Cronachette dell’anno nuovo (8)

Amiche e amici, le giornate nonostante la rarefazione dei contatti sembrano sempre più corte e non riesco a fare quello che vorrei; il fenomeno è un po’ strano perché quando avevo un sacco di impegni riuscivo a fare un sacco di cose mentre adesso che di impegni ne sono rimasti pochi non ho voglia di far niente. Accidia da Covid, si potrebbe definire clinicamente, o lieve depressione? A contribuire all’umore la firma per il rinnovo del contratto che slitta, e le varie ricorrenze che ci hanno allietato in questi giorni: la shoa (dietro cui troppo spesso però si rifugiano gli attuali governanti israeliani quando vengono giustamente criticati per  come trattano i palestinesi), la nascita del Partito Comunista Italiano, fondato a Livorno nel ’21 dalla scissione dal Partito Socialista: dopo cento anni non c’è rimasto più niente né dell’uno né dell’altro, eppure ce ne sarebbe un gran bisogno; sono passati cinque anni dalla barbara uccisione di Giulio Regeni da parte dei servizi segreti egiziani, e noi invece di troncare tutte le relazioni con questi assassini gli vendiamo le navi da guerra (e l’Unione Europea pronta ad accodarsi agli Usa nel mettere sanzioni a vanvera qui tace, e ti credo: non siamo solo noi a vendere armi agli egiziani, anzi…); dieci anni dalle cosiddette primavere arabe, già da subito disattese (ricordo il bel libro di Giuliana Sgrena, Rivoluzioni violate, scritto nel 2014): in questi 10 anni come è andato il mondo in quella parte specifica e non solo? Le disuguaglianze sono aumentate invece di diminuire, per fortuna quelli sono popoli giovani ed hanno ancora la voglia e la forza di combattere, anche a costo di pagare di persona, vedi le proteste di questi giorni in Tunisia.

Da noi invece, vecchi e imbolsiti, è in corso la farsa in salsa maccheronica, il governo che cade per colpa di un guappo da tre soldi, tempo che si perderà per raccogliere i cocci, mercanteggiamenti e bizantinismi, e ce n’era proprio bisogno in questo momento; la giunta lombarda che si fa ridere dietro da tutto il paese perché dopo aver sbagliato a comunicare i dati dei contagi ed essersi trovata quindi in zona rossa se la prende con chi quei dati li ha ricevuti e elaborati: adesso chi ripaga quei negozi che sono dovuti rimanere chiusi? Più in generale: ha ancora senso tenere chiusi solo alcuni negozi, quando pur essendo in zona rossa il PM-10 ha superato il livello di guardia, e quindi vuol dire che c’è un sacco di gente in giro in auto (perché la colpa mica è solo dei riscaldamenti, mettiamocelo bene in testa…). E a questo proposito c’è un nesso tra l’inquinamento e le morti di Covid? Io direi proprio di sì, perché se i polmoni sono già stressati, il virus fa meno fatica a intrufolarsi…

Ma ci sono anche belle notizie: Cuba, a proposito di socialismo, ha sviluppato in proprio un vaccino, che distribuirà entro sei mesi a tutti gli undici milioni di cubani. Pubblico e gratuito. Ed è in trattative con diversi paesi per fornirlo anche a loro… noi naturalmente alziamo il sopracciglio, facciamo i superiori, e ci rifiutiamo perfino di riflettere sull’assurdità di una sanità in mano ad aziende private che tra l’altro non rispettano nemmeno i contratti di fornitura. E pretendiamo di essere da faro all’umanità, e vorremmo  che tutti si adeguassero ai nostri stili di vita e di consumo, al rito dell’aperitivo ed allo struscio per lo shopping: non siamo noi il vero virus di questo pianeta?

L’altra bella notizia è che l’Inter ha battuto il Milan in Coppa Italia, piccola soddisfazione; tra l’altro i padroni cinesi sembra che vogliano vendere la squadra e cambiargli anche nome, da “Internazionale” a “Inter Milano”,  giusto per riportarci alla dimensione provinciale alla quale ormai siamo ridotti.

Ah, i lavori del riscaldamento stanno ancora andando avanti, ci voleva meno tempo a mandare la sonda Viking su Marte: adesso ci hanno anche chiuso l’ingresso al cortile, così per uscire con l’auto dobbiamo imparare a volare. Che pazienza che ci vuole!

