Tre stelle per Olena – 9

«Vi ho detto che non c’entro niente, perché mai avrei dovuto avvelenare Turchese? Non lo conoscevo nemmeno!»
La giovane cinese, tramite l’interprete fornita dalla produzione dello show, risponde indignata alle domande del maresciallo Montesi, che maledice il momento in cui il suo superiore, il quarantenne capitano Fiacchini, donnaiolo incallito, si è rotto il tendine crociato del ginocchio destro giocando a calcetto in una partita scapoli-ammogliati, incidente che qualche malalingua non attribuisce ad uno scontro fortuito ma ad un regolamento di conti per una vecchia questione di corna.
Montesi, un sessantenne brizzolato, non molto alto, leggermente sovrappeso, amante del ballo liscio che pratica regolarmente con la sua signora Ines, una allampanata romagnola, abbronzato dalle ore passate all’aria aperta per servizio e dalla cura del suo orto di cui è orgogliosissimo e che gli regala soddisfazioni come la vittoria del prestigioso “Oscar della zucca 2018” attribuito dalla Pro Loco di Ciapanò, risponde paziente.
«Signorina, è la prassi, stiamo interrogando tutti quelli che erano nelle vicinanze del… ehm, dell’evento. Le ho solo chiesto cosa intendeva con quel “V come Vendetta”, non c’è motivo di innervosirsi. Capirà che è una strana causalità che qualcuno evochi una vendetta e subito dopo qualcun altro muoia, sbaglio?»
«Era solo un modo per attirare l’attenzione, per farmi pubblicità! Io non devo vendicarmi di nessuno» risponde Li Wok, spazientita.
«Se è come lei dice, signorina, come spiega che Turchese è morto dopo aver mangiato un suo raviolo? Se non è stata lei chi può averlo avvelenato, qualcuno che voleva far ricadere la colpa su di lei?» chiede il maresciallo accaldato mentre guarda sconsolato la pala ventilatore che pende inerte dal soffitto, che l’elettricista aveva promesso da due mesi di passare a sistemare.
«Ma come faccio a saperlo? Avete tutte le riprese video, si vedrà se qualcuno ha messo qualcosa nel mio piatto, no? Io l’ho messo sul tavolo della giuria, chiunque avrebbe potuto metterci le mani»
«E’ proprio questo il punto, signorina, le immagini non ci hanno dato nessun aiuto, non sembra che qualcuno si sia avvicinato. Ha notato qualcosa di strano in cucina? Qualcuno del suo staff, qualcuno con il quale ha avuto degli attriti, che avrebbe avuto motivo di danneggiarla? »
«Lo escludo assolutamente! I miei ragazzi si butterebbero nel fuoco per me, non farebbero mai una cosa del genere, le dico che si sta sbagliando!»
Un battito di nocche alla porta interrompe la discussione.
«Avanti!» consente Montesi, per niente sorpreso dall’entrata dell’appuntato Corinaldi, suo aiutante, un biondino quasi trentenne.
«Maresciallo, la scientifica ci ha mandato questo» comunica l’appuntato, porgendo a Montesi una carpetta «mentre stamattina è arrivata in caserma questa» continua porgendo una busta.
«E il mittente?» chiede il maresciallo, interrogativo.
«E’ anonima maresciallo, ma sembra interessante, gli dia un’occhiata»
«Va bene Corinaldi, puoi andare, grazie» lo congeda Montesi. Apre prima il referto e poi la busta; rimane per qualche secondo pensieroso e poi si rivolge ancora alla cinese:
«Lei conosce un’erba chiamata Gelsemium Elegans, signorina Wok?»
«Gelsemium? Certo che la conosco, è un’erba nota nella medicina tradizionale, ha molte proprietà ma è molto pericolosa, se non la si sa trattare… perché?» chiede la cuoca, improvvisamente sul chi vive.
«Appunto, molto pericolosa. Il laboratorio ha trovato tracce dell’erba nello stomaco di Turchese. Come lei saprà, è un’erba coltivata in diverse regioni della Cina» butta là il maresciallo con finta indifferenza.
«Ma che vuol dire?» si agita Li Wok «Innanzitutto non è coltivata solo in Cina, e poi oggi con Internet si può comprare qualunque cosa da qualunque parte del mondo, secondo voi per uccidere un uomo che nemmeno conoscevo avrei portato un’erba dalla Cina e l’avrei messa proprio nei miei ravioli? Ma è ridicolo!»
«Signorina, glielo chiedo di nuovo, lei conferma di non aver mai conosciuto Alessandro Turchese e di non aver avuto nessun dissidio con lui?»
«Certo che lo confermo, lo confermo, quante volte ve lo devo dire?» alza la voce la cinese concitata, alzandosi anche in piedi. Montesi resta qualche secondo a guardarla, indeciso se richiamarla a sedersi, poi con una smorfia di delusione estrae il contenuto della busta e lo mette sul tavolo, prima di chiedere con voce calma:
«E questa allora come la spiega?»

