«Sei arrivato, finalmente»
Ines Ravaioli in Montesi , in piedi vicino al tavolo dove il servizievole appuntato Corinaldi l’ha accompagnata, accoglie il marito con le mani ai fianchi e il piede destro che batte nervosamente a terra. Il movimento fa dondolare a tempo la gonna dell’abito rosso, gonna che lascia apprezzare ginocchia, polpacci e caviglie allenati al ballo da sala che la donna pratica con passione fin da bambina quando, in coppia con il cuginetto Osvaldo, maggiore di un paio d’anni, faceva incetta di coppe nei tornei di liscio del forlivese; i due sembravano avviati ad una brillante carriera di professionisti quando il cugino tredicenne, invaghito della prosperosa Filomena Cacace, diciottenne rampolla dei proprietari della pizzeria Golfo ‘e Napule, aveva rubato la Vespa 125 del padre per raggiungerla nel fienile dove si erano dati appuntamento e dove sperava di perdere la verginità; purtroppo all’appuntamento, con disappunto di Filomena che si sarebbe volentieri prestata a fare da nave scuola, non arrivò mai perché i freni della Vespa non funzionavano ed alla quarta curva andò dritto e si schiantò contro un platano. Fortunatamente non batté la testa, perché altrimenti ci sarebbe rimasto secco, ma la gamba ed il ginocchio destro erano ridotti male tanto che i medici temettero di dover amputare, prognosi che fu scongiurata, ma nonostante la bravura dei chirurghi la gamba rimase di qualche centimetro più corta dell’altra. Osvaldo sulle prime si disperò ma poi, considerato che aveva salvato la pelle e che Filomena, commossa per la sua sorte, alla prima occasione favorevole aveva deciso di iniziarlo ai piaceri della carne, perlomeno ai piaceri a due perché da solo Osvaldo se la cavava abbastanza bene, realizzò che la vita era comunque bella anche con qualche centimetro in meno: anzi, col tempo riprese anche a ballare, e spesso lo si poteva vedere in coppia con Marilù Cavaceci che, avendo avuto la poliomielite da piccola, aveva anche lei una gamba più corta dell’altra e, appoggiandosi uno all’altra, ballavano così bene che non ci si accorgeva nemmeno del loro difetto. Ines, dispiaciuta per la sorte del cugino, provò a far coppia con altri ballerini ma le esperienze, con Ennio detto Fiatella prima e con Lucianino Gattamorta che sorprese ad indossare il suo costume, non furono positive. Rimase la passione, ma l’agonismo venne abbandonato. Ogni tanto, per ricordare i bei tempi, passa alla pizzeria Golfo e’ Napule dove Osvaldo, sposata Filomena che lo ha reso padre di cinque marmocchi, non necessariamente tutti suoi, zompetta tra un tavolo e l’altro a servire pizze.
Nicola Montesi, sistematosi lo smoking e raddrizzato il papillon, avanza verso la moglie allargando le braccia in segno di scusa.
«Nicola, dimmi mo’. Mi hai portata a ballare oppure ti servo solo come paravento mentre giochi a fare Poirot? No dimmelo perché se no me ne torno a casa a vedere Ballando sotto le Stelle» lo accoglie la nervosa romagnola.
«Ma che paravento, Ines, che Poirot, è il lavoro… Abbiamo arrestato il marocchino, Corinaldi e Piccioni lo stanno portando in caserma, tra poco dovrò raggiungerli ma qualche valzerino riusciamo a farlo. E se Dio vuole tra poco andrò in pensione, e avremo tutto il tempo per ballare»
«Quello del cuscus? Gli sta bene» afferma Ines, tradizionalista culinaria. «Ma è stato veramente lui? E poi ti fidi a lasciarlo da solo con Mimì e Cocò? Quei due sono capaci di farselo scappare da sotto il naso»
«Dai, Ines, non trattarli così. Sono brave persone, scrupolosi, semplici, non sono fanatici come tanti che ci sono in giro. E comunque non li ho lasciati soli» ammette Montesi, appoggiando una mano alla schiena della moglie e dirigendosi verso la pista.
«Meglio, così stai più tranquillo» concorda Ines, finché un sospetto le balena nella mente e la fa fermare di colpo.
«Nicola, chi c’è con loro?» chiede al marito, fissandolo negli occhi.
Il maresciallo alza gli occhi al cielo, e poi risponde a voce bassa:
«Olena. Mi ha promesso che non lo interrogherà prima che arrivo…»
«Sì, figurati, illuso. Come se non la conoscessi» conclude Ines scuotendo la testa. Quasi a darle ragione, il cellulare del marito inizia a squillare. Alla vista del chiamante Montesi trattiene a stento un’imprecazione.
«Che c’è, Piccioni?» chiede pronto al peggio.
«Maresciallo, scusi se la disturbo, ma la sua amica… la russa… ha portato il prigioniero nella stanza degli interrogatori e ci ha chiuso fuori. Che dobbiamo fare? »
