Matrimonio con tampone

Amiche e amici, che tempi strani stiamo vivendo. Il figlio di una mia amica è stato invitato al matrimonio di un suo amico, in quel di Bologna, e le suore che gestiscono la struttura che avrebbe dovuto ospitarlo gli hanno chiesto di munirsi di tampone. Mal gliene è incorso, perché ha scoperto di essere positivo, pur essendo quasi completamente asintomatico, ed ha dovuto rinunciare alla cerimonia. Per fortuna non era il testimone!

Riflettevamo con i genitori, con i quali domenica siamo andati a fare una bella passeggiata al Parco della Val Sanagra dove abbiamo visitato una vecchia fabbrica di mattoni trasformata in museo, che chissà quante persone l’hanno avuto senza nemmeno accorgersene e se non fosse stato per le prudenti monache il figlio l’avrebbe trattato come un raffreddore: cosa che sinceramente avrei fatto anch’io, perché dopo due anni se ad ogni starnuto dovessimo tamponarci sarebbe l’ammissione di un fallimento completo.

La Val Sanagra, sopra Menaggio, è una bella località per fare delle passeggiate; la visita alla vecchia fornace è stata molto interessante perché uno stagionato volontario ci ha illustrato tutta la storia e le modalità di produzione, di come dall’argilla si arrivava ai mattoni. L’attività è stata chiusa negli anni ’50 quando il forno, troppo piccolo e troppo scomodo per competere con quelli nati in pianura padana, ha smesso la produzione.

A proposito di lavoro: ora anche negli autogrill, come anche nei McDonald’s, stanno sostituendo i cassieri con dei totem digitali, dove ordinare e pagare in autonomia. Mi chiedo: ma le persone che faranno tra qualche anno? I casellanti li abbiamo già tolti, togliamo anche i cassieri, gli operai stanno diventando come i panda, che lavoro farà la gente? Tutti sui monopattini a consegnare pizze?  Non mi pare però che di questi temi si stia parlando molto in campagna elettorale. Già, perché il 25 settembre si andrà a votare per il rinnovo del parlamento; i partiti sembrano proprio stare sul pezzo, infatti il dibattito sembra quello degli anni ’90: presidenzialismo, immigrazione, ius soli… di emergenza climatica, rischio atomico, inflazione, denatalità, lavoro precario, disoccupazione forse ne parleranno più in là.

Sembra esagerato parlare di rischio atomico, ma è una mia sensazione o gli ucraini stanno cercando un incidente nucleare a Zaporižžja? Non mi pare credibile che i russi si bombardino da soli, anche se le tv a reti unificate cercano di farlo credere (anche se le notizie _ si fa per dire _ dall’Ucraina sono ormai al quinto-sesto posto). E attaccare l’impianto di raffreddamento che serve appunto alla centrale, può portare ad una catastrofe. Qual è il gioco che stanno facendo, continuate a darci armi altrimenti facciamo saltare la centrale? Non sarebbe ora che qualcuno dica basta all’uomo in maglietta verde?  

Russi che sempre le tv ci hanno fatto sapere con meraviglia che quest’anno non sono venuti a passare le ferie in Italia. Come se non ci fossero sanzioni su tutto e i voli fossero interrotti! Sanzioni che, se ci penalizzano e non poco per i prezzi del gas, ci hanno spianato la strada ad un sacco di medaglie ai campionati europei di nuoto e di atletica leggera. E anche qui grazie al cavolo, gli anni precedenti in testa al medagliere c’erano sempre loro.

Ero tornato rasserenato, ma una serie di notizie mi ha subito intristito: gli israeliani hanno dovuto ammettere (o rivendicare) che è stata la loro aviazione a bombardare un cimitero uccidendo dei bambini palestinesi che ci stavano giocando; i norvegesi hanno ucciso un tricheco che, secondo loro, dava fastidio nel porto di Oslo: in verità erano i turisti che davano fastidio, perché non hanno fatto fuori loro? Era così difficile spostarlo e portarlo da un’altra parte?  Gli arabi sauditi, ai quali andiamo giocoforza a leccare il didietro, hanno comminato 34 anni di carcere ad una attivista per i diritti delle donne. Del resto gli Usa ne daranno più di 100 ad Assange, quando riusciranno a metterci sopra le mani, di che ci scandalizziamo?

E’ morto Piero Angela. Era del ’28, come mio padre, ma a differenza sua è arrivato in fondo alla sua strada attivo e lucido. Ci ero affezionato e non solo perché mi ha fatto fare delle grandi ronfate con i documentari degli animali a Superquark: era un signore, invitava a ragionare e decisamente in un paese dove ognuno si sente in dovere di dire la sua anche su argomenti di cui non sa una cippa era decisamente rivoluzionario. Non era credente, combatteva superstizioni e imbroglioni. Una frangia di esaltati, di cui si sarebbe decisamente impipato, l’ha preso di mira dopo morto imputandogli chissà quali nefandezze, addirittura di aver preparato la dittatura della scienza. Miserie umane, non so se dettate più da stupidità o da invidia.

Qui è rinfrescato; sono previste piogge stasera e nei prossimi giorni; le sagre sono terminate, e si può cominciare a metter via i costumi da bagno, che tristezza. A presto!

Come si fa a non voler loro bene?

L’uomo che reggeva l’ombrellone (III)

Ed eccoci arrivati amiche e amici all’ultima puntata di questo mini diario. Gli ultimi giorni li abbiamo passati a Bosa, che è una cartolina più che un paese; credo sia l’unico paese della Sardegna che è lambito da un fiume, il Temo (a proposito: la Sardegna è piena di acqua, con tante falde sotterranee e, anche se la siccità si fa sentire, finora sembra reggere); le sue case colorate arrampicate su per la collina sono pittoresche anche se ormai poco abitate. E’ sovrastata da un castello dai cui camminamenti si gode il panorama sottostante: chiude alle 19, noi siamo andati alle 18 con un caldo micidiale rischiando il collasso. La sera i negozi sono tutti chiusi, tranne bar e ristoranti; segnalo un bistrot lungo la strada principale dove ho preso un tagliere di affettati che non sono riusciti a finire, compatito dalla cameriera. La spiaggia vicina, Bosa Marina, è di sabbia ferrosa che nelle ore più calde si arroventa ed è impossibile camminarci sopra senza ciabatte. Le cale più pittoresche sono a pochi minuti e ci si arriva solo a piedi; noi ci siamo limitati a guardarle dall’alto perché solo il pensiero di affrontare la discesa e la conseguente risalita ce l’ha sconsigliato. Belle, ma non fanno per noi. Mentre invece è accessibile, a qualche chilometro verso Alghero, la spiaggia di S’Abba Drucche; la spiaggia (in realtà due) è libera, ma in loco si possono noleggiare lettini. L’ombrellone ce l’avevo; l’avevo comprato prima della partenza dopo attenta ricerca, robusto e leggero; mi ero anche munito di trivella per scavare nella sabbia per piazzarlo; mi sono dimenticato però la cosa più importante: la corda. Infatti, per quanto l’ombrellone sia fissato bene, quando tira il maestrale c’è sempre il rischio che ve lo faccia volare via ed infatti i più esperti (quasi tutti a dire la verità) lo ancorano con una o più corde legate a dei picchetti piantati nella sabbia. In mancanza di corda quindi il vostro cronista stringeva con la mano sinistra, con molta eleganza direi, il palo dell’ombrellone, ma ad un certo punto mi sono dovuto arrendere e l’ho chiuso; da quel momento ho preso il sole (si fa per dire) disteso sul lettino ma ricoperto da maglietta e asciugamano.

