Tre stelle per Olena – 29

Una mano en la cabeza
Una mano en la cabeza
Un movimiento sexy
Un movimiento sexy
Una mano en la cintura
Una mano en la cintura
Un movimiento sexy
Un movimiento sexy

L’orchestra esegue La Bomba, con la sinuosa ballerina Sibilla che guida il gruppo con movimenti provocanti e sensuali. La bella Sibilla mette generosamente in mostra la dotazione di cui madre natura l’ha fornita, appena ritoccata qua e là in punti strategici: la ragazza si avvicina ormai alla trentina e la forza di gravità, pur contrastata con ore di palestra ed esercizio fisico, tende ad avere il sopravvento su un seno della quarta misura. La ballerina, di carnagione olivastra, si spaccia per cubana (da qui il suo nome d’arte, Sibilla Cubana) ma i documenti rilasciati dall’anagrafe del comune di Belforte sul Chienti la contraddicono, riportando le generalità di Michela Pignataro, cugina di secondo grado della cantante Luana. Gilda, in prima fila, è impegnata a ruotare a tempo i fianchi, affiancata da James che fa del suo meglio ma è distratto dagli orecchini pendenti Diva’s Dream di Bulgari che la sua padrona indossa con elegante nonchalance, facendoli oscillare a ritmo.
«James, caro, ma che fine hanno fatto tutti gli chef? Sono spariti. Spero che Natascia li tenga d’occhio, non vorrei altra pubblicità negativa. Passi un presentatore, ma uno chef morto ammazzato sarebbe tutt’altra cosa, qualcuno potrebbe pensare che lo abbiamo fatto fuori noi perché era contrario ai nostri tortelli di zucca. Questo della pasta fresca è un mondo spietato, James» conclude Gilda, cambiando direzione con un piccolo balzo.
«Decisamente, signora. Mi duole dirle che oltre agli chef anche Natascia è sparita; tuttavia a quanto ho appreso ha portato con sé la pistola, che a voler essere positivi potrebbe interpretarsi come un segnale di speranza per la conclusione di questa vicenda» informa James, intrecciando le mani dietro la testa e scuotendo il bacino in modo professionale.

