Filosofamenti

Sfortunatamente all’Istituto Tecnico non ci insegnavano filosofia, anche perché di filosofi ce ne sono in giro già troppi ed avremmo inflazionato la categoria, così devo confessare di conoscere poco Rousseau e persino Voltaire.
Tra parentesi l’ITIS che ho frequentato con buon profitto è stato lesionato nel terremoto dello scorso anno ed è stato abbattuto, laboratorio di aggiustaggio compreso.

Dicevo di Rousseau e Voltaire, accomunati nell’immaginario studentesco sotto la voce “illuministi”, la qual parola da sola garantiva la certezza di una sufficienza piena; se poi ci si aggiungeva qualche frasetta sulla fiducia nel progresso, l’egualitarismo e la libertà si poteva arrivare facili facili ad un distinto.¹

Si pensa che i filosofi siano gente che sta tutto il giorno panza all’aria a struggersi tormentosamente sulle disgrazie del mondo, sul senso del nostro essere, chi siamo e dove andiamo. Personalmente non ho niente in contrario, tra l’altro mi sembra che ci sia notevolmente bisogno di esseri pensanti. Ma è un luogo comune, e poi non tutti passano il tempo con occupazioni così gravose: il dottor Marchionne ad esempio è un filosofo, tutti i figli che vogliono studiare filosofia lo portano come esempio ai genitori che si preoccupano di come porteranno a casa il pane: “eh mamma, anche Marchionne è un filosofo”. Così i genitori, già pregustando un giretto in Ferrari, sganciano i soldi per l’iscrizione senza più timori occupazionali.

Non so voi, io non mi sono ancora accostato alla piattaforma Rousseau² per due motivi: uno perchè non mi ritengo all’altezza di un nome tanto altisonante, uomo complesso peraltro se è vero che passò dal calvinismo al cattolicesimo e ritorno per poi finire al deismo nonché sofferente di stenosi all’uretra e questo potrebbe spiegare molto; e l’altro perché avendo poca stima degli informatici³ come categoria, anche se singolarmente ne conosco di eccellenti specialmente quando stanno lontani dagli amati computer, non mi fido a mettere i miei voti in balia di qualcosa di digitale.
Anche per questo sono contrario al voto elettronico, e sarei anzi favorevole all’introduzione, come nel recente referendum curdo, del voto tramite pollicione, dopo averlo intinto ben bene nell’inchiostro.

A ben vedere le poche note che ho riportato su Rousseau le ho tratte da wikipedia, l’enciclopedia on-line; una volta avrei dovuto consultare l’enciclopedia cartacea, che per un enciclopedista sarebbe stato decisamente un omaggio più adatto. I miei genitori alle elementari mi avevano comprato l’enciclopedia Conoscere. A rate, sacrificio mica da poco. Era bellissima, l’ho letta e riletta non so quante volte; gli articoli non erano corredati da foto ma da disegni, e le voci non erano riportate in ordine alfabetico ma alla rinfusa, così potevate trovare Garibaldi alla pagina successiva del funzionamento dell’altoforno; credo che l’avessero fatto apposta per spingere alla lettura di un po’ di tutto, senza fissazioni; sono convinto che quel poco di cultura che mi è rimasta dentro lo devo alla lettura di Conoscere e anche questo spiega tante cose.

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A proposito di cultura, mi ha colpito in questi giorni quanto riportato sulla modella ceca Ivana Mrázová, che Dio la benedica, che per tenere tonico il fondoschiena farebbe una ginnastica peculiare, consistente nel flettere il busto in avanti a 90° con le gambe leggermente divaricate stringendo una candela tra le natiche. L’attività ad un filosofo potrebbe sembrare ininfluente ai fini della comprensione dei misteri dell’uomo, tuttavia non mi sento di condannare la bella ceca perché in fondo il fondoschiena le garantisce pane e companatico ed è giusto trattarlo con il dovuto riguardo. E poi, cari amici: provateci voi! Il vostro cronista, al netto della candela che non era disponibile (ed usare una torcia elettrica non avrebbe avuto lo stesso effetto), si è cimentato nell’esercizio e non ha ottenuto risultati brillanti. Il ricordo di una igienista dentale che tacciava di culo flaccido il suo benefattore, con vera ingratitudine, mi ha tormentato ed ho deciso di correre ai ripari.