La cinese guarda sgomenta la foto di lei e di Alessandro Turchese abbracciati in riva al mare limpido di quello che sembra un atollo, con sullo sfondo dei bungalow su palafitte, ma prima che possa fornire una qualche giustificazione Montesi la blocca.
«Corinaldi!» chiama di nuovo il sottoposto.
«Comandi, maresciallo» accorre prontamente l’appuntato, sbattendo i tacchi.
«Signorina, lei è in stato di fermo per l’omicidio di Alessandro Turchese. Corinaldi, portala via» ordina Montesi, dispiaciuto per la ragazza ma soprattutto per la certezza di dover saltare la serata danzante.

Cronachette dal paese dei migliori (16)

Amiche e amici, grazie ai migliori siamo entrati in estate e possiamo gioirne. Tra poco riavremo anche la libertà di respiro e di sorriso, di che possiamo lamentarci? Torniamo alla normalità, insomma: pochi vecchi come me ricordano che la stessa cosa era successa anche l’anno scorso, ma quest’anno sarà senz’altro meglio.  

Impazzano gli europei di calcio, ne approfitto per fare un appello ai giocatori: per favore, non cantate! Siete imbarazzanti. L’Inno di Mameli storpiato in quel modo non se po’ sentì. Tenete il tempo, almeno! Correte in campo, non durante l’inno. Avrei poi una domanda da rivolgere a Paola Ferrari, la presentatrice: ha denunciato il suo chirurgo plastico? Se i calciatori non si possono sentire lei non si può vedere, è fissa, parla ma la bocca non si muove ed in più le mandibole sono asimmetriche. Perché l’hai fatto, Paola, perché?  A me piacevi nature, anche con quell’accenno di peluria sul labbro superiore, adesso purtroppo piallato. Che sbaglio!

Qui nei dintorni l’altra sera una intera famigliola di cinghiali è stata investita (madre e dieci cuccioli): purtroppo stavano attraversando una strada buia, come purtroppo capita sempre più spesso, e i guidatori non hanno potuto far niente per evitarli, ed è andata bene che almeno loro non si siano fatti male. Questi animali erano già in crescita esponenziale ma la pandemia ha favorito ancora il loro incremento e, anche se sembra cinico, bisognerà procedere con abbattimenti cospicui. Salsicce e ragù per tutti!

Ben diverso e più tragico l’investimento dell’altro giorno di un sindacalista, Adil Belakhdim si chiamava, da parte di un camionista che ha forzato il blocco dei dimostranti. Ha ucciso un uomo, lasciati orfani due ragazzi per guadagnare qualche ora di consegne; siamo tornati all’ottocento amici cari, al cottimo, alle squadracce contro gli scioperanti: e peggio verrà, temo, perché la globalizzazione impone la lotta di poveri contro poveri per far ingrassare sempre di più i già ricchi, e la politica è sostanzialmente la custode di questo status quo.  

Il Migliore dei Migliori ha detto che farà la vaccinazione eterologa perché con la prima dose gli anticorpi generati con l’Astrazeneca erano stati molto bassi e quindi gli è stato consegnato di fare Pfizer: io non farò ne omologa ne eterologa, i miei anticorpi (ricontrollati) sono già alti e me li tengo così. Due sole riflessioni: perché il controllo degli anticorpi non è stato fatto a tutti, e perché è stato delegato ai privati, facendogli guadagnare un fracasso di soldi? Per il mio controllo ho speso la prima volta 32€ (perché dovevano vedere se avevo già fatto il Covid, quando sapevo benissimo di averlo fatto e avevo anche gli esisti dei tamponi) e la seconda 19€. Ma cosa vuoi, dirà qualcuno, perché non ti sei vaccinato così la piantavi di rompere le scatole? Ma perché mai dovrei vaccinarmi se il mio corpo ci ha pensato da solo a proteggermi? Il vaccino non serve a creare anticorpi?

