldi, si affrettò a scaricarlo. Sessismo, che vergogna, rispetto delle istituzioni, si scatenarono le boldrine sciocche. Il rispetto bisogna meritarselo e le troie ci sono in tutti i sessi, ma certo è più facile alzare polveroni su una parola che condannare chi per soldi cambia casacca e fa cadere un governo. E  la vogliono far passare per politica?

Dichiaro qua, una volta per tutte, che non me ne frega niente di Lukashenko e di Navalny. Mi indignerò per i diritti umani dei paesi che ci stanno antipatici solo quando la stessa indignazione ci sarà per gli “amici”: Erdogan, i libici, gli sceicchi, gli egiziani… finché i  “dittatori che ci fanno comodo”, come ha detto il Migliore dei Migliori, possono fare  quello che vogliono, di Lukashenko me ne frego. Tra l’altro ho visto in tv una cosiddetta oppositrice democratica con alle spalle una bandiera vagamente nazista: anche questa una nostra amica? Ad esempio, vogliamo dire che l’amico Netanhjau per il suo esclusivo tornaconto ha creato ad arte una provocazione e all’ovvia risposta di Hamas ha mandato l’aviazione a spianare Gaza, facendo più di 200 morti per la maggior parte civili, contro i 10 che ha avuto Israele?  (Ricordo che la proporzione nazista per le rappresaglie era di 1:10, qui mi sembra siamo ben oltre, ma Israele è ovviamente democratico. Ma uno stato è democratico solo perché si vota? No, perché allora si vota anche in Bielorussia, che ci piaccia o meno).

E, giusto per essere coerente, non me ne frega niente nemmeno di ddl Zan: i cosiddetti diritti civili a buon mercato quando i diritti sociali vengono calpestati tutti i giorni non mi appassionano. Tanto per dire, dei 40 miliardi sbandierati ai destinatari di bonus e di reddito di emergenza non è ancora arrivato niente: ma come, non dovevano essere soldi pronti e “veri”, come se gli altri avessero dato quelli del monopoli? E come mai la nostra informazione così attenta ai Lukashenko non dice che il 74% degli aiuti finora è stato preso dalle aziende, che ogni giorno piangono miseria?

Piangono sempre, tutti… diamine, non riaprono le piste da sci, disastro nazionale: e poi succede che appena riaperta una funivia pur di non perdere qualche giorno di guadagno tolgono le sicurezze facendo morire la gente. Che poi purtroppo a volte i lavoratori, mi dispiace dirlo, ci mettono del loro: quanti  infortuni sono occorsi in fabbrica perché per fare più produzione gli stessi operai disattivano le sicurezze per sostenere i ritmi, o per compiacere i capetti o a volte solo per stupide gare?

Certo amiche e amici direte: ma che ti è successo oggi Giò che hai una parolina buona per tutti, ti ha morso la tarantola?

E’ che è morto anche un mio amico del paese, poco più giovane di me, ci chiamavamo l’uno l’altro “socio”, come di due che ne avevano fatte parecchie. E’ morto di Covid ma non di Covid, ovvero aveva dolori da qualche tempo ma tra esami rimandati e ricoveri impossibili si è ridotto che non stava più in piedi: andato al pronto soccorso l’hanno fatto aspettare in macchina perché mancavano letti, senza nemmeno guardarlo e con dolori lancinanti (una infermiera gli ha detto testualmente: “e che ci posso fare, mica posso prenderlo in braccio”); finché finalmente dopo ore l’hanno ricoverato e gli hanno fatto la morfina, e hanno congedato la moglie dicendogli che l’avrebbero avvisata loro, perché con il Covid non si può stare vicini ai propri cari, nemmeno se stanno malissimo. Infatti la mattina dopo l’hanno chiamata, ma solo per dirle che suo marito nella notte era morto: aveva un tumore in stato avanzato, l’oncologo ha chiesto alla moglie il permesso per fargli l’autopsia dato che “è strano perdere dei pazienti così velocemente”. La moglie è stata molto signorile ed ha solo detto che era meglio se l’avessero guardato quando era vivo piuttosto di indagare ora che era morto: a che serve, a chi? Tanto lo metteranno nelle statistiche Covid. Ecco, questo è come siamo ridotti dopo un anno di pandemia, non siamo nemmeno riusciti a separare gli infetti dai sani, grazie ai nostri ospedali pensati da cervelloni per il comodo dei dottori, non dei malati.

