Tre stelle per Olena – 24

Ahmed Marrakech, al tavolo con Amaru Timu, si guarda intorno preoccupato.
«Si può sapere che cos’hai?» chiede il gigante maori, infastidito. «Se non volevi venire potevi anche rimanere nella tua stanza a mangiare cous cous!»
«E no caro mio, qui succedono cose strane, starsene da soli non è molto indicato» obietta il marocchino. «Meglio avere un alibi. Solo che non so perché mi hanno messo al tavolo con uno noioso come te, senza offesa»
«A cosa dovrebbe servirci un alibi? L’omicidio c’è già stato, mi pare» constata Amaru.
«Non si sa mai, l’assassino è ancora in giro, no? E poi sai che ti dico, questa musica mi fa venire il mal di testa. Zum-pa-pà, zum-pa-pà, che strazio!»
«Paese che vai, balli che trovi. Certo, i nostri sono molto più virili. Ma tu che pretendevi, che in tuo onore facessero la danza del ventre? Ti va già bene che non ti rispediscano a casa su un barcone…»
Mentre i due discutono, una figura avvolta in un tabarro si avvicina silenziosamente. Non appena l’orchestra esegue lo zà-zà finale di una polca l’uomo si scopre il capo e con voce tonante, puntando il dito contro il marocchino, esplode:
«Impostore!»
La sala ammutolisce, Ahmed sbianca (per quanto gli è possibile); Amaru Timu infastidito si alza, pronto a passare alle vie di fatto con il disturbatore; e l’ha infatti appena afferrato per la collottola quando una voce autoritaria lo blocca:
«Lo lasci» intima il maresciallo Montesi appena entrato nella sala con al braccio sua moglie.

«James, caro» chiede la Calva Tettuta qualche tavolo più avanti. «Che cos’è questo trambusto? Non vorrei che a qualche steward sia venuto in mente di chiedere il green pass a Natascia. Li hai avvisati che è pericoloso? Tra l’altro ha fatto lo Sputnik, si sa che rende nervosi»
«No signora, Natascia è andata a cambiarsi d’abito dopo il piccolo diverbio con la signorina Pignola» risponde il maggiordomo, con un lieve accenno di perfidia nella voce.
«Devo dire che è stato un bel momento di varietà. Salsa e capoeira, potrebbero scriverci una canzone, che ne dici James? Ci vedrei bene Giusy Ferreri a cantarla. Miguel si è ripreso? Non sono un’esperta, ma mi pare abbia incassato un bel diretto dalla sua ex fidanzata. Certo poi questa ha sbagliato a tentare lo stesso colpo con Natascia, penso stiano cercando ancora qualche pezzo sulla pista; il brasiliano intanto continuava a sgambettare in aria, tutto sommato gli è andata anche bene, il paramedico che l’ha soccorso dice che dovrà tenere il collarino per una quindicina di giorni. Che spasso!» conclude Gilda, divertita. Poi, indicando la bionda dal corpo statuario con le guance appena arrossate dal recente scambio di vedute e legnate con Paio Pignola che ha fatto ingresso nella sala, commenta:
«Ah, eccola di ritorno. Meno male, sono più tranquilla. James, ti andrebbe un fox-trot?» chiede la vedova Rana, alzandosi.
«Volentieri, signora» risponde il maggiordomo, alzandosi a sua volta e porgendo il braccio alla padrona di casa.
«Ottimo. Al galoppo, allora!»

Olena, rientrata in sala, si dirige verso il capannello di persone in piedi e si rivolge con un sorrisetto a quello che sembra cercare di riportare di riportare l’ordine.
«Era ora che tu arrivassi. Hai dovuto stirare smoking? Ciao Ines, come tu sta?» chiede poi alla signora Montesi fissandola negli occhi, ricambiata. Ines, una quarantacinquenne alta, magra, con dei capelli corvini raccolti in una crocchia che la fanno sembrare ancora più alta, grandi occhi scuri ed un naso leggermente pronunciato che in gioventù le hanno procurato il soprannome di Callas si avvicina e abbraccia la russa appenda sfiorandola. Sussurrando risponde al saluto:
«Io sto bene, grazie. Anche tu sei in splendida forma, vedo»
«Merito della ginnastica e della dieta. E’ da tanto che non ci vediamo. Sei ancora arrabbiata con me?»
«Per essere andata a letto con mio marito? No, e nemmeno con lui se è per questo. Ma l’avvertimento vale ancora»
«Stai tranquilla, non succederà più»
«Io sono tranquilla» risponde la romagnola, dirigendosi verso il proprio tavolo e lasciando Olena a ripensare a quanto successo anni prima.