Come sapete, amiche e amici, il sole può essere un grande amico ma anche un grande nemico: fa bene alle ossa ma può fare molto male alla pelle, specie se di carnagione chiara e se preso nelle ore più calde. Dopo questa piccola informazione medica dirò che la mia pelle, sebbene tenda a diventare presto scura, è meglio che sia riparata. Da giovane entravo e uscivo dall’acqua, l’ombrellone era roba per effeminati e diventavo nero come un tizzone: probabilmente ora il corpo mi sta porgendo il conto, non voglio sfidarlo troppo.

A pochi minuti da Bosa c’è un paesino, Tinnura, famoso per i murales disegnati sulle case; ce ne sono un centinaio, e riportano scene di vita contadina del passato. Qui abbiamo incontrato (quanto è piccolo il mondo!) nell’unico negozietto aperto, un ceramista che ha lavorato per anni a Cantù e conosceva benissimo la zona dove abitiamo, forse meglio di noi. Siccome ha lavorato anche per dei mobilieri (Cantù è la patria del mobile d’arte) abbiamo parlato delle ripercussioni dell’embargo alla Russia sugli ordinativi; lui sosteneva che non incide molto perché gran parte di quei mobili li acquistano gli arabi, e per prezzi stratosferici rispetto al reale valore. Insomma, è una questione di prestigio: se li paghi poco vuol dire che valgono poco… così sedie da 700 euro vengono vendute a 5000, e quelli pagano senza battere ciglio. Tanto poi basta che aumentino un po’ il prezzo del petrolio…

La proprietaria del b&b dove abbiamo alloggiato, una persona davvero squisita, più o meno della nostra età, ci ha raccontato di non essere proprio sarda. O meglio, è figlia di genitori sardi, ma emigrati in Belgio perché il papà lavorava in miniera; lei è nata là, ed ha imparato a parlare solo il sardo (che è una vera e propria lingua, anche se diversa da zona a zona) ed il fiammingo. Tornava a Bosa solo d’estate, per le ferie, e alloggiavano appunto in una delle case colorate; ma poi il padre si è ammalato di silicosi e sono dovuti tornare: lei aveva già finito le medie, e non conosceva l’italiano! Così ha dovuto ripetere la terza media (due volte, perché aveva una professoressa che voleva darle le basi giuste: e ce l’ha fatta, perché poi la signora si è anche diplomata). Giusto per farsi un’idea dell’epoca, sua madre era l’ultima di dieci figli, e lei l’ultima di cinque.

L’ultimo giorno, prima di riprendere il traghetto, siamo passati ad Alghero, che avevamo già visitato l’altra volta ed è sempre carina e piena di movimento. Alghero è stata fondata dai catalani e la lingua assomiglia al catalano. Abbiamo comprato qualche regalino ed ovviamente una bottiglia di mirto che berrò alla vostra salute.

Al ritorno, in attesa della partenza, dal traghetto si vedevano i preparativi per un concerto di Ivana Spagna. Ne avevo perso le tracce, nonostante abiti proprio a Como. Avrei voluto fare il cambio di cuccetta ma il prezzo era troppo alto e quindi mi sono rassegnato al letto a castello: vi dico solo che la prima volta che sono salito mi è preso un crampo al piede e poi non sapevo come scendere. Ho accarezzato l’idea di mettere il materasso per terra ma poi l’orgoglio ha vinto. Nella notte sono sceso quattro volte (colpa del Vermentino) e l’ultima volta posso dire che l’uomo scimmia sarebbe stato orgoglioso di me, se non fosse che in quel momento indossavo una delle magliette di mia moglie, dato che le mie erano tutte sudate. Infatti di solito nelle cabine c’è un freddo polare, stavolta invece o non funzionava l’aria condizionata oppure il caldo saliva in alto, mi sono dovuto cambiare più volte. Avevo promesso ad una cara lettrice di postare la foto, ma è troppo compromettente.

E’ finita, amiche e amici! Spero di non avervi annoiato troppo. Adesso ho ancora qualche giorno di relax, andrò al paesello a festeggiare insieme ai miei fratelli la nostra mamma che tra qualche giorno compie 87 anni ed a salutare parenti e amici superstiti. Al ritorno mi aspetta Olena impaziente, che ha voglia di andare in vacanza anche lei!

A presto!

L’uomo che reggeva l’ombrellone (II)

Da Stintino è molto bello partire per un tour dell’Asinara (Stintino è stata fondata dagli abitanti dell’Asinara che sono stati cacciati perché l’isola diventasse un carcere, e tale è rimasta fino a poco tempo fa; nel carcere di massima sicurezza fino a qualche decennio fa erano rinchiusi terroristi e mafiosi). La gita noi l’avevamo già fatta, ma a chi non ci fosse stato la consiglio per il valore storico e naturalistico (oltreché per le spiagge). A Stintino c’era anche una tonnara, e c’è un museo ad essa dedicato. Era una vita dura! Tra l’altro si trovava in località Le Saline, dove si trova una bella spiaggia; purtroppo però quando siamo andati noi era piena di posidonia (a causa del caldo, ci ha detto la gestrice del chiosco) e l’odore delle alghe in putrefazione non era proprio delicato. Gli stagni retrostanti ospitano colonie di uccelli migratori che vi si riproducono, ed ho visto con i miei occhi gente attrezzata con ciabatte, costume e binocolo per osservarli. De gustibus eccetera eccetera… io sinceramente al mare osservo altro, finché almeno guardare è consentito..

Un passetto indietro: in Sardegna siamo andati in traghetto, da Genova a Porto Torres. Ho prenotato in ottobre ed ho risparmiato molto; a quel tempo pensavo che a luglio non ci sarebbe più stato problema di Covid e invece ci siamo ancora dentro forse più di prima. Sul traghetto la regola della mascherina era rispettata quasi totalmente, ma in quanto a distanziamenti e pulizia (specialmente la disinfettazione dei tavoli, e questo l’ho notato anche nei bar e nei ristoranti) ormai siamo al liberi tutti. Ora degli amici mi dicono che un biglietto costa anche 800 euro, mi sembra un’enormità. Però confesso di aver fatto una cavolata: nell’euforia della corsa allo sconto non mi sono accorto di aver prenotato una cuccetta con letti a castello, e naturalmente il posto di sopra è toccato a me (al ritorno, perché all’andata ho fatto il cambio cabina con un piccolo sovrapprezzo). Ma delle evoluzioni ginniche vi racconterò più in là.

Cabras.