Infine un pensiero agli amici del Botswana, dove è stato trovato il terzo diamante più grande al mondo, da ben 1098 carati: la miniera è controllata per metà dello stato e per metà dai De Beers, sarebbe interessante che qualcuno ci tenesse informati su quanto del ricavo andrà a beneficio della popolazione di quel paese africano, o se alla fine le spese se le terrà lo Stato ed i guadagni i privati, magari ungendo qualche cacicco… a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende, diceva uno che la sapeva lunga in certe faccende.

Amiche e amici, credo sia arrivato il momento di chiudere anche questa rubrica: fa caldo e c’è bisogno di leggerezza, ravanare sui migliori non porta a niente, faccio una certa fatica a concentrarmi e bisogna che riservi quel poco di cervello che mi rimane per il lavoro, se non altro per giustificare quello che mi faccio pagare; riposo è ciò che chiede il mio corpo ed è meglio  che tiri i remi in barca prima di spiaggiarmi come una balena che ha perso l’orientamento.

Ma non scappo, eh? Se me le tirano fuori dalla penna…

Drupi for AISM!

Drupi, per chi non lo sapesse, è un dromedario portafortuna. Lo portavamo sempre con noi nei debutti del gruppetto teatrale, e l’avevamo addestrato a gridare merda merda merda anche se non sapeva perché. Quando una mia amica gli ha proposto di fare da testimonial alla campagna Aism non si è tirato indietro: comprate le gardenie, sono per una buona causa!

@Ale: Drupi ti saluta e ti manda un bacione!

Tre stelle per Olena – 8

«Mi sembra che quello sia stato il momento in cui tutto ha iniziato a precipitare, sei d’accordo James? V come Vendetta… l’anno prossimo dovremo ricordarci di far allegare al curriculum professionale una perizia psichiatrica, non si sa mai, quella gente usa i coltelli tutto il giorno! Confesso che lì per lì ho pensato ad una trovata di Turchese per aumentare l’audience, come quando a Sanremo la buonanima di Pippo Baudo ingaggiava i disoccupati per minacciare di buttarsi giù dai tralicci del teatro Ariston, ma qui siamo andati ben oltre. Ma cos’è questo rumore, James? Sembrano delle pale che girano, e ne avrebbero ben donde date le circostanze»
Il maggiordomo soprassiede sulla dipartita attribuita prematuramente dalla sua padrona al Pippo nazionale e si affaccia al terrazzo per individuare la fonte del suono importuno.
«E’ uno dei nostri elicotteri, signora, dovrebbe essere Natascia di ritorno dalla vacanza a Mosca. Sì, è proprio lei» conferma James, annuendo «riconosco i missili aria-aria»
«Sia lodato il cielo! Le nubi si diradano, il cielo è limpido, gli uccelli cinguettano, il sole splende ed il futuro è radioso. Hai il nulla osta per sacrificare un vitello grasso, se non lo ritieni eccessivo. Anche uno leggermente sovrappeso può andar bene. Ora che è arrivata la fanteria pesante possiamo rilassarci, non è vero James? Tirare un sospiro di sollievo. Mi prepareresti uno dei tuoi caffè ricostituenti?»
«Volentieri, signora. Gradirebbe un Kahawa Ya Congo? Il terroir è quello del Kivu, regione turbolenta e ricca di minerali, dove le coltivazioni sono completamente biologiche, senza alcun uso di fertilizzanti»
«Terroir? Non sapevo che parlassi anche il congolese, James, sei un pozzo di scienza» lo elogia la Calva Tettuta, ammirata, avviandosi in terrazzo per distendersi sulla sua chaise longue in teak.