Ottuagenaria dopo la vaccinazione cubana

Olena à Paris – 32

«Mi chiamo Louis D’Ivoire¹, buffo per uno nero come la pece, vero? Ma i miei antenati erano arrivati dalla Costa d’Avorio, la Côte d’Ivoire, e così la provenienza ci è rimasta nel cognome. Mio padre era un grande appassionato di Louis Armstrong, il grande Satchmo, e così volle chiamarmi come lui, e fin da quando avevo cinque, sei anni mi mandò a lezione di musica e tromba da un suo amico barbiere, lezioni che ripagavo lavorando gratis come garzone… imparai bene, tanto che iniziai presto con la professione, suonavo il jazz nei club di New Orleans ma solo con il jazz non si racimolava molto, così ogni tanto accettavo degli ingaggi per suonare in qualche orchestra, anche di musica leggera, e andavo in giro qualche mese per l’America.»
Gilda, desiderosa di riprendere a massaggiarsi i piedi, lancia un’occhiata interrogativa al musicista.
«Scusate, signora, vengo al dunque… era l’ottobre del 1960, io avevo appena venti anni e l’orchestra per cui lavoravo in quel momento fu chiamata a suonare al Metropolitan di New York in un Gran Galà organizzato dalla comunità italo-americana per appoggiare il candidato democratico alle elezioni presidenziali che si sarebbero svolte il mese successivo, John Fitzgerald Kennedy. Dovevamo accompagnare grandi artisti, Frank Sinatra, che era amico personale di Kennedy, Dean Martin, Perry Como, e dall’Italia arrivarono mister Volare Domenico Modugno, il grande pianista Renato Carosone, Tony Renis… e lei»
«Lei chi?» chiede Gilda, raddrizzandosi sulla poltrona, mentre James contravvenendo alle regole del buon maggiordomo si è seduto in un angolo su una sedia damascata.
«Lei, signora, vostra nonna Wanda» chiarisce Louis, con un sorriso riverente.
«Aspetti, aspetti» lo ferma la Calva Tettuta. «A parte il fatto che non era mia nonna ma la bisnonna di mio marito, lei mi sta dicendo che nonna Pina ha conosciuto Frank Sinatra, Dean Martin, e addirittura il presidente Kennedy? Non la confonde con qualcun’altra, che so, Wilma De Angelis o Betty Curtis, pace all’anima loro? A quell’epoca a quanto sapevo si era ritirata dalle scene…»
«No, no, nessun errore, signora. Lei ha ragione, la signora Wanda si era ritirata dalle scene, ma fu invitata personalmente da Frank Sinatra che l’aveva conosciuta in una tourneé di qualche anno prima e ne era rimasto affascinato; del resto erano quasi coetanei, così come con il presidente Kennedy, e fraternizzarono facilmente»
«In che senso “fraternizzarono”?» chiede Gilda, ormai preda della curiosità.
«In senso artistico, naturalmente» chiarisce il trombettista «anche se Wanda, permettetemi di chiamarla così, era una donna esuberante, riempiva la scena… all’epoca aveva circa quarantacinque anni, e non passava certo inosservata»
«Più o meno la mia età, effettivamente l’età migliore» concorda la vedova Rana.
«Lei aveva una voce roca, molto blues, e quella sera propose delle canzoni napoletane tradizionali, Luce ‘e notte, Torna ‘a Surriento, delle belle ballads…»
«Effettivamente alla lunga delle belle ballads. Ma in napoletano? James, ti risulta che la nonna conoscesse le lingue straniere? Mi esce da un fianco»
«La signora è stata senz’altro un’artista polivalente» risponde James in modo competente.
«Quella sera successe qualcosa che mi cambiò la vita, e la carriera. Wanda doveva aver notato, prima delle prove, qualche fraseggio che improvvisavo per riscaldamento. Così quando arrivò all’ultimo pezzo del suo programma andò verso il direttore, gli parlò in un orecchio e poi mi indicò con la sua mano guantata. Io non capivo cosa stesse succedendo, il direttore dopo qualche attimo mosse la testa e fece ok, e mi fece cenno di alzarmi e mettermi di fronte all’orchestra. Stavo letteralmente facendomela addosso, quando Wanda mi si avvicinò, le spalle nude rivolte al pubblico, e strizzandomi l’occhio mi disse “Baby, ho sentito dire che hai le palle. E’ ora di tirarle fuori, non trovi?”. E senza lasciarmi il tempo di rispondere attaccò “Era de maggio”, con l’orchestra muta, ed io solo a sostenere il suo canto. Fu una cosa magica, un trionfo… la platea era tutta in piedi, e Kennedy in persona salì sul palco a consegnarle un mazzo di fiori. Dopo lo show andai a ringraziarla in camerino, lei mi abbracciò e guardandomi negli occhi mi disse: “Baby, da domani sarai su tutte le copertine, ma dammi retta. Lascia stare questa merda, suona il jazz”. E così ho fatto, è stata dura ma ho fatto quello per cui ero nato. Ho aperto anche una scuola per giovani che hanno voglia di imparare ma non hanno i mezzi, sua nonna ci mandava un paio di volte l’anno degli strumenti e ci aiutava a pagare l’affitto dei locali, lo sapeva signora?»
«No, veramente io… tu sapevi qualcosa, James?»
«No, signora, ne ero all’oscuro, ma la signora era molto munifica» risponde James, commosso.
Il trombettista si alza, tira fuori dalla marsina una busta e la poggia sul tavolo.
«E questo che cos’é?» chiede Gilda, confusa più che mai.
«E’ il nostro compenso, signora. Non posso accettarlo, questa volta offro io.»

¹ NdA: Per facilitare la comprensione il racconto di Louis D’Ivoire non è riportato in lingua originale ma nella sua traduzione italiana.

Cronachette dell’anno nuovo (7)

Ed eccoci ancora qua, sempre in zona rossa; la novità più interessante è che i lavori per il ripristino del riscaldamento sono quasi finiti, ieri ci hanno lasciato ancora mezza giornata  al freddo ma dovrebbe (speriamo) essere l’ultima.

Per il resto solita solfa, il governo ha ottenuto una fiducia risicata al Senato, per cui è cambiato quasi niente: l’opposizione continua a gridare elezioni-incapaci-dimissioni, la maggioranza chiede il cambio di passo (a chi, a sé stessi?). Interessante che Cesa, segretario dell’Udc uno di quei partitini rimasti dopo l’esplosione della DC, è stato indagato per concorso in associazione mafiosa e si è subito dimesso: appena due giorni prima non aveva votato la fiducia al governo, ci sarà un nesso? Se fosse così, Renzi e parentela faranno meglio a “stare accuorti”… e per continuare con i complottismi, Biden si è finalmente insediato, e come primo atto si è accaparrato milioni di dosi del vaccino Pfizer, per cui i nostri vecchietti dovranno aspettare che prima si vaccinino 100 milioni di americani: almeno l’altro lo proclamava forte, America first!

La Coop vende online 10 mascherine a 1 euro e 50, mi pare buono; l’altro giorno sono andato all’Esselunga perché mi avevano ingolosito con un buono da 7 euro da spendere per una spesa minima di 60 euro, in realtà non sapevo cosa prendere così ho caricato latte, carta igienica e carta da cucina che dovrebbero bastarmi per tutto l’anno. Tra l’altro sulla carta clienti (siamo tutti schedati amici, un mio collega me lo diceva anni fa: paga sempre in contanti…) avevo diritto ad uno sconto di 27 euro, quindi nella mia ingenuita pernsavo che 60-27-7 avrei pagato solo 26 euro: niet mi ha detto la cassiera, se usa i 27 euro abbassa i 60  non rientra più nello sconto dei  7. Insomma, per usare gli sconti insieme avrei dovuto spendere 100 euro. Ovviamente mia moglie mi aveva avvisato e quando sono tornato mi ha accolto con uno di quei “te l’avevo detto” accompagnato dallo scrollamento di testa che non fa sentire particolarmente intelligenti.

Ieri sera mi ha molto addolorato la notizia della ragazzina che si è impiccata per partecipare ad una sfida social, o emulare chi ci partecipa. Con la cintura dell’accappatoio, in bagno… pare che la sfida fosse a chi riuscisse a rimanere più tempo strangolato, e purtroppo non c’era Clint Eastwood a sparare alla corda. Una tragedia che pone delle domande, una volta di più, sull’uso che si può fare dei social. A mio parere è ormai urgente, e la vicenda Trump l’ha dimostrato, che questi strumenti vengano tolti dalle mani dei privati e vengano presi in mano pubblica. Personalmente li chiuderei proprio, ma se proprio non si può fare che vengano messi in condizioni di non nuocere, regolandoli, controllandoli e tassati adeguatamente (i profitti che realizzano sono scandalosi). Così come sarebbe ora di dare una regolata ai giganti dell’e-commerce, ci toccherà rincorrere l’illuminata Cina su quel fronte. Ma una volta non c’era quella regola sacra del liberismo che si chiamava antitrust? Che fine ha fatto, è caduta insieme al muro di Berlino?