In cucina intanto Amaru Timu, sempre più stupito, chiede spiegazioni alla cuoca Palmira, tenendo tra le mani i due pezzi di quello che ad ogni evidenza era stato un unico ciondolo.
Palmira annuisce, e con un gesto della mano invita il maori a sedersi al tavolo di legno massiccio dove prepara le pietanze, su una sedia di vimini solitamente occupata dal gatto Ringo.
La cuoca apre l’anta di un pensile e tira fuori due bicchieri; poi dalla credenza prende una bottiglia di Vernaccia di Serrapetrona appena portata su dalla cantina, la stappa e riempie i bicchieri fino all’orlo; poi si siede davanti ad Amaru ed inizia a raccontare. Per favorire la comprensione del lettore riporteremo la conversazione in italiano, anche se Amaru non ha avuto nessun problema a capire la cuoca dato che il dialetto serrapetronese ha molti punti di contatto con la lingua maori.
«Tu conosci Greenpeace, vero?» chiede Palmira.
«Greenpeace? Gli ambientalisti, quelli delle lotte per l’Amazzonia, il Polo, la plastica nel mare? Sì, certo che li conosco, perché?»
«Sì, proprio loro… nel 1985 manifestavano contro gli esperimenti nucleari, le bombe atomiche che le “grandi potenze” facevano esplodere per testare la distruttività dei loro ordigni di morte. Riuscirono a bloccare gli esperimenti americani, ma i francesi andarono avanti. Usavano un’isoletta del Pacifico, Mururoa, che faceva parte della Polinesia francese; se ne fregavano delle proteste dei vicini, non dico delle isolette più piccole ma nemmeno di Australia e Nuova Zelanda, ed erano decisi a fare scoppiare l’ennesima bomba. Così Greenpeace decise di provare a fermarli, la loro intenzione era quella di avvicinarsi all’isola con la loro nave, la Rainbow Warrior, pensando che, finché loro fossero stati presenti, i francesi non avrebbero potuto mettere in atto i loro propositi ed inoltre contavano di riuscire a dare risalto all’operazione, in modo da sensibilizzare tutto il mondo»
«Ricordo vagamente…» risponde Amaru «io sono nato proprio in quell’anno, so solo quello che mi è stato raccontato»
«Come dicevo» continua Palmira «i vicini iniziavano a protestare, preoccupati che le radiazioni si diffondessero e causassero morti, come in effetti fu dimostrato qualche anno dopo; i francesi perciò avevano fretta di concludere l’esperimento, e per togliersi di mezzo quei rompiscatole di Greenpeace progettarono di affondargli la nave prima che salpasse per Mururoa»
Palmira si ferma, con le nocche delle mani nodose che impallidiscono stringendo il bicchiere.
«Furono due agenti dei servizi segreti, un uomo e una donna, che si spacciavano per turisti svizzeri, a piazzare le bombe sullo scafo, ad Aukland; la prima doveva essere dimostrativa, doveva servire a far abbandonare la nave a tutti; purtroppo un fotografo invece di scappare tornò in cabina per salvare la sua attrezzatura, fu sorpreso dallo scoppio della seconda bomba e ci lasciò la pelle.»
«Già… ma fu un vero e proprio boomerang se non ricordo male, perché la vicenda fu clamorosa ed ebbe una risonanza mondiale… dopo di allora gli esperimenti vennero bloccati. Sì, ma io che c’entro in tutto questo?» chiede Amaru, versandosi un altro bicchiere di Vernaccia.
«Pazienza, e non fermarmi troppe volte che se no perdo il filo… hai ragione, l’avvenimento fu troppo clamoroso: il ministro della Difesa dovette dimettersi, e i due autori furono messi in un carcere francese, da dove furono liberati dopo nemmeno due anni. Sai come si dice, cane non mangia cane… gli esperimenti vennero bloccati, ma non per molto, anzi poco dopo ripresero e andarono avanti fino al 1996. In tutto ne hanno fatti più di duecento» conclude con amarezza Palmira, vuotando il bicchiere ed alzandosi verso la credenza, dove apre un cassetto e ne estrae un vecchio album di foto con la copertina in pelle. Lo poggia sul tavolo, di fianco ad Amaru, e lo sfoglia fino ad arrivare alla foto che cercava, dove una bella ragazza riccia, in piedi sul molo di un porto, sorride con alle spalle una nave colorata.
Amaru guarda la foto, attratto dalla collana che la ragazza indossa al collo.
«Ma questo?» chiede il maori, stupito, riconoscendo nella foto il ciondolo che ha in mano. «Che vuol dire, chi è questa ragazza?»
Palmira sospira, prendendo dalle mani di Amaru uno dei due pezzi del ciondolo.
«Chi era… già, bella domanda. Era una che non si accontentava di vivacchiare, era una che amava la vita. Era dolce e determinata, aveva la testa dura: voleva cambiare il mondo. Si chiamava Eleonora» dice Palmira, accarezzando la foto, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime.
«Era mia figlia, Amaru. Era tua madre» conclude Palmira, poggiando la sua mano su quella del gigante.

La Rainbow Warrior nel porto di Auckland dopo essere stata bombardata dai servizi segreti francesi.

Adottiamo una gallina ovaiola!

Amiche e amici, oggi affronterò un problema drammatico, che richiede risposte urgenti e risolutive. I media oscurano la notizia perché finanziati dalle lobby dell’uovo, ma le cifre parlano chiaro: in Italia vivono ben 39 milioni di galline ovaiole, delle quali solo il 10% allevate all’aperto, il resto negli allevamenti industriali dove vengono talvolta tenute in condizioni degradanti, delle vere e proprie prigioni per polli. Per fortuna una direttiva UE impone la chiusura delle gabbie entro il 2027: che fine faranno tutte quelle galline? Se si lasciassero libere morirebbero in poco tempo, non essendo abituate a procacciarsi il necessario per vivere, ed ecco allora l’ideona: perché non adottare una o più galline ovaiole? Riempiamo giardini e cortili condominiali, ma perché no anche balconi, con questi simpatici ed utili animaletti, a torto ritenuti poco intelligenti.

Mia suocera, di origine contadina, a testimonianza della falsità delle dicerie che girano su queste pennute racconta che sua madre aveva insegnato alle sue galline a salire una scala a pioli per andare a dormire sui rami di un albero, in modo da non cadere vittime di predatori  a quattro ma più spesso a due zampe. Che arguzia!

