Il sole è già alto nel cielo quando un tossicchiare leggero e discreto interrompe il sonno di Gilda che, nuda come mamma l’ha fatta, si stiracchia mollemente scostando le lenzuola di raso rosa, impiegando qualche secondo a realizzare che il buio dal quale è avvolta non è dovuto ad una improvvisa eclissi di sole ma alla mascherina in seta naturale che è solita indossare per non farsi disturbare dalla luce mattutina.
«Ah, sei tu James, sia lodato il cielo» è il saluto che rivolge al suo maggiordomo, tirandosi intanto a sedere senza curarsi di coprire le parti del corpo per le quali è conosciuta come Calva Tettuta. «Pensa che stavo sognando che degli ometti in maglietta verde ci avevano conquistato e ci obbligavano a produrre una assurda zuppa di barbabietole¹. Il nostro Haruki aveva armato le maestranze ed animato la resistenza ma era stato sopraffatto; una volta catturato, in barba alla convenzione di Ginevra, era stato sottoposto a tortura, o rieducazione come la chiamavano loro: dopo una settimana di letture del libro del loro capo “Come lavare la maglietta verde a 60 gradi senza farla scolorire” aveva ceduto e si era affogato nel pentolone di zuppa.»
«Il nostro Haruki è un valoroso» commenta James con un lieve inchino, omaggiando così il direttore della produzione Haruki Laganà, fratello di quel Toshiro Laganಠcaduto effettivamente nell’adempimento del proprio dovere per mano di Evaristo, il defunto marito di Gilda, il cui spirito erra ancora inquieto nella residenza di famiglia.
Il pensiero fa rabbrividire Gilda, causando peraltro un turgore dei capezzoli che la convince ad indossare la vestaglia che il maggiordomo amorevolmente le offre. Si alza, indossando delle pantofole pitonate del premiato calzaturificio Cucchiaroni che suscitano un fremito di invidia nel maestro di buon gusto James, e si dirige al grande terrazzo dal quale si può ammirare buona parte del giardino. Mentre beve il suo bicchiere di estratto di mellifrace depurativo e tonificante osserva la vita che procede lieta: ed ecco là il giardiniere messicano Miguel rastrellare le foglie saltellando al ritmo di Llàmame, canzone rumena vincitrice morale dell’Eurovision song contest 2022, almeno a detta di Cristiano Malgioglio; e verso il limite del boschetto scorge il suo amante norreno Svengard che, a torso nudo, sta abbattendo una betulla a colpi d’ascia, ripromettendosi la notte successiva di non lasciargli così tante energie; mentre sulla collinetta che svetta in lontananza la coppia ultracentenaria formata dal generale cinese Po e da Nonna Pina saluta il sole, peraltro come detto già alto, con lenti movimenti di Tai Chi; intanto dalla cucina salgono le voci della cuoca Palmira e di sua nipote Isolina, e soprattutto un inconfondibile odore di ragù di papera, da abbinare alle pappardelle che le due, dopo avere impastato la farina con le uova, stanno spianando con matterelli reduci da mille battaglie. Che pace, che serenità! Gilda sorride, incurante dell’ennesimo bicchiere di cristallo di Boemia scivolatole a terra; respira a pieni polmoni godendo dell’arietta ancora frizzante, e si compiace nel constatare che l’opera del Creatore³ è buona e giusta. Poi si volta, recuperando l’atteggiamento efficientista che le permette di dirigere con polso fermo l’impero della pasta ripiena lasciatole dal marito.
«James caro, hai diramato l’allerta generale? Direi di dare inizio all’operazione speciale subito dopo colazione. Cominciamo a sgomberare a partire dai piani alti: se qualcuno oppone resistenza siete autorizzati ad usare la forza. Nel boschetto non c’è rimasto qualche pigmeo?» chiede la vedova Rana, alludendo alla tribù di pigmei antropofagi che dimorava nel parco della villa ai tempi della buonanima, ai quali saltuariamente veniva concesso di banchettare con qualche sindacalista fastidioso o cliente inadempiente. Al cenno negativo di James continua, rammaricandosi:
«Peccato, sarebbe stato un aiuto prezioso. E di Natascia⁴ cosa mi dici, sei riuscito a rintracciarla? Non per sfiducia, ma la sua presenza mi renderebbe più tranquilla. Sento che l’artiglieria pesante potrebbe non essere eccessiva»
Il maggiordomo, con un cenno del capo deferente, mette al corrente della situazione la sua padrona.
«Natascia sarà di ritorno a breve, ha avuto degli affari di… ehm, famiglia, da risolvere. Invece riguardo l’operazione, signora, suggerirei di rimandare»
«Che cosa?» si inalbera la Calva Tettuta, scandalizzata. «Se non ti conoscessi bene, James, potrei sospettare un’insubordinazione. Cosa sono questi capricci? Non ho nessuna intenzione di sfamare ancora questa compagnia di giro di coreuti, ammesso che coreuti sia la parola giusta. Dammi una ragione valida per non buttarli fuori a calci prima di pranzo!»
«Il maresciallo Montesi ha convocato tutti i sospettati per oggi pomeriggio»
«Ah, bene, era ora! Ci vorrà uno stadio per metterceli tutti»
«Sembra che la cerchia sia più ristretta signora, mi sono permesso di suggerire il salone verde, ho fatto male?»
«A parte che ti ho appena detto che con il verde ho avuto degli incubi, ma ti pare il caso caro James? Vogliamo offrire anche dell’insalatina, dei cetriolini, delle olivette naturalmente verdi già che ci siamo?»
«Ecco, ho pensato che fosse più opportuno mantenere la discrezione»
«Apprezzo il tuo scrupolo, James, ma è un mese che siamo su tutti i giornali scandalistici, i paparazzi assediano la villa, le azioni crollano, e ora che si arriva finalmente al dunque non ti sembra fuori luogo mantenere la discrezione?»
«Comprendo la sua riserva, signora» concorda James, serio, porgendo a Gilda la lista dei convocati ricevuta da Montesi e indietreggiando immediatamente dopo elegantemente. Gilda scorre l’elenco perplessa, fino ad arrivare ad un punto che la fa trasecolare:
«Ci siamo anche noi? Passi per te, senza offesa James caro ma è noto che in caso di omicidio il maggiordomo è il primo sospettato. Ma io che c’entro?»

¹ Si tratta del borsch; sembra che gli ucraini ne rivendichino la primogenitura, contraddetti da russi e polacchi. L’Onu dovrebbe intervenire per dirimere la questione, prima che i contendenti passino ad ulteriori vie di fatto.
² cfr. “Niente sushi per Olena”, 2018.
³ Anche l’Autore ci ha messo lo zampino, a essere precisi.
⁴ I lettori più affezionati sanno che a Villa Rana tutti si ostinano a chiamare Olena Natascia, fin dai tempi in cui era stata ingaggiata come badante di Nonna Pina (cfr. “Natale con Olena”, 2017)