E’ morto Emanuele Macaluso, 96 anni, viene da piangere non tanto per la sua scomparsa quanto per il paragone con i politici di oggi; a proposito è rispuntata fuori la “compagna” Renata Polverini, sindacalista e a suo tempo rappresentante della destra cosiddetta sociale. E’ stata presidente della regione Lazio per soli due anni, eletta nel 2010 (sembra un secolo) dopo lo scandalo Marrazzo (avrebbe vinto anche un facocero probabilmente, contro di lei correva Emma Bonino e sinceramente se fossi stato nel Lazio avrei votato anch’io la Polverini) e dimessasi con dignità dopo uno scandalo sull’uso dei fondi pubblici all’interno della sua giunta, inorridita dall’accaduto. La Polverini ha votato la fiducia al governo Conte, probabilmente la vecchia anima da sindacalista ha riconosciuto che qualcosa di buono per non far affondare del tutto chi sta peggio è stato fatto.

Ho notato che in strada non ci sono quasi più mascherine e guanti: siamo diventati finalmente più civili? Le cacche di cane però non diminuiscono, quindi ne dubito.

Amiche e amici, mi preparo ad un altro fine settimana di segregazione, se va bene dovrei finire la raccolta di commedie così poi potrò concentrami sulla cara Olena, la cui ultima avventura sta ormai raggiungendo l’anno di età e francamente è ora che arrivi ad un dunque… buon weekend!

Esultanza al Senato dopo il voto di fiducia

Olena à Paris – 31

Gilda, affondata nella morbida poltrona Frau, si massaggia i piedi provati dall’impervia impresa di affrontare la processione dalla chiesa al cimitero in equilibrio su scarpine tacco 12. Di fronte a lei James sta posando su un tavolinetto in stile impero un vassoio in argento contenente vari generi di conforto inviati giornalmente dalla Premiata Pasticceria Giustozzi di Serrapetrona, paese natale della padrona di casa, come mostaccioli ricoperti di cioccolata, scroccafusi affogati nell’alchermes e cicerchiata al miele, accompagnati da vino cotto dolce proveniente dalla cantine di Loro Piceno.
«Una bella cerimonia, non trovi James? Dovremmo farne più spesso. Peccato per quel piccolo incidente…» sospira la Calva Tettuta, addentando un mostacciolo.
«Davvero spiacevole, signora» concorda il maggiordomo. «Tutto era andato bene fino alla tumulazione nella cappella di famiglia, Sua Eccellenza il Vescovo ha proferito parole molto toccanti sui meriti della defunta signora»
«Hai ragione James, anzi ricordami di firmargli un bell’assegno prima che riparta per Ladispoli. Ma cosa può essere successo, tu l’hai capito?» chiede Gilda, sorseggiando un bicchierino di vino cotto.
«Una volta deposta la bara, i calciatori sono tornati alla villa prendendo la scorciatoia che taglia per il bosco. Probabilmente il rumore della brass band che ha attaccato “When the Saints go marchin’ in” deve aver eccitato gli animi dei pigmei antropofagi che colà dimorano» ipotizza James.
«Ma santo cielo, non li avevamo rimandati tutti a fare gli animatori, anzi a mangiare gli animatori, nei villaggi Ranatour in Africa¹? Che ci fanno ancora qua?»
«Pare che un nucleo familiare, quello di un certo Gnugnu², si sia rifiutato di partire. E’ bizzarro, ma sembra che venerino un’immagine della nostra Natascia»
«Adesso si spiega il mistero del come mai continuano a sparire i portalettere. Passi per i postini, ma si può sapere perché hanno mangiato Alvaro Recoba?»
«Sembra che tra Gnugnu e l’uruguagio ci fossero degli antichi screzi» spiega il maggiordomo « Talvolta il fantasista ,quando i compagni non gli passavano il pallone, per palleggiare rubava al pigmeo la zucca che gli funge da indumento intimo restituendola tutta ammaccata. “Maltrattate la zucca ad un pigmeo ed egli non sarà mai ben disposto nei vostri confronti”, diceva sempre il mio professore di antropologia culturale»
«Bhè, a questo punto non posso dargli tutti i torti. Del resto mi pare che il calciatore si fosse ritirato, giusto James? L’assicurazione ci farà senz’altro uno sconto. Ma a proposito di Natascia, che fine ha fatto la ragazza? Non l’ho vista al funerale»

«Natascia era provata, sapete quanto fosse legata alla signora» riferisce James, ripensando ai due anni nei quali la russa sotto le mentite spoglie di badante aveva svuotato le padelle della centenaria allettata. «L’ho vista dirigersi verso l’hangar e montare le armi sul bimotore, mi ha detto che aveva bisogno di sfogarsi, credo andasse a mitragliare le auto parcheggiate in seconda fila vicino Piazza Castello, a Milano»
«La capisco James, anch’io a volte vorrei mitragliare. Buono questo scroccafuso» dice Gilda, leccandosi le dita dall’alchermes colato. In quel mentre si sente bussare e James, cogliendo lo sguardo interrogativo della vedova Rana, va alla porta per tornare subito dopo seguito da un anziano uomo di colore che indossa una marsina violetta, dei pantaloni neri con una riga dorata ai lati, in mano una tromba e sotto il braccio un alto cappello a cilindro nero.
«James?» chiede la Calva Tettuta sorpresa, ricomponendosi e posando a malincuore lo scroccafuso sul cabarè.
«Il signore è il direttore dell’orchestrina che ha animato la processione, prima di tornare a New Orleans ci teneva a salutarla»
«Che caro, ma prego, si sieda» lo invita Gilda, indicandogli l’ampio divano Chesterfield. «Gradisce un po’ di cicerchiata? Dalle sue parti dubito che se ne trovi»
«Thank you, signora, ma io deve andare presto, airport» ringrazia l’uomo, in un italiano stentato.
«Lei parla la nostra lingua?» chiede stupita Gilda
«A little, missis, poco poco. Io voleva dire che dispiace a lot per signora morta, io conosciuto lei many many years ago»
«Lei ha conosciuto nonna Pina? Ma in quale occasione, un altro funerale? James, aiutami con la traduzione per favore. Ma prego, si accomodi, non stia lì in piedi, e non si preoccupi per l’aereo, se lo perde la farò accompagnare con il nostro. Ecco, così, bravo» elogia l’uomo, che intanto si è seduto. «Assaggi un po’ di questo vino, altro che il vostro bourbon. Mi stava dicendo, allora?»