A proposito di polli, ricordo che mio figlio quando era piccolo chiamava il mio paese natale “il paese dei polli duri” perché mia madre si riforniva di polli ruspanti da fare arrosto, e la differenza con quelli frolli di supermercato a cui era abituato era notevole. Purtroppo ormai anche dalle mie parti si fa fatica a trovare dei buoni polli…

Chi possiede un cane (e ormai in Italia sono tantissimi, ci sono più cani che bambini, e si nota dalla quantità di cacca sui marciapiedi) lo sa: se un cane mostra i denti non bisogna andare a dargli fastidio. Mio fratello aveva un dobermann, buonissimo diceva lui, però a mio figlio mostrava i denti, e quando c’eravamo noi lo facevamo rinchiudere (il cane): e abbiamo fatto bene, perché dopo poco tempo l’ha dovuto abbattere perché stava impazzendo, come spesso accade a quel tipo di cani.

Oggi il presidente ucraino parlerà in videoconferenza al parlamento italiano. Cosa vuole, cosa spera quel guitto da noi? Che dichiariamo guerra alla Russia? Mi ricorda quelle teppe che a scuola spintonavano il bambino più grosso, e poi quando questo stufo si ribellava e gli rifilava uno sganassone andavano a piangere dalla maestra. A questo punto il suo popolo, che dice tanto di amare, l’ha portato lui e il suo predecessore, con anni di provocazioni: e i suoi compari sono stati la Nato, gli Usa e la UE, con l’Onu a dir poco distratta, tutti impegnati nei loro giochetti geopolitici assurdi. Ora chiede un incontro con Putin, ma per discutere di che? E’ ovvio che se incontro ci sarà dovrà essere preparato dalle diplomazie, se ancora ci sono, che dovranno definire l’accordo che dovrà essere solo firmato dai due presidenti, chiunque essi siano a quel punto. Intanto la gente muore e scappa, come in tutte le guerre, ma onestamente dare la colpa tutta ad una parte mi sembra quantomeno parziale.

Come patetico mi sembra Biden (aridatece Trump…) quando dà del criminale di guerra al presidente russo: loro che da vent’anni perseguitano Julian Assange proprio perché con wikileaks aveva fatto emergere i crimini di guerra perpetrati in Afghanistan e in Iraq e lo spionaggio fatto contro i loro stessi alleati; e lo accusa di stare per usare l’arma chimica, loro che in Ucraina avevano impiantato laboratori proprio per lo sviluppo di armi chimiche e batteriologiche, dunque le conoscono bene… come dice il proverbio: chi prima la sente dal culo gli pende o per restare in tema, la gallina che canta ha fatto l’uovo.

La nostra “informazione” stigmatizza la crudele repressione dei dissidenti (in Russia). Ma scusate, in quale paese in guerra si tollerano dissenzienti? In Ucraina, tanto per dire, sono stati messi fuori legge i partiti “filorussi”, ovvero tutti i partiti di opposizione. Ci indigniamo per gli arresti in Russia, ma quando qua veniva bastonata la gente solo perché non voleva vaccinarsi abbiamo detto bah? La polizia ha bastonato persino gli studenti che protestavano per l’alternativa scuola –lavoro che ha causato la morte di un loro compagno, ma di che parliamo? Gli operai vengono bastonati in continuazione, e manifestano solo per i loro diritti. Di Genova ci siamo già dimenticati?

Il mio pesce rosso quando tornavo a casa mi riconosceva e saltava nella sua bolla per salutarmi: ma ormai la gente non ha più nemmeno la memoria di un pesce rosso, la storia non esiste più, esiste solo la melma maleodorante che gli viene propinata dai social e dai media a reti unificate. E allora sapete che vi dico: ve la meritereste una bella guerra nucleare. Io ho più di sessant’anni, per me, oramai… quello che dovevo fare l’ho fatto. Ah, ricordatevi di chiudere le finestre.

