Amiche e amici,
sono iniziati i saldi. Me ne sarei fregato allegramente se non fosse che sono rimasto a corti di pantaloni: non ne compravo più un paio da almeno tre anni! Già che c’ero ne ho presi due, così per altri tre anni sono a posto. Cerco di prendere sempre la stessa marca, anche se non proprio lo stesso modello, perché non ho voglia di fare tante prove e voglio impiegare meno tempo possibile perché, sostanzialmente, le commesse mi mettono in soggezione. Specialmente quando ti squadrano con quello sguardo sornione e ti dicono “le calza a pennello” ma si vede che pensano “voglio proprio vedere se questo cretino ha il coraggio di mettersi questa roba” , e tu specchiandoti velocemente cerchi di cogliere un barlume di umanità nei loro occhi. In particolare le commesse della Rinascente, a metà tra vestali ed entraîneuses, sono bravissime a metterti a tuo agio, come ho raccontato qua.
Sabato sera sono stato a vedere Claudio Bisio al Piccolo Teatro Strehler, che metteva in scena La mia vita raccontata male, tratta dai libri di Francesco Piccolo. Di questo avevo letto Il desiderio di essere come tutti, e in diversi passi mi ci ero ritrovato; anch’io avrei potuto diventare comunista quando la Germania Est batté la Germania Ovest nello scontro fratricida ai mondiali del 1974, Davide contro Golia: invece non lo diventai perché, all’istituto tecnico che frequentavo, i compagni delle ultime classi, che si proclamavano comunisti, costrinsero noi più piccoli a saltare le lezione per assistere a non so quale concione sulle avanguardie operaie. Tra l’altro erano tutti figli di papà e di lavoro sapevano pure poco: il proletario era mio padre, lui sì socialista, e mi mandava a scuola con sacrificio per studiare, non certo per fare la rivoluzione.
Appena morto Ratzinger i conservatori della chiesa sono partiti all’attacco di Papa Francesco, chiedendone addirittura le dimissioni. In questa operazione si distinguono i vescovi americani: Dio ce ne scampi e liberi, se gli americani dovessero prendere la guida anche della Chiesa penso che diventerò musulmano.
Quindici anni fa esatti nella città dove vivo, Como, iniziarono i lavori per la realizzazione delle paratie a lago, sul modello Mose di Venezia (tra l’altro c’era in ballo la stessa impresa); dopo uno sperpero enorme di tempo e denaro, sembra che a primavera si dovrebbe arrivare al dunque. Il progetto è totalmente cambiato: niente più Mose ma paratie mobili, rivista la passeggiata a lago. Su questo lavoro cadde a furor di popolo l’amministrazione che lo volle (centrodestra a guida ciellina) e poi anche la successiva di centrosinistra, che non seppe cavare un ragno dal buco dal pantano che i predecessori avevano lasciato; e poi quella successiva, ancora di centrodestra ma stavolta a trazione fratelliditaliana, che per non sbagliare in cinque anni non fece assolutamente nulla; la attuale, una lista civica con un sindaco che ha messo all’opposizione tutti i partiti e con i quali non vuole nemmeno parlare, ed a ragione, forse arriverà finalmente alla fine. Quindici anni: gli egiziani ci mettevano meno a costruire una piramide!
In Brasile i sostenitori di Bolsonaro, che non hanno digerito la vittoria di Lula, hanno imitato i seguaci di Trump di due anni fa e hanno dato l’assalto ai palazzi delle istituzioni. Hanno scelto per fortuna la domenica, quando i palazzi erano vuoti, e quindi non si sono viste le scene drammatiche di Capitol Hill ma i vandalismi sono stati parecchi. L’esercito invocato dai rivoltosi non si è mosso, probabilmente aspettava un via libera da qualche autorevole vicino, come ai tempi di Salvador Allende in Cile, segnale che fortunatamente non è arrivato. Per ora.
Stasera ho intenzione di andare a vedere un film che dovrebbe far ridere, Triangle of Sadness: lo danno in uno dei pochi cinema rimasti che non siano multisala, gestito dall’Arci, nell’ambito della rassegna che propongono ogni lunedì. In un tempo dove tutto si omogeneizza, questi spazi vanno protetti come i panda. Vi farò sapere se poi ho riso veramente…
A presto!