La sera prima la cinese Li Wok, dopo aver gelato il pubblico annunciando il nome del suo piatto, aveva riacquistato subito un sorriso celestiale sebbene leggermente enigmatico. Questo aveva consentito a Turchese, preoccupato, di riprendere in mano le redini dello show.
«Ah, ah, grazie Li, il senso dell’umorismo orientale a volte è difficile da comprendere da questa parte del mondo, ma sono sicuro che scopriremo presto gli ingredienti che non ci hai voluto rivelare. Ora, amisci e amiche, la palla passa alla giuria di qualità che assaggerà i piatti ed assegnerà i voti, mentre tra gli spettatori verrà estratto un campione che esprimerà a sua volta il proprio parere ed a quel punto, sommando le due votazioni, avremo il risultato finale. Nell’attesa, direttamente da Cuba l’orchestra Los Melograños del maestro Dieguito Guardatì eseguirà un medley del grande compositore e mio personale amico Ennio Perticaroni, scomparso recentemente: no, amisci, niente di drammatico, sembra che Ennio sia scappato con un basso lituano e abbia fatto perder le tracce a moglie, suocera e dieci figli a carico, di metà dei quali ha peraltro sempre negato la paternità. Ennio, se sei in ascolto, fatti vivo! L’orchestra accompagnerà le danze del corpo di ballo ungherese del coreografo Elisio Stipovich, con la partecipazione straordinaria della ètoile Fiorella Fiatella. Un bell’applauso!» invita Turchese, euforico per aver potuto sconfinare nel gossip e nel trash.
E, mentre gli operai allontanano velocemente i microfoni dal palco, l’orchestra si prepara e i ballerini si mettono in posizione, da un microfono lasciato inavvertitamente acceso irrompe un fuori onda:
«Ma che cazzo, Alexandre, almeno usa la forchetta!»
«Ma non rompermi i coglioni Auguste, sci siamo capiti vero? Mmhh che buono questo raviolo, tu te lo sogni caro mio! Non riesco a capire cosa sci ha messo… carne, sicuramente, ma c’è un retrogusto dolceamaro… ammazza che caldo però, non si respira… cough, cough, accendete i ventilatori, non… si… aahh!»
Turchese cade a terra, cianotico; Trésomarie balza sul proscenio ed urla con voce stridula:
«Un medico, presto! Non respira, fate presto!»
Il cameraman, perplesso, chiede lumi alla regia:
«Dotto’ che faccio, stacco? Quarcheduno se potrebbe impressiona’»
«Ma che stacchi, sei scemo? Continua a riprenne, continua, zumma… i telefilm americani ce propinano morti ammazzati a tutte le ore der giorno e dela notte e tu te fai scrupoli per uno che se strozza da solo? Ma magari! Daje, gira, gira, che la mannamo in mondovisione!»

Cronachette dal paese dei migliori (15)

Ed eccoci tornati in zona bianca: gioia, gaudio, gaiezza, giubilo, goduria, godimento, gozzoviglia!  Queste le nostre G7, sigla usurpata dai Migliori dei Migliori che si sono riuniti per discutere e secondo loro decidere i destini del mondo prossimo venturo. Ormai questi signori, tra cui noi sia chiaro, rappresentano solo il 40% del Pil mondiale ed il 10% della popolazione ma pensano ancora di dettare legge a tutti: un piccolo Club l’ha definito la Cina, con non poche ragioni. Una minoranza ricca e ben armata, quello sì: infatti oggi si sono trasferiti armi e bagagli nel quartier generale della Nato, e speriamo non si inventino qualche guerricciola che quando c’è da ingrassare i fatturati fa sempre bene.

E’ scoppiato il caldo, due miei amici sono andati al mare in Liguria dove si sono visti chiedere 50 euro per ombrellone e due sdraio: alla faccia! Dovrei programmare le ferie ma non ho idee ne voglia; tra l’altro nella settimana passata ho dovuto sottomettermi ad un esamino fastidioso e sto attendendo l’esito, cosa che non mi ispira ulteriormente. Domenica per sfuggire alla folla ed al caldo mi sono rifugiato nei boschi circostanti in cerca di ombra, in coppia con mio figlio di cui sono diventato il coach: infatti si è finalmente messo in testa di dimagrire ed abbiamo riesumato una dieta che aveva fatto una decina di anni fa, molto equilibrata, che aveva avuto un ottimo risultato ma che è stata poi vanificata da svariati stravizi alimentari ed ha subito il colpo di grazia nell’anno pandemico. Per dimagrire come tutti sanno (a meno di avere problemi di metabolismo, tiroide, psicologici insomma roba seria che va trattata seriamente) la regola principe è: mangiare di meno e fare più movimento. Stiamo lavorando su entrambi i fronti e in un mesetto una decina di chili si sono persi ma c’è ancora parecchio da fare. Naturalmente non è che mentre lui si fa le insalatone noi possiamo mangiare lasagne, per il suo morale, quindi in pratica sto facendo dieta anch’io e devo dire che sono molto vicino al peso forma. Cioè, il peso va bene, la forma un po’ meno perché bisogna stare attenti a non infrollirsi che si devono perdere grassi, non muscoli… (che è poi quello che è successo a me con il Covid, ma in genere a tutti quelli che stanno male). Dopo questi accenni di dietetica for dummies dirò che ieri sera però sono andato a mangiare il primo gelato della stagione, in una gelateria di San Fermo della Battaglia in cui ci siamo recati a piedi, e che vi raccomando caldamente se doveste passare da quelle parti. La riconoscerete facilmente perché è l’unica e perché fuori c’è sempre coda di gente che aspetta. La zuppa inglese purtroppo ieri sera non c’era, mannaggia.