A presto, forse…

Anche se come bomba preferirei questa

Tre stelle per Olena – 28

Palmira Rosticini, la cuoca di Villa Rana, punta il cucchiaio di legno con cui ha appena finito di mescolare il sugo di papera, animale catturato direttamente nello stagno della villa e quindi meno che a chilometro zero, verso la sua giovane aiuto-cuoca.
«Isolina famme un piacere, vamme a chiama’ quillu grossu, dije che deve vini’ a damme ‘na ma’. Che sarìa pure ora che tutti ‘ssi magnauffa se desse ‘na mossa, che minca posso seguita’ a fa’ tutto da per me! » sbotta Palmira.
La timida ventenne Isolina Verdolini, con le guance imporporate di rosso, risponde al suo capo, che sarebbe anche sua zia essendo cugina di suo padre Adolfo, che a dispetto del nome è stato giovane segretario del partito comunista di Serrapetrona fino alla svolta della Bolognina quando, delegato per le Marche, mandò affanculo platealmente il segretario nazionale Achille Occhetto invitandolo ad andare finalmente a lavorare invece di piangere come una beghina, lavoro che non era mai mancato ad Adolfo che esercitava il mestiere di fornaio nell’azienda di famiglia, e dal quale Isolina aveva ereditato il soprannome di “Lina de ‘bbrusciapa’”.
«Ma zia, sarà alla festa, come faccio? Guarda come sono conciata, non mi faranno nemmeno entrare!»
«Che cosa? Chi è che non te fa entra’? Tu dije che te manna Palmira, e ‘ppo vidimo se non te fa entra’! E non te preoccupa’ pe’ come sì vistita, sì meglio tu de tante sgallettate che sta’ là dentro. Datte ‘na rcorta sù però, lèete ‘ssu zinale, pettinete i capelli e vai, sù, non me fa’ perde’ tempu, daje»
Isolina, obbediente, si toglie il grembiule, si ravvia velocemente i capelli e si avvia verso la sala da ballo; passando davanti ad uno specchio si ferma un’attimo e, curando di non esser vista dalla zia, si passa sulle labbra un filo di rossetto, con un sorriso birichino. Arrivata alla sala da ballo vince la resistenza del buttafuori pronunciando la parola d’ordine “Palmira”, nome rispettato e temuto. Entrata dentro, rimane qualche secondo incantata ammirando i begli abiti dei ballerini e dei commensali, nonchè la verve dell’orchestra che in quel momento sta eseguendo “Apri tutte le porte” , canzone presentata da Gianni Morandi a Sanremo, in una rielaborazione del maestro Bigio Corbatti affidata alla cantante Luana, che promette di aprire ben altro oltre le porte. Arrivata al tavolo di Amaru Timu si ferma, e con un breve colpetto di tosse ne richiama l’attenzione.
«Sì? Cerca qualcosa?» chiede il maori, che stava sorseggiando assorto il suo cocktail kisky, kiwi e whisky «Mi scusi signorina ma se mi sta invitando a ballare non è serata. A parte che non sono capace, stavo proprio pensando di andarmene» dice sollevando il bicchiere in direzione dell’uscita.
«No, non sono venuta per ballare» risponde in fretta Isolina «anche se mi piacerebbe ballare con lei, ma sono venuta a chiederle se può passare in cucina: mia zia, ehm, la cuoca, vorrebbe che lei vada ad aiutarla…»
«La cuoca? E’ sua zia? Mi piace molto come cucina, è molto brava e verrei volentieri ad aiutarla ma come le dicevo non è giornata, sono proprio stanco e penso proprio che me ne andrò a letto» dice Amaru, alzandosi lentamente in piedi sovrastando così Isolina. Che non si perde d’animo, e opportunamente ammaestrata alza un dito per fermare un attimo il gigante, il tempo per estrarre dalla tasca un involucro.
«Mia zia mi ha detto di farle vedere questo. Ha detto che la convincerà» e così dicendo apre l’involucro e ne estrae una collana di metallo, a cui è appesa la metà di un ciondolo.
Amaru Timu si ferma, sorpreso. Guarda incredulo il ciondolo che la ragazza tiene in mano, poi infila una mano sotto la maglietta ed estrae la sua collana, con l’altra metà esatta del ciondolo tenuto da Isolina.

