Agenda draghi

Amiche e amici, vi rendete conto che tra un mese ci saranno le elezioni? Appena il tempo di scrollarsi la sabbia di dosso e mettere via i costumi da bagno e ci tocca recarci ai seggi. Che dubbi, che rovelli! Andare, non andare? Votare, ma per chi? Annullare la scheda con insulti o disegni espliciti? Da giovane mi è capitato di fare due o tre volte lo scrutatore e vi assicuro che se ne vedevano di ogni colore. Una volta un buontempone riuscì non so come a infilare nella scheda una fetta di salame; un’altra un impertinente dedicò una poesia  al presidente di seggio invitandolo a dedicarsi maggiormente alla cura della famiglia, insinuando che avesse in testa più corna di un cesto di lumache.

Quasi tutti i partiti, anche quello che era all’opposizione, dicono di volersi rifare all’agenda Draghi. Agenda che deve essere incredibilmente capiente, perché sembra contenere tutto e il suo contrario. Tra l’altro, siccome in Tv non si fa che sentir parlare di questa agenda, l’altro giorno ho sentito un bambino dire alla sua mamma che la voleva anche lui. Stai tranquillo, l’ha rassicurato la madre, che a settembre ce l’avrai di sicuro. Ho avuto l’impressione che le sfuggisse un sorrisetto, me lo sarò immaginato?

A me alle medie piaceva il diario del Giornalino con le illustrazioni di Jacovitti, come cambiano i tempi.

A Rimini, come sapete, si svolge tutti gli anni il meeting di una potente setta cattolica a cui i politici sgomitano per partecipare. Quest’anno non sono stati invitati solo i Cinquestelle, forse perché al momento sembra l’unico partito (pardon, movimento) che, anche se confusamente e contraddittoriamente, si occupa di temi sociali. Grandi applausi sia al capo del governo che alla capa dell’opposizione! Qualcuno deve avere le idee confuse, o forse troppo chiare. Franza o Spagna, basta che se magna…

Non è strano che questi ultracattolici non abbiano discusso delle esortazioni del Papa per la pace in Ucraina? Mi sarei aspettato almeno una domandina ad uno degli illustri convenuti, ancora convinti che continuando a mandare armi agli ucraini si lavori per la pace. Il Papa ha espresso il suo cordoglio per la ragazza fatta saltare in aria con la sua auto in Russia (atto di puro terrorismo, così come quelli che stanno avvenendo in Donbass contro esponenti dell’amministrazione civile indipendentista: e non vengano a chiamarla resistenza) ma l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede ha avuto da ridire. Adesso stiamo a vedere che il Papa per parlare deve prima chiedere il permesso all’ambasciatore ucraino. Se non gli sta bene, tra l’altro, può anche ritornarsene a casa.

Destra centro e sinistra sono uniti nel dire che il gas costa troppo e così non si può andare avanti. Noi ce n’eravamo già accorti, anche senza elezioni. Anche se naturalmente ce la raccontano come vogliono (come tutte le balle che ci propinano i media; ieri quando hanno tirato fuori una spia russa tipo la mia Olena sono andato a stendere i panni in solaio per non rompere il televisore, come se noi non avessimo spie in Russia. A me fa più specie che per anni siamo stati spiati dagli alleati, ma di questo ovviamente non se ne parla più): il gas costa troppo perché il prezzo di vendita è stabilito al “mercato” di Amsterdam, e ha poco a che fare col vero costo di acquisto. Tant’è che il governo dei migliori aveva stabilito di tassare gli extraprofitti, ovvero i maggiori guadagni che le aziende energetiche hanno avuto proprio a seguito della differenza tra il costo effettivo ed il prezzo a cui lo rivendono: bene, questo extragettito avrebbe dovuto far entrare 4 miliardi di euro nelle casse dello Stato, ma solo in pochi l’hanno pagato e si è raggiunto a stento il miliardo. Allora mi chiedo: ma come, io se non pago una tassa mi fate un culo così, e questi che non pagano miliardi non gli fate niente? Ma io gli mandavo a ciascuno un battaglione della Finanza a rovesciargli tutti i cassetti. E comunque basterebbe che il prezzo non fosse più stabilito dagli speculatori ad Amsterdam. E prima di tutto che si operasse per la pace, invece di prolungare all’infinito il conflitto come fa comodo agli Usa, alla Nato e ai mercanti di armi.  Se si opera per la pace si supereranno le sanzioni  e anche il prezzo del gas tornerà ad essere ragionevole. Certo che se l’ometto in maglietta verde ormai proclama che l’obiettivo è la vittoria e rivuole la Crimea, è obiettivamente un po’ difficile. Comunque, dato l’andazzo, in vista del Generale Inverno è meglio preparare i cappotti…   