¹ cfr. “Niente sushi per Olena”, 2018
² cfr. “Natale con Olena”, 2017

Cronachette dell’anno nuovo (6)

Da ieri siamo di nuovo in zona rossa, personalmente ne ho apprezzato subito i benefici in quanto è saltato il pranzo della domenica da mia suocera; per fortuna però il legislatore stavolta ha pensato alla solitudine degli anziani e quindi per i congiunti stretti è possibile andare a trovare i genitori anche se abitano in paesi diversi, e quindi mia moglie e mia cognata hanno potuto andare a tenerle compagnia nel pomeriggio, tempo che ho impiegato proficuamente per portarmi avanti con il lavoro di editing del libro di commedie da lasciare ai posteri.

Sabato siamo andati, dopo un bel pezzo, a fare un giro in centro; avevo proposto una passeggiata ma la mia consorte ha detto che o si spendevano dané o niente, e ho preparato il portafogli. I bar erano ancora aperti, ma non i loro bagni, e così se uno gli scappa dove va a farla? Già i bagni pubblici sono una chimera, ma così è un ulteriore stratagemma per far stare la gente a casa, specie se le valvole idrauliche non funzionano a dovere… ci siamo ricordati che all’autosilos c’è un bagno, ma arrivati lì lo abbiamo trovato chiuso, e ci si accede solo inserendo in una macchinetta il biglietto del parcheggio: ho pensato di passare la sbarra di accesso a piedi e prendere lo stesso un biglietto, ma prima che potessi mettere in atto l’insano gesto una coppia infreddolita è entrata, e ci siamo infilati dietro. Una cosa del genere mi era capitata in metropolitana a Parigi, con uno che mi si era appiccicato dietro le terga per non pagare il biglietto, o forse scappava anche a lui?

Nel negozio dove siamo entrati, una pelletteria, la negoziante che conosciamo da anni era sull’orlo di una crisi di nervi. Non si dà pace del perché alcuni possano rimanere aperti ed altri no: perché i fiori sì, i profumi sì, i giocattoli sì, e il suo negozio no? Che tipo di assembramento potrà mai creare? Io solidarizzo in toto, è ormai un anno che la crisi ricade più pesantemente quando non drammaticamente sulle spalle degli stessi, e non credo si possa andare avanti ancora molto in questa maniera.

Tra l’altro stamattina ho avuto un’ulteriore conferma dell’iniquità di questi provvedimenti, quando sono uscito a prendere il giornale e c’erano un sacco di automobili in giro, con gente che evidentemente andava al lavoro: perché loro sì? Sono un po’ polemico su questo punto anche perché un mio ex commilitone che ha una gioielleria a Roma (lo so quello che penserete, e va bene, ha una gioielleria, mica morirà di fame: ma ci sono gioiellerie e gioiellerie, quelle per veramente ricchi non soffrono troppo, ma quelle dei regalini d’oro, delle catenine, degli anellini, degli orologi, come vanno avanti? E c’è tutto questo assembramento, anche lì, da chiuderle?) dopo cinquant’anni di attività familiare ha deciso di chiudere, per la verità sarebbe andato in pensione ma la sua intenzione era di continuare a lavorare, ma adesso l’ha escluso categoricamente. Tra l’altro vende tutto e fa grandi sconti, quindi chi abita a Roma e fosse interessato mi contatti in privato che gli giro i riferimenti.

L’altro giorno nella cassetta della posta ho trovato una lettera, scritta a mano da una signora che si firmava con nome e cognome, che rivolgeva a me e famiglia gli auguri per l’anno in corso, con parole molto gentili. Alla fine, quando mi ha invitato a leggere un certo passo della Bibbia, ho capito che era una testimone di Geova: ammirabile, da un certo punto di vista, visto che adesso il porta a porta non è più possibile, una bella lettera fa comunque piacere.

Ritornando alla pelletteria, avrei voluto comprare un trolley, dato che li vendeva in saldo ed uno di quelli che ho si è sfasciato; non ero sicuro però sulla misura, dato che le compagnie ogni tanto li cambiano, e la signora ha confessato che anche lei non è molto informata visto che quest’anno di trolley non ne ha venduti molti… sinceramente se la situazione perdurerà ancora dubito che ne venderà molti anche quest’anno.

Non mi addentro nella farsa della crisi di governo, ne sulle nuove varianti del virus che spuntano qua e là nel mondo (anche se su queste mi chiedo in stile virologia for dummies: ma scusate, il virus è in giro da più di un anno, non è normale che cambi? L’influenza non è diversa ogni anno? E il vaccino sarà ancora buono quando sarà il nostro turno di farlo? O come per l’influenza ce ne vorrebbe uno diverso ogni anno?).

Amiche e amici, lo scopriremo possibilmente vivendo, chi vivrà vedrà, e sottolineo chi. A presto!