Nel bel mezzo del Tango delle Capinere il cellulare di Montesi squilla, diffondendo per la sala le inconfondibili note della Fedelissima, l’inno dei carabinieri. Il maresciallo si ferma cristonando e lancia un’occhiata di scusa a sua moglie prima di rispondere alla chiamata.
«Che c’è Corinaldi, possibile che non si può stare dieci minuti in santa pace? Non potevi aspettare, che tra poco fanno la rumba?» sbraita Montesi.
L’appuntato, abituato alle sfuriate del superiore, aspetta che questi abbia finito di lanciare improperi e poi annuncia con una nota di compiacimento:
«Maresciallo, ha confessato!»
Montesi resta un attimo interdetto.
«Ma che cazzo dici Corinaldi, chi è che ha confessato?»
«Il marocchino, maresciallo, il cuoco, Farouk! Ha confessato tutto!» ripete l’appuntato trionfante, come se fosse merito suo.
Montesi guarda l’orologio, scuotendo la testa.
«Ma come tutto? In mezz’ora? Avete chiamato il suo avvocato?»
«Non abbiamo fatto in tempo, maresciallo, appena la sua amica ha aperto la porta e gli ha permesso di uscire ha voluto fare una confessione spontanea»
«Spontanea un par di palle, Corinaldi. E ti auguro di non rimanere mai chiuso dentro una stanza con quella che chiami la mia amica, se è incazzata. Comunque, per la cronaca, cosa ha confessato, ha ammazzato lui Turchese? Ha detto come ha fatto?»
Montesi capta un secondo di troppo nel tempo di risposta.
«Ehm, ecco, non proprio…»
«Come, non proprio! O l’ha ammazzato o non l’ha ammazzato, di che cacchio stai parlando allora Corinaldi? Che cos’è che ha confessato?»
«Di avere ammazzato Ahmed. Ma il ristorante non c’entrava niente, Farouk andava a letto con la moglie di Ahmed e quello li ha sorpresi insieme. Un classico, solo che di solito è il marito che uccide l’amante. La polizia marocchina lo troverà in cantina, sotto sale.»
«Ma che diavolo dici, Corinaldi, ma che classico, che sale, se Farouk ci ha detto di essere omosessuale e che amava Turchese! Ma che stiamo facendo, Beautiful?»
«Non so che dire, maresciallo, forse è anda e rianda…»
«Ma come parli, anda e rianda! Passami Olena, che voglio sentire che diamine gli ha fatto, non lo avrà torturato vero? Guarda Corinaldi che se il prigioniero ha solo un graffio addosso ti ritengo personalmente responsabile!» avverte Montesi, temendo il peggio.
«Non posso maresciallo, la sua ami… ehm, il capitano se ne è andato»
«Ma andata dove? Hai visto dove si è diretta?»
«No, maresciallo. Ha detto solo che la faccenda stava andando troppo per le lunghe, e che sarebbe andata ad Odessa»
«A Odessa, in Ucraina? Ma a fare che? E non ha detto nient’altro? »
«No, non mi pare. Ah, sì, adesso ricordo: ha detto che la colpa è tutta di quel coglione di Gorbaciov. Chi è ‘sto Gorbaciov, maresciallo?»

Aria da neve

Stamattina, mentre andavo dal mio amico edicolante, sono stato sorpreso da qualche rado e pigro fiocchetto di neve. Il prezzo del gas è alle stelle e si è rifatto freddo: e ti pareva! Domenica l’organista, che ha una macchina a gas, mi ha detto che il prezzo in poco tempo è triplicato, raggiungendo quello della benzina; cosa confermata da mio fratello che da una vita viaggia con auto a metano, e fino a ieri ha risparmiato alla grande: ma ora a Civitanova Marche un distributore lo vende a 3,49 al metro cubo (record assoluto!); i concessionari sono tempestati da gente che vuole utilitarie a benzina, ma non si trovano più ed i prezzi comunque sono lievitati, altro che bonus. Ed inoltre per chi vuol ridare indietro l’auto a metano la valutazione è ridicola. Io me n’ero accorto dalla bolletta arrivata a mia suocera per i mesi di dicembre e gennaio: 961 euro invece dei soliti 600… mi ero allarmato, pensavo ad una perdita e mi sono fatto dare tutte le bollette dell’ultimo anno per controllarle, ci ho messo un bel po’ a capire quanto è il costo del gas, fanno di tutto per rendere la lettura difficile, ma alla fine ho capito che il consumo era rimasto uguale, ma il prezzo del gas è salito di più del 35%! E questo non è niente, la guerra non c’era ancora. Mio fratello mi ha anche detto che un suo amico, che ha una ditta artigiana di mobili, ha dovuto invitare gli operai a vestirsi pesante perché o spegne il riscaldamento o chiude la fabbrica. Il mio condominio è riscaldato dall’acqua calda che arriva dal termovalorizzatore; si risparmia un po’ ma non moltissimo, infatti il costo è indicizzato ai combustibili fossili (non è assurdo?) e quindi anche per noi ci sarà un bell’aumento, ma me ne accorgerò solo quando faremo l’assemblea di condominio, al prossimo Natale. A questo punto ho invitato i congiunti a smetterla di riciclare compulsivamente: bruciare perbacco, bruciare bisogna! Divideremo plastica e carta quando farà caldo, ma ora servono per scaldarsi.