Sarajevo, 1 dicembre 2000
Con la riunione del parlamento che proclama il serbo Zivko Rodiĉic nuovo presidente della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, la missione di Olena e Montesi è giunta al termine. Tutto è andato liscio, il presidente è stato liberato senza clamori ed i rapitori neutralizzati; confusi tra i militari Onu schierati sul piazzale per evitare brutte sorprese, i due si avvicinano per scambiarsi un saluto prima di far ritorno ognuno al proprio reparto.
«Abbiamo fatto un bel lavoro capitano, non è vero?» chiede Montesi, stringendo la mano alla russa.
«Da, spero almeno serva a qualcosa, e che questi non ricomincino subito a spararsi addosso. Ah, maresciallo, volevo dirti una cosa»
«Che cosa?» chiede Montesi, incuriosito.
«Grazie» dice Olena, prima di baciarlo.
Montesi rimane un attimo sorpreso, poi con un sorriso chiede:
«Questo come devo considerarlo, capitano, come il vostro modo di salutare, tipo Gorbacëv con Honecker, oppure…?»
«Consideralo un acconto» risponde la russa, avviandosi verso il pick-up che la sta aspettando.

Ed è la voce di Montesi che la riporta alla realtà.
«Chi è lei? E’ la seconda volta che insulta quest’uomo, si può sapere che vuole?»
«Io non insulto nessuno, sto solo dicendo la verità. Quest’uomo è un impostore! Glielo dici tu, cuginetto, o preferisci che glielo dica io?»
«Cuginetto? Siete parenti? E non potete litigare a casa vostra, invece di venire a disturbare tutta questa gente? Ahmed, cos’ha da dire?» chiede il maresciallo.
Ahmed respira profondamente, cercando di pensare ad una scusa plausibile, ma vedendo la mascella di Montesi irrigidirsi si affloscia, si siede ed inizia il suo racconto.
«Mi chiamo Farouk Marrakech, non Ahmed… Ahmed è mio cugino, il fratello di questo qua… »
«Cosa? E che ci fa allora lei qua, perché non è venuto lui?»
«Perché questo impostore l’ha fatto sparire!» grida il fratello del vero Ahmed.
«Per favore!» sbotta Montesi, facendo cenno all’appuntato Corinaldi, appoggiato ad una colonna poco lontano, di avvicinarsi. «Signor Farouk, credo che ci debba una spiegazione, e che sia esauriente…»
Farouk annuisce, beve un sorso d’acqua e continua.
«Ahmed è il proprietario del locale, ma io sono lo chef… sono io che gli ho permesso di farsi un nome, io che l’ho fatto crescere. Ma naturalmente il merito era tutto suo…ad un certo punto ha iniziato a trascurare il ristorante. Ha cominciato a licenziare i camerieri bravi, costavano troppo diceva, a comprare alimenti di qualità sempre più scarsa. Non capivo, il locale era sempre pieno, gli affari andavano a gonfie vele, ma Ahmed si comportava come se fossimo sull’orlo del fallimento! La clientela cominciava a lamentarsi, io cercavo di tamponare come potevo ma non potevo fare miracoli… Poi sei mesi fa se ne andò in Egitto a trovare dei parenti, doveva fermarsi una settimana, almeno così mi disse, e mi ritrovai alla porta i fornitori arrabbiati: Ahmed non li pagava da mesi… Cercai di tranquillizzarli dando degli acconti con i miei soldi, sicuro che quando Ahmed fosse tornato me li avrebbe restituiti ed avrebbe spiegato tutto. Fu in quel periodo che Turchese entrò nel locale, aveva letto delle ottime recensioni e volle conoscere il proprietario… così mi presentai come Ahmed, e così rimasi.»
«Sì, ma quando è tornato il vero Ahmed cosa è successo?» chiede Montesi,
«Niente!» tuona l’intabarrato. «Perché Ahmed non è mai tornato! E non è tornato perché non è mai partito, non aveva nessun parente da andare a trovare. Tu l’hai ammazzato e l’hai fatto sparire!»
«Non è vero!» protesta Farouk. «Io non sopportavo più Ahmed, è vero, disprezzavo il suo modo di condurre il ristorante e di farlo andare in malora, gli avevo anche fatto la proposta di rilevare io il locale ma l’aveva rifiutata, ero ormai arrivato al punto di andarmene, ma non gli ho fatto niente! E’ sparito per conto suo e non so dove sia: si sarà andato a nascondere da qualche parte per sfuggire ai creditori, sicuramente qualcuno l’avrà minacciato… quello che non capisco è che cosa ci ha fatto con quei soldi, il locale era sempre pieno e andava bene…»
«Tu dovresti saperlo, glieli hai rubati tu e poi l’hai fatto fuori! E quando Turchese ha scoperto la verità hai ammazzato anche lui. Impostore e assassino!»
«Calma, calma» lo ferma Montesi. «Ha degli elementi per suffragare le sue accuse, o sono solo illazioni? Perché altrimenti devo avvisarla che ci sono gli estremi per la calunnia. C’è stata una denuncia di scomparsa? Ahmed ha una sua famiglia, una moglie? In Marocco sono state fatte indagini?»
«Io so quello che dico! Turchese sapeva che Ahmed non era Ahmed, e guarda caso è morto»
«E lei come fa a sapere che Turchese sapesse?»
«Perché gliel’ho detto io stesso! E lui mi ha detto di non parlarne con nessuno, aveva intenzione di fare uno scoop prima della proclamazione del vincitore, per alzare lo share, ma non ha fatto in tempo! Sei stato tu!»