Da Stintino ci siamo spostati a Cabras, cittadina famosa per la bottarga di muggine; oltre questo non ha molte attrattive ma è strategica per recarsi alle spiagge della penisola del Sinis; noi siamo stati a Maimoni e Mari Ermi (a me è piaciuta più la prima anche se la seconda è quella più famosa dopo Is Arutas); il primo giorno invece ci eravamo fermati a Marina di Torre Grande, abbastanza anonima. L’Oristanese è ricco di storia e di vestigia storiche e archeologiche: abbiamo visitato i resti di Tharros, città punica e poi romana (ultima visita alle 17:15: a momenti ci lascio le penne dal caldo…), il nuraghe Losa, il pozzo di Santa Cristina con il villaggio nuragico, stiamo parlando dell’età del bronzo, almeno 1500 anni prima di Cristo… Diversi luoghi sono incustoditi, considerando che in tutta la Sardegna ci sono 9-10.000 nuraghi è difficile sorvegliarli tutti. La particolarità di Cabras è che si affaccia su uno stagno, l’attività principale della gente infatti fino a poco tempo fa era quella della pesca; pesca regolata con metodi autoritari, con zone di pesca tramandate da famiglia a famiglia e con regole che spesso venivano fatte rispettare con metodi molto spicci. L’ultimo di questi capi è sparito (fatto sparire) e non se ne è saputo più niente, si ipotizza sia stato ucciso e dato in pasto ai maiali. E poi dicono che la pesca rilassa i nervi! Poco lontano segnalo, sempre per appassionati di uccelli, che c’è lo stagno di Mistras dove passano i fenicotteri rosa.

I gestori del b&b che ci ha ospitato si sono inventati questa attività dopo essere stati entrambi licenziati. Lavoravano per la Provincia, anzi per un ente partecipato dalla Provincia; in questo paese strano che è l’Italia siamo andati avanti fino agli anni ’90 con le stesse province che c’erano dall’unità d’Italia o quasi; poi ad un certo punto sono cresciute in maniera esponenziale, seguendo la moda leghista del federalismo ad cazzum, e infine ci si è accorti che erano carrozzoni improduttivi. La cosa strana è che sono ancora lì, anche se non si sa quali sono le competenze: le strade provinciali fanno pena quindi amici cari (dico a quelli che verranno eletti nel prossimo parlamento dato che da questo ormai non c’è da aspettarsi più niente di buono) o le togliete per bene o le rimettete (quelle originarie però, non quelle farlocche aggiunte dopo). E soprattutto, si può lasciare sulla strada da un momento all’altro intere famiglie? Comunque i due si sono rimboccati le maniche ed hanno creato proprio una bella struttura, chi fosse interessato me lo dica e gli farò avere i riferimenti.

 Ovviamente è obbligatorio farsi un piatto di spaghetti alla bottarga.

A proposito di bottarga, Nancy Pelosi, la speaker democratica della Camera Usa, è appena andata a sfruculiare i cinesi andando in visita a Taiwan; è buffo che i nostri media hanno riportato che “caccia cinesi hanno violato lo spazio aereo taiwanese” sorvolando sul fatto che per la Cina (e per quasi tutto il resto del mondo) Taiwan è una provincia della Cina. Taiwan che è uno dei massimi costruttori di semiconduttori, che fornisce per la maggior parte agli Usa; peccato però che la sabbia al silicio la prenda dalla Cina ed ora la Cina ha deciso di non dargliela più. E adesso con che cosa ve li farete i vostri semiconduttori? Quindi, riepilogando, questi pazzi che governano il mondo ci hanno apparecchiato una crisi delle materie prime (già prima della guerra in Ucraina), poi una crisi delle fonti energetiche (approfittando della guerra in Ucraina), ed ora una bella crisi dei semiconduttori (i cui prezzi erano già alle stelle, grazie ai bitcoin). Per fare un dispetto a chi, alla Russia? Mi pare quello sposo che per fare dispetto alla moglie si taglia gli zebedei.

Adesso amiche e amici voi lascio, vado a preparare una bella marmitta di pasta fredda, con pomodorini fiori di cappero olive nere e tonno. Seguirà pennichella. A presto con la continuazione!

Se in qualche stagno avvistate questo tipo di fenicottero attrezzatevi di binocolo!

L’uomo che reggeva l’ombrellone (I)

Amiche e amici,

sono purtroppo tornato da questa vacanzina in Sardegna, dove per dieci giorni non ho voluto sapere niente di quello che succedeva per il mondo, ristorato e sollevato. Sollevato perché quando sono partito il governo dei Migliori era ancora in bilico e gli aruspici in caso di caduta pronosticavano piaghe d’Egitto con inondazioni e moria delle vacche, e invece niente di tutto ciò si è verificato, anzi: addirittura il prezzo della benzina è calato e la borsa, dopo un primo momento di assestamento, è in crescita. Perfino il temibile spread è in calo! Mi viene un dubbio: che alla fine il governo non ci serva affatto?

Sono stati, come ci si aspetta in Sardegna, giorni di sole e mare, molto caldi tranne gli ultimi quando in tarda mattinata iniziava a soffiare il maestrale. Abbiamo girato la parte nord-occidentale, con Stintino, Bosa, Cabras e le spiagge del Sinis; non starò a elencare le bellezze di questi luoghi perché sono famosi in tutto il mondo e comunque basta fare qualche ricerchina per trovare guide molto più brave di me. Darò solo qualche impressione, qualche consiglio, riporterò qualche storia che mi ha colpito.

La Pelosa.

La spiaggia più famosa di Stintino si chiama La Pelosa, nome decisamente accattivante come quello della attigua Pelosetta ma che non c’entra niente con quello che i più maliziosi di voi penseranno. E’ una vera piscina naturale che ha poco da invidiare alle spiagge tropicali; per evitare iper-affollamento l’accesso è a numero chiuso e bisogna prenotarlo on-line (3,5€ al giorno a persona). E’ vietato portar via la sabbia e se si viene beccati a farlo si prende una multa molto salata; il parcheggio è parecchio costoso ed i controllori molto pignoli: io avevo sforato l’orario di tre minuti e mi hanno fatto pagare un’ora in più.

Non si vive di solo pane carasau

A proposito di Pelosa e Pelosetta, le ex ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna hanno abbandonato Berlusconi, artefice di tutte le loro fortune, per salire sul carro (o carretto) parecchio sopravvalutato, a parer mio, di Calenda, che si presenta con il suo partitino Azione nello schieramento del cosiddetto centro-sinistra dove non si capisce quale sia la sinistra. Auguri ad entrambe, ma non aspettatevi cene eleganti da quelle parti…

Stintino, rispetto alle altre cittadine dove abbiamo fatto tappa, la sera è più viva, ci sono diversi negozietti aperti ed anche una libreria: qui ho acquistato il bel libro di Luca Telesa “La scorta di Enrico”, la storia degli uomini che vennero scelti per proteggere Berlinguer , il rimpianto _ almeno da me anche se comunista non sono mai stato _ segretario del Partito Comunista Italiano, l’integerrimo sassarese, fino alla morte sul fatale palco di Padova, nell’84. Storie di uomini, e di tutta un’epoca; si intrecciano i racconti di quelli più anziani, che avevano l’età di mio padre ed avevano visto la guerra e combattuto nella resistenza ai nazifascisti  e di quelli più giovani, che avrebbero potuto essere miei fratelli maggiori. Li univa la convinzione incrollabile di contribuire a realizzare un mondo migliore e, se non altro, ci provarono. Confesso di essermi commosso e su qualche pagina di aver pianto: nostalgia, o forse tristezza nel confrontare la statura di certe personalità con i protagonisti di oggi.

Ma perbacco, mi sono accorto ora di aver divagato e di non aver raccontato quasi niente della vacanza: ci vorrà un’altra puntata, o forse due. A presto!

Pelosa o Pelosetta? Non saprei. Comunque si chiama Daniay Sharipova ed è del Tatarstan.

