Vita quotidiana al tempo del coronavirus (XXXVII)

Martedì 31 marzo

Stamattina parlavo con un collega di Torino per una stampa da fare, sapete quelle lettere di operazioni bancarie che ogni tanto vi arrivano a casa e il più delle volte finiscono direttamente nel cestino, mi diceva che la suocera è a casa con il coronavirus (è cominciato con un dolore alla schiena che non passava; i raggi X hanno riscontrato una polmonite; tampone: positivo). Lui pensa di averlo già fatto e di essere guarito, senza riscontri dato che il tampone non gli è stato fatto; dopo quella che sembrava influenza ha passato quindici giorni di spossatezza con la sensazione di febbre ma senza febbre; nemmeno a sua moglie il tampone è stato fatto nonostante visitasse e accudisse tutti i giorni sua madre; insomma al momento sua moglie è in quarantena a casa di sua suocera malata, e lui è in casa con sua figlia che ha il mal di gola e suo figlio diciottenne che continua a mangiare, beato lui.

Dico beato lui perché, per non farmi mancare niente, ieri mi è venuto un attacco di mal di stomaco; io sostengo da tempo con la mia dottoressa che si tratti di calcoli alla cistifellea ma lei insiste con la sua diagnosi: stress. E’ la parola magica che giustifica tutto quello che non si capisce, un po’ come quando agli albori dell’informatica se un programma non funzionava davamo la colpa alla “macchina”. Nel mio caso basterebbe poco a togliersi il dubbio, a dire la verità, e andare da uno specialista a farmi prescrivere una ecografia; ma sotto sotto ho paura che la dottoressa abbia ragione e poi mi toccherebbe cercare la causa dello stress, e sarebbe un bello stress!

Ritornando al tampone mi meraviglia la meraviglia che lo facciano solo ai sintomatici. Guardate che funziona così per tutti gli esami. Provate ad avere il colesterolo alto e chiedere un controllo del sangue: “eh no perbacco, l’ha già fatto sei mesi fa, se non è patologico conclamato è uno spreco, abbiamo prontuari e tariffari e tabelle da rispettare, altrimenti si accende la lucina rossa e ci chiedono: perché?” Dicono che questo è colpa nostra perché negli anni passati richiedevamo e ci prescrivevano esami con troppa leggerezza. A parte che un medico che prescrive un esame perché glielo chiede il paziente non mi pare proprio a posto, riflettiamo su una cosa: non tutti i medici sono come quelli che combattono il Covid19, eroici a dir poco. Ce ne sono di loffi, arruffoni, leccapiedi, opportunisti; medici che dispensavano certificati di malattia fasulli e che prescrivevano medicinali solo perché le case farmaceutiche gli davano “benefits” (mazzette); primari che hanno avuto il posto per meriti di partito, per non parlare dei direttori sanitari; specialisti che guarda caso nel servizio pubblico non avevano mai un buco per visitare e poi stranamente da privati ti davano l’appuntamento il giorno dopo, preferibilmente senza fattura. Potrei continuare, ma quello che voglio dire è che va reso onore a chi lo merita, così come dovrebbero essere sanzionati quelli che non fanno bene il loro mestiere, e non che per colpa loro non si facciano gli esami a chi ne ha bisogno… ma è la logica delle spending review : troppa fatica andare a vedere chi effettivamente spreca,  tagliamo a tutti e non ci si pensa più.

Ryanair ha cancellato il volo per Valencia, ed ha attivato una procedura per il rimborso. Ne riparleremo l’anno prossimo, Valencia, se qualcuno ci porterà fin là…  bisognerà vedere quante compagnie aeree falliranno…

Probabilmente mia moglie verrà messa in cassa integrazione, il lavoro del Patronato via email e telefonico è molto difficoltoso, l’utenza per la maggior parte non è informatizzata e trova molte difficoltà; in più tutti i collegamenti sono rallentati, basta pensare agli accessi di questi giorni all’Inps. Io sono contento almeno non corre rischi inutili; lei un po’ meno…

A domani cari amici, Olena & c. scalpitano, la quarantena per loro è finita…

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Vita quotidiana al tempo del coronavirus (XXXVI)

Lunedì 30 marzo

Comincia un’altra settimana, e sono ormai sei da quel 23 febbraio in cui Codogno ed altri paesi vennero isolati; il giorno dopo iniziai questo piccolo diario, di cui mi sono andato a rileggere la prima pagina, e mi sembra che quella leggerezza, quasi uno svagato scetticismo, col senno di poi assomiglino molto all’orchestrina che suonava mentre il Titanic affondava.

Il contagio ha ormai toccato tutto il mondo e ha creato dappertutto panico e preoccupazione: e se non per il virus, per il futuro proprio e dei propri figli. Ieri alla Tv passavano scene dall’India di Inferno dantesco: masse di disperati che lasciavano le città dove a causa dei blocchi non era più possibile sostentarsi e cercavano di tornare ai loro paesi, alle campagne; ammalati costretti a lasciare le case e rifugiarsi addirittura sugli alberi… c’è da chiedersi se uno Stato ha il diritto, se non è in grado di garantire il sostentamento dei propri cittadini, di negargliene la possibilità: e forse in quel caso sarebbe stato meglio non chiudere le attività, se uno poi deve morire di fame.