Prontamente è comparsa una ricerca, credo inglese, che dimostrava come l’attività fisica migliori il rendimento sessuale. Che scoperta. Anche se, secondo me, il troppo stroppia: un ex collega, patito di culturismo, si bombava di anabolizzanti e raccontava che per un mesetto si ritrovava totalmente impotente, per poi avere una settimana di testosterone alle stelle per cui doveva assolutamente dare sfogo alle energie represse. L’altra sera ho sentito un bel proverbio, “chi tène ‘a tartaruga non tène ‘o serpente”, che è abbastanza lusinghiero per chi si avvicina ormai a tenere il pappagallo, che sempre animale è.

Il morale comunque, almeno quello, si è sollevato nell’apprendere che le donne arabe potranno guidare! Con un tutore uomo che azionerà volante, freni, frizione e acceleratore ma potranno guidare. Brave! Ancora qualche annetto e potranno andare in bicicletta, sempre che ne abbiano voglia.

(162 – continua)

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¹ Erano tempi in cui non portavamo sulle spalle zaini di chili per dimostrare di  andare a scuola: avevamo una cinghia che teneva insieme il minimo indispensabile. Il resto lo tenevamo dentro la zucca.
² La piattaforma Rousseau si definisce il sistema operativo del movimento 5 stelle. Io sapevo che i sistemi operativi servissero ai computer ed agli automi, ma sono vecchio
³ L’informatica è quella scienza che complica le cose facili e inventa sempre nuovi modi per eliminare posti di lavoro.

Zucche e zucconi

Chi l’avrebbe mai detto che in natura esistano più di duecento tipi diversi di zucche? A meno di non essere botanici credo siano in pochi ad esserne a conoscenza. E’ quello che ho appreso ieri visitando una Sagra della Zucca in una frazione di un grazioso paese lacustre, di cui non farò pubblicità perché è uno degli acerrimi avversari nel Palio; dovevo comunque immaginarlo perché un detto di queste parti recita più o meno “zucc e dònn brutt ghe n’è dapertutt” ma comunque la bellezza è soggettiva ed effimera mentre una zucca è per sempre.
Era in mostra la campionessa delle zucche: uno zuccone da 200 kg! Sulla quale due bambinetti, sfuggiti alle attenzioni dei genitori, si sono seduti, rompendone la scorza. L’addetto alla sicurezza dell’ortaggio c’è rimasto male, ed ha redarguito i monelli; al che i genitori invece di prenderli per le orecchie e magari sculacciarli hanno fatto spallucce giustificandoli: “eh, sono bambini!”.

Tempo fa, frequentando abbastanza spesso Roma per lavoro, mi era capitato di assistere ad una scena altamente istruttiva: dai finestrini di un bus un gruppetto di ragazzini, evidentemente appena usciti di scuola, bersagliavano le persone sui marciapiedi con gessetti ed altre munizioni improvvisate. Un uomo, sarà stato di una trentina d’anni, si è avvicinato ad uno dei buontemponi dai capelli rossi e gli ha appiccicato uno schiaffone che gli ha lasciato il segno delle cinque dita sulla faccia brufolosa; il ragazzino dopo l’attimo di smarrimento iniziale ha tentato, coraggiosamente devo dire, di ribellarsi, prontamente raggiunto da un manrovescio sull’altra guancia. Il colore delle guance a quel punto era uguale a quello dei capelli; il ragazzino ha minacciato di chiamare il padre, al che il signore si è augurato che lo facesse, così gliene avrebbe appioppati un paio anche a lui. Colpirne uno per educarne cento!

Ho sentito dire che un giudice spagnolo per impedire il referendum catalano sull’indipendenza ha ordinato, tra le altre cose, il sequestro delle schede elettorali. Ingegnoso! Quello si che ha una bella zucca. Si potrebbe prendere come esempio per i prossimi referendum leghisti e sequestrare, oltre alle schede, anche le matite, gli scatoloni e i separé. Sarà per questo che vogliono far votare elettronicamente? Come mai quando i referendum li richiedono gli altri sono sprechi di denaro pubblico e quando invece li indicono loro sono sacrosanti? Spero che i terremotati ai quali quei soldi avrebbero fatto più comodo se ne ricordino quando Salvini andrà a chiedergli i voti. Una delle pubblicità che questi dementi questi democratici propongono recita che l’autonomia permetterà di evitare i crolli dei ponti. Regione e Provincia sono loro da decenni; sono stati al governo per vent’anni più o meno e tutto quello che sono stati capaci di fare è esportare diamanti in Tanzania e importare in Lombardia camorra e ‘ndrangheta; crollano i ponti e la colpa è sempre degli altri. Ma andate a cagare (sulle zucche)!