Adesso smetto, amiche e amici, perché la rabbia è troppo forte, mi serve una pausa:  ho prenotato un weekend a Venezia e spero che nel frattempo tutti i migliori se ne vadano a quel paese.

Che fine ha fatto Le Hérisson?

Il blog è sparito… che sia finito sotto un’auto?

Mi manchi, riccetto, ci manchi. Ricompari sotto mentite spoglie, se non vuoi rotture di scatole, ma fatti viva. Stai bene? Mangi? Pettini le spine? La pandemia ha riempito tutti i pensieri e le parole, ma passerà, prima o poi.

Ti aspettiamo!

Se sei preoccupata perché il parrucchiere è chiuso, tranquilla! Da lunedì riapre.

Cronachette dell’anno nuovo (20)

Mi sono comprato dei bastoni da trekking, o da nordic walking, insomma per appoggiarcisi quando si cammina. Mi porto avanti per quando ne avrò veramente bisogno, penseranno i più irriverenti; in realtà sembra che camminare con questi appoggi apporti dei benefici alle articolazioni delle spalle, alle braccia ed alla colonna vertebrale: e non vogliamo approfittare di tanti vantaggi?  Certo, si potrà apparire un po’ originali, specialmente se invece di andarsene per sentieri di montagna si battono le strade del quartiere; da parte mia non mi preoccupo tanto dell’opinione dei vicinati quanto di schivare le cacche di cane che infestano i marciapiedi, mai tante come in questo periodo, segno inequivocabile di un imbarbarimento generale.

Sono stato redarguito, per l’occasione, perché ho fatto l’ordine proprio il giorno dello sciopero dei dipendenti di Amazon. Mea culpa mea culpa mea maxima culpa, me ne ero dimenticato: comunque gli articoli sono stati recapitati alla velocità della luce, spero in generale che lo sciopero sia riuscito, così come quello dei riders, ovvero i fattorini che consegnano il cibo a domicilio (a proposito: ho scoperto che anche un supermercato non  molto lontano ha attivato il servizio di delivery di piatti pronti, appoggiandosi ad una di queste società, finirà che non usciremo più di casa anche quando la pandemia sarà finita…): lavorare va bene, ma essere schiavi no.

Nella regione dove vivo, la Lombardia, e specialmente nella città dove vivo, Como, c’è ancora caos per le vaccinazioni. Chiamate mai arrivate (ieri parlavo con un vicinato, che ha più di ottant’anni: ha fatto la prenotazione lo stesso giorno della moglie, quasi coetanea _ con l’aggravante che lei ha avuto un tumore poco tempo fa _ e lui è stato chiamato ed ha avuto la prima dose, la moglie ancora no: avrebbero voluto andare nel paesello in cima al lago dove hanno una casetta, ma dovranno aspettare qua), gente chiamata a vaccinarsi a chilometri di distanza, altri chiamati prima che i centri vaccinali siano aperti, altri convocati tutti alla stessa ora con conseguenti assembramenti… insomma, i migliori non mi pare siano tanto migliori, hanno buttato tutta la colpa sul “povero” Gallera ma i nuovi non mi pare che brillino. Figura barbina anche della società di informatica Aria, un elefante; defenestrato il Cda (bene) hanno lasciato il direttore generale (male). Ma non succederà niente, non preoccupatevi, cane non mangia cane…