Anche da noi c’è gente che se la passa male; non tutti hanno uno stipendio a fine mese o la cassa integrazione che sia, non tutti sono pensionati e non tutti hanno dei risparmi a cui attingere: e la gente deve quantomeno mangiare… il Governo ha stabilito delle misure, d’accordo con i Comuni (le Regioni ne stanno fuori, meno male) di sostegno; forse non saranno sufficienti ma serviranno per una prima risposta. Personalmente mi reputo fortunato perché sono uno di quelli che può continuare a lavorare, e penso a cosa avrebbero fatto i miei genitori, con quattro figli, se all’epoca fossero state prese misure del genere… non avevano certo soldi in banca! E’ vero, la solidarietà era diversa, ci si sarebbe aiutati tra parenti, tra amici; si sarebbe andati in campagna, magari a riscuotere qualche debito… ora bisognerebbe rivolgersi alla Caritas, ai Banchi Alimentari… ma è giusto che uno Stato troppo spesso si affidi per la cura dei più svantaggiati  a strutture caritatevoli, a iniziative private, a sottoscrizioni? E questa situazione di oggettiva disparità, tra chi può continuare a lavorare e chi no, chi continua ad avere un reddito e chi no, non rischia di diventare una separazione di casta, come in India?

Devo dire che dopo aver visto le immagini indiane ho ripensato anche al nostro esodo, quello di tanti ragazzi che all’annuncio della zona rossa in tutta la Lombardia sono scappati con il primo treno disponibile, e quanti di questi magari sarebbero rimasti senza contratto, se lo avevano, quanti studenti con affitti assurdi da pagare anche senza lezioni? Non giustifico, sia chiaro, ma forse oggi capisco un po’ di più…

Trump ha detto che saranno bravi se avranno solo 100.000 morti. Con queste premesse comincio a capire la gente che si è accalcata a comprare armi… ad essere onesti però ha anche stanziato 2.000 miliardi di dollari, certo che sono strani gli americani, se li avessero spesi prima per la Sanità pubblica non sarebbe stato meglio?

Per il resto tutto bene; stamattina al ritorno dall’edicola sul marciapiede davanti casa c’era una ragazza di colore in pigiama e pantofole, telefonava parecchio agitata; quando ha visto che mi stavo avvicinando (la mia intenzione era solo di chiederle se avesse bisogno di qualcosa, da lontano…) è scappata. Con cuffia nera e mascherina non devo esserle sembrato molto rassicurante, evidentemente. Giusto come promemoria, mi sono pesato e ancora non sono ingrassato. Deve essere lo stress, perché a me pare di mangiare il doppio di prima…

Sta cantando Mango; ho fatto un paio di programmi; fuori piove; in casa è entrata qualche formica in avanscoperta, evidentemente l’alcool non le spaventa. Stasera c’è la replica di Montalbano e tiriamo avanti, almeno fino a domani…

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Vita quotidiana al tempo del coronavirus (XXXV)

Domenica 29 marzo

Oggi siamo entrati nell’ora legale. Veramente non me ne sono neanche accorto, nel senso che di solito il fatto di spostare avanti le lancette dell’orologio e dormire un’ora in meno provoca un “che palle” di fastidio e contrarietà, ma adesso che tutta la giornata è un “che palle” la differenza non si sente molto.

Dopo la solita uscita per il giornale (quello locale, “La Provincia”, con diverse pagine di necrologi e coccodrilli. Ho preso anche la Settimana Enigmistica anche se le sto accatastando sul tavolino senza quasi aprirle, dopo i primi rebus mi stufo e la mente vaga altrove) in un’atmosfera irreale, zero persone e zero auto; arrivo al piazzale della stazione mentre sta arrivando un treno: nessuno scende e nessuno sale… passano due autobus, entrambi vuoti a parte gli autisti… la sensazione di vivere in una città fantasma.

Passo tutta la mattina a spolverare libri (ma non ho finito, hai voglia ancora…). Mi intristisco un po’, perché mi rendo conto che una volta leggevo molto di più, e riprendo in mano titoli e autori sui quali ho passato una buona parte della mia giovinezza, amici che mi hanno aiutato a diventare quello che sono, giusto o sbagliato… Sciascia, Silone, Pratolini… Buzzati, Flajano, Maria Bellonci… Verga… tanti, tanti compagni di viaggio. Li prendo, li rigiro tra le mani, parecchi ne ho letti ma qualcuno mi ero ripromesso di farlo poi ma il tempo non è ancora arrivato e forse mai arriverà… tò, ricompare La vita di Lazarillo de Tormes, ed ecco Svevo, mi sembrava che la Coscienza di Zeno da qualche parte dovesse esserci! Le profezie di Nostradamus non le ho ancora trovate; con disappunto constato che la mia “Storia dell’Unione Sovietica” è sparita. Erano una decina di volumetti, allegati all’Unità verso la fine degli anni ’80, e forse l’Unione Sovietica già non c’era più. Dove cavolo è andata? Ho il sospetto tremendo che quando abbiamo spostato la libreria “bella” dall’ingresso al mio studio (che sarebbe la stanza degli ospiti) la mia “brutta” che a me però piaceva, una Billy dell’Ikea, è stata dismessa (io non volevo, sia messo agli atti) deve essere successo qualcosa, dove sono finiti i libri che c’erano sopra? Quelli di informatica li vedo sulla mensola sopra al computer, ma gli altri? Vuoi vedere che…

Ieri il totale dei morti ha superato i diecimila. C’è una parte della politica che sta dando il peggio di sé: i salviniani invocano Draghi, che fino a ieri per gli stessi sovranisti incarnava tutto quanto di peggio l’Europa rappresentasse; Renzi chiede al governo di cui fa parte un piano per la riapertura delle attività a partire da quella delle fabbriche prima di Pasqua, quando basta fare due conti per rendersi conto che è impossibile: se la Cina bloccando tutto ci ha messo due mesi per uscirne, noi che tutto non abbiamo bloccato come possiamo uscirne prima?