La mascherina al tartufo è meglio di no (Cronachette della quarta ondata)

Amiche e amici, non vi nascondo che fare i turisti tenendo la mascherina addosso tutto il giorno è faticoso. Veramente a Roma l’obbligo ci sarebbe stato solo in certe zone, ma devo dire che anche negli spazi larghi la gente per la maggior parte la indossava. All’aperto e distanziati non serve a niente, ma se fa freddo tiene calduccio. Nelle vicinanze di Fontana di Trevi ci siamo fermati a mangiare qualcosina, ed io ho avuto la grande idea di prendere un pezzo di pizza salsiccia e tartufo: tartufo, o quel che era, che mi si è riproposto fino a sera immaginerete con quali conseguenze per il mio alito.

Ho già accennato al fatto di aver trovato Roma, rispetto alle ultime volte che ci ero stato, più organizzata, più amichevole, ancora più bella? Tutto il contrario di quanto successo alla città dove abito. Non credo che sia merito del nuovo sindaco, quindi forse la tanto vituperata Raggi qualche merito l’ha avuto. Nella classifica per la qualità della vita la città ad esempio ha avuto un balzo, fino ad arrivare al tredicesimo posto: la metro è abbastanza puntuale, i bus frequenti ed anche abbastanza nuovi, e si trovano persino i bagni per fare la pipì. Provate a cercare un bagno pubblico a Como… A proposito di metro, nonostante la mia mappa si ostinasse a mostrare la Linea C non c’è stato verso di trovarla; addirittura a Palazzo Venezia ho chiesto all’addetta alla reception (la biglietteria inspiegabilmente è al Vittoriano) se ne sapesse qualcosa e lei ha detto testualmente che non ne ha sentito niente. Si saranno dimenticati di avvisarla? Comunque è comprensibile che ci sia qualche ritardo, a Roma come fai un buco per terra esce fuori un cimelio, è una parola. Peraltro chi è senza peccato scagli appunto la prima pietra: qui da noi non ci sono più ne una piscina ne un palazzetto dello sport funzionanti, il lungolago è un cantiere da anni e la metropolitana leggera un’utopia. Hanno fatto una cosa buona, unificando la stazione delle Ferrovie Nord dove andavo a prendere il mio trenino con quella dello Stato, che era a qualche centinaio di metri più in là: però si sono dimenticati di fare i parcheggi e gli ascensori non funzionano, così per chi ha qualche problema di deambulazione è off-limits.

Divago un attimo per commentare un fatto che mi ha indignato: una senatrice rumena No-vax ha “sequestrato” dei giornalisti italiani andati ad intervistarla ed ha chiamato la polizia dicendo che la stavano aggredendo, e pare che la polizia le abbia dato credito e fermato i giornalisti per qualche ora. Ma non è questo che mi ha indignato, al contrario: che diavolo sono andati a fare quei sedicenti giornalisti da quella signora? Non ce n’è abbastanza in Italia di fenomeni? Possibile che anche il telegiornale si stia striscialanotiziando? E io dovrei essere solidale con questi, ma perché? Solidarizzo con la famiglia di Ilaria Alpi, che è andata a farsi ammazzare a Mogadiscio per raccontarci delle porcate che facevamo con armi e rifiuti tossici, con Giuliana Sgrena che è andata in Iraq per raccontare l’altra faccia della verità ufficiale, non certo con questi. Per me li potevano tenere chiusi fino all’anno prossimo, loro e chi li ha mandati.

A proposito di giornalisti: Julian Assange potrà essere estradato in Usa, dice la corte di giustizia inglese. La TV ha magnificato il premio Nobel al giornalista dissidente russo, e su Assange che sono dieci anni che è perseguitato perché ha scoperto le carte ed i video con le atrocità che erano state commesse e insabbiate in Iraq dagli americani non hanno niente da dire i suoi “colleghi”? O per fare notizia doveva dichiararsi No-Vax? Se verrà davvero estradato rischia (eufemismo) fino a 175 anni di carcere. Alla faccia della libertà di stampa. Mr. President Biden non ha niente da dire? Accolto come liberatore dalla “barbarie populista”, non mi pare che faccia sfracelli. Perlomeno in politica estera, anzi spero non ci sia da rimpiangere Trump, perché le continue provocazioni in Ucraina contro la Russia non fanno presagire niente di buono. Tanto agli americani  che gli frega, a tiro delle bombe atomiche ci siamo noi.

Ma torniamo agli argomenti lieti. Bisognerà rivalutare anche Nerone: dopo l’incendio di Roma progettò di costruire i palazzi imperiali all’incirca su tre dei sette colli, per un totale di 80 (ottanta!) ettari di superficie; quando cadde in disgrazia ne fu stabilita la damnatio memoriae e anche quello che fece di buono venne cancellato, azzerato, raso al suolo. Anche a Conte sta succedendo, forse anche a lui lo farà fuori qualche pretoriano, magari armato da qualche bulletto toscano? Traiano sopra i suoi palazzi ci fece costruire le Terme (tra l’altro in tempi in cui noi non riusciremmo a costruire nemmeno un cavalcavia). Che tempi! Invece a Mosca quando è caduto il comunismo al posto delle terme hanno costruito una chiesa, come se ce ne fossero poche.

Non c’è niente da fare, amiche e amici, la politica che cerco di tenere fuori dalla porta mi rientra dalla finestra, sarà che ieri sera sono stato alla festa da ballo dell’Auser e mi sono intristito, pur divertendomi. O mi sono intristito proprio perché, nonostante tutto, mi stavo divertendo? Ci devo pensare, intanto vi auguro una buona serata, che da parte mia concluderò con le prove del coro in vista del prossimo Natale che cercheremo di salvare dai salvatori.

A presto!  

Receptionist confusa

Il kosher non mi confà (Cronachette della quarta ondata)

Che fine ha fatto giomag? Sono sicuro che si stiano chiedendo le amiche e gli amici più affezionati. Tranquillizzo tutti, la lontananza non è dovuta a malattia o disaffezione: è solo che ho deciso di testare il mio super green pass e sono andato in vacanza. Ho titubato, chiedendomi per un attimo se non fosse un tantino imprudente dato l’andamento dei contagi che i media rimarcano continuamente, ma poi mi sono detto: sai che c’è? Vado a Roma, lì sicuramente da quando è sindaco Gualtieri il virus non attecchisce, mica come quando c’era la Raggi!

A Roma sono stato tante volte, la prima nel lontano ’75 in occasione del giubileo, nell’unica gita fatta con la nonna paterna, ci ho fatto la visita militare al Celio dove sono stato misteriosamente ritenuto abile alla conduzione di reparti, ci sono stato decine di volte per lavoro (bei tempi quando i clienti pagavano le trasferte: alberghi eleganti e cene sontuose _ ho detto sontuose, non eleganti, non pensate male come al solito_). Sono andato qualche volta con la fidanzata, e poi ancora quando è diventata mia moglie, e poi ancora con la famiglia; dall’ultima volta però erano passati già tre anni, quando con il coro siamo andati ad un raduno in Vaticano di cui a suo tempo vi ho parlato.