Intanto sono iniziati gli europei di calcio, ho visto la partita inaugurale degli azzurri che hanno vinto meritatamente, anche se il gioco di decine di tocchetti a me non piace.  Tra l’altro il pubblico turco fischiava ogni nostro passaggio, e si giocava a Roma, figurarsi se si fosse stati ad Istanbul; io squalificherei la squadra finché i tifosi non imparano l’educazione, ma capisco che se la regola dovesse valere per tutti sarebbero ben poche le squadre a giocare. Sabato sera si è sfiorato il dramma quando un giocatore danese, Ericssen, che gioca nell’Inter, ha avuto un arresto cardiaco ed è stato salvato per il rotto della cuffia. Temo che la sua carriera sia finita, peccato perché era un giocatore che mi piaceva; spero che facciano tutte le verifiche del caso, confesso che lì per lì il primo pensiero che ho avuto è stato: non avrà mica fatto il vaccino?

Perché nella mente c’era la vicenda della ragazza di Genova morta di trombosi a pochi giorni dall’essersi vaccinata con Astrazeneca. Io credo che chi ha permesso che ai ragazzi fosse somministrato un vaccino che era stato consigliato solo per gli over 60 debba rispondere delle proprie azioni in tribunale, a cominciare dal ministro e continuando con il generale e con le regioni, che se ne sono sbattute delle raccomandazioni dei vari comitati tecnico-scientifici anzi hanno indetto persino i Vaccination day, invogliandoli con il miraggio di poter tornare a fare quello che facevano prima… Non è accettabile rischiare di far morire i giovani per salvare i vecchi, che razza di costo-beneficio è questo? Se i vecchi sono a rischio che si vaccinino loro, basta con questa retorica guerresca che considera i morti come spiacevoli effetti collaterali, non è normale che un ragazzo muoia di vaccino quando se anche si fosse preso il Covid al massimo avrebbe avuto un’influenza un po’ più forte!

Concludo con una nota più leggera: l’altra sera credo si sia varcata un’altra frontiera della pubblicità serale, dopo il sanguinamento gengivale, il prurito vaginale, la flatulenza e il gonfiore intestinale, i problemi di prostata (e giustamente mio figlio dice: ma se la guardano solo i vecchi cos’è che devono trasmettere?) è comparso un ometto dispiaciuto per la sua compagna di non poter offrire la durata di attenzioni  a cui l’aveva abituata, ma per fortuna aveva trovato un rimedio straordinario che aveva rialzato di molto la sua curva di prestazioni. Cavolo mi sono detto, finora queste réclame arrivavano solo via mail, se adesso vengono sdoganate in prima serata sarà un’alluvione! Che bel mondo amici, e soprattutto amiche!

Se avesse anche la zuppa inglese sarebbe perfetta.