Mio cognato elettricista ha rischiato di essere messo in quarantena. Infatti l’altro giorno, dopo essere stato a sistemare il box, rientrando in casa ha cominciato a tossire: scattato subito l’allarme, misurazione della febbre (negativa), somministrazione di farmaco antibronchite prossimo alla scadenza, isolamento. Stranamente in camera la tosse spariva per poi riapparire quando varcava la soglia per andare in bagno. Mentre si stava preparando a passare la notte sul divano (sistemazione non idonea, tra l’altro, in quanto di passaggio tra gli ambienti) si è accorto di una boccetta sospetta che non aveva mai notato: che diamine è ‘sta roba? Oh, niente, è il nuovo deodorante per ambienti… il volo del recipiente fuori dalla finestra ha interrotto immediatamente la tosse, vedi a volte le combinazioni!

Mentre scrivo dallo scaffale in basso mi fa l’occhiolino “I misteri della Jungla nera” di Salgari, ma pensa te, che ci fa insieme ai Vangeli sinottici?

Stasera per cena costine di maiale al forno, con patate naturalmente, cerchiamo di tenerci su come si può… a domani, navigatori su questa stessa barca che è la vita…

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Vita quotidiana al tempo del coronavirus (XXXIV)

Sabato 28 marzo

Oggi sono finamente arrivate le mascherine, però solo quelle chirurgiche, senza filtro, mentre per le altre le gentili farmaciste hanno poche speranze: peccato perché avrei voluto prenderne una anche per Giuseppe l’edicolante anche se le sue occasioni di contagio sono decisamente limitate. Comunque ho lasciato il numero di telefono, nel caso arrivassero mi contatteranno. Ne ho prese sei, a tre euro l’una; non ho idea di quanto costassero prima ma non mi sembra un prezzo troppo scandaloso, date le circostanze. Lo so che non servono a molto, ma un minimo di barriera la faranno, no?

Intanto altre fabbriche riconvertono la produzione, addirittura delle grandi firme si sono messe a produrre mascherine fashion; mi aspetto a breve di vedere Madonna indossarne una di Versace e lanciare la moda, tipo la benda sull’occhio di qualche mese fa.

Oggi pulizie estreme: sono salito sulla scala e spolverato sopra i mobili (mai fatto prima in vita mia, c’era chi provvedeva a mia insaputa) ed ho iniziato a far la polvere ai libri, cominciando da quelli delle mensole. Considerando che per casa ne ho più di tremila è un lavoretto che mi impegnerà per almeno un altro weekend; è un’occasione anche per riordinarli e “riscoprirli”, di qualcuno mi ero persino dimenticato l’esistenza… ad esempio è saltato fuori un “Manuale di stretching” che avrei fatto meglio a consultare prima di cominciare i miei insani esercizi di ginnastica (il dolore alla schiena è ricomparso ma da un’altra parte, in basso a destra. Alla fine di questo periodo massaggiatori, fisioterapisti, estetisti, parrucchieri faranno palanche di soldi…).

 

Ieri sera le donne della compagnia, dato che era il compleanno di una di loro, hanno organizzato un incontro tramite Skype. Ci siamo ritrovati in cinque coppie, noi e quelli con cui eravamo stati a Novara alla mostra sul Divisionismo il giorno prima che l’intera Lombardia fosse dichiarata zona rossa. Stiamo tutti bene, fortunatamente; solo in tre continuano a lavorare fuori, tre fanno il telelavoro, quattro invece non lavorano perché le aziende hanno chiuso o sono artigiani. E’ stato strano brindare a distanza, però è stato anche un sollievo vedere che il morale è alto e lo spirito non manca. Dai vari racconti trapela che tra pulizie, imbiancature, sistemazioni e ritocchi le case non sono mai state tanto in ordine come in questo periodo…

Davanti all’edicola una signora che porta a spasso il cane si ferma e chiede se sappiamo quando passeranno a svuotare i cestini posti sui marciapiedi, dato che sono stracolmi. Non ci avevo fatto caso, ed in effetti è vero: prima gli spazzini passavano tutti i giorni, ora avranno diradato le uscite e i cestini traboccano, colpa anche dell’inciviltà di certa gente che li usa per buttarci l’immondizia di casa…

A proposito di immondizia, ieri sera portando fuori i sacchetti (venerdì e martedì sono i giorni deputati alla raccolta differenziata) ho incrociato un vicino con una mascherina molto più seria della mia. L’ho un po’ canzonato e gli ho chiesto se gliel’avesse fornita la sua ditta (lavora alla Tim); in realtà mi ha detto che quella era la più scarsa, perché quelle con cui vanno in giro sono molto più efficaci, del resto devono proteggersi bene perché un collega di Sondalo è intubato e a Bergamo la metà sono a casa contagiati. Sua figlia partorirà in aprile, e capisco che è parecchio preoccupato.

Per pranzo polenta. Non sono un amante della polenta, tra l’altro nelle Marche si fa la polenta molle che si spalma nel piatto e poco mi piace, qui almeno è più consistente ma non è che ne vada matto, deve esserci almeno un brasato a giustificarla. La ricetta però era ingannevole: la polenta tagliata a dadini e passata in padella con il ragù, in pratica degli gnocchi di polenta: ok, così mi può star bene.

Ho letto che la Lega Calcio chiede soldi al Governo per lo stato di crisi. Ma non si vergognano? E che Naomi Campbell, l’indossatrice, ha postato sul suo profilo Instagram un filmato per la verità molto divertente in cui il presidente della Campania De Luca ed alcuni sindaci, con espressioni molto colorite, invitavano i cittadini a starsene a casa “vi mando i carabinieri col lanciafiamme”…

Il Papa ha pregato in mondovisione per la fine dell’epidemia, ed ha esortato a riscoprire i veri valori, della solidarietà, dell’umanità, contro l’egoismo, il pensiero di onnipotenza, la presunzione di potersi salvare da soli… è stato molto toccante vederlo e sentire le sue parole in una Piazza S.Pietro vuota e bagnata da una pioggia battente, ed è stato inquietante quando, dopo aver concesso l’indulgenza plenaria “a chi lo desidera”, senza condizioni, le campane hanno suonato a festa, accompagnate in sottofondo dal suono delle ambulanze.

