«Mi sa che qualcuno ce l’ha con noi.»
Nonna Pina osserva perplessa quello che rimane della casa dove erano dentro fino a pochi secondi prima.
«Mi sembra un po’ esagerato, non trovi anche tu Natascia? Voglio dire, passi il rapimento del cantante, ma farci saltare in aria lo trovo scortese. Vorrei sapere tra l’altro come hanno fatto a sapere che lo stavamo cercando. Qualcuno deve aver spifferato qualcosa, non sarà mica stato il tuo amico, ti fidi di lui? Non è che fa il doppio gioco?»
«Io non fida di nessuno» risponde Olena, concentrata. «Però io dubita che se avesse voluto fare saltare in aria avrebbe avvisato noi di uscire, voi non trova?»
Mentre le due si pongono questi interrogativi il telefonino della vegliarda suona, strappando ad Olena una smorfia di disappunto.
«Babushka, io detto voi di spegnere cellulare. E’ rintracciabile» la rimprovera la russa.
«Adesso non vorrai mica dare a me la colpa se ci hanno sgamato?» risponde piccata. Poi, dato uno sguardo al numero, risponde, con Olena che alza gli occhi al cielo.
«Pronto, chi parla?»
«Sono io nonna, dove siete? L’avete trovato?» cinguetta Gilda in apprensione, poi senza dare il tempo di rispondere continua:
«Noi siamo stati rapiti dai rastafariani, ma non ci hanno fatto del male. Anzi, loro dicono che l’hanno fatto per il nostro bene perché c’è qualcuno che ha brutte intenzioni nei nostri riguardi. Vi risulta?»
«Avevo detto di aspettare me» commenta Olena scuotendo la testa, a cui fa eco il controcanto di Svengard «Se aspettavamo Natascia non sarebbe successo niente» interrotto dal rumore di una borsetta calata con energia sulla zucca.
«E adesso che si fa?» chiede la Calva Tettuta, ricomponendosi.
«Voi adesso aspetta lì dove siete. Io manda miei amici a prendere voi» ordina Olena, strappando il cellulare dalle mani di nonna Pina. Poi lo spegne, e rimane a guardarlo pensierosa.
«Così non va» dichiara poi la russa «Dobbiamo ricominciare da capo»
«Torniamo ad Addis Abeba? Avrei giusto bisogno di un bel bagno ed un massaggio» dichiara la vecchia avventuriera.
«Voi fate pure bagno» concede Olena. «Io devo sistemare una faccenda in Svizzera»
Intanto a Villa Rana regna l’anarchia.
«Slava Rani!»
Kocca la gallina, Fiona la cavalla e Riitta la renna squadrano perplesse Flettàx, il pappagallo ex-sovranista diventato fervente atlantista, che dall’alto del trespolo su cui è poggiato, petto in fuori e becco volitivo, arruffa le penne in atteggiamento bellicoso.
«Speriamo che i padroni tornino presto» auspica la cavalla preoccupata «qui la situazione degenera di giorno in giorno»
«Strapperemo le penne agli invasori!» garrisce ancora l’Ara Macao padano, sempre più agguerrito.
«Ma si può sapere con chi ce l’hai, Flettino? Stai rendendo la vita impossibile a tutti, finiscila una buona volta!» lo esorta Kocca, che comincia a diventare impaziente.
«Con chi ce l’ho? Ma sentitela, proprio lei parla¹. A parte che ti ho detto mille volte di non chiamarmi Flettino, ma casomai Spartacus, o al limite Volodimiro, sai bene con chi ce l’ho! Ce l’ho con certi parrocchetti di mia conoscenza, che s’insinuano con l’inganno come serpenti, e poi colpiscono alla schiena come scorpioni. Con quelli che si fingono amiconi, e appena possono ti pugnalano alle spalle. Ma è finita la pacchia, cara mia, questo giardino è troppo piccolo per tutti e due. Uno di noi se ne deve andare, e quell’uno non sono io!»
«Ho capito, hai litigato ancora con Spread» constata Riitta, ruminando dell’erba cipollina. «Ma come, eravate pappa e ciccia quando si trattava di abbindolare quelle due padovanelle². Che è successo, ti ha cornificato?» ipotizza la renna, perfida.
«Io non ho litigato con nessuno, e non pronunciare quel nome in mia presenza! E per tua norma e regola, nessuno cornifica il sottoscritto» insorge il pappagallo, fingendo di non notare le risatine delle tre amiche alla sua ultima affermazione.
«E’ arrabbiatissimo perché Spread si è spacciato per lui e ha portato nel cespuglio anche la sua padovana» bisbiglia ridacchiando Fiona a Kocca, strappandole un allegro coccodè.
«Perciò da questo momento proclamo: sanzioni! Niente becchime al parrocchetto. E chi verrà sorpreso a fornirgliene dovrà vedersela con me» conclude Flettàx, dondolandosi minacciosamente.
«Autocrate!» lo rimbecca Riitta, sincera democratica.
«Prepotente! Io faccio quello che mi pare e piace» lo sfida la cavalla, scuotendo la criniera.
«Ma quant’è carino quando si arrabbia?» sospira Kocca, che per amore tutto perdona.

¹ I lettori più affezionati ricorderanno che nell’avventura precedente, Olena à Paris, la gallina Kocca aveva condiviso le attenzioni dei due pappagalli.
² Idem per le due galline padovane venute a rinforzare il pollaio.