Al ritorno dalla sagra ci siamo fermati a ristorarci in un bel bar nelle vicinanze del lago. L’intenzione era quella di bere un prosecchino ed andare poi a cena ma il buffet degli aperitivi ci ha indotti a cambiare idea ed al grido di “piatto ricco mi ci ficco” dopo un primo momento di disorientamento ho iniziato a fare la spola tavolo-buffet con piatti via via ripieni di ogni ben di Dio. Devo dire che io e la mia consorte abbassavamo abbastanza l’età media del locale ed i camerieri ci avevano messo infatti in un tavolino un po’ defilato; qualche ragazza lanciava degli sguardi impietositi, sospettando che fossimo due pensionati che non arrivavano alla quarta settimana e avevano scelto il loro locale in alternativa alla mensa della Caritas: con soli 6 euro spritz e cena! Temo che se tutti facessero come noi in breve tempo fallirebbero, ma per il momento il rimorso non mi assilla.

Il candidato premier del Movimento Cinque Stelle sarà l’onorevole Luigi Di Maio. L’hanno stabilito cliccando qualche decina di migliaia di fedeli, ovviamente democratici, scegliendolo tra candidati eccellenti tra cui spiccavano l’Uomo Invisibile, la vecchina di Hansel e Gretel, il custode del campo di bocce di Laigueglia e il famoso macaco del selfie. Non discuto se Di Maio sia bravo o meno, ma che queste siano primarie serie lo possono credere solo dei fanatici. Quasi quasi erano state più serie quelle del PD, con Renzi contro Bombolo, Franco Franchi e Maciste.

Infine un invito: andate a vedere, se vi capita, Barry Seal con Tom Cruise. Sono passati trent’anni e più, ma i metodi non sembrano cambiati di molto.

(161 – continua)

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Macachi ed altri animali

Ho appreso con divertimento ma anche sconcerto che nei giorni scorsi un tribunale (americano) è stato chiamato in causa da una associazione ambientalista che non a caso si chiama Peta per dirimere una questione vitale: se i diritti d’autore su una foto scattata da un macaco siano attribuibili al macaco stesso.
Questo macaco curioso qualche anno fa si è impossessato della macchina fotografica che il fotografo aveva momentaneamente lasciato incustodita e ne ha approfittato, già che c’era, per farsi l’autoritratto.
Fortunatamente ha posizionato l’obiettivo all’altezza della faccia e non di altre parti, anche se non ci sarebbe stato niente di sconveniente considerato che tanti umani fanno anche di peggio per esibizionismo e nessuno se ne scandalizza.
Già nel 2016 la corte federale della California aveva sentenziato che le leggi sul copyright non si possono applicare alle scimmie; non contenta la Peta ha fatto ricorso ed ha perso ancora.
I diritti sono del fotografo; mi permetto di dissentire dal momento che non capisco quale sia il merito del fotografo nello scatto fatto dal simpatico macaco, e credo che la Brambilla dovrebbe dire la sua sulla questione.

Non sono un simpatizzante di Clemente Mastella, anzi. Però apprendere che dopo 10 anni è stato assolto dalle accuse che l’avevano portato a dimettersi dal governo Prodi (non a lasciare del tutto la politica, anche se si è accontentato di fare il sindaco di Benevento, che tra l’altro quest’anno ha la squadra di calcio in serie A: sarà un caso?) mi ha amareggiato. Mi è capitato qualche anno fa di essere chiamato come testimone oculare in una causa civile di una cittadina che chiedeva i danni al Comune perché, inciampata su un marciapiedi dissestato, si era rotta un piede. Mi hanno convocato dopo tre anni e a tutt’oggi non so come sia finita. Comunque diciamocelo, Clemente Mastella se l’è cercata. Con tutti gli anni che è stato al governo o nelle vicinanze, se la giustizia è in questo stato la responsabilità è anche sua.

Il sindaco di Firenze, pervaso dalle migliori intenzioni non esenti da influssi savonaroliani, ha deliberato di multare i clienti delle prostitute. Probabilmente pensa che solo la minaccia di vedersi recapitata a casa la multa per fornicazione non autorizzata faccia desistere dei padri di famiglia dal frequentare professioniste dell’amore¹; a mio avviso sottovaluta la funzione sociale di queste operatrici: ricordo che quando lavoravo a Milano, in Via Porpora, nelle ore pomeridiane c’era sempre una signora di all’incirca una settantina d’anni che aspettava clienti, e va bene che gallina vecchia fa buon brodo ma ci chiedevamo chi mai avesse bisogno di tali brodini; ed invece l’attempata esercente manteneva una fedele clientela che evidentemente si sentiva rassicurata dall’esperienza e dal garbo della intrattenitrice. Si pensa di colpire la domanda per stroncare l’offerta?