Olena, James, Gilda, Nonna Pina, Miguel, Po il cinese, Svengard, Uppallo I e Uppallo IV, l’orchestra Bigio Corbatti con i Compagni di Merende e tutto il resto del cast partono per raggiungere il piccolo Chico ed i Koala in Australia. Insieme all’Autore augurano agli affezionati lettori una conclusione di anno “negativa” ed un Felice e Prospero 2022. Godete finché potete, che la vita è un soffio, dice Nonna Pina. A presto!

Plin Plin Tamponcin! (Cronachette della quarta ondata)

Amiche e amici, quale miglior regalo può portare quest’anno Babbo Natale sotto il camino di un bel tampone rapido, o meglio ancora molecolare? Che gioia, che delizia!

Ed è precisamente quello che ha portato a me, che come sapete non mi faccio mancare niente. Da un paio di giorni mi era venuto un bel raffreddore, con pizzicore alla gola: niente febbre, solo un po’ di fiacchezza, gli odori ed i sapori li sentivo, per quanto il naso chiuso mi permettesse; insomma tutta roba che in tempi normali avrei risolto con un bel latte e cognac, o meglio solo cognac, e via al lavoro. Come consulente, tra l’altro, dato che quando non lavoro non mi pagano, la resistenza ai malanni stagionali è sempre stata piuttosto alta. Ma quest’anno come si fa? Con l’Omicron che avanza chi se la sente di rischiare? C’è la Messa di Natale con il coro, c’è il pranzo di Natale con la famiglia, non vorrei essere proprio io ad impestare tutti, anche se plurivaccinati.

Quindi ieri sera, dopo un paio di aspirine (era da una vita che non compravo aspirine: 9 euro e trenta, ma che ci mettono dentro, l’oro?) e la visione su RaiPlay dell’ultima puntata di Blanca, mi sono attivato per fare il tampone. Ero abbastanza tranquillo perché a 100 metri da casa ho il centro vaccinale dell’Asl, dove è stato anche allestito un drive-through per i tamponi, cioè si va lì per il tampone senza scendere dalla macchina; dopo parecchio si sono decisi a farli anche a pagamento, e non certo a buon mercato (35 i rapidi e 70 i molecolari), quindi pensavo stamattina di prendere la macchinina, mettermi in coda, sganciare la tangente per essere sicuri di avere solo il raffreddore e tornare a casa. Niet! Per fortuna nel coro c’è un’infermiera, e mi ha avvisato che in questi giorni i servizi a pagamento sono stati sospesi per la troppa affluenza di quelli con prescrizioni; dopo un attimo di tentennamento (io quasi quasi faccio finta di niente, vado a cantare e a mangiare, e se poi qualcuno si contagia nego tutto) la parte più responsabile di me ha avuto il sopravvento, ed è iniziata la ricerca di una farmacia che facesse questi benedetti tamponi rapidi.

Ebbene, carissimi amici, è impossibile. In tutta la città non c’è una sola farmacia con posti liberi, tutto prenotato grazie alla bella pensata del green pass per andare a lavorare. Tramite tam tam sono riuscito a trovarne una in un paese ad una quindicina di chilometri che effettua tamponi senza prenotazione. E vai! Mi sono fiondato. Avvicinandomi alla farmacia ho notato un accorrere di gente, per la maggior parte mamme e papà con bambini piccoli, pensavo ci fosse qualche manifestazione sportiva o qualche recita scolastica di fine anno: col cavolo! Stavano andando tutti in farmacia per il tampone, un delirio! Funziona così: in classe si riscontra un positivo, tutti corrono a far fare il tampone ai propri pargoli. Avrò avuto un centinaio di persone davanti, quando sono arrivato a mettermi in fila dopo aver pagato (15€, prezzo calmierato, onore  a questi farmacisti: altri fanno pagare ben di più, e la stessa Asl se si va a pagamento fa pagare 35€! Che business, e nessuno doveva arricchirsi con questa pandemia, si diceva all’inizio. Vorrei sapere chi non ci si è arricchito, invece). Una mamma, esasperata, mi diceva che era già il terzo tampone che faceva al figlio. Mi chiedo: ma non sarebbe meglio, quando c’è un caso positivo in una classe, mandare lì un paio di infermieri e fare i tamponi a tutti, senza far impazzire le famiglie? Ma pare che non ci siano più infermieri sufficienti, quelli assunti durante la fase acuta dell’anno scorso sono stati lasciati in gran parte a casa. Si vede che i migliori non ci hanno pensato. O ci hanno pensato troppo bene, come dice qualche maligno.

Comunque, fatta la mia fila, quando è arrivato al mio turno tutto si è svolto in un attimo; dopo un’oretta è arrivato il responso che ho visionato direttamente sul sito della Regione Lombardia: negativo! Con allegato un codice per scaricare il green pass. Adesso non vorrei che mi abbiano cancellato quello che già avevo e che avrebbe dovuto scadere a settembre dell’anno prossimo poi forse a luglio poi forse a febbraio e poi forse bho. A questo punto chiedersi a cosa serva ostinarsi ancora sul green pass mi pare obbligato; tra l’altro vedevo ieri un servizio da Israele dove stanno facendo già la quarta (!) dose e dove il responsabile della campagna, molto onestamente secondo me, diceva che ormai è chiaro che il vaccino non fa sparire il virus ma salva delle vite. Quindi con la faccenda dell’immunità di gregge come la mettiamo? Ma qui insistono a ripetere sempre la stessa solfa come dischi rotti.

