La scorsa settimana è stata molto intensa perché ho deciso di fare una overdose di cultura. A che pro, vi chiederete, non sei già quell’uomo grave la cui cultura eclettica spazia dall’ ”Avere o Essere” di Erich Fromm al “Vie’ qua, famme ‘na pompa” di Cristian De Sica in S.P.Q.R. – 2000 e ½ anni fa?
Lo sono certamente, ma un sovrappiù di gravità non guasta mai.
E dunque ho iniziato lunedì sera con:
“Intro a Caravaggio”, una presentazione della mostra “Dentro Caravaggio” che si tiene in questi giorni a Milano, al Palazzo Reale. Capisco io qualcosa di pittura? Pochino, e sinceramente sapere come Caravaggio avesse disegnato le forme che ha poi deciso di dipingere e poi perché non le abbia dipinte precisamente come le ha disegnate non mi appassiona granché; vedere i quadri e sentirli spiegare da qualcuno competente è invece sempre una bella esperienza, non essendo esperto di niente in particolare ammiro sempre chi lo è veramente di qualcosa, specialmente di quelli più modesti che dicono che, nonostante una vita di studi, c’è sempre da imparare.
Caravaggio era un pluriomicida, ma fortunatamente non è venuto in mente a nessuno di distruggere i suoi quadri per questo.

Trovo ridicolo che, nell’ultimo film girato da Kevin Spacey, bravo attore accusato di un fatto di molestie ad un minore avvenuto anni fa, a film finito la sua parte sia stata cancellata e rigirata da un altro attore. Una forma di moderna damnatio memoriae, adesso che si farà, si rigireranno tutti i film interpretati da lui? Vogliamo costruire una neo-realtà? E tutto per permettere al sistema Hollywood di rifarsi una verginità? Mi chiedo: ma qualcuno si è veramente scandalizzato di quello che sta emergendo da quell’ambiente?
Al martedì si continua con la pittura, e precisamente con un film su “Bosch – Il giardino delle delizie” un documentario su Hieronymus Bosch ed in particolare sul suo dipinto più famoso. Bosch mi piace molto, i suoi dipinti visionari mi ricordano alcuni racconti di Lanciostory che leggevo negli anni ’70; la sua vita normale contrasta con le sue opere, alcune delle quali sembrano dipinte sotto effetto di sostanze stupefacenti. Lo scorso maggio al Museo del Prado, a Madrid, ho passato un’oretta nella sala di Bosch, passando dall’uno all’altro dei suoi quadri cercando di capirci qualcosa; mi ha confortato che gente molto più avvezza di me a cimentarsi con l’arte abbia gli stessi dubbi, e la sensazione che alcuni misteri rimangono ancora e sempre rimarranno, perché purtroppo abbiamo perso alcune chiavi di decifrazione di quel linguaggio. Se vi capita andate a vederlo, sul grande schermo i colori e le figure di quei dipinti sono fantastici.
Tra cinquecento anni qualcuno guarderà ancora con stupore qualche opera fatta oggi? O piuttosto guarderà ancora ammirato e stupito le opere di Caravaggio o Bosch?
Al mercoledì riposo. Il mal di gola mi ha impedito di partecipare alle prove del coretto di cui faccio parte, e così mi sono rivisto l’ennesima replica del Commissario Montalbano, sempre gradita, con presentazione di Camilleri sul tema della violenza contro le donne.
Sarà stato l’argomento, saranno state quelle due lineette di febbre unite ai quadri di Bosch e all’alfabeto cirillico col quale mi sto cimentando, per ora con risultati modesti, ma ho passato una notte agitata da incubi mostruosi.
Al giovedì do il mio contributo alla creazione di cultura, dirigendo il gruppetto teatrale per il quale sono autore, regista e produttore. Preciso di non richiedere alcun compenso alle attrici di nessuna natura. In questa veste posso dare libero sfogo a tutto il mio pressapochismo, ed infatti: So recitare? No. So scrivere? Mah, insomma. Ho i soldi per produrre spettacoli? Assolutamente no. E quindi facciamo quello che possiamo, finché i ragazzi si divertiranno continuerò a seguirli, quando si stuferanno smetterò anch’io. L’ultima commediola l’ho scritta in due giorni, pensando più che altro ai costumi che avrei potuto utilizzare senza dover attingere alla risicata cassa.