Le ragazze hanno perso il trolley con tutto il contenuto

Olena à Paris – 30

«Siamo qui riuniti, cari fratelli e sorelle, per porgere l’ultimo saluto a questa donna, Eusebia Lombardini, moglie, madre, nonna, bisnonna e trisnonna esemplare, esempio di virtù e rettitudine» declama dal pulpito il Vescovo Ardizzone, con enfasi, rivolto alla folta assemblea che affolla la chiesa dedicata ai martiri Siro e Lampugnano, edificata nel cuore del parco della villa. Sul passo che parla di virtù e rettitudine un accesso di tosse, che dai presenti è scambiato per commozione, colpisce Gilda, seduta in prima fila affiancata dal vigoroso Svengard.
«Chi sarebbe questa Eusebia Lombardini?» chiede Nanni Cantaluppi, presidente onorario della Bocciofila Calcinate Brianza convenuto in rappresentanza dei propri anziani associati, convinto di partecipare alle esequie di quella vecchia dispettosa che si divertiva a sparare ai boccini dei pensionati durante le partite ma che in cambio di questo innocuo passatempo ricompensava l’associazione con lauti contributi annuali.
«Ella ha passato, nella sua lunga vita, tempi duri, ma ha sempre saputo affrontare le difficoltà con cristiana rassegnazione» continua Ardizzone, ispirato.
«Sì, rassegnazione…» sussurra Augusto Trozzo, che regge lo stendardo del Cobalapari, comitato di base lavoratori di pasta e ripieni, al suo segretario Armando Carrettoni «da giovane pare che ne abbia fatte più di Bertoldo in Francia, altro che rassegnazione»
«Sshh, un poco de respeto, por favor!» li redarguisce Miguel, sinceramente addolorato, con in braccio il piccolo Chico che ha ormai perso quasi del tutto il pelo.
Gilda, che indossa una mascherina in pizzo macramé ricamato al tombolo da solerti artigiane canturine, poco adatto a proteggere dal contagio ma senz’altro elegante ed appropriato al momento, si volta leggermente alla propria sinistra.
«James, non sembra anche a te che la morte doni alla nonna? Voglio dire, guardala com’è serena lì nella bara, sembra ringiovanita, le rughe sono stirate e persino la carnagione è migliorata. Se lo avesse saputo, probabilmente sarebbe morta prima» riflette la vedova Rana, ammirata.
«Effettivamente, signora, le condizioni della signora sono invidiabili per una ultracentenaria defunta da una settimana. La decomposizione non è neppure iniziata, il fenomeno forse potrebbe essere dovuto al microclima della pampa» ipotizza il maggiordomo, a sua volta ammirato dalla stola ricamata in oro zecchino di don Martino, assistente di Sua Eminenza, con cui in passato ha avuto degli screzi per motivi di precedenza nell’utilizzo del campanellino cerimoniale¹.
«Una donna che nella sua vita ha saputo fare del bene, generosamente e disinteressatamente, nella quale la carità si è incarnata ed è diventata sostegno tangibile per tanti bisognosi» insiste il presule, partecipe.
«Su questo ha ragione» concorda Gilda «lo sa solo il cielo le offerte che distribuiva ogni anno alle associazioni più disparate. Anche agli orfani del terremoto dei Colli Albani del ’27 mandava soldi, quando ormai saranno morti anche gli orfani degli orfani. Non vorrei che avesse ragione lui, e la nonna è davvero una santa. Dovremmo attrezzarci con un mausoleo, sarebbe un bel fastidio, non trovi?»
«Non credo sarà necessario, con il dovuto rispetto, la signora ha fatto senz’altro del bene ma mi sembra ben lungi dalla santità» afferma James, ripensando alle volte che la nonna scaracchiando gli centrava le sparpe appena lucidate.
«Il Signore l’ha richiamata a sé…» inizia la chiusa Ardizzone.
«Veramente pare che le abbiano sparato, se no sarebbe stata qua volentieri altri cento anni» insinua Trozzo a Carrettoni, freddato da un’occhiataccia di Miguel.
«… nel suo abbraccio amoroso, dove un giorno tutti saremo accolti» chiude finalmente il Vescovo, compiaciuto dalla performance.
«Amen» si affrettano a invocare i fedeli, con poca conoscenza della liturgia.
Ardizzone, coadiuvato da don Martino, prosegue la celebrazione, finché tra il sollievo dei presenti arriva finalmente alla benedizione della defunta e intona il De Profundis:
«De profùndis clamàvi ad te, Dòmine;
Dòmine, exàudi vocem meam»
Gilda si asciuga una lacrima, sussurrando a James:
«Sarò sentimentale James, ma il francese mi commuove sempre» con il maggiordomo che soprassiede.
«Rèquiem aetèrnam dona eis, Domine» continua il Vescovo, che notata la luce spenta negli occhi degli astanti è costretto a ricorrere ad un linguaggio più familiare:
«L’eterno riposo, dona loro, o Signore» e, cogliendo finalmente una risposta decente, sibila a don Martino
«E che diamine, altro che Concilio Vaticano Secondo, qui bisogna ripartire dall’abbicì!»
E, mentre il coro di voci bianche intona “In paradisum deducant a te angeli”, benedicente segue i rappresentanti della squadra dell’Inter del 2005 Alvaro Recoba, Giorgios Karagkounis, Kily Gonzales e Carlos Alberto Gamarra, ospiti di Villa Rana per un lungo periodo², che prendono in spalla la bara di nonna Pina e la depositano nella limousine che la accompagnerà verso l’ultima dimora terrena.

¹ cfr. “Ferragosto con Olena”, 2019
² cfr. “Natale con Olena”, 2017

Cronachette dell’anno nuovo (5)

Stamattina sono tornato a far spesa alla Coop per prendere quelle cosette a cui sono adibito; ho notato che hanno messo un bancone con roba in scadenza che vendono a prezzi stracciatissimi, ero tentato ma appena la sera prima mi era stato intimato di controllare bene la scadenza degli affettati e così non mi sono azzardato. Ho cercato se ci fosse qualche panettone ancora per la colazione, ma purtroppo sono finiti, peccato avrei dovuto farne una scorta più consistente. Una giovane e carina commessa originaria dell’est Europa, a cui mi è capitato qualche volta di chiedere aiuto, mi ha riconosciuto nonostante mascherina, giaccone allacciato fino in gola e berretto di lana in testa. Mi avrà riconosciuto dagli occhi? Fisionomista! Nella breve lista che mi ero fatto c’erano anche le mascherine (10 a 3 euro) ma arrivato alla cassa mi sono distratto perché la cassiera, una vivace calabrese più o meno della mia età, mi ha chiesto se volevo le figurine dei giocatori dell’Inter e del Milan, e così abbiamo intavolato una piacevole discussione su quando eravamo bambini e riempivamo gli album di figurine, lei pare quello dei cantanti (che ho fatto anch’io, per la verità) ed io quello dei giocatori… non ricordava quello sulle figure storiche del risorgimento, strano. Abbiamo concordato che da giovani facevamo anche molte altre cose ed era tutto molto più bello, come si addice a due vecchietti.    

Al momento è sospesa la fornitura per la nostra amica nigeriana alla quale come ricorderete faccio il favore di comprare roba pesante, dato che non ha la macchina per trasportarla, specialmente acqua e latte. Prima gliele lasciavo fuori casa, poi ad un certo punto ha preferito venirsele a prendere lei da noi, caricando tutto sullo scooter, perché pare che non voglia farsi vedere da vicini invidiosi; ora pare che sia stata comunque scoperta, e quindi preferisce che non glieli prendiamo più. Ora per carità, l’invidia è una brutta bestia, lo sappiamo tutti, ma come si faccia d essere invidiosi di una donna che ha perso un figlio di venticinque anni senza un perché e che si fa un “mazzo tanto” dodici ore al giorno, se non di più, è al di fuori della mia comprensione, penso che siamo in una dimensione tra superstizione e credenze tribali, e mi dispiace anche perché non c’è modo di convincerla a fregarsene.