Vorrei provare a trasformare il libriccino di Natale con Olena, il primo, in un e-book, così almeno chi è attrezzato e ne avrà voglia se lo potrà leggere sul suo Kindle  o altre diavolerie del genere: ci riuscirò? Vi farò sapere.

A domani amiche e amici, e ricordatevi di tirare avanti gli orologi, stanotte!

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Non si allarmino gli amici, la cattività non mi ha ancora indotto a cambiare gusti, almeno quelli sessuali, ma dato che sono stato rimproverato per postare esclusivamente foto di bellezze muliebri ho voluto parzialmente emendarmi proponendo alle incontentabili lettrici questo mister mondo, indiano. Approfittate, donne, è arrivato l’arrotino!

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Vita quotidiana al tempo del coronavirus (XXXIII)

Venerdì 27 marzo

Solita uscita mattutina per il giornale, un paio di persone incrociate; Giuseppe l’edicolante mi dice che ha avuto notizie del nostro amico, si era messo in auto-isolamento a Milano. Gli chiedo che cosa tenga aperto a fare, venderà una decina di giornali al giorno, se va bene…

Sto diventando ipocondriaco: l’altra sera ero particolarmente stanco e mi sono addormentato guardando “La concessione del telefono”, cosa che di solito mi succede solo dopo qualche minuto di Alberto Angela: che sarà? Ieri avevo un occhio arrossato e dato che mi pare di aver capito che uno dei sintomi può essere la congiuntivite, mi sono messo alla ricerca di qualche collirio nascosto per casa: e se non passa? Facendo le scale avevo il fiatone (e ti credo, dopo giorni e giorni fermo, e in più con addosso la mascherina…): come sarà la saturazione dell’ossigeno del sangue (sto studiando da Medicina for dummies)? E’ come se il sollievo per la fortuna che si è avuta per non essere (finora) contagiati volesse essere messo sempre alla prova… sono i momenti in cui si riflette sull’esistenza, sul senso della vita e forse anche del destino: se in metropolitana avessi incrociato… se in treno… in ufficio…  il caso governa la nostra vita, ne sono sempre più convinto.

Ma, dopo questa riflessione che filosofi illustri avranno fatto prima e meglio di me, una luce di ottimismo: mia cognata di Udine si è laureata, ad oltre cinquant’anni! Ed a pieni voti, in Letteratura… non è mai troppo tardi, diceva il maestro Manzi; era un desiderio che ha coltivato per tanto tempo, si è impegnata alla grande e ce l’ha fatta. Peccato che la tesi abbia potuto discuterla solo online, e la festa si è dovuta limitare alle quattro mura di casa; complimenti vivissimi per l’impegno ed il risultato!

Ryanair ha risposto dicendo che il nostro volo non rientra nel perimetro di quelli definiti dal nostro governo. Stanno tirando per le lunghe, è ovvio; è vero che la prima tranche del fermo voli arrivava fino al 3 aprile, ma come pensano che 10 giorni dopo si possa andare in Spagna, se la Spagna è messa come se non peggio di noi? Ma io non mollo, il 4 aprile ci riprovo…

In questo periodo si perde il contatto con quello che succede nel mondo, anche perché il coronavirus monopolizza le TV: ma forse è meglio non sapere, come il fatto che Trump che forse dovrebbe preoccuparsi un po’ di più del fatto che il suo paese ha superato la Cina come numero di contagiati, vuol incriminare Maduro, il deposto presidente del Venezuela con un colpo di Stato bianco, per narcotraffico; la cosa è ridicola, considerando ad esempio che tra gli alleati Usa contro Maduro c’è la Colombia che di narcotraffico ne sa più che qualcosina; e andando indietro nel tempo di qualche anno basti pensare all’appoggio che gli Usa hanno dato ai Contras di Somoza, in Nicaragua.. per chi volesse documentarsi c’è un bel film con Tom Cruise, “Barry Seal – una storia americana”.  Ma di citazioni se ne potrebbero fare a decine…

Le guerre in giro per il mondo, sante o meno, continuano: Siria, Yemen, Afghanistan , Nigeria… certo morire per virus o di pallottole non cambia molto, anzi forse si soffre meno per una pallottola penserà qualcuno di questi “misericordiosi”.

Vorrei che la si smettesse di dire che stiamo combattendo una guerra. Dobbiamo impegnarci per sconfiggere l’epidemia, per supportare i medici e gli infermieri, per curare i malati, per confortare le famiglie. Mettere a disposizione le risorse necessarie, prendendole in primis da chi ce le ha prima di chiederle in prestito, mobilitare la produzione necessaria, sacrificarsi per uscirne al più presto, possibilmente vivi. Ma non c’è un nemico che ci spara addosso, nessuno che ci bombarda, ci gasa, ci sbudella, ci distrugge le case. E pensare al dopo, perché dobbiamo uscirne con una visione del bene comune diversa e più giusta. Altrimenti sì, che sarà stata una lotta inutile.

Un bel discorso vero amici? Quasi quasi mi candido per Strasburgo. A domani neh? Io cerco di esserci.