Tre stelle per Olena – 39

Mentre Montesi si prepara a continuare, un’ombra offusca lo sguardo della vedova Rana.
«James, sai cos’ha il nostro Haruki? Lo vedo sofferente. Problemi di cuore?» ipotizza indicando Haruki Laganà, il direttore della produzione che, seduto in pizzo su un divano Biedermeier, si torce nervosamente le mani guardando fuori dalla finestra. James annuisce gravemente, confermando i timori della padrona.
«Il direttore, signora, è tormentato. Pare che le scorte di anidride carbonica stiano finendo, ed i fornitori non riescono a consegnarla»
«Anidride carbonica? Perché mai Haruki dovrebbe preoccuparsi della penuria di anidride carbonica? Non mi pare che produciamo bibite gasate. Capisco che a breve termine potrebbero esserci ripercussioni per gli spritz¹, ma ce ne faremo una ragione.»
«Purtroppo, signora, e mi rammarico per averlo scoperto solo da poco, l’anidride carbonica, che pure è così copiosa nell’atmosfera, per essere utilizzata a scopi alimentari deve essere prodotta, e sembra che ultimamente alla scarsità della materia prima si sia aggiunto un aumento del prezzo dell’energia che la rende introvabile. Lo stabilimento ne richiede una grossa quantità, necessaria per garantire la catena del freddo, per l’abbattimento di muffe, e soprattutto per la conservazione dei tortelli freschi nelle vaschette. Sembra che sia rimasta autonomia solo per una settimana, dopodiché tutte linee di produzione del fresco dovranno essere fermate. Il nostro Haruki sta affilando la spada cerimoniale per il seppuku.»
«James, resterei ore ad ascoltarti» lo ferma Gilda, con la palpebra già a mezz’asta « Come te la cavi con i documentari sugli animali? Ora che Piero Angela² ci ha lasciato ti vedrei bene a presentare Superquark. In quanto ad Haruki digli di non fare pazzie che appena è finita questa storia ci penso io a sbloccare la situazione».

Ed è proprio con l’intenzione di dare una scossa alla trama che la Calva Tettuta si rivolge spazientita al carabiniere:
«Maresciallo, non vorrei disturbare il suo monologo fantasioso, ma spero che non abbia intenzione di tirare in ballo tutta la servitù, altrimenti il conto degli straordinari glielo mando in caserma. Che c’entra Palmira? Lei la gente la nutre, non va in giro ad avvelenarla!» conclude in attesa dell’arrivo degli stuzzichini.
«Se mi lascia proseguire glielo spiego subito, signora» risponde Montesi. «Lei sapeva che la sua cuoca ha perso una figlia?»
Gilda resta un attimo interdetta, poi rivolge un’occhiata indagatrice a James, che a sua volta inarca le sopracciglia.
«Be’, un attimo di disattenzione può capitare a tutti. La mia amica Adalgisa lo perde regolarmente, ma quello torna sempre. L’ultima volta, al supermercato, si era andato a infilare nella cella frigorifera e per scongelarlo l’hanno dovuto mettere in forno per venti minuti. Però non sapevo che avessi una figlia» dice rivolta a Palmira «altrimenti ti avrei aiutato a cercarla»
«Volevo dire, signora» riprende Montesi «che Palmira aveva una figlia ma è morta tempo fa poco dopo aver dato alla luce un bambino, e dopo che il padre di suo figlio era stato ucciso»

