Poi non si dica che sono contro gli animalisti! E’ di ieri la notizia che per sensibilizzare l’opinione pubblica contro la caccia alle balene che viene effettuata nelle isole Fær Øer alcuni attivisti hanno pensato bene di dare una mano di rosso alla statua della Sirenetta, a Copenaghen.
Giusto per dare la giusta proporzione al problema, le isole contano meno di 50.000 abitanti, meno di Matera per capirci, ed ogni anno vengono uccisi meno di un migliaio di Globicefali detti anche balene pilota.
La caccia avviene in maniera cruenta, un po’ com’era una volta la mattanza dei tonni in Sicilia; mi viene in mente quanto mi venne raccontato a Favignana a proposito della mattanza e cioè che sarà stata cruenta ma faceva molti meno danni della pesca attuale con le navi di alto mare, che di fatto ha provocato la scomparsa dei tonni a pinna rossa, quelli più pregiati.
Questi testardi isolani tengono molto alla loro autonomia e tradizioni, tant’è che pur facendo parte della Danimarca non fanno parte dell’Unione Europea e non aderiscono al trattato di Shengen. Asociali o previdenti?
Tornando alla statuetta, il danno è minimo, niente che con un po’ di acquaragia e olio di gomito non si possa eliminare; tra l’altro l’effetto estetico non è malaccio e fossi nelle autorità danesi terrei in considerazione la possibilità di lasciarla così com’è. Senza alcuna intenzione di sminuirla, la Sirenetta non è la fontana di Trevi, storicamente e artisticamente parlando; una mano di antiruggine non le farà poi così male.
Tra l’altro ricordo che qualche tempo fa mi recai a Copenaghen e non ebbi la possibilità di fotografare la super-immortalata statuetta perché era stata portata a Shangai, che in quell’anno era sede dell’Expo. Al suo posto c’era un televisore, e ci rimasi veramente male: ma dico io, i cinesi copiano tutto compresi segreti industriali e militari, non potevano fare una copia anche della statua?
A proposito di mobilitazioni, mi sembra ammirevole l’ondata di indignazione che spontaneamente si è levata contro il trattamento riservato ai gay in Cecenia. Ogni leader che si reca in Russia sembra in dovere di chiedere a Mr. Putin, dopo aver accondisceso su tutto il resto: “Si, ma per i gay in Cecenia che vogliamo fare?” tanto da dare l’impressione che la Cecenia non sia affatto quel posto che esporta terroristi in tutto il mondo ma l’isola felice dell’amore libero. A me sembra che ogni volta che gli fanno la domanda a Mr. Putin scappi un sorrisetto di compatimento, potrei sbagliarmi.
Per concludere e per dare una mano di vernice alle mie recenti intemperanze anti-animaliste, dichiaro di ammirare ed appoggiare incondizionatamente il commando danese dotato di grande pennello: brava Giovanna, brava!
(140 – continua)