Tre stelle per Olena – 7

«Ma prima di introdurre l’ultimo sfidante permettetemi, amiche ed amisci, di presentarvi il presidente della giuria di qualità, il vinscitore della scorsa edizione del nostro concorso: un bell’applauso ad Auguste Trésomarie!»
Gli spettatori tributano il giusto omaggio all’uomo di mezza età con capelli e baffetti impomatati, non molto alto, pingue e azzimato che si alza lentamente dalla sua poltrona per andare alla ribalta vicino a Turchese e raccogliere gli elogi con degnazione.
«Vieni, vieni, Auguste» lo invita il presentatore. «Ricorderete amisci che Auguste Trésomarie è lo chef dello storico locale parigino “Le doigt d’honneur”, chiamato così in ricordo del fondatore Louison Trésomarie che preparando uno stufato di coniglio si tranciò di netto il dito medio e lo servì ai suoi clienti con tanto di unghia» svela Turchese, trattenendo un brivido di raccapriccio.
«Ma non temete amisci» continua il conduttore «le pietanze che vengono servite oggi sono delle prelibatezze, come il piatto vincitore dell’anno scorso: i cappelletti ripieni di escargots alle erbe di Provenza, che mi dicono abbiano avuto molto successo, non è vero Auguste?»
«Verissimo, Alexandre, la nostra creazione modestamente ha riscosso il favore della clientela, del resto composta da veri intenditori e amanti dell’arte culinaria. Non gestiamo mica una bettola, noi, come i locali di certi sedicenti colleghi. A proposito, ti ringrazio di averci invitato a presiedere la giuria di qualità, una soddisfazione personale ma anche un chiaro riconoscimento della superiorità della cucina francese, oserei parlare di superiorità tout-court, vogliamo dimenticare il vino, il formaggio, le donne, la cultura, la storia, la moda, la politica?» declama con enfasi Trésomarie usando come suo costume il plurale maiestatis. «Ci rattrista che quest’anno non ci sia un francese in finale » continua lo chef con un sorrisetto malizioso «ma del resto avete già scelto il migliore, s’est moi, gli altri sarebbero stati solo brutte copie»
Turchese interrompe la tirata del narciso francese trattenendosi signorilmente dal chiedere se tra i simboli di superiorità sia da considerare anche l’abitudine di trasportare delle baguette sotto le ascelle, specialmente in estate:
«Aspetta a ringraziarmi, Auguste, sono sicuro che anche quest’anno il lavoro della giuria sarà molto impegnativo, le tifoserie sono pronte a scatenarsi ed il vostro giudizio sarà sottoposto a dure critiche, dovrete affrontare accese discussioni e contestazioni, si potrebbe addirittura arrivare allo scontro fisico…» prospetta il presentatore con un filo di perfidia, mentre Trésomarie sbianca leggermente e fa un passo indietro.
«Ma ecco a voi il quinto e ultimo concorrente» annuncia Turchese, mentre il francese ritorna al suo posto.
«Dalla Cina, Li Wok!»

Il pubblico trattiene il fiato, impressionato dalla giovane donna che sale sul palco con grazia e leggiadria, vestita con una semplice divisa nera ed una cuffia che le copre parte dei capelli corvini raccolti in una lunga coda che termina con un fiocco rosso, divisa che ne accentua la magrezza atletica; la ragazza regge delicatamente un cestello in bambù e avanza a piccoli passi, quasi levitando, con la testa abbassata in un lieve inchino; le labbra atteggiate ad un sorriso discreto e pudico contrastano con gli occhi che lanciano di nascosto sguardi saettanti verso il presentatore. Anche Turchese sembra colpito dall’apparizione e, quasi perso in qualche suo pensiero, impiega qualche secondo prima di riacquistare la parola.
«Li… Li Wok è la chef di uno dei più famosi ristoranti yum di Hong Kong, The last Emperor, l’ultimo imperatore, e sebbene sia molto giovane è già considerata una maestra del dim sum» dice il presentatore, quasi con deferenza . «Li, sono sicuro che il nostro pubblico è curioso di saperne di più del tuo ristorante e dei piatti che prepari, vuoi parlarcene?» la invita Turchese con gentilezza.
«Volentieri caro Alessandro» risponde Li in perfetto inglese, subito tradotta. «Lo yum cha non è solo un pranzo, ma un’esperienza che deriva dalla nostra tradizione millenaria: non è solo il pasto principale della giornata ma un rito di sublimazione, di autoconsapevolezza: il tè viene servito insieme a piatti con tante piccole porzioni, i dim sum, che possono essere composti con carne, pesce, verdura o anche frutta, fritti, stufati, al forno, al vapore… pensa che sono state raccolte ben diecimila ricette diverse di dim sum. Tra questi non mancano certo i ravioli e sono proprio questi che ho ritenuto più appropriato portare al concorso, sperando possano essere apprezzati» conclude la cinese con modestia, facendo un piccolo inchino.
«Mi hai anticipato, Li, ed hai già annunciato il tuo piatto, ma vuoi anche dirci di cosa è composto il ripieno? Come dicevi c’è una vasta scelta, ma credo che per questa serata avrai scelto degli ingredienti speciali, sbaglio?»
«Non sbagli caro Alessandro ma per ora, se permetti, vorrei lasciarli segreti e svelarli solo al termine» risponde Li Wok, irrigidendosi leggermente.
«Credo che il regolamento non lo vieti» ipotizza Turchese, lanciando uno sguardo alla giuria che dà subito un cenno affermativo «ma vorresti almeno dirci il nome della tua pietanza?»
«Sì, questo posso farlo. Il mio piatto si chiama V.»
«V?» chiede il presentatore, confuso. «V e basta?»
La cinese rialza la testa, fissa Turchese negli occhi e più che rispondere pronuncia una sentenza:
«V come Vendetta, Alessandro. V come Vendetta»