Gilda, sconvolta, guarda la sua cuoca che tenendo la testa china si liscia il grembiule con entrambe le mani.
«Ucciso? Che tragedia… ma è tutto vero? Palmira, perché non me ne hai mai parlato? Ma chi è stato? E perché?» dice Gilda, che commossa si alza e corre ad abbracciare l’anziana cuoca, che si schermisce e risponde lentamente.
«Non volevo rattristarti, Gilda. E’ una storia vecchia e penosa, non avevo voglia di rivangarla. Quando sono venuta a servizio da te è stato anche per dimenticare, oltre che per l’amicizia che c’era con tua madre e che mi ha raccomandato di starti vicino. Sì, quello che ha detto il maresciallo è tutto vero, mi dispiace»
«Ma tutto vero che? Vuoi dire che hai ammazzato tu Turchese? Ma per quale motivo, e perché adesso?» chiede la Calva Tettuta incredula.
«A questo posso rispondere io, se permette» interviene Montesi. «Dopo anni di ricerche, Palmira ha individuato quelli che riteneva i responsabili della morte di sua figlia e del suo compagno, ed ha deciso di vendicarsi. E appena ne ha avuto l’opportunità, ha messo in atto il suo proposito. Ha avvelenato i ravioli di Li Wok con del veleno per topi, scommettendo sul fatto che il primo a mangiarli sarebbe stato il presidente della giuria»
«Il presidente della giuria chi, Auguste Trésomarie? Ma che diamine c’entra Trésomarie, o chiunque altro?»
«Auguste Trésomarie è il figlio di quelli che , piazzando una bomba su una nave di Greenpeace, hanno causato la morte del genero di Palmira. Uccidendolo, voleva punire i suoi genitori»

La Calva Tettuta rimane un attimo in silenzio, pensosa. Poi sbotta:
«Palmira dai retta a me: nega tutto. Negare sempre! E poi questa storia è così incredibile che nessun giudice ci crederebbe. Tra l’altro, qui lo dico e qui lo nego, se l’hai fatto hai fatto bene. E il bambino che fine ha fatto, è morto anche lui? No perché se hanno ammazzato anche quello ti autorizzo a servire a Trésomarie un bel risotto di ammanita falloide!»
«Ehi, ma che c’entro io!» protesta Trésomarie «Io non sapevo niente di questa faccenda! I miei genitori erano impiegati del ministero, e comunque cara la mia avvelenatrice è arrivata tardi, perché sono morti entrambi! »
«Esatto, abbiamo controllato ed effettivamente i genitori di Trésomarie sono deceduti in un incidente stradale. Sarebbe stata una vendetta inutile, signora Palmira. Ma, per rispondere alla sua domanda signora Rana, che fine ha fatto il bambino? Anche se è difficile credere anche questo, ce l’ha proprio davanti agli occhi: eccolo lì» dice il maresciallo indicando Amaru Timu, e continua:
«Il padre era maori; lui dice di essere capitato qui per caso, e può essere, ma una volta arrivato qua e scoperta l’identità di sua nonna non escludiamo che si sia reso complice dell’omicidio»
«Ma lei vaneggia!» protesta Amaru. «Io non ho ammazzato proprio nessuno!»
Montesi sorride, e annuisce:
«Sì, lo sappiamo. E nemmeno Palmira ha ucciso qualcuno, si tranquillizzi signora Rana. Isolina fece cadere il tegame con il veleno per topi, e cucinò altri ravioli. E del resto l’autopsia nel corpo di Turchese non ha trovato veleno per topi, ma estratto di Gelsemium Elegans, di cui stranamente abbiamo trovato una boccetta nell’armadietto della concorrente Liza Maelström » conclude Montesi puntando l’indice verso la svedese.

¹ L’aperitivo spritz è composto da due parti di Aperol (o Campari per gli eretici), tre di Prosecco preferibilmente di Valdobbiadene e una spruzzata di seltz. Alcuni baristi senza scrupoli lo allungano troppo con seltz o soda e lo annacquano con quantità esagerate di cubetti di ghiaccio. L’Autore in realtà al seltz o alla soda rinuncia senza traumi, ma i puristi non ne possono fare a meno.
² Piero Angela, giornalista e divulgatore scientifico, inossidabile inventore e conduttore di programmi cult come Quark e Superquark, è scomparso recentemente. Era del 1928 come il padre dell’Autore, e nel corso della sua lunga vita aveva visto tante di quelle cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare.

Matrimonio con tampone

Amiche e amici, che tempi strani stiamo vivendo. Il figlio di una mia amica è stato invitato al matrimonio di un suo amico, in quel di Bologna, e le suore che gestiscono la struttura che avrebbe dovuto ospitarlo gli hanno chiesto di munirsi di tampone. Mal gliene è incorso, perché ha scoperto di essere positivo, pur essendo quasi completamente asintomatico, ed ha dovuto rinunciare alla cerimonia. Per fortuna non era il testimone!