Certo, stare in coda al freddo per più di un’ora non mi pare sia un toccasana per il raffreddore, non vorrei risultare negativo al Covid per poi prendermi una bella bronchite.

Amiche e amici, anche questo Natale è arrivato, dovevamo salvarlo e l’abbiamo fatto: missione compiuta, come ha detto il nostro Migliore dei Migliori, candidandosi al Quirinale. Per Berlusconi non rimarrebbe che la poltrona di Papa, non ci rimarrà male? Prima di chiudere permettetemi di salutare affettuosamente Massimo Ferrero, il simpatico presunto bancarottiere ex-presidente della Sampdoria: Viperetta sei un mito, i tuoi amici Olena, James, Gilda la Calva Tettuta, Nonna Pina, Miguel, Chico, i Koala e tutta la troupe ti aspettano a braccia aperte, un posto da noi lo troverai sempre!

E che dire ancora, carissim*? Auguri, e Buon Natale!

Ragazze tamponate

Radiodramma (Cronachette della quarta ondata)

Amiche e amici, mentre il morbo infuria ma il pane ed il companatico per fortuna non mancano, cerco di sfruttare il più possibile il green pass partecipando a quanti più eventi mi è possibile; gli anticorpi non sono molto contenti e sento che sotto sotto parlottano e criticano “o ciccio, se ti ammali poi non venire a piangere da noi, eh! Noi ce l’abbiamo messa tutta ma se tu ti ostini ad assembrarti poi non lamentarti!”. Scherzi a parte, sapete che sono abbastanza prudente: sabato sono sceso in città nelle prime ore del pomeriggio, quando non c’era ancora la ressa di gente per i mercatini e le luci di Natale. A proposito, non vi sembra assurdo che si parli di ulteriori restrizioni, addirittura di chiedere il tampone anche a chi è plurivaccinato, quando poi si creano occasioni formidabili di contagio come quelle degli assurdi mercatini? E mi scusino gli amici ambulanti, ma questa moda dei mercatini a me non piaceva in tempi normali, figurarsi ora. Che senso ha avere casette tirolesi in tutte le città d’Italia, boh. Tra l’altro i prezzi che il comune richiede per lo spazio sono parecchio salati, ed è un bell’azzardo; comunque visto che tornano tutti gli anni il loro bel guadagno ce l’avranno. Io nel passato passavo solo per curiosare e al massimo prendevo un vin brulé; mi sono azzardato una volta a prendere un barattolo di miele di rododendro e l’ho pagato, giustamente, il doppio di quanto l’avevo pagato in Sardegna. Quest’anno a dire la verità sto sperando che qualcuno mi regali le pantofole tirolesi, quelle imbottite di pelo, perché a lavorare in casa i piedi mi si ghiacciano dato che il i condomini del piano di sotto tengono i riscaldamenti spenti per risparmiare sulla bolletta.

In centro giro sempre con la mascherina, la quale come è noto protegge più che altro gli altri da noi stessi, però se la indossano tutti ci si protegge un minimo l’un l’altro. I momenti critici sono sul bus nelle ore di maggiore affollamento: in questo senso la possibile untrice a casa nostra potrebbe essere mia moglie, perché è lei che per lavoro prende i mezzi. Ma, se non se l’è beccato quando ce l’avevo io, non vedo perché dovrebbe prenderlo da estranei.

La sera c’era un evento in chiesa; dato che non si trattava di una messa ma di un pezzo di teatro ed un piccolo concerto gospel era richiesto il green pass. So di diocesi dove il vescovo ha addirittura suggerito di richiedere il green pass rafforzato anche ai fedeli, mi pare che si stia sbarellando. Come mi pare stravagante che la preside di una scuola di Erba, qua vicino, abbia vietato ai ragazzi di andare in bagno durante la ricreazione perché hanno riscontrato assembramenti. Sfortunatamente non ci sono più i calamai, altrimenti i ragazzi li avrebbero potuti riempire, ma le ragazze come potrebbero fare? Comunque pare, bontà sua, che possano andare durante la lezione, chiedendo permesso.