Venerdì si passa alla musica sacra: “Concerto Elevazione Spirituale”, canti gregoriani in basilica romanica. Ricordate che poco tempo fa vi parlai di sorprese riguardo al canto gregoriano? Dopo questa serata temo che di sorprese non dobbiate attendervene più. Un’ora di canti gregoriani, per di più al freddo, fiacca anche gli spiriti più forti e sospetto che siano usati come metodo coercitivo a Guantanamo. Una delle ore più lunghe della mia vita! Ho cercato di immedesimarmi nei pii monaci, ma non sono riuscito a raggiungere quello stato di concentrazione che avrebbe potuto elevarmi spiritualmente; prima di tutto perché battevo i denti, e secondo perché vicino a me c’erano dei bambinetti che genitori sadici avevano portato all’evento mistico, e giustamente facevano i bambini rompendo le scatole ai vicini, almeno per i primi 20 minuti finché non si sono addormentati. Verso il quarantacinquesimo minuti dalle retrovie si è sentito un grugnito, come di uno che stesse dormendo e si fosse risvegliato all’improvviso. Non mi sono elevato ma in compenso ho fatto in tempo a correre a casa prima della fine della partita di calcio Svezia-Italia, strazio tale da far rimpiangere il gregoriano.

Sabato teatro, al Piccolo Teatro Mariangela Melato, ad assistere al dramma “Uomini e no”, tratto dal romanzo di Elio Vittorini. Interpreti dei bravissimi attori, allievi del Piccolo Teatro; mi è piaciuto tutto compreso il teatro dove non ero mai stato, con la platea a semicerchio e al posto della galleria le balconate, come si fosse in una casa di ringhiera.
Ambientato nel ’44, ma attuale sempre: si è uomini anche quando si compiono delle atrocità? Convive in ciascuno di noi una parte umana con una non umana?
Una considerazione artistica: si scrivono ancora opere così, o gli intellettuali sono finiti, o se non sono almeno morti non se li fila più nessuno?

E infine domenica sveglia ad orario lavorativo per la: “Visita di Cremona con il treno a vapore”! Organizzata dal FAI, Fondo Ambiente Italiano, viaggio Milano-Cremona su treno d’epoca trainato da una locomotiva a vapore; e visita guidata ai monumenti principali, al Museo del Violino e ad una bottega di liutaio. Quest’ultima parte è quella che più mi è piaciuta, prima di tutto perché vedere qualcuno lavorare è sempre piacevole, e poi per il garbo con il quale la brava liutaia francese ci ha illustrato i procedimenti di creazione del meraviglioso strumento. Strumento che cercai di padroneggiare in età avanzata ma non ce la feci, anzi rimasi al livello di suonatore straziante finché una provvidenziale tendinite alla spalla non mi diede la scusa per smettere. Per fare un buon violino occorrono due-tre mesi, e per acquistarlo 10.000 euro sono un prezzo ragionevole. Il mio l’avevo acquistato per 53 euro completo di archetto e astuccio, fate voi: aveva ben ragione la mia maestra ad ammonirmi che non potevo pretendere chissà che cercando di suonare una cassetta di arance.
Devo dire per il resto di essere rimasto un po’ deluso, perché delle famose tre T di Cremona ne ho viste solo due (Torroni e Torrazzo) e la terza invece, che mi avrebbe un attimo ravvivato dopo le ore passate seduto sulla panca di legno, non si è vista.

Viaggiare sulle carrozze con panche di legno e scaldino sottostante mi ha ricordato i primi tempi di pendolarismo; soprattutto forse pensando alla terza T mi ha riportato alla mente un signore distinto, credo fosse un impiegato di banca, che si piazzava sempre vicino all’entrata e quando questa si affollava si appoggiava con nonchalance a qualche ragazzotta. Pezzo di molestatore, chissà che fine avrà fatto!
Alla fine di questo tour de force, tirando le somme, posso dire di essere una persona migliore? Non credo. Più colta? Ma manco per sogno. Di saperne almeno un po’ più di prima? Questo può essere, ma tanto tra poco lo dimenticherò. Di sicuro mi tocca dar ragione all’ex ministro che affermava che con la cultura non si mangia: che qui, gira e rigira, alla fine non ho mangiato un cavolo!
(172 – continua)