Riflettevamo con i genitori, con i quali domenica siamo andati a fare una bella passeggiata al Parco della Val Sanagra dove abbiamo visitato una vecchia fabbrica di mattoni trasformata in museo, che chissà quante persone l’hanno avuto senza nemmeno accorgersene e se non fosse stato per le prudenti monache il figlio l’avrebbe trattato come un raffreddore: cosa che sinceramente avrei fatto anch’io, perché dopo due anni se ad ogni starnuto dovessimo tamponarci sarebbe l’ammissione di un fallimento completo.

La Val Sanagra, sopra Menaggio, è una bella località per fare delle passeggiate; la visita alla vecchia fornace è stata molto interessante perché uno stagionato volontario ci ha illustrato tutta la storia e le modalità di produzione, di come dall’argilla si arrivava ai mattoni. L’attività è stata chiusa negli anni ’50 quando il forno, troppo piccolo e troppo scomodo per competere con quelli nati in pianura padana, ha smesso la produzione.

A proposito di lavoro: ora anche negli autogrill, come anche nei McDonald’s, stanno sostituendo i cassieri con dei totem digitali, dove ordinare e pagare in autonomia. Mi chiedo: ma le persone che faranno tra qualche anno? I casellanti li abbiamo già tolti, togliamo anche i cassieri, gli operai stanno diventando come i panda, che lavoro farà la gente? Tutti sui monopattini a consegnare pizze?  Non mi pare però che di questi temi si stia parlando molto in campagna elettorale. Già, perché il 25 settembre si andrà a votare per il rinnovo del parlamento; i partiti sembrano proprio stare sul pezzo, infatti il dibattito sembra quello degli anni ’90: presidenzialismo, immigrazione, ius soli… di emergenza climatica, rischio atomico, inflazione, denatalità, lavoro precario, disoccupazione forse ne parleranno più in là.

Sembra esagerato parlare di rischio atomico, ma è una mia sensazione o gli ucraini stanno cercando un incidente nucleare a Zaporižžja? Non mi pare credibile che i russi si bombardino da soli, anche se le tv a reti unificate cercano di farlo credere (anche se le notizie _ si fa per dire _ dall’Ucraina sono ormai al quinto-sesto posto). E attaccare l’impianto di raffreddamento che serve appunto alla centrale, può portare ad una catastrofe. Qual è il gioco che stanno facendo, continuate a darci armi altrimenti facciamo saltare la centrale? Non sarebbe ora che qualcuno dica basta all’uomo in maglietta verde?  

Russi che sempre le tv ci hanno fatto sapere con meraviglia che quest’anno non sono venuti a passare le ferie in Italia. Come se non ci fossero sanzioni su tutto e i voli fossero interrotti! Sanzioni che, se ci penalizzano e non poco per i prezzi del gas, ci hanno spianato la strada ad un sacco di medaglie ai campionati europei di nuoto e di atletica leggera. E anche qui grazie al cavolo, gli anni precedenti in testa al medagliere c’erano sempre loro.

Ero tornato rasserenato, ma una serie di notizie mi ha subito intristito: gli israeliani hanno dovuto ammettere (o rivendicare) che è stata la loro aviazione a bombardare un cimitero uccidendo dei bambini palestinesi che ci stavano giocando; i norvegesi hanno ucciso un tricheco che, secondo loro, dava fastidio nel porto di Oslo: in verità erano i turisti che davano fastidio, perché non hanno fatto fuori loro? Era così difficile spostarlo e portarlo da un’altra parte?  Gli arabi sauditi, ai quali andiamo giocoforza a leccare il didietro, hanno comminato 34 anni di carcere ad una attivista per i diritti delle donne. Del resto gli Usa ne daranno più di 100 ad Assange, quando riusciranno a metterci sopra le mani, di che ci scandalizziamo?

E’ morto Piero Angela. Era del ’28, come mio padre, ma a differenza sua è arrivato in fondo alla sua strada attivo e lucido. Ci ero affezionato e non solo perché mi ha fatto fare delle grandi ronfate con i documentari degli animali a Superquark: era un signore, invitava a ragionare e decisamente in un paese dove ognuno si sente in dovere di dire la sua anche su argomenti di cui non sa una cippa era decisamente rivoluzionario. Non era credente, combatteva superstizioni e imbroglioni. Una frangia di esaltati, di cui si sarebbe decisamente impipato, l’ha preso di mira dopo morto imputandogli chissà quali nefandezze, addirittura di aver preparato la dittatura della scienza. Miserie umane, non so se dettate più da stupidità o da invidia.