Con questo non voglio certo dire di conoscerla bene, ma del resto non so nemmeno quanti romani la conoscano bene, per quanto si possa conoscere una città di quattro milioni di abitanti. Ad esempio, ero in Trastevere e cercavo la chiesa di San Pietro in Montorio che sapevo essere sul Gianicolo, dove la nostra amica professoressa d’arte mi aveva detto di andare assolutamento perché c’è un gioiellino nascosto, un tempietto del Bramante: camminando guidato dal telefonino (una volta c’erano le cartine, ora in giro ne ho viste poche) ho visto in un cortile una tenda con su scritto “Tourists Information” e mi ci sono recato, fidarsi del gps è bene ma non fidarsi è meglio, come mi dissi quella volta in Francia che ci ritrovammo in buona compagnia nel cortile di una fabbrica. «Dica?» mi chiede l’omino che fumava all’entrata del cortile. «Volevo sapere se questa è la strada giusta per andare a San Pietro a Montorio» rispondo gentilmente. «Ah, io nun lo so. Questa è ‘na scòla» risponde divertito, lasciandomi interdetto. «Scusi, ma ho visto la scritta, pensavo che…» dico indicando la tenda. «Ah, quella? No, quella la mettono là quanno c’è quarche evento, po’ quanno se ricordano la portano via». Saluto confuso grattandomi la pera, seguo google maps e la chiesa è a 100 metri. E’ possibile che uno non sappia che a cento metri c’è un tempietto del Bramante, o mi avrà preso per i fondelli? O magari si starà chiedendo chi sarà mai questo Bramante?

Prima di partire ci siamo posti degli obbiettivi, ben sapendo che in quattro giorni tutto non si può fare: la Domus Aurea, Il Colosseo di notte, la Galleria Borghese, il tour dei dipinti del Caravaggio. E naturalmente mangiare. Posso dire che per quanto riguarda l’arte siamo stati soddisfatti; per il Covid le visite vanno prenotate con largo anticipo, perlomeno quelle guidate e quelle nei musei più gettonati, cosa che permette di godere e apprezzare meglio quello che si va a vedere. L’albergo era vicino alla stazione Termini; abbiamo approfittato di un’offerta 3×2 (tre notti al prezzo di due) e per spostarci abbiamo preso il Roma Pass che dà diritto a viaggiare sulla rete metropolitana, i tram ed i bus, e l’accesso scontato a diversi luoghi e musei (i primi due gratis. Soldi ben spesi; con quello siamo entrati gratis alla Galleria Borghese, al Palazzo Altemps _ vicino Piazza Navona _ ed alle Terme di Diocleziano dove chissà perché non ero mai stato.

La mia permanenza è stata funestata da un fastidioso mal di pancia sopraggiunto dopo la cena in un ristorante del Ghetto, in uno dei locali più ben recensiti (noi eravamo stati anni fa in uno poco lontano, forse era meglio se tornavamo là), dove ho avuto l’ideona di ordinare la coratella. Che mi piace molto, mia madre la faceva buonissima quando aveva ancora voglia di cucinare ed in generale di campare, e devo dire che mi è piaciuta un sacco anche lì. Ma poi, sarà stato l’effetto kosher, ne ho risentito, e solo la coda alla vaccinara mangiata il giorno dopo in una trattoria in zona Prati ha ristabilito il mio equilibrio intestinale.

Ma non vorrei tediarvi con i miei problemi digestivi, per quello c’è già la pubblicità serale del Kijimea. Il resto ve lo racconto domani, s’è fatta una certa…

A Trastevere il clima è torrido

Sirtaki! (Cronachette dall’ex zoccolo duro)

Amiche e amici,

ho dovuto tirar fuori dagli scatoloni maglioni pesanti e magliette della salute di lana, perché la temperatura si è abbassata di colpo; oggi va meglio, ma l’altra mattina alle 6:30 il termometro segnava 3 gradi e mezzo, la qual cosa non invogliava certo a tirar fuori il naso dalle coperte. C’è un’escursione termica pazzesca tra il lato della casa al sole e il lato in ombra: verso le undici sul balcone caldo ci sono 25-26 gradi, e in quello freddo 11-12. Non credo sia colpa del cambiamento climatico, comunque.

Domenica ho abbandonato il coro parrocchiale e approfittando della splendida giornata siamo andati insieme a degli amici a fare una passeggiata in Val d’Intelvi; l’ultima volta, prima del pandemonio, avevo prenotato con Groupon un ristorantino a San Fedele e ci eravamo rimpinzati di pizzoccheri e brasato, stavolta invece ci siamo portati dietro un triste panino. Come cambiano i tempi! Per fortuna il mio amico ha pensato di riempire una fiaschetta di barbera corroborante e ricostituente.

Per gli spostamenti in auto valgono ancora le vecchie regole, perciò se si è dello stesso gruppo familiare si può stare in macchina tutti insieme se invece non si è conviventi il massimo è tre, perciò essendo in cinque abbiamo dovuto prendere due auto, alla faccia dell’inquinamento. Eppure siamo tutti vaccinati ma evidentemente il salvifico green pass in auto non funziona.

A proposito, la settimana scorsa una corista aveva fatto un tampone rapido positivo, che fatto poi il molecolare  si era rivelato un falso allarme; ero preoccupato perché avendo fatto le prove di canto un paio di giorni prima, anche se con la mascherina e mantenendo il distanziamento, temevo di dovermi rimettere in isolamento. Un’altra del coro, infermiera, ha detto che lei non ci pensava nemmeno a mettersi in isolamento: le linee guida diramate (a loro?) parlano di contatti ravvicinati e senza protezione per almeno un quarto d’ora. Lei non è in un reparto Covid, e ha detto che a loro fanno i tamponi ogni 45 giorni (!). A me sembra un’eternità per delle persone che lavorano in ospedale, dice che in altre regioni li fanno più spesso ma in Lombardia è così. Alla faccia!

La nostra meta era la Chiesa di San Zeno, un balcone sulla Val d’Intelvi a poco più di mille metri di altezza, a cui si arriva dopo aver lasciato Casasco d’Intelvi  andando verso Erbonne (strada stretta, al ritorno c’era una Bmw che avrebbe voluto che facessimo retromarcia per farla passare: abbiamo fatto valere la legge del numero anche se non proprio quella del codice della strada, ed è retrocesso lui); ad un certo punto si arriva ad un’area picnic ben attrezzata e molto frequentata, noi ci siamo fermati prima lasciando l’auto a bordo strada in uno spiazzo. La passeggiata, con qualche strappo ma non impegnativo, è di circa tre quarti d’ora, noi ci abbiamo messo di più solo perché andavamo ad un’andatura molto blanda contandocela sù, e poi c’era una del gruppo che non aveva le scarpe adatte e dato che il sentiero era ingombro di foglie cadute avevamo paura che cadesse; ed io e il mio amico da veri cavalieri con delle frasche le pulivamo la strada, manco fosse la regina Cleopatra. Il sentiero sale per un dislivello di un centinaio di metri, percorso inframezzato da stazioni della Via Crucis; è stato buffo perché nessuno di noi, anche se non digiuni di questi argomenti,  ricordava l’esatta sequenza delle quattordici stazioni. Io ricordavo solo che nella processione del Venerdì Santo litigavamo per tenere la frusta e la lancia, ma ero leggermente off-topic. Non c’è più religione! Per fortuna la sera, all’Eredità, c’è il buon fra’ Insinna che si occupa di fare un po’ di catechismo.