Cronachette dal paese dei migliori (14)

Amiche e amici, grida di giubilo dei baristi e ristoratori hanno accolto le aperture di questa settimana, accompagnate da lamenti per la penuria di cuochi, aiuto cuochi, camerieri, assistenti di sala: e si scopre che la gente, stufa di farsi sfruttare per stipendi da fame, ha cambiato mestiere o è andata a lavorare dove offrono di più: avete voluto la globalizzazione, amici? E mo’ beccatevela. Il quotidiano di Confindustria, il Sole 24 ore, ha commissionato una ricerca per capire come mai negli ultimi otto anni c’è stato un 40% in più di ragazzi che sono andati a lavorare all’estero, in tutti i settori: e ci voleva uno studio? E si sono chiesti anche come mai gli spagnoli o i francesi o i tedeschi non vengono qua a lavorare: ma ci siete o ci fate? Se me lo chiedevate vi rispondevo io gratis: pagate di più la gente e vedrete che non se ne va in giro per il mondo!

Ma in un paese di padroni abituati alla botte piena e alla moglie ubriaca il discorso non fa breccia, continuate così allora però almeno non rompete le scatole. Volete sapere quanto la Svizzera paga per ogni figlio a carico fino alla maggiore età? 200 euro al mese. E volete sapere quanto prende mia nipote, andata a fare la receptionist in un albergo di Lugano, dopo aver fatto uno stage in una notissima casa editoriale a 220€ al mese per 15 ore al giorno di lavoro, e dopo un’altro stage (non sia mai che vengano assunti ‘sti ragazzi) a 600€ al mese e cara grazia? 3.200€ al mese. E poi non se ne devono andare? Ma che se ne vadano tutti, e ci lascino qui da soli, vecchi egoisti e avidi.

L’altra sera da Alberto Angela, prima di addormentarmi, ho captato una proiezione della popolazione italiana alla fine di questo secolo: 28-30 milioni, la metà di quello che siamo ormai da una trentina d’anni. Prendiamo il dato pure con le pinze ma cosa possiamo aspettarci se il tasso di natalità è ormai a livello di quello dei panda? E c’è chi ha il coraggio di essere pure contro al reddito di cittadinanza, che darebbe un minimo di respiro, non dico che ci si possa scialare: insomma, il lavoro per tutti non c’è, il salario è quello che è, che deve fare la gente, andare tutti a rubare? O magari vi aspettate che dopo averci rotto l’anima perché avevamo il tasso di laureati più basso d’Europa, questi vengano a fare i camerieri e per di più per due soldi?

Le vaccinazioni proseguono indefessamente, addirittura aperte ai ragazzi dai dodici anni: ma non si era parlato di costi-benefici? Ma quanti dodicenni si sono ammalati gravemente? Stiamo coscientemente mettendo a rischio i ragazzi per salvare ancora una volta i vecchi (che tra l’altro dovrebbero essere già tutti vaccinati) ma che razza di egoismo è? Certo, una parte di quei ragazzi è entusiasta, con la puntura vede l’occasione di poter tornare a fare quello che si faceva prima, ma gli effetti a lungo termine non si conoscono ancora e se si vanno a vedere i veri dati degli eventi avversi (che eufemismo), gravi o fatali, io se fossi nei loro genitori non sarei molto tranquillo. Perché dovrei mettere un figlio a rischio di sviluppare una miocardite quando quello che gli può succedere al massimo con il Covid è un’influenza più forte? Già non sono tranquillo con il mio di figlio, che di anni ne ha 28… e nemmeno per me sono tranquillo: l’ho già detto ma io prima di vaccinarmi rifarò il controllo degli anticorpi (nel primo li avevo altissimi!) perché nessuno ha ancora spiegato esaustivamente perché mai uno che è guarito debba vaccinarsi, e anzi tanti di quelli che hanno avuto reazioni forti erano proprio tra quelli che il Covid l’avevano fatto, magari a loro insaputa.