La serata comunque è stata un disastro. Un radiodramma è in pratica una recita solo parlata, come se si fosse alla radio; gli attori erano posizionati in una cappelletta a lato dell’altare, non visibili, e si sarebbe dovuto ascoltare i loro racconti ed i loro dialoghi. Si sarebbe dovuto, dico, perché io che ero posizionato oltre la metà della navata centrale non capivo una parola: l’amplificazione insufficiente e/o regolata male impastava tutto. Ad un certo punto ho captato un “Betlemme” ed ho intuito che si stesse parlando della natività. Dato che tra gli organizzatori ci sono dei miei amici, per evitargli una completa brutta figura ho cercato di avvisare i fonici che non si sentiva una mazza, ma credo che avessero bevuto perché più che un sorrisetto non hanno fatto. Mi sono messo quindi nei panni di un immigrato che venga che so, dall’Afghanistan, costretto a seguire una commedia in italiano e bene o male sono arrivato alla fine senza addormentarmi. Poi c’era il concerto gospel con una bella e, da quanto vedevo dai movimenti, brava direttrice russa dai capelli rossi: si fosse sentito il coro sarebbe stato meglio, ma i suonatori li sovrastavano con il volume ed il reverbero, e gli unici momenti in cui ho potuto apprezzarli sono stati quando quegli sciagurati musicisti, specialmente il bassista, se ne stavano zitti. Ora, che un coro gospel non sappia come cantare in una chiesa mi pare assurdo; avrei voluto fare i complimenti alla direttrice, non fosse altro che per i capelli, ma non ne ho avuto il coraggio.

Ieri sera avremmo dovuto scambiare i doni con degli amici, a casa di due di loro: ma alla fine siccome una delle amiche aveva avuto raffreddore e febbre, e stava aspettando di fare il tampone, si è deciso di trovarci in campo neutro, all’aperto, e senza i due in isolamento. Al dunque anche un’altra coppia ha dato forfait perché lui si è vaccinato nel pomeriggio ed a lei è venuto mal di pancia (che strano effetto!) e così ci siamo trovati in sole tre coppie a passeggiare per la città vuota, godendoci le luminarie. Io avrei riparato in qualche bar a prendere in punch, ma non c’è stato verso. Se non salveremo il Natale, forse salveremo noi stessi dall’alcolismo. Ho regalato a tutti dei salami che mi sono fatto spedire dal paesello dal mio amico macellaio-sassofonista: so che saranno oltremodo graditi. A me è arrivata della birra, la girerò a mio figlio… al quale tra l’altro ho comprato un rasoio su Amazon (sì, lo so, non avrei dovuto, era contrario ai miei principi ma ormai ho perso tutte le convinzioni) usando il suo account Prime: furbo! Così se n’è accorto subito e mi ha chiesto che cosa mi dovessi tagliare. La risposta era implicita nella domanda, ho glissato.

Amici e amiche, il cenone incombe, la cabina di regia anche, resistiamo in allegria, per quanto si può. A presto!

Se dirigesse un coro sarebbe bravissima

La mascherina al tartufo è meglio di no (Cronachette della quarta ondata)

Amiche e amici, non vi nascondo che fare i turisti tenendo la mascherina addosso tutto il giorno è faticoso. Veramente a Roma l’obbligo ci sarebbe stato solo in certe zone, ma devo dire che anche negli spazi larghi la gente per la maggior parte la indossava. All’aperto e distanziati non serve a niente, ma se fa freddo tiene calduccio. Nelle vicinanze di Fontana di Trevi ci siamo fermati a mangiare qualcosina, ed io ho avuto la grande idea di prendere un pezzo di pizza salsiccia e tartufo: tartufo, o quel che era, che mi si è riproposto fino a sera immaginerete con quali conseguenze per il mio alito.

Ho già accennato al fatto di aver trovato Roma, rispetto alle ultime volte che ci ero stato, più organizzata, più amichevole, ancora più bella? Tutto il contrario di quanto successo alla città dove abito. Non credo che sia merito del nuovo sindaco, quindi forse la tanto vituperata Raggi qualche merito l’ha avuto. Nella classifica per la qualità della vita la città ad esempio ha avuto un balzo, fino ad arrivare al tredicesimo posto: la metro è abbastanza puntuale, i bus frequenti ed anche abbastanza nuovi, e si trovano persino i bagni per fare la pipì. Provate a cercare un bagno pubblico a Como… A proposito di metro, nonostante la mia mappa si ostinasse a mostrare la Linea C non c’è stato verso di trovarla; addirittura a Palazzo Venezia ho chiesto all’addetta alla reception (la biglietteria inspiegabilmente è al Vittoriano) se ne sapesse qualcosa e lei ha detto testualmente che non ne ha sentito niente. Si saranno dimenticati di avvisarla? Comunque è comprensibile che ci sia qualche ritardo, a Roma come fai un buco per terra esce fuori un cimelio, è una parola. Peraltro chi è senza peccato scagli appunto la prima pietra: qui da noi non ci sono più ne una piscina ne un palazzetto dello sport funzionanti, il lungolago è un cantiere da anni e la metropolitana leggera un’utopia. Hanno fatto una cosa buona, unificando la stazione delle Ferrovie Nord dove andavo a prendere il mio trenino con quella dello Stato, che era a qualche centinaio di metri più in là: però si sono dimenticati di fare i parcheggi e gli ascensori non funzionano, così per chi ha qualche problema di deambulazione è off-limits.