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Vita quotidiana al tempo del coronavirus (XXXII)

Giovedì 26 marzo

Oggi è il giorno della spesa; esco per tempo e riesco anche a far benzina, ero ormai quasi a secco e dato che ieri si ventilavano scioperi dei benzinai quantomai inopportuni, ho provveduto. La pompa dove vado di solito è chiusa, la gerente ha deciso di lasciare in funzione solo il self service con la macchinetta. In questo invece c’è il self service ma si paga dentro, mantenendo la distanza di sicurezza. Alle 8:35 sono davanti alla Coop, e ci sono già dieci persone davanti a me in attesa di poter entrare. Gli ingressi sono scaglionati, all’inizio ne sono entrati una decina e adesso ne entrano due-tre alla volta. Nel giro di dieci minuti comunque entro, con la mia bella lista che stavolta non ho lasciato a casa, ed in breve tempo evado tutto l’ordine. Avrei voglia di girare a prendere qualche sfiziosità, ma non è aria per stare a ciondolare; testa bassa e pedalare. Non c’è la farina! O meglio, mancano sia la farina 0 che quella 00: possibile che si siano tutti messi a far dolci? Mannaggia, questa settimana niente torta, mi sa… da lontano intravedo una signora, di solito una chiacchierona; stavolta un cenno frettoloso della testa e via, con diffidenza… quanto ci metteremo a recuperare rapporti normali?

Quando facciamo la spesa prendiamo sempre dell’acqua minerale e del latte per una nostra amica, una donna nigeriana di una cinquantina di anni che avrebbe da raccontare storie da riempire dieci libri: basti pensare che ha attraversato il deserto a piedi tre volte, è stata in Svezia, Svizzera e Germania, analfabeta (ma parla tre lingue), gran lavoratrice: tutti i giorni che manda Dio , con la pioggia o il sole, prende il suo motorino per andare in fabbrica a dieci chilometri da casa; l’anno scorso il suo figlio prediletto di venticinque anni, che viveva con lei, è morto così, all’improvviso, mentre era al lavoro, e non se ne è scoperto il motivo nemmeno con l’autopsia… prima andava a far spesa con lui, ma da quando non c’è più la roba più ingombrante gliela prendiamo noi. E’ una donna piena di vita, ma ogni tanto il dolore affiora e la strazia; il distanziamento sociale per lei è una tortura, perchè in certi momenti non c’è niente di meglio di un abbraccio per alleviare la sofferenza… mi chiama Zio, un grande onore per me.

Son qui lavoricchiando, con la radio mi fa compagnia ma mi distrae anche… Vecchioni, El Bandolero Stanco… Charles Aznavour, L’istrione… e Renato Zero, Non cancellate il mio mondo…  e passerà, mi dico, parafrasando Tenco, forse non sarà domani, ma vedrai che passerà…

“O papà, se devi cantare mettiti al balcone che almeno fai il flashmob!” Mi urla ridendo mio figlio dalla sua stanza. Devo avere un po’ esagerato con il volume; ma se continua ancora per molto questo sarà ancora niente, aspetta che ritiro fuori il basso elettrico…

A domani a voi tutti, cercate di stare bene, perché in un modo o in un altro finirà…

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Vita quotidiana al tempo del coronavirus (XXXI)

Mercoledì 25 marzo

Dopo lo sfogo di ieri che mi ha portato a derogare dal solito stile old british, ho recuperata la consueta bonomia e affabilità grazie a massicce iniezioni di Mon Chéri e Vecchia Romagna (etichetta nera); posso quindi riprendere il mio raccontino dicendo che stamane, durante l’uscita delle 7, ho incontrato più macchine della polizia/finanza/ambulanze che persone. Inquietante… Giuseppe l’edicolante mi dice che da qualche giorno è sparito un nostro amico, impiegato al Comune di Milano e volontario della Croce Azzurra; si era messo in auto-isolamento dopo che il loro equipaggio era stato chiamato per portare all’ospedale un medico, poi deceduto per Covid19, e non se ne hanno più notizie.

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Sarò abbastanza protetto?

Esco portando con me il modulo di auto-dichiarazione, naturalmente; è il terzo modello, cambia infatti man mano che le misure diventano sempre più stringenti e la “furbizia” umana cerca di aggirarle, perciò ora non si indica solo la residenza, ma anche il domicilio; si indica che non si è soggetti a isolamento o quarantena; se si va in un paese diverso deve essere per un motivo di estrema validità o urgenza. Siccome mia suocera abita in un paese diverso anche se solo a pochi chilometri, ci siamo preoccupati che non fosse più possibile raggiungerla, almeno per la spesa; del resto sarebbe assurdo che dovesse uscire per farsi la spesa da sola, a ottantacinque anni. No, tranquilli, in questi casi si può.

La schiena sta andando pian piano a posto, i cerotti antiinfiammatori evidentemente funzionano, ho fatto anche un po’ di stiramenti blandi, in pratica degli accovacciamenti per allentare la tensione. Che tocca fare…

Ieri ho fatto la richiesta di rimborso a Ryanair; vedremo se si riesce a recuperare qualcosa. Dato che la Coop con lo scontrino dell’ultima spesa mi aveva dato un buono per Chili, un servizio su Internet dove si possono acquistare/noleggiare film, ho provato a noleggiarne uno, per scoprire però che il film che mi interessava, “Cena con delitto”, non era coperto dal buono; potevo scegliere alla fine solo film in seconda visione, e anche abbastanza scadenti, che fregatura. Tra l’altro, dico io, la Rai in questi tempi non potrebbe trasmettere qualcosa di un po’ migliore? L’Eredità e i Soliti Ignoti stanno mandando puntate vecchie, e passi, ma almeno qualche film… ieri sera per vedere qualcosa di decente sono dovuto andare a cercare Sherlock Holmes su Spike!