I lavori del riscaldamento vanno ancora avanti e siamo di nuovo al freddo; non invidio gli operai anche se secondo me, se ci fosse qualche pensionato a controllarli, andrebbero più spediti.

Da qualche settimana, dopo un periodo in cui il fenomeno si era interrotto in favore di pillole contro la stipsi e rimedi favolosi per alluci valghi, ha ripreso la corrispondenza di signorine desiderose senza mezzi termini di fare sesso con il sottoscritto. Anche signore sposate il cui marito stranamente si allontana il giorno successivo. Me ne guardo bene dal cliccare sui link che immancabilmente allegano, nel caso migliore mi troverei il PC impestato di virus e nel peggiore posso immaginarlo ma preferisco evitarlo. Quanto sono lontani i tempi in cui la candida Olena inviava garbati messaggi ai gravi uomini!

Ho cominciato un mio personale decluttering, in cui è specialista l’amica Celia, cercando di riordinare qualche armadio e cassetto. Il mio decluttering però è molto light, in genere è solo uno spostamento in cantina, stavolta però grazie al lavoro che sto facendo per riordinare i copioni delle commedie per ragazzi che ho scritto in dieci anni circa di attività ho un bel po’ di fotocopie da buttare tra la cartaccia. Il lavoro di editing del libro è ormai quasi a metà, ne sono compiaciuto perché le commediole sono carine, mi meraviglio di come ho potuto scriverle, e mentre le riordino mi vengono in mente tutte le prove fatte, i ragazzi che hanno interpretato i vari personaggi,  le ricerche per le scene ed i costumi, le emozioni dei debutti… piacerà, non piacerà, ci chiedevamo ogni volta? E’ una bella soddisfazione, per un autore anche se infimo, vedere i propri personaggi prendere vita. A volte anche troppa vita…

 Il lavoro, voglio dire quello per cui mi pagano, mi sta rubando un po’ troppo tempo, e non capisco come facessi a combinare più cose quando avevo un tragitto di tre ore tra andata e ritorno per andare in ufficio che adesso; il fatto è che prima avevo tre ore che non erano perse ma erano tutte per me… ed ecco perché vorrei tornare al più presto alla vecchia vita.

Mentre si va avanti con le solite occupazioni, vivendo insomma, ci sarebbe anche una crisi di governo: ne sentivamo la mancanza? Almeno io no di certo,  spero che Conte nel suo prossimo DPCM inserisca una clausoletta per mettere fuori legge il partitino di Renzi. In radio oggi lo sentivo dire, come un Salvini qualsiasi “ci sarà un motivo se abbiamo avuto più morti di tutti in Europa, se abbiamo avuto il crollo più grande dell’economia, se le scuole hanno fatto meno giorni in presenza di tutti”… eccome se ce n’è di motivi, e ben più di uno, ed il primo forse è proprio che c’era lui nel governo… comunque discutere con Renzi è come fare a cappellate con i piccioni, come diceva mio padre, e mio malgrado ho dovuto dar ragione alla Meloni che ha detto di essere nauseata da queste sceneggiate. Lei veramente sembra sempre nauseata, ma questo è un altro discorso…

Amiche e amici, prima che mi parta la scheggia interrompo questa tirata: il cielo è azzurro, in frigo ci sono gli spiedini da cucinare stasera e domani sarà un altro giorno, nonostante tutto.

La trovate alla Coop, corsia 9

Cronachette dell’anno nuovo (4)

Oggi è una bella giornata, fredda come si conviene per il mese di gennaio ma con un bel sole ed il cielo abbastanza limpido. Sotto casa è spuntata una bella piscina termale in quanto c’è stata una rottura ai tubi del teleriscaldamento, ovvero il sistema di acqua calda che parte dal termovalorizzatore e riscalda parecchi edifici pubblici e condomini della periferia della città. Una nuvola di vapore fuoriusciva da giorni da un tombino, segno inequivocabile di perdita: purtroppo come ho già detto in passato la rete, pur non avendo tantissimi anni, perde colpi e la società che la gestisce invece di fare intelligentemente un programma di sostituzione nei mesi estivi, aspetta stupidamente (o interessatamente) che ci siano dei guasti nei mesi invernali; così succede spesso (e quest’anno è già successo tre volte) che aggiustino un pezzo e dopo pochi giorni se ne rompa un altro a pochi metri di distanza. Così ci lasciano senza riscaldamento (e per oggi me lo aspetto, vi farò sapere) ed a volte, siccome sotto terra passano tantissimi tubi, rompono anche gli altri (acqua corrente, fognature, cavi del telefono e quindi linee adsl e fibra per Internet…);  sabato, ad esempio, hanno tolto l’acqua senza avvisare; mia moglie stava facendo andare la lavatrice e l’ho vista sbiancare, poi ha incassato la testa tra le spalle, indurito la mascella e l’ho vista indossare di corsa il cappotto e sparire: quando è tornata era molto soddisfatta, insieme ad altre condomine era andata a cantargliene quattro agli incauti operai. Purtroppo non ho visto la necessaria presenza di pensionati con le mani dietro la schiena per controllare la qualità dei lavori, questo è un effetto spiacevole del Covid. Ad ogni buon conto ho riempito delle bacinelle d’acqua per le emergenze, non si sa mai.