Mia moglie, spaventata dai venti di guerra, mi ha scavalcato a sinistra nell’andare in cerca di sconti, ed ora ho la dispensa piena di pasta, fagioli, pelati e tonno: non starà pensando di manifestare fattivamente solidarietà ospitando una o due famiglie di profughi? Niente in contrario, per carità, ma non vorrei dover nascondere le mie copie di Delitto e Castigo o dei Fratelli Karamazov per non urtare qualche sensibilità. La scorta è grazie al fatto che in zona ha aperto un nuovo supermercato (l’ennesimo) e quindi gli altri hanno fatto a gara a proporre sconti. E così giriamo come pecoroni, la transumanza dei consumatori…

A proposito di condominio, siamo in ballo per cercare di ristrutturare l’edificio usufruendo del superbonus 110%. Sapete come la penso sui bonus, questo in particolare che doveva rilanciare l’edilizia ha creato una serie di speculazioni e truffe, ed il costo è duplicato se non triplicato, e prima che aumentassero le materie prime; comunque amici ad un certo punto ci siamo detti: e che siamo, i più fessi? E così ci proviamo. Non sembra una cosa facile comunque, gli appartamenti dovrebbero essere tutti a posto con il catasto, non aver fatto modifiche, ma non mi pare sia il caso nostro. In astratto però mi chiedo, dato che alla fine questi bonus li dà sì lo Stato ma i soldi non è che li crea per magia, li prende dalle tasse: ma è giusto che anche chi non ha casa paghi questa roba? Che poi la logica sarebbe quella del risparmio energetico per consumare meno e quindi inquinare meno: ma se ora si parla di riaprire le centrali a carbone, quanti cappotti bisogna fare alle case per andare in pari?

Ma magari, la butto là, pensare di smetterla di produrre bitcoin, non sarebbe già un bel risparmio? Leggevo che il consumo annuo di energia elettrica (in crescita) per produrli è pari a quello delle intere Filippine: ma non è una cosa folle?

Lo so che vi starete chiedendo come mai non parlo della guerra. La parrocchia di cui faccio parte sta organizzando una raccolta di medicinali e generi di prima necessità e partiranno dei pulmini per la Polonia; la Caritas veramente aveva detto di raccogliere soldi perché se tutti vanno là si accresce solo la confusione, ma il nostro parroco la pensa diversamente. Comunque può darsi che i pulmini tornino carichi di profughi: e se avesse ragione mia moglie a fare scorte di viveri?

Oggi sarebbe anche la festa della donna, auguri a tutte voi care amiche: per me è la vigilia dell’anniversario della segregazione lavorativa che dura ormai da due anni: c’è chi sta peggio, non lo nego, ma anche meglio. A presto!

L’Autore si dissocia da sé stesso

The End (Cronachette della quarta ondata)

Amiche e amici, improvvisamente com’è venuta, dopo due anni giorno più giorno meno, la pandemia se ne è andata: non perché non ci siano più morti o ricoveri, ma solo perché è sparita dai giornali e dai TG. Era ora! Peccato che per essere accantonata sia stata necessaria una emergenza ancora più grande, perlomeno localmente, la guerra in Ucraina; e molto probabilmente, quando sarà finita questa, per sostituirla ci sarà bisogno almeno di un’invasione aliena.