Per oggi a mezzogiorno il Papa aveva invitato a dire tutti insieme un Padre Nostro, fatto. L’altra sera è girata una catena che invitava a mettere nel profilo whatsapp la foto di una candela della speranza, e poco dopo è arrivato un altro messaggio che diceva di non farlo perché si trattava di una trappola satanica; un altro invece che era tutto un trucco per prendere i dati personali dal telefonino. Io le catene di solito le evito e non ho fatto niente; un pensiero di compatimento a chi si è preso la briga di mandare le controcatene: ma che male vi faceva la candela?

Al mio paese, nelle Marche, è nevicato; a qualche chilometro, dove abita mia nipote, stanno per allestire un ospedale da campo perché le strutture stanno collassando anche lì. Curiosa la notizia che Bertolaso che era stato chiamato come consulente dal presidente della regione Marche sia risultato egli stesso positivo al coronavirus. Ma probabilmente potrà fare lo smart working…

A proposito di smart working, o lavoro agile (agiail, in inglese), confermo che purtroppo costringe a stare più seduti che in ufficio, o almeno per me è così; e non è che in ufficio si perda tempo, solo che ci sono velocità diverse e si riescono a fare più cose, quindi c’è anche più tempo per fermarsi ogni tanto… senza contare che in casa uno che si ferma a fare? Giusto per preparare da mangiare. E’ buffo che io e mio figlio lavoriamo entrambi da casa ma è come se non ci fossimo, ognuno chiuso nella sua stanza…

Ieri si parlava di un farmaco giapponese che avrebbe dato buoni risultati e poiché tutti siamo diventati epidemiologi o immunologi si è levato un coro favorevole all’introduzione senza se e senza ma: io dico che per queste cose ci sono organismi appositi, di gente che studia e sa, la cura Di Bella non ci ha insegnato niente?

A domani amiche e amici, vado a metter sul fuoco due fettine di pollo…

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Vita quotidiana al tempo del coronavirus (XXX)

Martedì 24 marzo

Mi sembra incredibile essere arrivato al trentesimo giorno di questo piccolo diario e di questa grande tragedia. Ieri c’è stato un piccolo rallentamento nei morti, “solo” 600, e in totale abbiamo superato i 6000; anche i contagiati ufficiali sono stati di meno dei due giorni precedenti, il totale è arrivato a 64.000, ma il capo della Protezione Civile dice che verosimilmente per ogni contagiato ufficiale ce ne sono almeno 10 non rilevati, si tratterebbe quindi di 600.000 persone, una cifra enorme.

Per percentuale dei casi sulla popolazione la regione più colpita dopo la Lombardia è le Marche, non mi spiego il motivo eppure ci dovrà essere…

In quella sentina di ogni deboscio¹ che è Facebook gli stessi che appendono bandiere alla finestra e cantano (male) Fratelli d’Italia non si fanno scrupolo di attaccare per la qualunque il Governo. Troppo tardi, troppo poco, e agli artigiani chi ci pensa, e la Germania ha messo 500 miliardi e noi micragnosi 25, bisognava chiudere prima, e le Ong che fanno?

Amici cari (leggasi: brutte teste di cazzo) non vi ricordate che gli stessi che strillano di chiudere tutto dopo appena una settimana di provvedimenti piangevano “e l’economia?” ed hanno attaccato con “Milano riparte” e “La Lombardia non si ferma?”? Non ricordate quello che deve ancora ridarci i 49 milioni e mai ce li ridarà andare a sciare tutto beato (provate ad anagrammare la parola) per dimostrare che tutto andava bene madama la marchesa e il governo esagerava? Non ricordate il presidente della Regione Lombardia, leghista, dichiarare che si trattava di poco più di un’influenza (e dopo due giorni mettersi in autoisolamento)? E chi si è distinto per aver ridotto la sanità pubblica così? Ma le privatizzazioni in Lombardia ce le siamo dimenticate? E i danni della Polverini nel Lazio, per dire? E che cosa c’entrano le Ong, dopo che le avete accusate di ogni nefandezza? Che tra l’altro poi stanno dando una mano eccome? Ma informatevi, perdio, e non date ascolto a quegli asini raglianti di salvinioti melonioti e forzitalioti _ e anche i renzioti non scherzano_! E fate un pensierino su chi è venuto ad aiutarci: i cinesi, i venezuelani, i russi, i cubani! I cubani, cazzo, che gli embarghiamo pure l’aria che respirano! Avete visto per caso in giro equipe mediche americane, o cargo yankee di mascherine e attrezzature sanitarie? Ma andassero a farsi fottere, loro e voi! E ricordatevi di pagare le tasse e non rompere le scatole con la vostra merdosa flat tax: chi pensate che deve mettere i soldi, Mago Zurlì? Non si tratta nemmeno più di disfattismo, ma di Alto Tradimento. Right or wrong is my country non sapete nemmeno dove sia di casa, e vi definite Patrioti! Ma sciacquatevi la bocca, coglioni!

Detto ciò, che quando ce vo’ ce vo’, se ho urtato o offeso qualcuno me ne scuso. Anzi, a dire la verità me ne fotto, e se qualcuno si è offeso vada a cagare.

Dopo questo esercizio di stile, sobrietà e compostezza riporto che stamattina alle 7 ho incrociato 5 persone, di cui 3 portavano a spasso il cane; che ieri sera ho chiamata la suora di cui vi parlavo, che a ottant’anni è stata mandata in missione dalla sua congregazione  in Belgio per dare una mano nella cura degli immigrati; una donna dolce ma forte, tenace, che non ha paura di “rompere” per ottenere quello che pensa sia giusto… ho visto preti trattarla con sufficienza, quando lei ne valeva almeno dieci di loro, l’ho vista girare per il quartiere e portare conforto a tante persone, costrette a casa… a ottant’anni, capite? Ed ora è triste, perché per la situazione anche le loro attività si sono dovute interrompere e non può essere utile; dice per fortuna che il loro Comune si è mosso bene ed aiuta le persone in difficoltà… il nostro non so che stia facendo, io le strade ancora non le ho viste disinfettare.