Divago un attimo per commentare un fatto che mi ha indignato: una senatrice rumena No-vax ha “sequestrato” dei giornalisti italiani andati ad intervistarla ed ha chiamato la polizia dicendo che la stavano aggredendo, e pare che la polizia le abbia dato credito e fermato i giornalisti per qualche ora. Ma non è questo che mi ha indignato, al contrario: che diavolo sono andati a fare quei sedicenti giornalisti da quella signora? Non ce n’è abbastanza in Italia di fenomeni? Possibile che anche il telegiornale si stia striscialanotiziando? E io dovrei essere solidale con questi, ma perché? Solidarizzo con la famiglia di Ilaria Alpi, che è andata a farsi ammazzare a Mogadiscio per raccontarci delle porcate che facevamo con armi e rifiuti tossici, con Giuliana Sgrena che è andata in Iraq per raccontare l’altra faccia della verità ufficiale, non certo con questi. Per me li potevano tenere chiusi fino all’anno prossimo, loro e chi li ha mandati.

A proposito di giornalisti: Julian Assange potrà essere estradato in Usa, dice la corte di giustizia inglese. La TV ha magnificato il premio Nobel al giornalista dissidente russo, e su Assange che sono dieci anni che è perseguitato perché ha scoperto le carte ed i video con le atrocità che erano state commesse e insabbiate in Iraq dagli americani non hanno niente da dire i suoi “colleghi”? O per fare notizia doveva dichiararsi No-Vax? Se verrà davvero estradato rischia (eufemismo) fino a 175 anni di carcere. Alla faccia della libertà di stampa. Mr. President Biden non ha niente da dire? Accolto come liberatore dalla “barbarie populista”, non mi pare che faccia sfracelli. Perlomeno in politica estera, anzi spero non ci sia da rimpiangere Trump, perché le continue provocazioni in Ucraina contro la Russia non fanno presagire niente di buono. Tanto agli americani  che gli frega, a tiro delle bombe atomiche ci siamo noi.

Ma torniamo agli argomenti lieti. Bisognerà rivalutare anche Nerone: dopo l’incendio di Roma progettò di costruire i palazzi imperiali all’incirca su tre dei sette colli, per un totale di 80 (ottanta!) ettari di superficie; quando cadde in disgrazia ne fu stabilita la damnatio memoriae e anche quello che fece di buono venne cancellato, azzerato, raso al suolo. Anche a Conte sta succedendo, forse anche a lui lo farà fuori qualche pretoriano, magari armato da qualche bulletto toscano? Traiano sopra i suoi palazzi ci fece costruire le Terme (tra l’altro in tempi in cui noi non riusciremmo a costruire nemmeno un cavalcavia). Che tempi! Invece a Mosca quando è caduto il comunismo al posto delle terme hanno costruito una chiesa, come se ce ne fossero poche.

Non c’è niente da fare, amiche e amici, la politica che cerco di tenere fuori dalla porta mi rientra dalla finestra, sarà che ieri sera sono stato alla festa da ballo dell’Auser e mi sono intristito, pur divertendomi. O mi sono intristito proprio perché, nonostante tutto, mi stavo divertendo? Ci devo pensare, intanto vi auguro una buona serata, che da parte mia concluderò con le prove del coro in vista del prossimo Natale che cercheremo di salvare dai salvatori.

A presto!  

Receptionist confusa

Il kosher non mi confà (Cronachette della quarta ondata)

Che fine ha fatto giomag? Sono sicuro che si stiano chiedendo le amiche e gli amici più affezionati. Tranquillizzo tutti, la lontananza non è dovuta a malattia o disaffezione: è solo che ho deciso di testare il mio super green pass e sono andato in vacanza. Ho titubato, chiedendomi per un attimo se non fosse un tantino imprudente dato l’andamento dei contagi che i media rimarcano continuamente, ma poi mi sono detto: sai che c’è? Vado a Roma, lì sicuramente da quando è sindaco Gualtieri il virus non attecchisce, mica come quando c’era la Raggi!

A Roma sono stato tante volte, la prima nel lontano ’75 in occasione del giubileo, nell’unica gita fatta con la nonna paterna, ci ho fatto la visita militare al Celio dove sono stato misteriosamente ritenuto abile alla conduzione di reparti, ci sono stato decine di volte per lavoro (bei tempi quando i clienti pagavano le trasferte: alberghi eleganti e cene sontuose _ ho detto sontuose, non eleganti, non pensate male come al solito_). Sono andato qualche volta con la fidanzata, e poi ancora quando è diventata mia moglie, e poi ancora con la famiglia; dall’ultima volta però erano passati già tre anni, quando con il coro siamo andati ad un raduno in Vaticano di cui a suo tempo vi ho parlato.