A proposito di domanda e offerta, in vicinanza delle elezioni i media ci bombardano con la supposta ripresa (più supposta che ripresa, secondo me). Peccato che la domanda interna sia ancora debole, dicono. E graziealcà, se i contratti medi sono a tre mesi e gli stipendi non ne parliamo, che domanda interna deve risalire?

Non so se nel resto d’Italia lo sappiate, ma il prossimo ottobre in Lombardia e nel Veneto voteremo per l’autonomia! Referendum propositivo il cui succo è: volete che i soldi dei lombardi e dei veneti rimangano in Lombardia e Veneto? Il presidente Maroni chiede anche maggiori poteri, specialmente nella sicurezza; spero che non si riferisca alla polizia regionale perché abbiamo visto i risultati in Spagna, dove la polizia catalana non parlava con quella nazionale, e poi sinceramente nel momento in cui lo statista Salvini afferma che se vincerà le elezioni darà mano libera alle forze dell’ordine non mi sento tranquillo… chi si crede di essere, Duterte²? Alcuni sindaci PD comunque si sono pronunciati a favore del referendum, a testimonianza della lucidità che vige in quel partito. Da parte mia contraddirò tutto quello che ho finora sostenuto sui referendum e per l’occasione rispolvererò il motto tanto caro ai nostalgici tra i quali, seppur non politicamente, mi annovero: me ne frego!

Ieri ho partecipato alla sfilata finale del Palio del Baradello. Il Borgo di cui faccio parte è arrivato secondo, con onore; abbiamo preso dei punti aggiuntivi nel tiro alla fune perché abbiamo fatto tirare dei residenti doc: un ucraino e due salvadoregni. Lunga vita all’Imperatore!

(160 – continua)

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¹ Spero che ai più colti non sfugga la citazione di Julio Iglesias.
² L’attuale presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, conosciuto per la sua bonomia, equanimità e tolleranza.

In nome del popolo italiano

Segnalo la trasmissione di stasera, In nome del popolo italiano, su Rai Uno alle 23:35. Si parla di servitori dello Stato, di eroi veri morti per noi, il popolo italiano.

Tra tante stupidaggini, non dimenticare è necessario.

Saluti a tutti.

 

Per Oggi (giovedì ) mi è stato comunicato che questa sera intorno 00.30,se ho ben capito, la RAI sulla prima rete dovrebbe trasmettere un film o inchiesta, sul Capt De Grazia, che ho ben conosciuto. Invito chi ha la cortesia di seguirmi, a vedere il programma. Una sola considerazione,questo programma ha come protagonisti uomini dello […]

via Avviso per i lettori  — Blog di Aldo Anghessa

Cultura a mazzi! (II)

Giove pluvio, come ama citare la compianta speaker del Palio del Baradello¹ (compianta non perché sia defunta ma perché non speakera più), è stato benigno ed ha regalato una domenica soleggiata, dopo un sabato decisamente bruttarello.
E così, rifocillati e riposati, ci siamo armati delle migliori intenzioni ed abbiamo proseguito il tour cultural-turistico affrontando il

Secondo giorno: Lago di Como

Il lago di Como è uno dei più belli d’Italia e del mondo, tant’è che arrivano da ogni parte del globo per soggiornare nei lussuosi alberghi e nelle ville che costellano i bei paesini rivieraschi. E’ molto suggestivo con la sua caratteristica forma a Y rovesciata², cinto dalle prealpi in ogni suo lato; è il lago più profondo d’Italia e se intendete compierne il giro completo in auto percorrerete più di 160 chilometri e trascorrerete qualche oretta lieta in coda, specialmente di domenica.

Quando misi piede per la prima volta a Como, nel 1985, il lago più grande che avevo visto era il Trasimeno e mi aspettavo una cosa simile, rimasi quindi molto colpito da quanto fosse diverso e posso capire ora il motivo per cui George Clooney ha comprato la villa sul lago di Como e non sul Trasimeno.

Dopo questo incipit, per cui chiederò qualcosina alla azienda di soggiorno e turismo di Como, è ora di passare al racconto che comincia con il:

Battello!