La benzina (ma la guerra non c’entra, era aumentata già da prima) supera ormai stabilmente i 2 euro al litro; il nostro parlamento ha deciso che, per far fronte alla probabile anzi certa penuria di gas (e del resto se gli abbiamo bloccato i sistemi di pagamenti perché i russi dovrebbero darci il gas?) sarà possibile riaprire le centrali a carbone chiuse ed estrarre più gas. Stamattina, andando a far spesa e guardando la fila quotidiana di macchine in direzione centro città, direzione per fortuna contraria alla mia, mi sono sorpreso a dar ragione a Mussolini quando doveva riconoscere, dopo la quasi disfatta in Grecia,  che gli italiani nella prima guerra mondiale erano migliori, dato lo slancio con cui tanti si erano offerti volontari; ed ora in piccolo ripenso a come noi affrontammo quelle giornate di austerity nel ’73, quando gli arabi non ci davano più il petrolio: domeniche senza auto, spostamenti solo se necessari, che bellezza! E quindi posso tranquillamente affermare che gli italiani di 50 anni fa erano ben migliori di quelli di adesso, non disposti a lasciare la macchina nemmeno per fare 100 metri ma disposti a tutto pur di mantenere il proprio “stile di vita” consumista, chi se ne frega dell’ambiente, chi se ne frega se i prezzi vanno alle stelle, chi se ne frega se Greta piange.

Stamattina ho saputo di una donna, disoccupata, che non riuscendo ad aprire il conto corrente perché non è vaccinata e gli è impedito di accedere alla banca per le firme necessarie, non può riscuotere l’importo della disoccupazione. Ed ho anche pensato che gli ucraini, per i quali a parole sono tutti disposti ad immolarsi, fino a ieri dato che i vaccinati sono solo il 37% non li avremmo nemmeno fatti salire sui bus, per non parlare di lavorare. E pensare che da giugno i migliori hanno dichiarato guerra ad una parte della popolazione italiana, quando la vaccinazione da noi era già all’80%…  

Il migliore dei migliori ha però dichiarato che dal 31 marzo l’emergenza Covid finirà. Finiranno le restrizioni, finirà l’uso scriteriato e discriminante del green pass? Questo non si sa ancora. A me il green pass scade il 10 marzo, il 12 marzo dovrei andare a vedere Il berretto a Sonagli al Piccolo Teatro di Milano: fare la terza dose adesso mi pare assurdo, penso che salterò. Del resto sabato scorso ero stato a vedere “Heichmann” con Paolo Pierobon e Ottavia Piccolo, bravissimi attori ma che vi devo dire, sarà stato l’argomento saranno state le luci sarà stata la mascherina che faceva mancare il fiato (tra l’altro a teatro la capienza ammessa è del 100%, quindi si sta appiccicati come nell’era pre-Covid) mi sono addormentato più volte, e mi sono sorpreso ad un certo punto a parteggiare per Heichmann ed auspicare la soluzione finale per la rappresentazione ed i suoi interpreti.

Il TG ha messo l’elmetto, e tutte le sere parla solamente di Ucraina. Da parte mia spero solo, per gli ucraini, che la guerra finisca presto; la UE che di solito non riesce a mettersi d’accordo nemmeno per stabilire quanto latte debba contenere una tavoletta di cioccolato, ha stabilito di inviare mezzo miliardo di euro di aiuti militari. A me sembra difficile che si possa ottenere la pace inviando armi; mai come in questo momento ci si rende conto dei nani che reggono la politica europea, a partire dalla osannata Ursula Border Line, come la chiama mia suocera; sui nostri stendiamo un pietoso velo, a cominciare da Draghi che dimostra ogni giorno di più la sua inadeguatezza su argomenti che non siano economici. Torni a fare il banchiere… per non parlare del ministro degli Esperi per caso, Di Maio, che è uno di quelli, come li chiamava mio nonno, che non sa ne parlare ne star zitto. Aridatece Andreotti!

Amiche e amici, dichiaro che con questo pezzo le cronachette della quarta ondata sono esaurite; martedì abbiamo iniziato il corso di balli folcloristici baltici con gli anziani (l’età media comunque è sui cinquanta) con un’istruttrice molto simpatica e brava; da dieci giorni sono impegnato nella preparazione dei canti per il funerale della figlia della mia amica, di cui vi avevo parlato, morta a 36 anni per un melanoma aggressivo. Come capirete il morale non è al top; del resto siamo in quaresima, non per niente. A presto!

Si offre come negoziatrice