Con questo non voglio certo dire di conoscerla bene, ma del resto non so nemmeno quanti romani la conoscano bene, per quanto si possa conoscere una città di quattro milioni di abitanti. Ad esempio, ero in Trastevere e cercavo la chiesa di San Pietro in Montorio che sapevo essere sul Gianicolo, dove la nostra amica professoressa d’arte mi aveva detto di andare assolutamento perché c’è un gioiellino nascosto, un tempietto del Bramante: camminando guidato dal telefonino (una volta c’erano le cartine, ora in giro ne ho viste poche) ho visto in un cortile una tenda con su scritto “Tourists Information” e mi ci sono recato, fidarsi del gps è bene ma non fidarsi è meglio, come mi dissi quella volta in Francia che ci ritrovammo in buona compagnia nel cortile di una fabbrica. «Dica?» mi chiede l’omino che fumava all’entrata del cortile. «Volevo sapere se questa è la strada giusta per andare a San Pietro a Montorio» rispondo gentilmente. «Ah, io nun lo so. Questa è ‘na scòla» risponde divertito, lasciandomi interdetto. «Scusi, ma ho visto la scritta, pensavo che…» dico indicando la tenda. «Ah, quella? No, quella la mettono là quanno c’è quarche evento, po’ quanno se ricordano la portano via». Saluto confuso grattandomi la pera, seguo google maps e la chiesa è a 100 metri. E’ possibile che uno non sappia che a cento metri c’è un tempietto del Bramante, o mi avrà preso per i fondelli? O magari si starà chiedendo chi sarà mai questo Bramante?

Prima di partire ci siamo posti degli obbiettivi, ben sapendo che in quattro giorni tutto non si può fare: la Domus Aurea, Il Colosseo di notte, la Galleria Borghese, il tour dei dipinti del Caravaggio. E naturalmente mangiare. Posso dire che per quanto riguarda l’arte siamo stati soddisfatti; per il Covid le visite vanno prenotate con largo anticipo, perlomeno quelle guidate e quelle nei musei più gettonati, cosa che permette di godere e apprezzare meglio quello che si va a vedere. L’albergo era vicino alla stazione Termini; abbiamo approfittato di un’offerta 3×2 (tre notti al prezzo di due) e per spostarci abbiamo preso il Roma Pass che dà diritto a viaggiare sulla rete metropolitana, i tram ed i bus, e l’accesso scontato a diversi luoghi e musei (i primi due gratis. Soldi ben spesi; con quello siamo entrati gratis alla Galleria Borghese, al Palazzo Altemps _ vicino Piazza Navona _ ed alle Terme di Diocleziano dove chissà perché non ero mai stato.

La mia permanenza è stata funestata da un fastidioso mal di pancia sopraggiunto dopo la cena in un ristorante del Ghetto, in uno dei locali più ben recensiti (noi eravamo stati anni fa in uno poco lontano, forse era meglio se tornavamo là), dove ho avuto l’ideona di ordinare la coratella. Che mi piace molto, mia madre la faceva buonissima quando aveva ancora voglia di cucinare ed in generale di campare, e devo dire che mi è piaciuta un sacco anche lì. Ma poi, sarà stato l’effetto kosher, ne ho risentito, e solo la coda alla vaccinara mangiata il giorno dopo in una trattoria in zona Prati ha ristabilito il mio equilibrio intestinale.

Ma non vorrei tediarvi con i miei problemi digestivi, per quello c’è già la pubblicità serale del Kijimea. Il resto ve lo racconto domani, s’è fatta una certa…

A Trastevere il clima è torrido

Che stufìta! (Cronachette della quarta ondata)

Settimana impegnativa, amiche e amici; la mia indole, specialmente in questi giorni freddi, mi porterebbe a passare le serate sul divano, magari con la copertina sulle ginocchia, ed invece a causa della mia arrendevolezza mi faccio coinvolgere in mille attività di cui a parecchie partecipo solo per benevolenza verso congiunti e amici. Qualcuno dice che lo faccio perché sono una animale sociale: sull’animale potrei anche concordare, specialmente dopo questi quasi due anni di abbrutimento pandemico, sul sociale non ci giurerei.

L’agenda riporta: martedì balli greci, mercoledì prove del coro, giovedì lezione sul significato del Credo, venerdì assemblea di condominio, sabato irrinunciabile cena dalla suocera, domenica partecipazione all’evento Fai di fine anno organizzato dalla delegazione dei giovani di Como.

I balli, lo ricorderete, sono organizzati dall’Auser, organizzazione della terza età per la quale non avrei ancora i requisiti anagrafici, ma comincio a portarmi avanti. A dire il vero il gruppo è abbastanza variegato, c’è anche qualche giovane; l’organizzazione è a cura di un ex sindacalista in pensione, da giovane voleva cambiare il mondo, ha militato nel Psup ed ha fatto politica attiva: ora si è rotto le balle, come tanti della sua generazione si è chiesto a che cosa è servito tutto il suo impegno e, pur amando stare con la gente, lo fa in questo modo. C’è chi si butta sulla cucina slow-food, chi sui viaggi culturali, chi sul volontariato sociale. Si può dire che, come dopo una guerra, i reduci non ne vogliano più sapere di battaglie. Si può biasimarli? Io no di certo. Anzi, ammiro la sua passione, il rigore che aveva nel suo lavoro (che non era solo lavoro, battersi i diritti dei lavoratori e le condizioni di lavoro) lo ha trasferito in questa attività. Non sono solo balli, perché si passa dalla Grecia ai Balcani, poi Irlanda, Bretagna, ma è anche un cercare di conoscere con questo mezzo altri paesi e le loro culture popolari. In un momento in cui stiamo perdendo anche le mille culture popolari italiane, amalgamate nella melma del consumismo e del turismo di massa, non è poco. Tremo al momento in cui ci verranno proposti balli africani… Io sono una schiappa, sono mediamente coordinato ma sono distratto e dimentico i passi un attimo dopo averli fatti. Veramente questo fatto di dimenticare le cose comincia a succedermi anche al lavoro: sarà perché anche lì di quello che faccio non me ne frega più niente?