Qui è rinfrescato; sono previste piogge stasera e nei prossimi giorni; le sagre sono terminate, e si può cominciare a metter via i costumi da bagno, che tristezza. A presto!

Come si fa a non voler loro bene?

L’uomo che reggeva l’ombrellone (III)

Ed eccoci arrivati amiche e amici all’ultima puntata di questo mini diario. Gli ultimi giorni li abbiamo passati a Bosa, che è una cartolina più che un paese; credo sia l’unico paese della Sardegna che è lambito da un fiume, il Temo (a proposito: la Sardegna è piena di acqua, con tante falde sotterranee e, anche se la siccità si fa sentire, finora sembra reggere); le sue case colorate arrampicate su per la collina sono pittoresche anche se ormai poco abitate. E’ sovrastata da un castello dai cui camminamenti si gode il panorama sottostante: chiude alle 19, noi siamo andati alle 18 con un caldo micidiale rischiando il collasso. La sera i negozi sono tutti chiusi, tranne bar e ristoranti; segnalo un bistrot lungo la strada principale dove ho preso un tagliere di affettati che non sono riusciti a finire, compatito dalla cameriera. La spiaggia vicina, Bosa Marina, è di sabbia ferrosa che nelle ore più calde si arroventa ed è impossibile camminarci sopra senza ciabatte. Le cale più pittoresche sono a pochi minuti e ci si arriva solo a piedi; noi ci siamo limitati a guardarle dall’alto perché solo il pensiero di affrontare la discesa e la conseguente risalita ce l’ha sconsigliato. Belle, ma non fanno per noi. Mentre invece è accessibile, a qualche chilometro verso Alghero, la spiaggia di S’Abba Drucche; la spiaggia (in realtà due) è libera, ma in loco si possono noleggiare lettini. L’ombrellone ce l’avevo; l’avevo comprato prima della partenza dopo attenta ricerca, robusto e leggero; mi ero anche munito di trivella per scavare nella sabbia per piazzarlo; mi sono dimenticato però la cosa più importante: la corda. Infatti, per quanto l’ombrellone sia fissato bene, quando tira il maestrale c’è sempre il rischio che ve lo faccia volare via ed infatti i più esperti (quasi tutti a dire la verità) lo ancorano con una o più corde legate a dei picchetti piantati nella sabbia. In mancanza di corda quindi il vostro cronista stringeva con la mano sinistra, con molta eleganza direi, il palo dell’ombrellone, ma ad un certo punto mi sono dovuto arrendere e l’ho chiuso; da quel momento ho preso il sole (si fa per dire) disteso sul lettino ma ricoperto da maglietta e asciugamano.

Come sapete, amiche e amici, il sole può essere un grande amico ma anche un grande nemico: fa bene alle ossa ma può fare molto male alla pelle, specie se di carnagione chiara e se preso nelle ore più calde. Dopo questa piccola informazione medica dirò che la mia pelle, sebbene tenda a diventare presto scura, è meglio che sia riparata. Da giovane entravo e uscivo dall’acqua, l’ombrellone era roba per effeminati e diventavo nero come un tizzone: probabilmente ora il corpo mi sta porgendo il conto, non voglio sfidarlo troppo.

A pochi minuti da Bosa c’è un paesino, Tinnura, famoso per i murales disegnati sulle case; ce ne sono un centinaio, e riportano scene di vita contadina del passato. Qui abbiamo incontrato (quanto è piccolo il mondo!) nell’unico negozietto aperto, un ceramista che ha lavorato per anni a Cantù e conosceva benissimo la zona dove abitiamo, forse meglio di noi. Siccome ha lavorato anche per dei mobilieri (Cantù è la patria del mobile d’arte) abbiamo parlato delle ripercussioni dell’embargo alla Russia sugli ordinativi; lui sosteneva che non incide molto perché gran parte di quei mobili li acquistano gli arabi, e per prezzi stratosferici rispetto al reale valore. Insomma, è una questione di prestigio: se li paghi poco vuol dire che valgono poco… così sedie da 700 euro vengono vendute a 5000, e quelli pagano senza battere ciglio. Tanto poi basta che aumentino un po’ il prezzo del petrolio…