In cima la vista è davvero stupenda, ci siamo fermati per rifocillarci ripromettendoci la prossima volta di organizzarci meglio, distribuendoci i compiti e le vivande da preparare: ho ricordato con nostalgia una estate in Puglia dove siamo incautamente andati a trovare dei parenti che ci hanno dato appuntamento in spiaggia: avevano un’attrezzatura di tutto rispetto, gazebo, tavoli, panche e teglie e teglie di melanzane, pasta al forno, braciole (involtini, ovvero), dolci e damigiana di vino. Naturalmente alla fine cocomero…

Che tempi, amiche e amici, ero ancora nel fiore degli anni e senza problemi di digestione. La parabola è ormai in fase discendente: lo dimostra anche quello che mi accingo a intraprendere da stasera: balli tradizionali greci organizzati dall’Auser! Dopo di quello rimane solo il circolo delle bocce, non avendo nemmeno più un cane da pisciare. Da domani dunque potrete pure chiamarmi Zorba, e non proprio come Anthony Quinn, e forse nemmeno come il gatto che insegnò alla gabbianella a volare.

(Ma quante ne so? E soprattutto, quante ne fò?)  

Vi chiederete, e anch’io me lo chiedo: perché? Purtroppo un amico comune è caduto in depressione, e sembra che con questa cura vogliano impedire anche a me di prendere la stessa china. Queste premure mi commuovono, davvero. Vi saprò dire come è andata a finire… a presto!

Che mongolfiere! (Cronachette dall’ex-zoccolo duro)

Amiche e amici,

si avvicina l’ora del redde rationem ovvero il giorno in cui per lavorare sarà obbligatorio avere il green pass in regola: non avrei mai creduto si sarebbe arrivati a tanto, mesi fa l’avevo buttata là come una battuta e invece eccoci qua. Stranamente solo oggi i “migliori” si sono accorti che se tutti i lavoratori senza tessera non andassero al lavoro saremmo in un bel casino: pare che 12.000 guardie carcerarie su 37.000 ne siano sprovviste, tanto per dire. Esprimo la solidarietà ai lavoratori portuali di Trieste, che hanno detto che se anche a uno solo dei loro compagni non verrà permesso di lavorare bloccheranno tutto. La ministra dell’Interno, preoccupata di dover mandare i poliziotti a fare a botte con i camalli, ha invitato le aziende a provvedere a fare i tamponi gratuiti a chi fosse sprovvisto della certificazione; qui a Como alcune aziende si sono dette disponibili a pagare il tampone pur di non fare a meno di operai specializzati. Dato che le vaccinazioni sono ormai al 430% e secondo i virologi accampati giorno e notte da Fabio Fazio & c. avremmo dovuto raggiungere l’immunità di gregge già da quel dì, mi chiedo che senso abbia questo accanimento.

Dato che io il green pass ce l’ho, anche se per il lavoro non mi riguarda perché come sapete con buona pace di Brunetta tornerò in ufficio forse nel 2199, ieri volevo godermelo andando a Milano (dopo 19 mesi!) per incontrare dei compagni di merende con i quali avevamo l’abitudine di farci ogni tanto un aperitivo. Bene, la cosa non è stata possibile perché a) uno lavora ancora da casa in Veneto e venire apposta per un aperitivo era un po’ eccessivo b) l’unico già in pensione è più indaffarato ora di quando lavorava, e corre tutto il giorno dietro ai nipoti ed ai loro impegni. Comodo fare i figli e sbolognarli ai nonni! Insomma, per beccarlo bisogna prendere appuntamento settimane prima, e a volte non basta; e infine c) al sottoscritto è venuto mal di stomaco. Sarà stata l’emozione di riprendere il trenino, o il freddo che è arrivato all’improvviso? Le temperature si sono abbassate parecchio, specialmente al mattino; forse non ero preparato, non ho ancora fatto il cambio nell’armadio, e sono uscito troppo leggero…

Non so se avete visto le immagini di quella mongolfiera che è andata a sbattere contro il tempio Voltiano, qui a Como, abbattendo una delle statue della facciata; in TV l’hanno definita chiesa ma in realtà è un tempietto in stile neo-classico che ospita un museo dedicato ad Alessandro Volta ed alle sue invenzioni (la dice lunga su come le notizie vengano controllate). L’ultima volta che ci sono entrato sarà stato vent’anni fa e la sensazione che mi aveva dato era quella di luogo poco ospitale, polveroso e di scarso interesse, spero che nel frattempo sia migliorato. Me la sono scampata bella, perché tra qualche giorno sarà il mio compleanno e mia moglie aveva ventilato un paio di volte quanto sarebbe stato bello fare un giro in mongolfiera, che ogni tanto sorvola anche casa nostra  (199 euro a testa: sarà pure bello, ma ho un milione di modi migliori per buttar via i soldi) ma adesso, dopo l’incidente, se dovesse ripropormelo potrei interpretare l’invito come velata minaccia.

A proposito di freddo, sabato mattina siamo andati a Colico, in alto lago; siamo stati all’Abbazia di Piona, un luogo davvero ameno con una bellissima vista sul lago e dove i frati preparano dei liquori miracolosi come la Goccia Imperiale, di 90 gradi, poche gocce nel caffè rinvigoriscono e tonificano ed è anche indicato come anestetico in caso di mal di denti.  C’ero stato trentacinque anni fa da fidanzato e confesso che non mi ricordavo niente. Questo mi ha depresso ulteriormente, e c’è voluta l’Eredità di ieri sera, quando ho indovinato la risposta finale “Nonna” e soprattutto l’indizio Giovanna, che rimandava a “Giovanna, la nonna del Corsaro Nero”. In quanti saremo rimasti in Italia a ricordare la nonna del Corsaro Nero? Ma non divaghiamo; Colico è un paesino delizioso, una bella passeggiata a lago, spiaggiette dove prendere il sole, tanti windsurf e wakeboard. Dal paese partono dei sentieri che si addentrano nei dintorni, dove ci sono dei forti da visitare ed altre passeggiate; noi siamo andati a visitare la fortezza Montecchio Nord, dove c’è una batteria di cannoni difensiva, costruita prima della prima guerra mondiale. Pur essendo sostanzialmente pacifista i cannoni mi affascinano sempre, e vedere queste bestie da 150 tonnellate, che sparavano a quattordici chilometri, mi ha dato una certa emozione. La fortezza in realtà non è stata mai utilizzata perché quando è scoppiata la Prima guerra mondiale gli austriaci avevano già dei mortai che avrebbero sfondato le difese fino a poco prima ritenute impenetrabili. Così i cannoni sono stati portati al fronte; poi rimessi al loro posto non sono stati mai usati durante la Seconda Guerra Mondiale. Anzi, gli unici colpi sembra li abbiano sparati i partigiani a scopo intimidatorio verso i tedeschi che scappavano, e la volgata narra che questi, impressionati, consegnarono Mussolini che stava scappando con loro, pur di salvarsi la pelle. Nessuno sa se il racconto sia vero, se lo fosse però vorrebbe dire che a qualcosa quei cannoni alla fine sono serviti…

Sabato prossimo a Roma si terrà una grande manifestazione, in risposta all’assalto guidato dagli squadristi di Forza Nuova alla sede della Cgil (il più grande sindacato italiano con 5 milioni di iscritti tra lavoratori attivi e pensionati) . Dopo quasi cento anni dalla marcia su Roma, dopo settantacinque dalla promulgazione della Costituzione repubblicana e antifascista, che ci sia ancora bisogno di manifestare la dice lunga sul come siamo messi…

Amiche e amici, spero di non avervi annoiato troppo; vi ricordo che il prossimo weekend ci saranno le Giornate Fai d’Autunno, con apertura di ville, parchi e monumenti spesso chiusi al pubblico. Purtroppo anche per questo servirà il green pass, ma chi può approfitti!