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Il giro del lago si può fare in tanti modi ma quello più caratteristico è senz’altro quello con il battello. Ben consci che in un solo giorno è impossibile vedere tutto, ci siamo limitati ad un giro del ramo di Como e nemmeno tutto, circa due ore di battello all’andata e due al ritorno. Alla biglietteria c’è stata la solita pantomima sull’età dei minori; ligio come sono alle regole ho dichiarato l’età corretta dei nipoti, 11 e 13, venendone mal ricompensato in quanto il maggiore è stato considerato adulto ed ha pagato il biglietto pieno: un eccesso di onestà di cui mi sono pentito. Purtroppo nel subconscio mi è rimasto il trauma di quando mia nonna Annunziata, nel primo viaggio fatto in treno per andare a trovare i parenti a Martinafranca, mi costrinse a dichiarare il falso al controllore autocertificandomi di 5 anni anziché 7; la cosa mi sembrava improbabile ma il controllore abboccò. In quei tempi dovevo frequentare il catechismo dove insegnavano che dire le bugie era peccato e non erano contemplate eccezioni per i controllori ferroviari, quindi il peccato veniale in cui ero stato indotto mi bruciò per un bel po’.

Il battello fa diverse fermate nei vari paesini dell’una e l’altra riva, tutti belli, ne cito solo alcuni: Cernobbio, con la celebre Villa d’Este dove per combinazione era riunito il Gotha dell’imprenditoria, economia e politica, con guest stars del giorno gli onorevoli Salvini e Di Maio; se il munifico e illuminato Kim Jong-il, segretario generale eterno della Repubblica Popolare Democratica di Corea, avesse qualche razzo che gli avanza, lo potrebbe lanciare su questa compagnia di giro senza che da parte nostra si leverebbero particolari obiezioni; Moltrasio, Torno, caro quest’ultimo per ragioni affettive: qui abbiamo pranzato dopo le nozze, nel giorno della finale dei campionati Europei Olanda-Russia, con fantagol di Marco Van Basten; Laglio, reso famoso come detto dal bel George, meta di frotte di ammiratrici in estasi; Nesso; Argegno, da dove una piccola funivia in pochi minuti vi porterà nel paesino di Pigra; Sala Comacina e poco più su Ossuccio, con il Sacro Monte ed il famoso campanile romanico-gotico, e proprio di fronte:

L’Isola Comacina!

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Quest’isolotto è di proprietà dell’Accademia di Brera, che vi ha edificato delle case per la residenza degli artisti. Posta in posizione strategica fu in passato potente e prospera finché, essendo alleata dei milanesi contro i comaschi alleati dell’Imperatore, fu rasa al suolo nel 1169 ed il Barbarossa promulgò un editto per vietarne la ricostruzione, pena la morte.

Per accedere all’isola si paga un biglietto (mi era capitato lo stesso sull’Isola di Mozio, in Sicilia, anche quella privata); dall’imbarcadero si sviluppano tre percorsi, uno archeologico, uno verso le case degli artisti ed uno nel boschetto; ma l’attrazione migliore è senz’altro il panorama e la vista sulla costa. Sebbene l’odore di fritturetta di pesce di lago che si spandeva dal locale ristorante solleticasse le narici e stimolasse i succhi gastrici, abbiamo atteso il passaggio del successivo battello diretti alla prossima tappa:

Lenno!

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Il bel paesino è famoso per la vicinanza della Villa del Balbianello, dimora FAI³ e set naturale per scene di alcuni film famosi come Casino Royale in cui James Bond vi va a passare la convalescenza dopo essere stato preso a mazzate sugli zebedei; ogni tanto vi staziona il cantautore Davide Van De Sfroos, che dalle parti del lago ha molti ammiratori tra i quali non mi posso annoverare non capendo una cippa di quello che canta; passeggiando sul lungolago si può vedere spesso passare gente con bastoni da nordic walking, e in genere sono persone che si fanno l’intera Greenway4, che è un percorso di una decina di chilometri che costeggia e passa sopra a diversi paesini del lago e va da Colonno a Cadenabbia (con la stupenda Villa Carlotta).
Il solo guardarli mette appetito, e quindi ci siamo fermati a mangiare in uno dei numerosi locali che affacciano sul lago, per un hamburger (stavolta non di scottona) patatine e birra weiss. Stavolta niente maxi schermo e addirittura niente carta di credito ne bancomat: si esagera dal verso opposto!

Stimolati però dai camminatori abbiamo deciso di percorrere almeno un pezzo della Greenway a retromarcia, cosa piacevole da un lato perché ci ha permesso di passare in viuzze che dalla strada nemmeno si vedono, e dall’altra pericolosa perché in certi tratti siamo passati rasente la Strada Regina, che di marciapiedi ne ha pochi e stretti; il caldo era tanto ed abbiamo avuto modo di invidiare gli amanti del sole che nelle varie spiaggette o parchi attrezzati (uno anche a Ossuccio) erano stesi ad abbronzarsi; e quando ormai la compagnia stava maturando verso il sottoscritto sentimenti poco amichevoli siamo arrivati finalmente a:

Sala Comacina!