La proprietaria del b&b dove abbiamo alloggiato, una persona davvero squisita, più o meno della nostra età, ci ha raccontato di non essere proprio sarda. O meglio, è figlia di genitori sardi, ma emigrati in Belgio perché il papà lavorava in miniera; lei è nata là, ed ha imparato a parlare solo il sardo (che è una vera e propria lingua, anche se diversa da zona a zona) ed il fiammingo. Tornava a Bosa solo d’estate, per le ferie, e alloggiavano appunto in una delle case colorate; ma poi il padre si è ammalato di silicosi e sono dovuti tornare: lei aveva già finito le medie, e non conosceva l’italiano! Così ha dovuto ripetere la terza media (due volte, perché aveva una professoressa che voleva darle le basi giuste: e ce l’ha fatta, perché poi la signora si è anche diplomata). Giusto per farsi un’idea dell’epoca, sua madre era l’ultima di dieci figli, e lei l’ultima di cinque.

L’ultimo giorno, prima di riprendere il traghetto, siamo passati ad Alghero, che avevamo già visitato l’altra volta ed è sempre carina e piena di movimento. Alghero è stata fondata dai catalani e la lingua assomiglia al catalano. Abbiamo comprato qualche regalino ed ovviamente una bottiglia di mirto che berrò alla vostra salute.

Al ritorno, in attesa della partenza, dal traghetto si vedevano i preparativi per un concerto di Ivana Spagna. Ne avevo perso le tracce, nonostante abiti proprio a Como. Avrei voluto fare il cambio di cuccetta ma il prezzo era troppo alto e quindi mi sono rassegnato al letto a castello: vi dico solo che la prima volta che sono salito mi è preso un crampo al piede e poi non sapevo come scendere. Ho accarezzato l’idea di mettere il materasso per terra ma poi l’orgoglio ha vinto. Nella notte sono sceso quattro volte (colpa del Vermentino) e l’ultima volta posso dire che l’uomo scimmia sarebbe stato orgoglioso di me, se non fosse che in quel momento indossavo una delle magliette di mia moglie, dato che le mie erano tutte sudate. Infatti di solito nelle cabine c’è un freddo polare, stavolta invece o non funzionava l’aria condizionata oppure il caldo saliva in alto, mi sono dovuto cambiare più volte. Avevo promesso ad una cara lettrice di postare la foto, ma è troppo compromettente.

E’ finita, amiche e amici! Spero di non avervi annoiato troppo. Adesso ho ancora qualche giorno di relax, andrò al paesello a festeggiare insieme ai miei fratelli la nostra mamma che tra qualche giorno compie 87 anni ed a salutare parenti e amici superstiti. Al ritorno mi aspetta Olena impaziente, che ha voglia di andare in vacanza anche lei!

A presto!

L’uomo che reggeva l’ombrellone (II)

Da Stintino è molto bello partire per un tour dell’Asinara (Stintino è stata fondata dagli abitanti dell’Asinara che sono stati cacciati perché l’isola diventasse un carcere, e tale è rimasta fino a poco tempo fa; nel carcere di massima sicurezza fino a qualche decennio fa erano rinchiusi terroristi e mafiosi). La gita noi l’avevamo già fatta, ma a chi non ci fosse stato la consiglio per il valore storico e naturalistico (oltreché per le spiagge). A Stintino c’era anche una tonnara, e c’è un museo ad essa dedicato. Era una vita dura! Tra l’altro si trovava in località Le Saline, dove si trova una bella spiaggia; purtroppo però quando siamo andati noi era piena di posidonia (a causa del caldo, ci ha detto la gestrice del chiosco) e l’odore delle alghe in putrefazione non era proprio delicato. Gli stagni retrostanti ospitano colonie di uccelli migratori che vi si riproducono, ed ho visto con i miei occhi gente attrezzata con ciabatte, costume e binocolo per osservarli. De gustibus eccetera eccetera… io sinceramente al mare osservo altro, finché almeno guardare è consentito..