Voglio proprio vedere chi ha il coraggio di chiederle il green pass!

Olé Olé Olé Olé Maradona è meglio ‘e Pelè (Cronachette dalla zoccolo duro – 9)

Amiche e amici, i miei congiunti mi hanno diffidato dal parlare ancora di Covid, di Green Pass, di vaccinazioni, di no-vax e si-vax. Mi sto fissando, dicono, al mondo non esiste mica solo il Covid! E hanno ragione, anche se a guardare i nostri telegiornali non sembrerebbe. Così, per distrarmi, stanno mettendo in atto una serie di tattiche diversive. Sabato ad esempio sono voluti tornare in alto lago, stavolta a Domaso, e camminare fino a Sorico, passando per Gera Lario. Bei posti, indubbiamente, ma che vi devo dire, lago oggi, lago domani, alla lunga io mi scoccio: tanta gente in barchetta, in windsurf, tante coppie in bicicletta, evidentemente con energie in sovrabbondanza che non trovano modo di sfogare in altro modo. Tante famiglie straniere con bambini piccoli, da quelle parti ci sono parecchi campeggi e le spiaggette non sono per niente affollate.

L’altra settimana era successo un fatto curioso, ovvero una signora tedesca di Dortmund, in vacanza sul lago, aveva mollato baracca e burattini (trolley e documenti) e si era avviata a piedi sulla strada Regina. Qualcuno l’ha notata e l’ha segnalata ai vigili di Tremezzina, che sono prontamente intervenuti: sono state contattate delle amiche che si sono precipitate dalla Germania per riportare a casa Lassie ma si sono viste opporre un rifiuto categorico: Io a Dortmund? Non ci penso nemmeno, ma vi siete guardate intorno? E così la signora è rimasta ma poi è sparita di nuovo ed è stata riavvistata stavolta a Como, vicino al Tempio Voltiano. Di nuovo allertate le amiche che sono state ben felici di tornare, e stavolta pare che se la riportino via. Ma io mi chiedo: ma uno non è più nemmeno libero di fare il vagabondo o perfino il barbone, se ne ha voglia? Ma c’è davvero qualcuno sano di mente che potendo scegliere preferirebbe vivere a Dortmund piuttosto che sul lago di Como?

A Gera Lario c’era un raduno di trucks, cioè di camion; in altri tempi ci sarebbero state salamelle, polente e birra a fiumi, purtroppo in questi momenti quaresimali i camionisti si sono organizzati in piccoli gruppetti ed ho visto addirittura delle schiscette, che tristezza. Noi comunque non ci siamo fatti mancare pizzoccheri, polenta e salsicce al sugo in un bar con cucina nelle vicinanze, la parte migliore dell’escursione: 10 euro, un prezzo onestissimo. C’erano dei camion bellissimi, pensavo di trovare anche mio cognato che è uno dei camionisti tipo, grande passione per i motori, grande abilità nella guida e grande pancia da mangiatore e bevitore: ora sta pagando gli eccessi perché si è fatto venire il diabete, ma se c’è da farsi una grigliata non si tira certo indietro.

La domenica invece, da qualche mese a questa parte, con mio figlio andiamo a camminare nella Spina Verde, il polmone verde a poca distanza da casa. Un paio d’ore disintossicanti, noto con piacere che il pargolo ha perso diversi chili (16, la dieta ed il moto funzionano, ma ne ha ancora una decina da smaltire, l’anno di “reclusione” è stato devastante: nel frattempo io mi rinsecchisco…) e mi stacca regolarmente, come è giusto che sia. Usiamo i bastoncini da trekking, che una volta mi facevano ridere, invece sono molto utili sia per l’appoggio e la spinta ma soprattutto per muovere anche le braccia e le spalle.  

Ieri sono andato dal commercialista che mi ha finalmente detto quante tasse devo pagare, pensavo si volesse tenere il segreto: è una bella mazzata che lì per lì mi stava invogliando ad imitare la signora di Dortmund. Ma poi mi sono arrivate in aiuto le parole di saggezza di mia suocera: “se hai tasse da pagare vuol dire che hai lavorato e guadagnato” ed inoltre mia moglie (un’altra azione diversiva) mi ha invitato a stappare una bottiglia di prosecco perché pensava che avremmo dovuto pagare molto di più.  Non me lo sono certo fatto ripetere due volte e così ieri sera ci siamo scolati una bottiglia di Prosecco Rosé docg millesimato 2020: chi vuol esser lieto sia eccetera eccetera.

Ieri pomeriggio, quasi avesse letto il mio post, mi ha chiamato la dottoressa. Non ci volevo credere! Mi ha chiesto che intenzione avessi con il vaccino. Le ho accennato agli anticorpi e mi ha detto di non guardare a quelle cose, adesso hanno spostato i termini per i guariti ed ho un anno per fare la dose unica (ma sarà vero?) e quindi di darmi una mossa. Ne ho approfittato per chiederle il numero di telefono della segretaria, dato che ha cambiato sede senza dir niente ai suoi assistiti, ma questo è un dettaglio. L’ho rassicurata, sì, sì, mi prenoto non si preoccupi, anzi vado là direttamente. Magari la prossima settimana. Allora (non per parlare ancora di Covid, ma se mi ci tirano) se davvero hanno spostato il tempo utile per vaccinarsi, mi daranno anche il Green Pass di straforo? Io ci provo, vediamo che mi dicono, vi faccio sapere…

Avevo promesso di dare conto anche dei benefici di cui sono venuto a conoscenza a seguito della vaccinazione, e non solo degli eventi avversi, ed eccomi qua: a) una amica di mia moglie, parrucchiera, ha detto che dopo la vaccinazione ha avuto una sensazione di benessere, di forza, che le è durata una settimana; b) mia cognata, 55 anni, che ha spesso dei dolori alle mani, non lancinanti ma fastidiosi (inizio di artrite) per quindici giorni non ha avuto nessun disturbo; c) il marito di una delle coriste ha avuto un effetto Viagra che gli è durato qualche giorno, del quale la moglie sulle prime è stata lusingato ma dopo un po’ è risultato fastidioso.  Per precisione scientifica, tutte le vaccinazioni di cui ho parlato erano Pfizer. Comunque l’Istat ha certificato che a causa del Covid l’aspettativa di vita per gli uomini si è accorciata di due anni: vuol dire che potremo andare prima  in pensione?