A proposito di emergenza, non abbiamo ancora fatto in tempo ad abituarci alla seconda ed alla scala cromatica cangiante di giorno in giorno che già si parla ormai di terza ondata; stavamo appena tirando il fiato per l’arrivo dei vaccini e subito ci terrorizzano con nuovi numeri di contagi in crescita, indici che sforano e reparti di emergenza intasati. Grazie al cavolo, come se fosse una cosa strana dopo aver riaperto i rubinetti per “salvare il Natale” ed ora per salvare i saldi. Comunque io continuo a sostenere che è una vergogna che tutti gli ospedali siano stati bloccati per il Covid, che non si possa andare a trovare parenti ricoverati che niente c’entrano con il Covid come succede ad una mia vicina che da Natale è in ospedale per il distacco della valvola cardiaca: possibile che non ci sia modo, facendogli il tampone, dandogli una tuta a tenuta stagna o quel che è, di far andar lì il marito non dico tutti i giorni, ma almeno un paio di volte la settimana? Tutti sanno quanto la vicinanza di persone care possa aiutare a superare certi momenti, non basta certo la videoconferenza…

La Regione Lombardia ha fatto un rimpasto di giunta, la vittima principale è stata l’assessore alla Sanità e Welfare Gallera, l’ineffabile e inimitabile; per lui probabilmente tra non molto si schiuderanno le porte delle patrie galere, del resto è il capro espiatorio perfetto, terminale ultimo dell’opera di demolizione della sanità pubblica  iniziata da Formigoni e portata avanti diligentemente da Maroni. Ora è stata riesumata Letizia Moratti, che non mi sta particolarmente simpatica ma devo dire che nella prima intervista mi è piaciuta, ha detto infatti che la riforma Maroni va rivista, la sanità è troppo sbilanciata sulle cure ospedaliere e bisogna potenziare la medicina territoriale. Speriamo… di lei ricordo che è stata dimenticabile ministro dell’Istruzione del governo Berlusconi e sindaco dimenticabile di Milano, spero nel nuovo ruolo faccia bene; le riconosco però degli atti di coraggio, come quando da sindaco portò il padre in carrozzella alla manifestazione del 25 aprile, scioccamente contestata dai duri e puri; e da ministro in un dibattito da Floris o Santoro seppellire la povera Livia Turco che le contestava i tagli alla scuola sotto una valanga di cifre che secondo lei certificavano il contrario.

Per dire della confusione che abbiamo ormai in testa con questi colori, sabato ho provato ad andare a comprarmi un paio di pantofole imbottite senza ricordarmi che i negozi dei centri commerciali sono chiusi; e ieri siamo andati a pranzo da mia suocera, ma questo me lo ricordavo bene che non si poteva fare, anche se è assurdo che a Natale si potesse andare a trovarla e ieri no.

Ahi ahi, amiche e amici, sento degli strani gorgoglii ai rubinetti, mi sa che l’acqua è andata, oggi niente spaghetti; e spero che il riscaldamento resista, perché se no le pantofole imbottite mi avrebbero fatto molto comodo…

Lei le pantofole imbottite ce le ha!

Olena à Paris – 29

Fuori dalle cucine di Villa Rana un assembramento non autorizzato assiste partecipe alla novantaduesima puntata della popolare soap opera “Lacrime e Laterizio” che ha per protagonista Conchita, la donna barbuta madre del piccolo Chico, concepito in un momento di passione e stordimento alcolico con il giardiniere Miguel.
ROSA: Madre, aiutatemi.
SUOR MATILDA: Rosa, cosa ti angustia? Vieni, abbracciami. (Signore mio, ma che misura di reggipetto porta?)
ROSA: Madre, ho fatto una stupidaggine.
SUOR MATILDA: Rosa, Rosa, sento il tuo cuoricino battere. C’entra per caso Ramon? (Non si sarà mica fatta mettere incinta dal manovale?)
ROSA: No! Anzi, sì. Sì e no! Madre, sono confusa.
SUOR MATILDA: Eh, lo vedo figlia mia. Per prima cosa non potresti smettere di chiamarmi madre? Mi fa sentire vecchia. Chiamami Matilda.
ROSA: Posso? Non vorrei mancarvi di rispetto.
SUOR MATILDA: Ma che rispetto, non preoccuparti. Anzi, da oggi diamoci del tu… vieni, sediamoci sul mio lettino, che staremo più comode. (Si siedono) Che caldo che fa oggi, non è vero? Se vuoi alleggerirti fai pure…
ROSA: No, grazie madre… ehm Matilda, sto bene così. Dicevo che ho fatto una stupidaggine, mi sono fatta accecare dalla gelosia perché Ramon ballava con mia cugina Carmelita e così ho detto sì a Don Carlos.
SUOR MATILDA: (Santi del cielo, non l’avrà data pure al vecchio caprone?) In che senso, Rosa? Hai… ceduto?
ROSA: Con Don Carlos? Noo! Ho solo acconsentito a sposarlo.
SUOR MATILDA: (Meno male) Capisco… Una promessa di matrimonio è una cosa seria, ma non sarei così disperata. In fondo Don Carlos ha una buona posizione, e ti renderà senz’altro una donna felice ( Mi ci gioco la tonaca che è pure impotente).
ROSA: Ma mi sbagliavo, Ramon mi ama!
SUOR MATILDA: (Guarda come gli si infiammano le guance quando si scalda…) Ne sei sicura, Rosa?
ROSA: Me ne ha dato la prova.
SUOR MATILDA: La prova? Che prova?
ROSA: Dopo aver detto sì a Don Carlos sono uscita a prendere un po’ d’aria in giardino, e Ramon mi ha raggiunta.
SUOR MATILDA: (Come pensavo, si è fatta mettere incinta) E tu l’hai allontanato, giusto?
ROSA: Era mia intenzione… ma piangeva, mi ha giurato che mia cugina per lui non era niente, che solo io contavo, che non avrebbe sopportato di vedermi con un altro… mi ha abbracciata, e non ho resistito.
SUOR MATILDA: Che significa che non hai resistito? Non avrai mica… lì, nel giardino?
ROSA: Non volevo, ma Ramon è stato molto… convincente. Mi ha trascinata in un cespuglio ed è lì che…
SUOR MATILDA: Che ti ha dato la prova.
ROSA: … me ne ha date tre o quattro, di prove. Anzi, mi aveva appena fatto girare e stava per darmene un’altra quando ho sentito la voce di mia madre che mi chiamava, preoccupata. Mi sono ricomposta per tornare nella sala ma Ramon non voleva lasciarmi andare, ha minacciato di fare uno scandalo, ed ho dovuto promettergli che avrei rotto la promessa con Don Carlos. Ma se lo farò mia madre mi ucciderà! Matilda, che devo fare, sono disperata! (piangendo le butta le braccia al collo e la abbraccia)
SUOR MATILDA: Piangi, piangi, sventurata, qui, sul mio petto. (Signore aiutami tu) Bisogna pregare, Rosa, pregare, vedrai che tutto si risolverà. Inginocchiati in raccoglimento, cara, e giungi le mani. E mi raccomando, chiudi gli occhi e non aprirli finché non te lo dirò io. (Si toglie il velo e scioglie i capelli, slaccia il cordone dalla tonaca e lo tiene in mano facendolo girare come una frusta) Dicevi, cara, a proposito di prove?