Le prove del coro parrocchiale vanno avanti abbastanza regolarmente; cantare (ma anche ballare) con le mascherine non è facilissimo, a volte manca il fiato. Manteniamo le distanze, le direttive parlano di un metro laterale tra una persona e l’altra ed almeno due metri con chi si ha davanti; questo è facilmente comprensibile, cantando le goccioline di saliva vanno più lontano. Ormai dato che l’età media è abbastanza alta diversi hanno già ricevuto la terza dose, tra di noi evitiamo di discutere di quanto il tutto possa essere assurdo, il dato di fatto è che se vogliamo continuare a ritrovarci dobbiamo assoggettarci volenti o nolenti. Qualche nonna/nonno ha accolto bene la notizia della autorizzazione dell’Aifa per vaccinare i bambini dai cinque anni (al prossimo giro toccherà ai nascituri); ho provato a ragionarci dicendo che l’Istituto Superiore della Sanità nel suo report di ottobre ha certificato che nei giovanissimi non ci sono stati morti, poi ieri sera al TG sento un pediatra dell’Humanitas dire che ne sono morti 39. Dato che non penso che l’ISS voglia minimizzare mi piacerebbe sapere dove quel pediatra ha preso quei dati. E poi perché devono intervistare il dottore di una clinica privata, non ce ne sono abbastanza negli ospedali pubblici? A proposito di privati, la Regione Lombardia non si è smentita con la nuova legge sulla sanità, aprendo ulteriormente ai privati. Forse si capisce perché la Lombardia è stata una delle regioni con più morti (se fosse uno Stato sarebbe stata la settima al mondo per rapporto morti/popolazione). Ma se la gente continua a votarli… (e qui ritorno al sindacalista del ballo: perché darsi da fare per la gente se poi questi al dunque votano i peggiori? Guardate in Grecia: la destra ha portato il paese alla bancarotta, la sinistra di Tsipras l’ha dovuto salvare con misure drastiche, e la gente l’ha ringraziato? Col cavolo, ha rivotato la destra che ora sta facendo addirittura una legge che prevede tre mesi di carcere per chi critica le misure del governo. Viene proprio da dire, con l’Ametrano di Verdone in Bianco Rosso e Verdone: Sapete che ve tiche? Sapete che ve tiche? Che ve la andate a pijà tutte quante in ter…)

Le lezioni (o meglio, gli incontri) sul Credo sono interessanti, anche se impegnative;  lo scopo è quello di riflettere su quello in cui si crede, se si crede (“Credo in solo Dio, Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra…”); penso che chiedersi ogni tanto se si crede o no, e in che cosa, non sia un esercizio inutile per nessuno. Io esco da questi incontri con più dubbi di quando sono entrato, sempre più convinto che in materia di fede i ragionamenti valgano a poco, o ci si fida (ci si affida) o no. Poi, se Lui c’è, saprà quello che ho combinato; se non c’è  almeno avrò ballato il Sirtaki…

Stasera assemblea di condominio. L’ultima l’abbiamo fatta due anni fa, i costi aumentano tutti gli anni ed anche chi fa fatica a pagare le rate. Indubbiamente l’anno scorso è stato drammatico, specialmente per i lavoratori autonomi e per chi si arrangiava con qualche lavoretto, ma quest’anno non siamo mica diventati il paese che tutti invidiano? Perfino la Merkel al momento di salutare i suoi ha detto che avrebbero dovuto diventare italiani. Noi a dire la verità è un bel pezzo che lo diciamo… comunque questa mirabolante crescita (il 6%, dicono, con l’inflazione al 3,5%: rimane un 2,5% se i calcoli non mentono) chi avvantaggia? I precari sono sempre più precari, le assunzioni hanno ripreso a favorire sfacciatamente gli uomini, gli stipendi rimangono invariati ed i morti sul lavoro quest’anno hanno superato i mille e non è ancora finito. Sono le solite tasche quelle che si gonfiano, che beneficiano del “boom”.

E’ strano che in Italia si stia così bene eppure ci stiamo estinguendo come i dinosauri: non si fanno più figli, i motivi sono molteplici e tutti validi, per carità: è una società a misura di vecchio e abbiente, chi glielo fa fare? Tra poco i barconi, invece di affondarli, dovremo affittarli per organizzare le spole con l’altra parte del Mediterraneo per avere gente che lavora e paga le nostre pensioni.

Amiche e amici, fatemi mandare un caro saluto a quell’uomo di Biella che è andato a vaccinarsi portandosi dietro un braccio di silicone: geniale, a suo modo, degno di una pochade di Georges Feydeau; chapeau, Mon Ami!

I balli greci fanno sudare