Va bene, non ce l’ho fatta a non parlare proprio per niente di Covid, ma devo disintossicarmi poco a poco…

Questa signorina è di Dortmund ma non vagabonda

Invito a cena con tampone (Cronachette dallo zoccolo duro – 8)

Dopo una settimana passata in sostanziale isolamento, grazie allo smart working (traduzione truffaldina di: lavoro da casa usando i propri mezzi di produzione, la propria corrente elettrica, la propria stampante, senza prendere una lira in più e senza nemmeno avere la gioia di parlare con i colleghi di calcio e di donne), nel fine settimana sentivo il bisogno di sgranchire le gambe, così sabato tralasciando le pulizie a cui sono solitamente addetto ho caricato la famigliola in auto e siamo andati in alto lago, per la precisione a Musso, che è appena prima di Dongo, il paese famoso perché vi fu catturato il Duce che scappava verso la Svizzera e fu poi fucilato poco lontano, a Giulino di Mezzegra. Rassicuro i lettori, non mi sono recato da quelle parti per qualche nostalgia come invece fanno ogni anno dei manipoli in orbace in occasione della triste (per loro) ricorrenza, ma perché sul lago si possono fare delle bellissime passeggiate, per niente difficili, godendo di una vista stupenda e respirando aria salubre. Siamo andati di sabato perché poi la domenica le strade del lago sono congestionate dai milanesi in libera uscita; da casa mia è un’oretta di macchina, ma ne vale la pena. Fino a qualche anno fa queste passeggiate non erano possibili, perché alcune sponde del lago sono rocciose ed a picco, per cui bisognava scendere e risalire fino alla strada Regina (quella che ogni tanto quando piove frana) che è molto trafficata, come dicevo, abbastanza stretta e quindi per niente amichevole. Invece ora nei punti una volta impraticabili sono state stese delle passerelle, e quindi è diventata una meta deliziosa per chi vuol fare un po’ di movimento. La passeggiata da Musso si snoda fino a Cremia passando per Pianello del Lario, paese famoso fin dal Cinquecento per la qualità delle pietre che vi si estraevano, adatte ad essere usate come macine da mulino. Una piccola perla la chiesetta di San Vito, a Cremia. C’era il sole ma l’arietta era fresca; quelle zone sono sempre ventose, tanto che parecchi amanti del windsurf, specialmente stranieri, vengono a passarci qualche giorno. Tante barchette a vela; diverse spiaggette di sassi con gente che prende il sole e fa un bagnetto. Niente assembramenti, niente bambini urlanti, molti cani che portano a spasso il loro padrone e lo invitano a farli giocare tirandogli dei legni, insomma una pace di santi che invita alla meditazione ed alla riflessione. A me a dir la verità fa venire fame,e per fortuna sulle rive del lago ci sono diversi ristorantini e bar.

Durante la passeggiata mia moglie mi ha ricordato che l’indomani sarebbe stato il compleanno di mio padre, se fosse stato ancora vivo; ne avrebbe compiuti 93, ed uno dei rimpianti più grandi che ho è quello di non essere andato alla festa per il suo 90°, anche se con ogni probabilità non mi avrebbe riconosciuto. Più mi guardo intorno e più sono convinto che quelli della sua generazione fossero più capaci di fare i padri di quelli venuti dopo.

Verso metà pomeriggio siamo tornati a casa perché la sera avevamo appuntamento con diverse coppie di amici con le quali di solito ci ritroviamo alla fine delle ferie, per raccontarci come le abbiamo passate; di solito andiamo in pizzeria, e non ci sarebbe stato nessun problema nemmeno quest’anno se non fosse che il sottoscritto il green pass come sapete non ce l’ha (su dieci persone solo io, penso di rispecchiare la media nazionale), e quindi in caso di maltempo avrei  dovuto mangiare fuori o aspettare in macchina. L’alternativa sarebbe stata farmi un tampone che avrebbe aumentato parecchio il costo della pizza, ma per fortuna non c’è stato bisogno perché abbiamo deciso di prendere delle pizze da asporto e mangiarcele nel giardino di una delle coppie di amici. Pizza buona ma il pizzaiolo doveva essere a corto di ingredienti: ad esempio la mia messicana, che avrebbe dovuto avere pancetta salsiccia fagioli e cipolla, aveva solo la pancetta; alle prosciutto e funghi aveva messo solo il prosciutto. Però si deve essere reso conto della mancanza, infatti ce le ha fatte pagare tutte come pizze margherita, abbiamo risparmiato. Veramente, dato che ognuno ha portato qualcosa per non presentarsi a mani vuote, avremmo anche potuto fare a meno delle pizze… io ho contribuito attingendo alla mia cantina, due bottiglie di prosecco ed una di passito, tutte molto gradite.

Di ferie però non abbiamo parlato molto; abbiamo parlato naturalmente di Afghanistan e di vaccino, ormai siamo diventati tutti virologi e tutti esperti di geopolitica caucasica. Il mio contributo (modesto, ero distratto dalle cibarie e soprattutto dalle bevande) è stato ricordare che l’Afghanistan, che sui nostri atlanti sembra uno sputacchio, ha un’estensione che è più del doppio di quella dell’Italia, territorio in gran parte impervio, quindi pensare di dominarlo senza il loro consenso è abbastanza velleitario; e che in cinquant’anni, nonostante le guerre ininterrotte, la popolazione è passata da 7 a 38 milioni, perché le donne volenti o nolenti, burka o non burka, fanno figli, mentre nella nostra società “evoluta” ci siamo fermati a sessanta milioni, e prima o poi ci supereranno anche loro. Abbiamo parlato anche di accoglienza, perché un gruppo di una dozzina di persone arriverà anche a Como e verrà ospitato in una struttura dei Padri Comboniani, gestita da una onlus legata alla Caritas. Io sono abbastanza critico su queste organizzazioni, continuo a pensare che se è lo Stato che accoglie debbano essere strutture dello Stato a organizzare e gestire. Ma forse è giusto così, evidentemente lo Stato che ho in mente io non è quello in cui vivo.

A proposito di vaccini, gli operatori turistici hanno spinto sul governo per far togliere la quarantena ai turisti in arrivo dalla Gran Bretagna: ma che bella pensata, quelli hanno contagi e morti alle stelle e noi gli stendiamo i tappeti rossi per far contenti gli albergatori e i ristoratori, e in compenso teniamo in quarantena i nostri sani che non hanno il green pass. L’altra notizia è che l’Ema è stata invitata ad accelerare l’autorizzazione allo Sputnik perché altrimenti i turisti russi non possono venire. Era ora! Una notizia che ho letto stamattina è che a livello nazionale  gli attuali ricoverati per Covid sono al 25% già vaccinati (1 su 4!), fino a qualche giorno fa era il 20%: sbaglio o stanno aumentando i contagi tra i già vaccinati? Titolone poi sull’età media dei contagi che si sta abbassando: è ovvio, i ragazzi ed i giovani si muovono di più, ma mi chiedo: dato che alla fine tra di loro di ricoveri ce ne sono veramente pochi, non è meglio così, che si infettino e guariscano da soli, piuttosto che vaccinarli con esiti futuri non prevedibili?

Il giornale locale ha dato in un trafiletto una notizia (diffusa dalla BBC in base a testimonianze di reporter presenti all’aeroporto di Kabul) che al TG non ho sentito, ovvero che parte dei morti non sono stati uccisi dalla bomba, ma dagli americani che in preda al panico o per allontanare la gente, si sono messi a sparare sulla folla. C’era un modo peggiore per concludere questa avventura? Dubito.

Amiche e amici, come vedete anche io alla fine mi sono confermato virologo e afghanologo: forse è meglio ricominciare a parlare di cose di cui capisco veramente, non vi pare? Ma forse così la pagina rimarrebbe vuota…

Messicana light