“Ahi, ahi” strillano i koala, zampettando come se una badessa li stesse frustando sulle gambe nude con un cordone.
Dal balcone Gilda, in gramaglie, osserva la scena commossa.
«Che cari quegli animaletti, non trovi James? Sembra quasi che sentano che stia per iniziare un funerale. A proposito, grazie per essere volato in Argentina, senza di te avremmo dovuto celebrare le esequie in contumacia, e non mi sembrava carino nei confronti della povera nonna. Ecco, sta arrivando anche il vescovo Ardizzone, mi ha fatto il favore di venire da Ladispoli apposta per officiare, e detto tra noi con tutte le offerte che la Fondazione devolve ogni anno ai suoi orfanelli se avesse trovato qualche scusa mi avrebbe parecchio deluso. A proposito James, sapresti dire come mai a Ladispoli ci sono tutti quegli orfani? Sembra ci sia una morìa di genitori.»
«Al momento non dispongo dei dati, signora, ma se ritiene posso informarmi» risponde il maggiordomo, in un impeccabile completo nero Girifalchi.
«Lascia stare, caro, non vorrei fare tardi. Vedo le bandiere della delegazione delle maestranze, dovremmo esserci tutti. Scendiamo, vuoi?» dice Gilda, sistemandosi il velo in pizzo nero avuto in regalo da Melania Trump, usato solo in occasione dell’udienza papale del maggio 2017 nel corso della quale la first lady aveva chiesto una intercessione di papa Francesco per una prematura dipartita del presidente, richiesta alla quale il pontefice a malincuore non aveva potuto dar seguito, e avviandosi lungo l’elegante scalinata. Fatto qualche gradino la Calva Tettuta ha come un ripensamento e, pensierosa, si gira verso il maggiordomo.
«James?»
«Signora?» chiede il maggiordomo, premuroso.
«Dimmi solo una cosa. C’entra per caso Evaristo in quella storia dei quadri che mi stavi raccontando? No, perché se è così chiedo ad Ardizzone di fare un esorcismo. Anzi, sai che faccio? Già che ci sono, gli faccio benedire tutte le 326 stanze della Villa, e pure il laboratorio. Fai preparare la stanza degli ospiti, e assicurati che la cantina sia ben fornita.»

Cronachette dell’anno nuovo (3)

Tanto tuonò che piovve, e a forza di gridare al broglio ed al complotto qualcuno ci ha creduto ed è andato ad assaltare il Parlamento: non è chiaro quali fossero le intenzioni, se solo impedire la proclamazione del nuovo Presidente, se dare una lezione ai rappresentanti repubblicani rei di non aver sostenuto convintamente il presidente in carica, o aprire la strada ad un golpe autoritario. Fatto sta che alla fine tutto è bene quel che finisce bene, quattro persone ci hanno lasciato le penne e qualche decina è rimasta ferita, decine di arrestati ed un paese sul’orlo della guerra civile. Tutto questo nella più grande democrazia del mondo, così ieri ripetevano i commentatori, cosa che contesto sia numericamente (l’India è anch’essa una democrazia, mi risulta, ed ha quattro volte la popolazione statunitense) che qualitativamente (su questo non vorrei addentrarmi, ma se c’è qualcuno che sa come fare i colpi di Stato _ di solito negli altri paesi _ sono proprio loro).

Spero solo che a Biden non venga voglia di perseguire il vecchio sogno di andare ad esportare  per il mondo la democrazia a suon di bombe, che finora non ha portato molto bene. Magari togliere le sanzioni alla Bolivia permettendogli di comprare i vaccini contro il Covid sarebbe una azione apprezzabile, ma questo lo vedremo dopo il 20 gennaio: la transizione sarà ordinata, ha detto l’attuale Pocus al quale mi pare si siano scoloriti i capelli, sbaglio?

Ieri sera nella ghigliottina finale dell’Eredità la parola da indovinare era “vecchia”. Una delle definizioni era “bruciare la vecchia”, ovvero bruciare la Befana, usanza che c’è in diverse parti d’Italia per l’Epifania; ebbene il conduttore Insinna si è quasi scusato dell’uso dell’aggettivo, assicurando che non si trattava di mancare di rispetto alle anziane signore. Ora, capisco che Insinna dopo aver dato della nana muta ad una delle concorrenti del gioco dei pacchi debba ora scontare un contrappasso dantesco e quindi debba raggiungere sempre nuove vette del politicamente corretto, ma qui siamo al ridicolo: se uno è vecchio non si può più dire che è vecchio?  E poi anziane signore: siamo sicuri che in Inghilterra qualcuno non abbia da ridire, e perché solo le signore? Sessismo, o addirittura anti-gender!

Anche il Manifesto sembra certo che il governo cadrà per mano di Renzi che sta lavorando per un governo di unità nazionale con dentro Forza Italia e Lega a guida Mario Draghi. Tutto può essere in politica, per carità, ma così facendo mi pare che si gettino le basi pure per un assalto al nostro, di Parlamento. Ma in realtà dietro c’è ben altro assalto, ed è quello alla diligenza dei miliardoni del Recovery Funds… personalmente sono curioso di vedere se il PD finirà definitivamente di suicidarsi (sempre troppo tardi,a parere mio).

L’anno nuovo mi ha portato un nuovo materasso. Super accessoriato, memory-foam, ben 28 centimetri di altezza. Non mi ero accorto di averne bisogno ma mia cognata aveva avuto la soffiata che in un vicino deposito che rivende merce ritirata da fallimenti e aste giudiziarie era arrivato uno stock di materassi,  il prezzo (70 euro l’uno) era molto conveniente e così ha convinto mia moglie e di conseguenza me che fosse tempo di cambiare il mio, in obsoleto lattice. Già che c’ero mi sono preso anche un giaccone, che mi sono ricordato che quello che avevo l’anno scorso alla fine dell’inverno l’ho buttato perché cadeva a pezzi.  Il ragazzo ci ha detto di andarli a trovare, ogni tanto, perché sono in arrivo novità di tutti i tipi dato  che i negozi che stanno chiudendo per fallimento si sprecano. Mentre gironzolavo ho cercato di capire cosa si dicevano due russe (o giù di lì),  due badanti  abbastanza  giovani, ma quello che ho capito è che sono ancora indietro nella comprensione della lingua.

Amiche e amici, se non altro anche se cadrà il mondo potrò dormire sonni tranquilli: e così spero di voi, come si diceva una volta alla fine delle lettere…

Badanti rimaste a corto di indumenti invernali