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Dove abbiamo avuto la sorpresa di scoprire che il prossimo battello non sarebbe passato prima di un’ora; un pezzo del gruppo ha allora deciso di mettere a bagno i piedi bollenti, ed i più accorti, adocchiato un vicino bar-ristorante, si sono disposti all’attesa sorseggiando un bel bianchino fresco. Nonostante la goduria momentanea devo dichiarare che sei euro per un calice di bianco, fosse pure d’annata, non è un prezzo da paese civile; che se avessi saputo me ne sarei portata una bottiglia da casa e me la sarei scolata alla faccia loro, tanto al ritorno non avrei dovuto guidare. Ma bando alle recriminazioni, chi vuol essere lieto sia, del doman non v’è certezza! come cantava Katyna Ranieri su parole di Lorenzo De Medici.

Con una mezzoretta di ritardo è arrivato il battello, ed abbiamo scoperto che la cameriera che ci aveva rapinato faceva anche funzioni di marinaio, in quanto riceveva la cima che gli veniva gettata dal battello e la assicurava al molo. Diavoletta di una ragazza! Salita in questo modo nella nostra considerazione la abbandonavamo tuttavia senza rimpianti, questa volta con destinazione:

Como!

Consiglio per chi voglia passare ore sottocoperta di munirsi di un bel mazzo di carte; ho visto una famiglia cinese tirar fuori all’improvviso un cubo di Rubik con 6x6x6 tesserine per ogni faccia, quando io in vita mia non sono mai riuscito a completare quello 3x3x3 ed ho tremato pensando al momento in cui i cinesi possiederanno tutto e ci chiederanno come test di ingresso di completare il cubo; si può passare del tempo anche bevendo, così come ha fatto una coppia di giovani amici, di cui uno con grazioso ciuffo e dei bei calzini a righine colorate che metteva orgogliosamente in mostra arrotolando i pantaloni, coppia dicevo che abbiamo incontrato sia all’andata che al ritorno e non li abbiamo mai colti senza bicchiere in mano. L’arrivo è stato sul molo di fronte alla Funicolare che porta a Brunate (dove mio padre fu preso prigioniero dai partigiani e passato fortunatamente agli inglesi, secondo la versione in mio possesso) e a poca distanza dal nuovo monumento dell’archistar Libeskind, che non si sa bene cosa rappresenti ed era stato realizzato per San Pietroburgo; se non che ai russi non dev’essere molto piaciuto e ce lo siamo preso noi, ed ora è pieno di russi che vanno ad ammirarlo.

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Due giorni pieni, amici, faticosi anche, ma davvero belli. Spero che questa piccola cronaca sia stata piacevole e invogli chi non l’ha mai fatto a visitare questi bei luoghi, così come chi l’ha già fatto a riscoprirli. Presidente Maroni, a fine mese emetto la fattura.

(159 – continua)

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¹ Il Palio del Baradello è una manifestazione di rievocazione medievale che si svolge a Como nella prima quindicina di settembre. Gare tra borghi, sfilata storica, minestra di cipolle e cervogia. Tante comparse tra cui me portano in giro abiti più o meno filologicamente corretti (epoca del Barbarossa) atteggiandosi ad improbabili soldati o signorotti o contadini del tempo andato. Mi è vietato fare il frate, non so perché.
² I due rami della Y sono quello di Como e quello di Lecco. Lisander Manzoni quando si riferiva a “quel ramo del lago di Como” si riferiva al ramo di Lecco,  sappiatelo per non fare figuracce
³ Fondo Ambiente Italiano. Nelle settimane del FAI la villa viene aperta al pubblico, e d’estate vengono organizzate serate a tema. A proposito del FAI, in Lombardia ci sono tante dimore curate dal FAI e vale davvero la pena fare la tessera per sostenere queste attività.
4 In tempi non molto antichi la Greenway si sarebbe chiamata Strada Verde ed i bastoncini da nordic walking semplicemente bastoncini da camminata; a quei tempi Louis Armstrong si chiamava Luigi Braccioforte.

Cultura a mazzi! (I)

Terminato finalmente l’odioso ozio estivo, è ora di riaccendere i cervelli rimasti in modalità risparmio energetico: è arrivata l’ora della qultura con la Q maiuscola!