 A proposito di cani, Bertolaso è venuto a Como per visionare delle possibili località per impiantare i centri vaccinali. Che prima si sia strillato perché non c’erano i vaccini ma non ci si sia preoccupati di stabilire dove farli, mi pare demenziale; e sia chiaro questa è esclusiva responsabilità delle regioni, che naturalmente cercheranno di scaricare sul governo, che secondo me ha avuto una sola colpa ed è stata quella di non sfruttare l’emergenza per riprendere in capo allo Stato tutta la Sanità. Bertolaso ha visionato, non molto lontano da dove abito, la Piazza d’Armi ovvero una spianata dove venivano i Circhi ed i Luna Park; il suo commento è stato “fa schifo” ed ha preferito Villa Erba, una location senz’altro più suggestiva, attrezzata con padiglioni a vetro, dove in primavera si svolgeva Orticolario, una grande fiera di piante e fiori e attrezzature per giardinaggio, e dove per un certo periodo si è svolto il mercato delle vacche, pardon, dei calciatori. L’amministrazione comunale, toccata sul vivo (almeno l’erba avrebbero potuto mandare qualcuno a tagliarla però, se volevano evitare la figuraccia) ha replicato indignata, Bertolaso si è scusato per i toni ma non per la sostanza. Io credo che la sostanza invece sia che il posto, che andava certo ripulito, era più che idoneo; è adiacente a due grandi parcheggi, vicino alla fermata di due bus (che, se ritenuti insufficienti, avrebbero pututo essere supportati da navette), ed in quanto all’allestimento la protezione civile ci avrebbe messo un amen a piazzare i tendoni necessari, o al limite si potevano chiedere in prestito a Nando Orfei… a pensar male si fa peccato, ma stranamente Villa Erba è privata e quindi bisognerà pagare un affitto, poca roba si è premurato di rassicurarci l’ineffabile consulente. Comunque io in fondo sono contento, non mi sarebbe piaciuto che avessero poi preso la palla al balzo per costruire qualcosa anche in quell’area: che rimanga a disposizione di chi ci porta a spasso il cane e di chi ci va ad esercitarsi a far volare i droni, come ho visto passando, l’altro giorno. I cani che correvano mi hanno messo un po’ di nostalgia, ho ripensato a quella volta che ci avevo portato il mio e questo si era rotolato su della paglia lasciata dal circo, dove c’era evidentemente l’odore dei leoni: non so quanto tempo e quanti bagni sono occorsi per togliergli di dosso quel profumo…

Chiudo con un ricordo triste, venti anni fa moriva un amico, più giovane di me di qualche anno, fratello di un amico di infanzia; aveva sempre avuto la passione del teatro, iniziò l’attività nelle recite di paese, nei varietà  a cui partecipavamo con la nostra orchestrina, poi decise di fare sul serio, frequentò l’accademia a Roma e divenne professionista; quella sera aveva recitato a Padova il Re Lear con la compagnia di Glauco Mauri, e mentre tornava in albergo venne investito da un tram. Quando ripenso a questo incidente assurdo non posso fare a meno di pensare che, in fondo, è il caso che guida e gioca con le nostre vite.

L’altro giorno, il 25 marzo, è stato il Dantedì ovvero la giornata dedicata a Dante Alighieri, nella data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia. La Rai ci ha propinato la replica di Benigni che legge un canto; purtroppo a me Benigni come attore è piaciuto solo in due occasioni, nel Piccolo Diavolo (perché c’era un enorme Walter Matthau) e in Non ci resta che piangere (con un grande Massimo Troisi); tralascio l’Oscar per La vita è bella, su cui secondo me hanno influito più valutazioni politicamente corrette che di merito, ma a me sinceramente sentire Benigni leggere la Divina Commedia o la Costituzione e l’elenco telefonico fa, come a Fantozzi la corazzata Kotiomkin, cagare.

Detto ciò, care amiche e cari amici, la rubrichetta si interrompe qua; ormai l’anno nuovo è ben avviato, ci governano i migliori e quindi possiamo dormire tra due guanciali; prendendo esempio da loro troverò un altro titolo, per fare esattamente quello che facevo prima… a presto!