Un passetto indietro: in Sardegna siamo andati in traghetto, da Genova a Porto Torres. Ho prenotato in ottobre ed ho risparmiato molto; a quel tempo pensavo che a luglio non ci sarebbe più stato problema di Covid e invece ci siamo ancora dentro forse più di prima. Sul traghetto la regola della mascherina era rispettata quasi totalmente, ma in quanto a distanziamenti e pulizia (specialmente la disinfettazione dei tavoli, e questo l’ho notato anche nei bar e nei ristoranti) ormai siamo al liberi tutti. Ora degli amici mi dicono che un biglietto costa anche 800 euro, mi sembra un’enormità. Però confesso di aver fatto una cavolata: nell’euforia della corsa allo sconto non mi sono accorto di aver prenotato una cuccetta con letti a castello, e naturalmente il posto di sopra è toccato a me (al ritorno, perché all’andata ho fatto il cambio cabina con un piccolo sovrapprezzo). Ma delle evoluzioni ginniche vi racconterò più in là.

Cabras.

Da Stintino ci siamo spostati a Cabras, cittadina famosa per la bottarga di muggine; oltre questo non ha molte attrattive ma è strategica per recarsi alle spiagge della penisola del Sinis; noi siamo stati a Maimoni e Mari Ermi (a me è piaciuta più la prima anche se la seconda è quella più famosa dopo Is Arutas); il primo giorno invece ci eravamo fermati a Marina di Torre Grande, abbastanza anonima. L’Oristanese è ricco di storia e di vestigia storiche e archeologiche: abbiamo visitato i resti di Tharros, città punica e poi romana (ultima visita alle 17:15: a momenti ci lascio le penne dal caldo…), il nuraghe Losa, il pozzo di Santa Cristina con il villaggio nuragico, stiamo parlando dell’età del bronzo, almeno 1500 anni prima di Cristo… Diversi luoghi sono incustoditi, considerando che in tutta la Sardegna ci sono 9-10.000 nuraghi è difficile sorvegliarli tutti. La particolarità di Cabras è che si affaccia su uno stagno, l’attività principale della gente infatti fino a poco tempo fa era quella della pesca; pesca regolata con metodi autoritari, con zone di pesca tramandate da famiglia a famiglia e con regole che spesso venivano fatte rispettare con metodi molto spicci. L’ultimo di questi capi è sparito (fatto sparire) e non se ne è saputo più niente, si ipotizza sia stato ucciso e dato in pasto ai maiali. E poi dicono che la pesca rilassa i nervi! Poco lontano segnalo, sempre per appassionati di uccelli, che c’è lo stagno di Mistras dove passano i fenicotteri rosa.

I gestori del b&b che ci ha ospitato si sono inventati questa attività dopo essere stati entrambi licenziati. Lavoravano per la Provincia, anzi per un ente partecipato dalla Provincia; in questo paese strano che è l’Italia siamo andati avanti fino agli anni ’90 con le stesse province che c’erano dall’unità d’Italia o quasi; poi ad un certo punto sono cresciute in maniera esponenziale, seguendo la moda leghista del federalismo ad cazzum, e infine ci si è accorti che erano carrozzoni improduttivi. La cosa strana è che sono ancora lì, anche se non si sa quali sono le competenze: le strade provinciali fanno pena quindi amici cari (dico a quelli che verranno eletti nel prossimo parlamento dato che da questo ormai non c’è da aspettarsi più niente di buono) o le togliete per bene o le rimettete (quelle originarie però, non quelle farlocche aggiunte dopo). E soprattutto, si può lasciare sulla strada da un momento all’altro intere famiglie? Comunque i due si sono rimboccati le maniche ed hanno creato proprio una bella struttura, chi fosse interessato me lo dica e gli farò avere i riferimenti.

 Ovviamente è obbligatorio farsi un piatto di spaghetti alla bottarga.

A proposito di bottarga, Nancy Pelosi, la speaker democratica della Camera Usa, è appena andata a sfruculiare i cinesi andando in visita a Taiwan; è buffo che i nostri media hanno riportato che “caccia cinesi hanno violato lo spazio aereo taiwanese” sorvolando sul fatto che per la Cina (e per quasi tutto il resto del mondo) Taiwan è una provincia della Cina. Taiwan che è uno dei massimi costruttori di semiconduttori, che fornisce per la maggior parte agli Usa; peccato però che la sabbia al silicio la prenda dalla Cina ed ora la Cina ha deciso di non dargliela più. E adesso con che cosa ve li farete i vostri semiconduttori? Quindi, riepilogando, questi pazzi che governano il mondo ci hanno apparecchiato una crisi delle materie prime (già prima della guerra in Ucraina), poi una crisi delle fonti energetiche (approfittando della guerra in Ucraina), ed ora una bella crisi dei semiconduttori (i cui prezzi erano già alle stelle, grazie ai bitcoin). Per fare un dispetto a chi, alla Russia? Mi pare quello sposo che per fare dispetto alla moglie si taglia gli zebedei.