Il mio fratellino, sua moglie ed i loro due figlioletti sono venuti a trovarci nello scorso weekend, e da vero Cicerone ho preparato un programmino culturale di tutto rispetto, sul quale sono sicuro nemmeno Sgarbi e Philippe Daverio avrebbero da ridire. Piero Angela sappia che ho depositato il copyright, nel caso voglia usare lo spunto per una delle sue puntate di Superquark, nelle quali spesso si passa dall’accoppiamento delle scimmie del Suriname alla pigiatura dell’uva nel Canavese senza soluzione di continuità.

Prima giornata: Milano e i suoi tesori

Innanzitutto le due giornate sono state caratterizzate da spostamenti totalmente ecologici, ovvero abbiamo usato solo mezzi pubblici e piedi privati (i nostri). Deploro il ritardo culturale verso le maggiori città europee che spesso e volentieri propongono tariffe famiglia o piccoli gruppi parecchio vantaggiose. Mi offro di fare da consulente agli assessori ai trasporti della regione Lombardia e delle città di Milano e Como, dietro lauto compenso visto che loro non ci arrivano, per ridisegnare offerta e  tariffe. Sospetto che tutta questa gente che decide come si debba viaggiare non abbia mai preso un mezzo pubblico in vita sua. Mi tormenta inoltre un dubbio: come mai un ragazzo dell’età di 13 anni per pagare il biglietto è considerato adulto ed invece per lavorare è considerato minore? E udite udite questa considerazione l’hanno anche i preti che decidono le tariffe per entrare in Duomo, alla faccia della tutela della famiglia.¹

La prima tappa vede la netta separazione della componente maschile da quella femminile. Inseguiti da considerazioni del tipo: “Ma lasciali stare quei due scemi!” due anzi tre diversamente adulti ed un minore si sono diretti verso il tempio del calcio mondiale:

Lo stadio di San Siro!

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Che sempre San Siro rimarrà, con tutto il rispetto per il buon Peppino Meazza al quale lo stadio è intitolato da qualche annetto.

Incuranti della pioggia battente ci siamo diretti al Museo di San Siro! Che contiene magliette dei vari campioni della beneamata nerazzurra ed odiata rossonera, nonché di leggende che hanno calpestato l’erba di San Siro: Pelè, Maradona, Eusebio… corridoio delle interviste, e poi visita agli spogliatoi del Milan e dell’Inter con tanto di magliette appese; purtroppo i componenti della mia squadra mi erano all’80% sconosciuti, a testimonianza di quanto stia seguendo le vicende pallonare; infine accesso al campo! Dove un solerte addetto azionava il trattorino tagliaerba, attività che nella vecchiaia svolgerei volentieri, anche gratis. Valeva la pena pagare questo biglietto (salato), per sedersi sulla panchina del Mou e rivolgergli un pensiero grato, con accenno di lacrimuccia: 50 euro biglietto famiglia, cosa incontestabile dato che eravamo 2 coppie di fratelli.

Siamo passati poi nello Shop, dove una maglietta originale viene posta in vendita alla ragguardevole cifra di 141 euro. Sono rimasto un po’ a guardarla per vedere se, all’improvviso, si mettesse a correre da sola, e mi sono chiesto se indossandola funzionasse come un esoscheletro e fornisse al possessore le capacità di uno dei campioni che l’hanno indossata prima. Ma non succedeva niente, abbiamo salutato e ci siamo indirizzati verso la nuova attrazione di Milano:

La metropolitana lilla!

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La metropolitana lilla o linea cinque (ignoro che fine abbia fatto la linea quattro) è l’ultima costruita ed avveniristica, carrozze panoramiche che funzionano senza conducente. Questo impedisce che qualche autista si metta ad inforchettare spaghetti mentre guida, come successo recentemente a Roma, non accorgendosi di una turista rimasta appesa allo sportello di una carrozza; ed inoltre non dovendo rispettare orari sindacali il passaggio è molto frequente.² E’ così bella che avremmo continuato ad andare su e giù da capolinea a capolinea ma, come si dice, il tempo è tiranno! E le nostre signore ci stavano aspettando in Piazza Duomo minacciando che se non ci fossimo presentati subito a rapporto avrebbero iniziato ad usare le carte di credito. Così ci siamo fiondati all’appuntamento e dato che si era fatta una certa ora siamo andati a mangiare al

Bistrot della Galleria!

