Nonna Pina inghiotte un boccone di chorrizo¹, beve un sorso di vino per stemperare la paprika e continua:
«Nel periodo che rimasi in Argentina continuammo a frequentarci, quando i nostri impegni ce lo permettevano; grazie anche ai miei consigli, o almeno lei così diceva anche se io ho sempre pensato che fosse esclusivamente merito suo, la sua carriera procedeva discretamente, iniziava a recitare in qualche film e anche la sua situazione economica migliorava. La mia tournée intanto era finita e sarei dovuta tornare in Italia ma Emilio, il ballerino che era il mio amante, mi convinse a rimanere con lui a Buenos Aires dove aveva intenzione di aprire una scuola di ballo, o così mi fece credere. Mi convinsi che fosse più sicuro, per il bambino che stava per nascere, non affrontare lo strapazzo di quella dozzina di giorni in mare, o forse non volevo farmi vedere in giro con il pancione o forse, chissà, avevo anche un po’ di paura perché qualche piroscafo era stato affondato… sia come sia rimasi a Buenos Aires e con Emilio ci sistemammo in un alberghetto in periferia; pensavo di partorire lì, senonché ebbi delle complicazioni e mi portarono incosciente in ospedale: quando mi svegliai mi dissero che avevo perso il bambino, e come se non bastasse Emilio era sparito… »
Juanito maschera la propria emozione stappando una nuova bottiglia di vino tinto, mentre qualcuno si asciuga una lacrimuccia con l’angolo del tovagliolo.
«Eva, venuta a sapere delle mie vicissitudini, voleva ospitarmi a casa sua ma io ormai avevo solo voglia di tornare a casa, così dopo pochi giorni partii. In Italia la situazione non era rosea, la guerra che sembrava dovesse finire in pochi giorni invece continuava e la preoccupazione era evidente. Anche per gli artisti era dura, io iniziai a partecipare a spettacoli per le truppe, ma divenne sempre più difficile… passava il tempo, con Eva ci tenevamo in contatto scambiandoci lettere e sentendoci ogni tanto al telefono, le notizie che le davo la rattristavano: lo sbarco degli alleati, la caduta di Mussolini, la resa, e poi la guerra civile, italiani che combattevano contro altri italiani, questo specialmente la angosciava. Io ero rimasta al Nord, del resto le persone a cui volevo bene erano tutte lì; tra l’altro avevo conosciuto Gervasio, un bravo ragazzo che aveva un pastificio e tanti sogni, e stavamo per sposarci: la mia carriera insomma era in fase calante mentre la sua era in ascesa, tra l’altro era diventata rappresentante sindacale degli artisti ma non le bastava, dentro di lei ardeva un fuoco, sentiva di dover fare qualcosa per il suo popolo, ma non sapeva ancora come… la ragazzina era diventata donna, e che donna…»
Nonna Pina si ferma un attimo, attirata da una pietanza che la incuriosisce.
«Cosa c’è in quella scodella, Juanito? Manda un bel profumino»
«Salsa criolla, donna Pina, è squisita. La prepara mi nuera, mia nuora Andreina, verdure a tocchetti, olio, aceto, cipolla, origano, peperoncino, aglio ed altri ingredienti segreti che non rivelerebbe nemmeno sotto tortura… il tutto lasciato riposare l’intera notte. Assaggiatela sul pane, vedrete che bontà…»
«Mmhh, buonissima, brava Andreina» commenta nonna Pina dopo aver morso la fetta di pane che Juanito gli ha preparato.
«Finché, verso il febbraio del ’44, mi raggiunse una telefonata. Era Eva, allegra ed emozionata, che dopo i saluti mi annunciava: “Ho conosciuto un uomo eccezionale, Eusebia, e abbiamo deciso di andare a vivere insieme. Lo amo più di ogni cosa al mondo, e sento che potrei fare qualsiasi cosa per lui…”. Mi sembrò un po’ melodrammatica come dichiarazione, così per scherzare le chiesi chi fosse mai questo fenomeno, e se fosse almeno bello e ricco… mi rispose ridendo “Oh si, è davvero un bell’uomo… in quanto a ricco, lo è senz’altro di idee e volontà, ma forse ne avrai sentito parlare: si chiama Juan Domingo Perón…”. Conoscevo di fama l’uomo, era un militare andato al potere con un colpo di Stato insieme ad altri ufficiali; ricopriva l’incarico di Segretario del Lavoro, e in quel ruolo aveva promosso delle riforme sociali che gli erano valse l’apprezzamento del popolo, di cui godeva la fiducia. Ci facemmo gli auguri a vicenda, ripromettendoci di rivederci quando la guerra fosse finita, ma passarono diversi anni prima che potessimo effettivamente rincontrarci»
«Un pochito de dulce de leche?» chiede Andreina, ansiosa di sottoporre l’altra sua specialità al giudizio della ospite d’onore.
«Ussignur, Juanito, anche il dolce? Mi farete scoppiare… grazie, Andreina, solo un assaggio però»
«Como desées, señora» risponde la nuora di Juanito, versando sul piattino da dolce due buone cucchiaiate di crema, mentre in tavola compare una bottiglia di sherry Pedro Gimenez.
«Ragazzi, se continuate a portare da mangiare questa storia non finisce più!» protesta nonna Pina, portandosi alla bocca un cucchiano di dulce de leche.
¹ Salsiccia speziata a base di carne bovina e suina.