Te Deum

Amiche e amici, ci stiamo per lasciare alle spalle quest’anno che credo in pochi rimpiangeranno, a parte Amazon, Netflix, Deliveroo, le industrie farmaceutiche, il governo Conte bis che ha avuto almeno un motivo per rimanere in sella, gli agorafobici, Roberto Burioni, le imprese di pompe funebri, i supermercati, quelli che adorano lavorare al computer in mutande, i fanatici negazionisti ed i fanatici catastrofisti, gli studenti con poca voglia di studiare, gli apprendisti pizzaioli e gli chef improvvisati.

La Cina da cui tutto è partito ne è uscita per prima; gli altri hanno imparato poco o niente, e così stiamo andando avanti  a colpi di zone rosse nell’attesa del vaccino salvifico.

Ma non è di questo che voglio parlare, il mondo ha vissuto crisi ben più gravi, guerre, carestie, pestilenze, e siamo ancora qui in sette miliardi e sono convinto che andremo avanti ancora per un bel po’;  quello che è cresciuto non è il pericolo ma la paura di morire, specialmente nelle zone del benessere, e quindi ci rincresce lasciare questa “valle di lacrime” come se fossimo indispensabili: ma siamo formichine in mezzo ad altre formichine, e nemmeno solidali le une con le altre se è vero che quelle ricche stanno facendo incetta di vaccini lasciando agli altri le fialette vuote.

Devo constatare che non ci sono più le belle zone rosse di una volta, poco fa sono uscito per andare all’Esselunga e in giro c’erano parecchie auto e il supermercato era pieno. Io ho preso le ultime cosette assolutamente non essenziali, delle tigelle per accompagnare i salumi, salamelle da fare in umido al posto del cotechino che a qualcuno in casa non piace, noci da sgranocchiare mentre si farà qualche gioco da tavola in attesa della mezzanotte. Probabilmente lo Scarabeo, io preferirei il Monopoli ma sono in minoranza. Da anni comunque il capodanno in casa nostra si è svalutato, da quando i figli sono cresciuti: era bello trovarsi con i cognati e altri amici e sparare petardi dal mio balcone verso il condominio di fronte, un anno specialmente avevamo preso una scatola di razzi Katjuscia e glieli abbiamo buttati sul tetto: che ridere! L’anno scorso, per dire, siamo andati insieme a degli amici a vedere un film insulso con Ficarra e Picone e tra l’altro non avevamo prenotato i posti così ci siamo dovuti sparpagliare per la sala; poi ognuno a casa propria per il brindisi, che tristezza.

L’altro giorno andando ad un funerale (troppi, quest’anno, e senza nemmeno Covid) siamo passati vicino alla piazza d’armi dove di solito in questo periodo stazionava qualche circo, piazzale desolatamente vuoto; il funerale dicevo (il padre novantenne di un amico, morto di vecchiaia e per la pena della perdita quest’estate  di un figlio più o meno della mia età) è stato partecipato, pure troppo tanto che alla fine c’è stato un bel po’ di assembramento, ed ho pensato che c’erano delle fondate ragioni se ad un certo punto la partecipazione ai funerali è stata vietata. Io come sapete dovrei essere immune, ma non si sa mai…

A proposito di immune ho letto su un trafiletto del Corriere della Sera (che ho comprato solo per le uscite gratis di Monet e Botticelli del compianto Philippe Daverio) che anche chi l’ha già avuto potrà vaccinarsi, senza conseguenze. Mentre ancora non è chiaro se chi si vaccina può contagiare gli altri, spero lo scoprano al più presto altrimenti bisognerebbe mettere in quarantena anche i vaccinati prima di farli andare in giro…

Ieri sera con una coppia di amici siamo andati a fare una passeggiata in città. Gli anni scorsi era tutto un tripudio di luci, giochi di luce sui monumenti più importanti e nelle piazze più suggestive; quest’anno ovviamente solo le lampadine luminose sulle vie principali e qualche negozio volenteroso. Passando vicino a quei ristoranti chiusi mi sono chiesto se davvero non si potesse fare diversamente, credo proprio di sì. Come illuminazione l’amministrazione ha messo dei grossi riflettori dentro la torre della porta principale d’ingresso alla città, che sparano un fascio di luce verso il cielo: come a dire butta giù un’occhio, che abbiamo bisogno…

Stasera, alle 18, canteremo il Te Deum. I motivi per farlo sono tanti, prima di tutto quello di esserci per cantarlo. Il cenone è quasi pronto, la bottiglia è in frigo (champagne, me l’hanno regalata qualche mese fa e bisogna tirargli il collo).  