A domani amici cari (stavolta leggasi com’è scritto),  e compatite se comincio a sbroccare…

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¹ L’ho sentita ieri su “La concessione del telefono” di Camilleri e la riporto subito. Il film comunque non mi è piaciuto, mi dispiace.

Vita quotidiana al tempo del coronavirus (XXIX)

Stamattina mi avventuro lemme lemme verso l’edicola della stazione. Nel piazzale due camionette dell’esercito, forse per controllare che chi prende il treno lo faccia per i motivi consentiti, che sono rimasti abbastanza pochi. All’andata non incrocio nemmeno una persona a piedi; al ritorno tre, di cui due asiatiche che corrono per prendere il treno. Chissà se i militari le fermeranno?

Ieri ho finito di preparare l’album delle vacanze; per anni ho sempre pensato alla Sardegna come un’isola lontana e distante ma ora che i collegamenti con la terraferma sono stati interrotti la fantasia me la fa apparire addirittura irraggiungibile, selvaggia, misteriosa.

Contagi e morti aumentano con la Lombardia ben in testa alla triste contabilità; purtroppo stanno salendo i numeri anche a Como, anche se notevolmente inferiori a quelli delle province più colpite; un collega di mia moglie sta aspettando l’esito del tampone e nel frattempo la sede, in via precauzionale, è stata chiusa.

La qualità della colazione è molto aumentata, infatti mentre prima dovevo accontentarmi di caffelatte, biscotti e spremuta di arancia adesso ho caffelatte, torta e spremuta di arancia: la cucina infatti sforna a ritmi sostenuti muffin e torte al cioccolato, cioccolato e pera e cioccolato e cioccolato. Nei supermercati dopo l’iniziale assalto alla carta igienica è adesso la farina ad essere diventata introvabile: migliaia di donne e uomini stanno riesumando le ricette della nonna e su FB è tutto un postare foto di pasta fatta in casa e dolciumi vari: la settimana scorsa c’è stato il trionfo delle zeppole di San Giuseppe ma con l’avvicinarsi della Pasqua non so a cosa andremo incontro. E saremmo in Quaresima, tra l’altro!

A proposito della spremuta ho voluto sperimentare un suggerimento letto da qualche parte, che diceva di mettere qualche secondo le arance in microonde per scaldarle leggermente prima di spremerle perché questa operazione permetteva di cavarne più succo: confesso di non averne capito il motivo e può darsi che mi sia suggestionato da solo ma mi sembra che effettivamente qualche goccia in più la abbia ricavata. Del resto l’ozio porta a fare le cose più strane: mio cognato e mio nipote si sono fatti i capelli ricci incartandoli con della carta velina, o almeno così mi sembrava dalle foto che mi hanno mandato, e li ho compatiti ed invidiati allo stesso tempo. L’invidia va tutta al fatto che i capelli per fare i ricci loro almeno li hanno…

E’ passato il camioncino dell’acqua; da anni non la compriamo al supermercato ma ce la facciamo portare a casa, in bottiglie di vetro. Le consegne si sono ridotte di molto, mi diceva l’autista, e la prossima volta mi ha detto di non scendere ma di lasciargli i soldi in un sacchettino dentro le cassette vuote… mi sono chiesto in realtà se queste siano consegne essenziali, dal momento che l’acqua che esce dal rubinetto è abbastanza buona; in totale in Italia per l’acqua minerale spendiamo milioni di euro che se andassero alla sistemazione degli acquedotti probabilmente l’acqua minerale ci arriverebbe a domicilio senza camioncino…

Mio figlio mi ha appena detto che il loro commercialista li ha avvisati che, essendo la loro un’attività che non rientra nelle tabelle Ateco (attività essenziali), devono sospendere l’attività anche se lavorano da casa, o meglio possono lavorare ma fino al 3 aprile non devono emettere fattura. Ho la sensazione, come per gli avvocati, che in Italia ci siano un po’ troppi commercialisti e non tutti sappiano bene quello che fanno e dicono… questo fa riflettere molto, comunque, su quanti pochi siano i lavori davvero essenziali; tutti gli altri sono necessari sì, ma per portare a casa la pagnotta. Per dire, a me non sembra di essere molto più utile alla collettività di chi stampa foulard di seta, eppure io posso lavorare e lui no… Ce ne vorrà per tirarci su, alla fine di questo periodo, ma adesso non voglio pensarci, ne parliamo domani, volete?

Intanto constato che la nostra spesa per generi alimentari è drasticamente aumentata: prima in casa consumavamo un solo pasto a testa, adesso due; in compenso però abbiamo ridotto se non cancellato tutto il resto, quindi dovremmo andar quasi pari.

Oggi ho lavoricchiato, devo alzarmi spesso perché la schiena mi da fastidio; la prima cosa che farò quando riapriranno i negozi sarà comprarmi una poltroncina ergonomica regolabile in lungo largo alto e basso; il contratto scade a marzo e lo stiamo rinnovando, almeno una notizia buona; oggi pomeriggio devo ricordarmi di chiamare una suora a cui sono affezionato.

Mi chiama la mia spacciatrice di vino dal Veneto: bene, stavo giusto finendo il rosso; in alcune province le consegne sono sospese, noi siamo fortunati. Solo dopo aver fatto l’ordine mi viene lo scrupolo: sarò stato saggio?

A domani, sia a chi svolge attività essenziali sia a chi si gratta la pera.