Adesso amiche e amici voi lascio, vado a preparare una bella marmitta di pasta fredda, con pomodorini fiori di cappero olive nere e tonno. Seguirà pennichella. A presto con la continuazione!

Se in qualche stagno avvistate questo tipo di fenicottero attrezzatevi di binocolo!

L’uomo che reggeva l’ombrellone (I)

Amiche e amici,

sono purtroppo tornato da questa vacanzina in Sardegna, dove per dieci giorni non ho voluto sapere niente di quello che succedeva per il mondo, ristorato e sollevato. Sollevato perché quando sono partito il governo dei Migliori era ancora in bilico e gli aruspici in caso di caduta pronosticavano piaghe d’Egitto con inondazioni e moria delle vacche, e invece niente di tutto ciò si è verificato, anzi: addirittura il prezzo della benzina è calato e la borsa, dopo un primo momento di assestamento, è in crescita. Perfino il temibile spread è in calo! Mi viene un dubbio: che alla fine il governo non ci serva affatto?

Sono stati, come ci si aspetta in Sardegna, giorni di sole e mare, molto caldi tranne gli ultimi quando in tarda mattinata iniziava a soffiare il maestrale. Abbiamo girato la parte nord-occidentale, con Stintino, Bosa, Cabras e le spiagge del Sinis; non starò a elencare le bellezze di questi luoghi perché sono famosi in tutto il mondo e comunque basta fare qualche ricerchina per trovare guide molto più brave di me. Darò solo qualche impressione, qualche consiglio, riporterò qualche storia che mi ha colpito.

La Pelosa.

La spiaggia più famosa di Stintino si chiama La Pelosa, nome decisamente accattivante come quello della attigua Pelosetta ma che non c’entra niente con quello che i più maliziosi di voi penseranno. E’ una vera piscina naturale che ha poco da invidiare alle spiagge tropicali; per evitare iper-affollamento l’accesso è a numero chiuso e bisogna prenotarlo on-line (3,5€ al giorno a persona). E’ vietato portar via la sabbia e se si viene beccati a farlo si prende una multa molto salata; il parcheggio è parecchio costoso ed i controllori molto pignoli: io avevo sforato l’orario di tre minuti e mi hanno fatto pagare un’ora in più.

Non si vive di solo pane carasau

A proposito di Pelosa e Pelosetta, le ex ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna hanno abbandonato Berlusconi, artefice di tutte le loro fortune, per salire sul carro (o carretto) parecchio sopravvalutato, a parer mio, di Calenda, che si presenta con il suo partitino Azione nello schieramento del cosiddetto centro-sinistra dove non si capisce quale sia la sinistra. Auguri ad entrambe, ma non aspettatevi cene eleganti da quelle parti…

Stintino, rispetto alle altre cittadine dove abbiamo fatto tappa, la sera è più viva, ci sono diversi negozietti aperti ed anche una libreria: qui ho acquistato il bel libro di Luca Telesa “La scorta di Enrico”, la storia degli uomini che vennero scelti per proteggere Berlinguer , il rimpianto _ almeno da me anche se comunista non sono mai stato _ segretario del Partito Comunista Italiano, l’integerrimo sassarese, fino alla morte sul fatale palco di Padova, nell’84. Storie di uomini, e di tutta un’epoca; si intrecciano i racconti di quelli più anziani, che avevano l’età di mio padre ed avevano visto la guerra e combattuto nella resistenza ai nazifascisti  e di quelli più giovani, che avrebbero potuto essere miei fratelli maggiori. Li univa la convinzione incrollabile di contribuire a realizzare un mondo migliore e, se non altro, ci provarono. Confesso di essermi commosso e su qualche pagina di aver pianto: nostalgia, o forse tristezza nel confrontare la statura di certe personalità con i protagonisti di oggi.

Ma perbacco, mi sono accorto ora di aver divagato e di non aver raccontato quasi niente della vacanza: ci vorrà un’altra puntata, o forse due. A presto!

Pelosa o Pelosetta? Non saprei. Comunque si chiama Daniay Sharipova ed è del Tatarstan.