Olena sale le scale che portano al secondo piano, facendosi scudo del suo carceriere. In fondo alla grande stanza vuota, in penombra, quello che sembra un ufficio, con due guardie armate a sorvegliare.
«E’ lì? » sibila Olena.
«Sì, è lì, ma ci ammazzerà tutti e due!» protesta l’uomo.
«Prima tu» risponde Olena, spingendo avanti l’uomo e restando nell’ombra.
«Chi è là?» chiede una delle due guardie, puntando il mitragliatore. «Ramon? Che diavolo ci fai qua? Il capo ti aveva detto di non muoverti, sei impazzito?»
Ramon tenta una mossa disperata:
«E’ qui, è scappata, non ce l’ho fatta a…»
«Cazzo Ramon, l’hai portata qui? Sei un coglio…» ma l’uomo non fa in tempo a dire altro perché Olena gli ha lanciato un coltello in gola, mentre al suo compare è comparso in fronte il foro di una pallottola calibro 9 parabellum.
Le tre persone nella stanza sentendo il trambusto si allarmano e mettono mano alle armi; uno dei tre socchiude la porta per scoprire che sta succedendo e, viste le due guardie in posizione orizzontale, si affretta a richiudere. Mentre stanno preparando un piano d’azione da fuori si sente una voce autoritaria, con un accento russo:
«Carlos, esci fuori. E’ una cosa tra te e me, Osvaldo non c’entra»
«Sei riuscita a liberarti, “capitano”? Dovevo aspettarmelo, con quei due idioti. Peccato, volevo divertirmi con te… perché dovrei uscire? Fra poco i miei uomini saranno qua e ti faranno a pezzetti»
«Io non credo» risponde calma Olena. «Le scale sono minate, e appena faranno un passo salteranno in aria. Io ripeto te per ultima volta: esci fuori con mani alzate»
«Ah, ah, che paura! Ti dirò io quello che succederà, cara mia: tra qualche minuto arriverà un elicottero, io lo prenderò e tu non potrai farci proprio niente, perché altrimenti il tuo amichetto qua lo ritroverai a pezzetti… ah, non ti sei chiesta chi ti ha colpita alle spalle? Prova a indovinare…»
«Osvaldo?» realizza Olena, stupita. «E’ vero Osvaldo? Perché?»
Osvaldo, legato e sanguinante, risponde a fatica.
«Mi dispiace, capitano… hanno rapito mia moglie e i miei figli e li tengono prigionieri. L’unico modo per salvarli era consegnargli lei…»
«Osvaldo, sei uno stupido» dice Olena con amarezza «Li uccideranno lo stesso, lo sai bene. Però io devo ringraziare te»
«Ringraziare, capitano? Di cosa?»
«Perché così tu hai permesso me di entrare senza combattere. Cavallo di Troia, bravo… Adesso stai giù con la testa, Osvaldo» e così dicendo Olena scarica i fucili mitragliatori dei due morti contro la porta e la parete della stanza; Carlos rovescia la scrivania e ci si rifugia dietro; l’altro uomo viene colpito e muore; infine Olena con un calcio spalanca la porta, e trova Carlos che si fa scudo di Osvaldo, puntandogli la pistola alla testa.
«Che vogliamo fare?» sogghigna Carlos.
Olena fissa Osvaldo negli occhi, e lo vede abbassare lo sguardo. Presa la decisione gli punta la pistola alla testa, tra lo sgomento di Carlos, ma prima che possa premere il grilletto dall’esterno si sentono delle grida.
“Si Evita viviera serìa montonera!” dalle alture intorno al deposito una cinquantina di persone si stanno avvicinando urlando vecchi slogan rivoluzionari “Vencer o morir!”
«Che diamine sta succedendo?» grida Carlos «Chi è quella gente?»
Olena, sorniona, ascolta le voci che filtrano dall’esterno, finché riconosce una voce al megafono:
«Amigos, avete commesso un terribile errore! Avete colpito una montonera, e chi tocca un montonero li tocca tutti. Venite fuori con le mani in alto se volete salvare il culo, cabrones!»
Da sotto si sentono delle voci concitate:
«Capo, ci stanno attaccando! Ma sono… sono dei vecchi!»
«Dei vecchi?» grida Carlos «Che diavolo vogliono?»
«Dicono di essere montoneros… che facciamo, spariamo?»
«Montoneros¹…? Buon Dio, ma da dove arrivano questi, cosa sono dei fantasmi? Si sparate, sparate, fateli fuori tutti!»
Ma purtroppo gli uomini di Carlos non riescono a mettere in atto i loro propositi perchè, proprio in quel momento, il vecchio Juanito suona la tromba ed una pioggia di granate si abbatte sul deposito. Una va a scoppiare dietro la stanza e Carlos ne approfitta per scappare e lanciarsi verso le scale che portano al tetto.
«Mandate due elicotteri e spazzate via quei maledetti!» grida alla radiotrasmittente. Pochi secondi dopo, da poco lontano, due elicotteri si alzano in volo e iniziano a mitragliare i vecchi combattenti, ma il volo dura poco perché hanno fatto i conti senza i razzi che i vecchietti hanno in dotazione.
«Ma che cazzo…» commenta incredulo Carlos, tenendosi la testa tra le mani. «Missili terra-aria? Ma dove diavolo li hanno presi quei rincoglioniti?» ma mentre si sta facendo questa domanda una donna statuaria avanza verso di lui.
«Piaciuti miei giocattolini, Carlos?» gli chiede la russa. «Adesso fai bravo, muori»
E gli punta il fucile contro, ma Carlos vistosi perso con un guizzo si lancia di sotto. Olena si sporge, e vede che la caduta è stata attutita dalla chioma di un albero; claudicante lo vede raggiungere una moto, e con quella scappare.
«Ci rivedremo, Carlos, non c’è fretta» conclude la russa, tornando all’interno.

¹ Il movimento peronista montonero è stata un’organizzazione guerrigliera argentina di ispirazione giustizialista e socialista nazionalista, legata alle idee sociali di Evita Perón; combatté in clandestinità contro il governo che spodestò Perón nel ’55 ma al suo ritorno al potere nel ’73 fu da questi emarginata in quanto ritenuta marxista e rivoluzionaria; infine combatté contro la dittatura di Videla, dal ’76, e migliaia di suoi aderenti persero la vita nella lotta.