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Vita quotidiana al tempo del coronavirus (XXVIII)

Domenica 22 marzo

Stamattina ho poltrito e mi sono alzato dal letto alle 8:30, la schiena mi faceva meno male e sono riuscito a dormire abbastanza bene; in realtà ero sveglio da un po’ ma siccome invece mia moglie non riusciva a spegnere il cervello ed è restata sveglia fino all’alba mi dispiaceva svegliarla dato che si era addormentata da poco; alle preoccupazioni per le nuove misure di stretta annunciate ieri sera dal premier Conte si è unito il fatto che a Gallarate, in provincia di Varese, ad una mezzoretta da qua, ieri sera è andata a fuoco una fabbrica che tratta PVC e i vigili hanno consigliato, data la possibilità che si sprigionassero diossine, di chiudere le finestre… e insomma, chiusi in casa, con le finestre chiuse, per fortuna non soffriamo di claustrofobia.

Comunque una volta alzati le finestre le abbiamo aperte; la giornata è piovigginosa, di quella pioggia che fa tanto bene alla terra perché le permette di assorbirla pian piano ma che ha un effetto decisamente deprimente sull’umore. Ristorata dalle poche ore di sonno mia moglie è entrata in modalità frenesia ed ha cominciato a tirar giù tende, pulire vetri e lavare tappetini; io per non farmi coinvolgere sono uscito a comprare il giornale; l’edicola del mio amico oggi è chiusa per turno e così sono dovuto andare all’Esselunga. In piazza una camionetta di militari; al supermercato poche persone, si vendono solo alimentari e generi di necessità per la casa, gli altri scaffali sono transennati. Fuori incrocio l’organista del nostro coro, ingegnere, la sua ditta produce componenti per centrali nucleari ed ha continuato a lavorare fino alla settimana scorsa. Questa è già la quarta domenica senza Messa e senza coro: ci siamo presi in giro ricordando le volte in cui avremmo voluto smettere, e adesso invece cosa daremmo per ricominciare…

Per le scarpe abbiamo istituito la zona off-limits: abbiamo riempito uno spruzzino di alcool e le scarpe usate per uscire le lasciamo fuori di casa, dopo averle spruzzate. Come dicevo l’altro giorno probabilmente non serve a niente, ma costa anche abbastanza poco farlo…

Volendo rendermi utile anch’io mi sono messo a pulire il filtro di uno dei miscelatori del bagno, che da giorni spruzzava acqua tutto intorno. Operazione facilissima, a patto di avere gli attrezzi giusti; tra l’altro se il filtro si pulisse regolarmente si riuscirebbe a svitarlo con le mani, se invece non lo si fa per troppo tempo succede che il calcare lo blocca e sono necessarie le chiavi inglesi.

In cantina ho una discreta attrezzatura, tra l’altro ho una collezione di viti e chiodi di diverse lunghezze per le quali vengo preso in giro ma non si sa mai cosa può succedere e cosa può servire… come vi ho raccontato mio padre era fabbro e idraulico, ma sapeva fare un po’ tutti i lavori; dai 12 ai 18 anni ogni tanto andavo ad aiutarlo e qualcosa mi ha insegnato (permettendomi anche di fare dei bei pasticci): mi faceva usare la sega circolare, la saldatura, mi portava sui tetti a reggerlo mentre aggiustava grondaie.. tutte cose oggi inimmaginabili, scatterebbe la denuncia immediata, lavoro minorile, incosciente… ma quella era gente che a 16 anni aveva fatto la guerra: potevano preoccuparsi di quisquilie del genere? Siamo noi che ci siamo infrolliti… grazie a lui comunque sono uno di quegli uomini che non si spaventa davanti ad una lampadina da cambiare, una tapparella da riparare od una guarnizione da sostituire: che poi lo faccia è un altro discorso, ma quello è solo per pigrizia…

Il filtro, una volta smontato, mettetelo in un bicchiere con aceto caldo o anticalcare; non la parte cromata che altrimenti ve la mangia! Solo il filtro in plastica…

Ieri pomeriggio mi sono messo a riordinare le foto delle vacanze dell’anno scorso in Sardegna. Di solito dopo un viaggio scelgo una trentina di foto, tra le centinaia che si scattano ora tra macchinette fotografiche e telefonini, e ne faccio un album che faccio stampare: sono convinto che tra pochi anni tutte le nostre immagini digitali andranno perse, mentre la carta resterà… ho provato diversi servizi on-line, mi trovo bene con Photobox che ha una buona qualità e propone spesso delle offerte.

Vi accennavo delle difficoltà che stanno avendo tutte quelle organizzazioni come la Caritas, che assistono gli ultimi, gli invisibili; spesso su di loro si scaricano le inadempienze e le cattive coscienze delle amministrazioni, locali e non; ora tutti i nodi che non si sono voluti sbrogliare per cinismo e opportunità politiche vengono al pettine: se si ammala qualche senza tetto, che succede? E gli ospiti dei centri diurni? E se le mense per i bisognosi non ce la fanno? Comuni che si sono sempre rifiutati di progettare soluzioni adesso dovranno prendersi le loro responsabilità, perché purtroppo anche i volontari non possono più dare il loro supporto: pensiamo solo alla forza dei pensionati! Sono problemi di cui una società umana, come dovrebbe essere quella propugnata da chi fa comizi con i crocifissi, dovrebbe farsi carico invece di lasciarlo alla buona volontà di persone che poi vengono anche sprezzantemente tacciate di “buonismo”…

Una bellissima notizia è quella della marea di medici (ottomila!) che hanno risposto all’appello della Protezione Civile per rafforzare di 300 unità gli ospedali più in sofferenza. Da scettico proprio non me l’aspettavo ed è una bella lezione.

A domani, che adesso vado a rimontare il rubinetto…

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