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Dove vi consiglio, se dovete andare in bagno, di andarci prima di mangiare perché il costo è di un euro (1936,27 lire del vecchio conio, per chi lo ricorda; se qualcuno quindici anni fa mi avesse chiesto 2000 lire per fare pipì l’avrei preso a schiaffi) ma vi danno un buono di 50 centesimi per la consumazione successiva. Se invece andrete dopo, il buono ve lo daranno lo stesso ma non saprete come usarlo perché avrete già speso un botto.

In questo luogo il bello non è mangiare e bere (dove comunque non si mangia male) ma l’ordinazione che potrete fare da computer con grandi schermi. Praticamente facendo da soli impiegherete 3 o 4 volte tanto che andando alla cassa, ma volete mettere che soddisfazione? Dopo quella mezzoretta passata a scorrere i menu e superato il panico del pagamento contactless con carta di credito (contanti schifati) ci siamo seduti su quegli alti sgabelli che poco si addicono a gente normolinea come me. In questo bel posto fanno anche hamburger di scottona! Che per chi non lo sapesse non è una varietà di mucca, tipo la chianina per capirci, ma una classificazione della carne: di femmina giovane e ben nutrita. Allo stesso prezzo dal kebabbaro vi daranno tutto l’intero rotolone di kebab, regolatevi voi. Comunque dalle finestre si gode una vista imperdibile della stupenda galleria Vittorio Emanuele (secondo), ed è con animo lieto e pio che ci siamo diretti al:

Duomo!

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Pioveva e faceva un freddo biscio ma intrepidi ci siamo messi in coda per accedere alla maestosa cattedrale. Mi fanno ridere quelli che dicono “non cambieremo le nostre abitudini”. Sveglia amici! Le abitudini le abbiamo cambiate e già da un pezzo. Vi  pare normale avere in giro esercito da ogni parte, manco fossimo nella Turchia degli anni ’70, trovare barriere di new jersey dappertutto (almeno in piazza Duomo il compito di frangiflutti è svolto con dignità e decoro dal nuovo bananeto) e impiegare 45 minuti per fare una trentina di metri di coda? E soprattutto: per entrare in Duomo si paga! Qualcuno dirà che così ci allineiamo alle città europee, la manutenzione costa etc etc. Tutto vero, non discuto. Ma mi chiedo come mai in questi anni di aumento delle ricchezze per i già ricchi non si riesca a togliere qualcosa a questi parassiti invece di saccheggiare le tasche delle persone normali. Sappiate, o giovani, che una volta in Duomo si entrava gratis. Adesso se volete entrare gratis dovete andare a messa, che male tra l’altro non vi fa.

Dentro al Duomo c’è la riproduzione a grandezza naturale della Madonnina posta sul tetto, la statua che due anni fa era all’Expo; mi manca l’Expo! Quasi in incognita quest’anno ce n’è stato uno in Kazakistan sull’energia, ma chi se l’è filato?

Per un attimo ho avuto la tentazione di spiegare ai nipoti il funzionamento della meridiana ma mi sono accorto di avere qualche lacuna in proposito. Che importa! Via verso la nuova tappa, il clou della giornata:

Il Museo di Scienze Naturali!

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Uno dei fiori all’occhiello dell’offerta museale milanese, meta obbligata di famiglie con bambini; quando mio figlio era piccolo ci siamo stati tantissime volte, ed era gratis (forse proprio per questo). Ora si paga 5 euro, però solo i maggiorenni. Farfalle, insetti, granchi, conchiglie, fossili, riproduzioni di animali in scala reale, animali impagliati (stranamente la Brambilla non ha ancora protestato), dinosauri, balene! Rispetto ad anni fa è stato riorganizzato, rinnovato, ed è molto meno dispersivo e molto più piacevole. Dopo aver considerato che l’evoluzione per alcuni non si è compiuta del tutto, o forse è addirittura in atto una regressione (l’argomento erano gli stupri di Rimini), abbastanza stanchini come direbbe Forrest Gump ci siamo diretti verso casa, non prima di una puntatina alla:

Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore!

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La Cappella Sistina di Milano, con pareti affrescate e dipinti pregevolissimi, con un coro che lascia davvero a bocca aperta. E’ tenuta aperta dai volontari del Touring Club Italiano, che ringraziamo sentitamente.

E basta! Il giorno seguente lago, dove non mancherò di segnalare altri luoghi imperdibili.

(158 – continua)

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¹ Per entrare nel Duomo di Milano la tariffa minima è di 3 euro per gli adulti (!) e 2 euro i ridotti per bambini da 6 a 12 anni (si sono sforzati tutti con la riduzione).
2 La domanda a questo punto è: ma se automatizziamo tutto, che accidenti faranno gli umani?