Brinderò a tutti gli amici, alla felicità ed alla salute: in mezzo ci sarete anche voi, amiche e amici. Buon Anno!

Chiunque l’abbia creata ha fatto un buon lavoro

Il pollastrone delle feste

Amiche e amici, mi porto avanti con gli auguri dato che nei prossimi giorni questa rubrichetta chiuderà per ferie; oltre alle libagioni voglio dedicarmi ad altri progettini come scrivere qualche nuovo capitolo di Olena à Paris,  possibilmente portando la storia anzi le storie a conclusione, e riordinare le commedie per ragazzi che ho scritto negli ultimi dieci anni per raccoglierle in un libro che mi regalerò per il compleanno e lascerò in eredità ai posteri.

Ieri mi ha divertito la pubblicità di un noto supermercato del suo “pollastrone delle feste”; lì per lì me ne sono venuti in mente diversi di pollastroni ma quello che metto nella foto di apertura penso sia in questo momento il più adatto.

Un pollastrone lo metto anche in coda al post, come omaggio alle amiche che ne hanno fatto espressamente richiesta; di pollastre quest’anno ne ho messe parecchie, non vorrei essere accusato di sessismo…

Tanti auguri dunque, di Buon Natale  e Felice Anno Nuovo; e se non proprio felice, che almeno non sia disastroso come questo che sta passando…

Sta rispondendo ad una chiamata di Zeus
ops… mi è scappata

Mitico Walter!

Ieri sera apparecchiando la tavola butto un occhio alla televisione, al programma l’Eredità di cui come sapete sono estimatore, e tra i concorrenti ne vedo uno con dei lunghi capelli bianchi sciolti sulle spalle ed una barba curata, e istintivamente mi sono chiesto: ma dove sono andati a prenderlo questo? Quando il bravo Insinna l’ha presentato non ero attento perché stavo tagliando il pane; al giro preliminare gli è toccato di rispondere a: “miti che vivono nell’Olimpo si o no?” tema quanto mai attuale, mi sono detto, e devo dire che tra minotauro, Ercole e Zeus se l’era cavata abbastanza bene ma su Estìa è caduto. Ad essere onesti mi sono chiesto anch’io “ma chi cazzo è ‘sta Estìa?” ed ho iniziato a simpatizzare per il malcapitato. Poi ho finalmente fatto caso al cartellino appeso alla camicia, “Walter”, mi si è accesa la lampadina ed ho esclamato: porca miseria ma è Walter Carrettoni! Mia moglie mi ha guardato sorpresa, chiedendomi chi mai fosse ‘sto Carrettoni e come mai lo conoscessi: era troppo lungo spiegarle che ci conosciamo solo per via dei rispettivi blog, ma forse più di tanti che si conoscono di persona (non è così a volte, amiche e amici?) e così le ho detto che è un collega di lavoro. Ho tifato per lui ed ho apprezzato la calma quasi serafica, si è difeso bene ma alla fine gli è toccato battersi contro un concorrente bravo e già esperto del gioco, nonché apprezzato dalle vallette del programma, pare, anche se a mio parere Walter aveva le physique du rôle e se avesse avuto tempo sarebbe diventato un beniamino del pubblico; purtroppo si è incagliato sulle parole batacchio, calidario e soprattutto tributi, ed è stato eliminato. Che peccato! Per me rimarrai comunque meritevole di risiedere nell’Olimpo con Estìa, al livello di mia zia Emanuelita che chiamava Raffaella Carrà cercando di indovinare il numero di fagioli contenuti nel vaso di vetro, o dei miei amici musicisti che sono andati a litigare per finta a Forum. Mitico!

p.s. il blog di Walter lo trovate qui.