Però voglio spezzare una lancia a favore del vaccino: un mio conoscente ha rilevato un effetto Viagra, confermato anche dalla sua simpatica signora che lo classifica però sotto gli eventi avversi. Non ci si contenta mai!

Amiche e amici non voglio rubarvi altro tempo: la prossima volta niente vaccinazioni, prometto!

Tutti a vaccinarsi!

Tre stelle per Olena – 6

Dançando, dançando, dançando
Mi sono preso Fernando, dançando, dançando
Dan dan dan

Terminate le abluzioni Gilda, avvolta da un vaporoso sari indiano e da una nuvola di Moresque Fiore di Portofino, si affaccia alla terrazza della sala e assiste perplessa alle svogliate evoluzioni del giardiniere.
«James, mi sembra che il nostro Miguel non abbia la solita verve, non lo vedo entusiasta e sgargiante, anzi lo trovo stranamente abulico, se è la parola giusta. E’ successo qualcosa, per caso?»
«Niente di grave signora» la rassicura il maggiordomo «solo un po’ di delusione. Pare che durante la serata finale dell’Eurovision Song Contest Cristiano Malgioglio, che fungeva da co-presentatore, abbia espresso l’intenzione in caso di vittoria dei rappresentanti italiani di eseguire uno spogliarello come Sabrina Ferilli allo stadio Olimpico in occasione dello scudetto della Roma nel 2001, ma non abbia mantenuto la promessa»
«Che peccato, sarebbe stata di gran lunga la parte migliore dello show. Certo essere riuscito a veder vincere degli italiani dopo 31 anni dal trionfo della buonanima di Toto Cutugno, suo quasi coetaneo peraltro, deve essere stata una bella soddisfazione per il simpatico cantante. Ma a proposito James, siamo sicuri che siano proprio italiani quei saltamartini? Che fossero fuori di testa non c’è dubbio, ma mi è sfuggito il resto del testo»
«Assolutamente, signora, il gruppo ha scelto il nome danese Måneskin perché rende più l’idea di rock, ma i membri sono autoctoni e regolarmente iscritti all’anagrafe»
«Se non altro indossavano un costume sobrio, non come quello delle azerbaijane. Tra l’altro, ti risulta che l’Azerbaijan sia in Europa? Questa mania di cambiare anche la geografia, oltre che la storia, mi fa venire il mal di testa. La mia amica Loredana¹ ha elogiato il loro look definendole “scappate di casa”, prima di esprimermi vorrei però da te una rassicurazione: non è opera di tuo cugino, vero?»
James, sorpreso dal sentir chiamare in causa il suo stilista preferito nonché cugino di primo grado Jean Astolphe Girifalchi , nasconde l’imbarazzo dietro un leggero colpo di tosse ed un lieve inchino:
«Per la verità, signora, Jean Astolphe è stato ingaggiato per confezionare l’abito di Nikkie Tutorials², una delle presentatrici da Rotterdam: alla fine era esausto, capirà, la signorina ha delle misure notevoli ed ha dovuto abbondare con la stoffa.»
«Una ragazzotta deliziosa, non è vero James? Pensare che da piccola si dice fosse un maschiaccio. O era un maschietto?»
Ma, prima che James possa dissipare i dubbi della Calva Tettuta, l’attenzione di questa viene catturata da degli stridìi provenienti dal giardino.
«Non sembra anche a te di sentire degli strepiti, James? Spero che non si stiano di nuovo accapigliando, quei due!»

«Porco mondo, dalla padella alla brace. Scappo da una prigione per finire in un’altra. Tutto per colpa di quel parrocchetto!»
Flettàx, il pappagallo celtico, saltella amareggiato dentro la voliera nella quale è stato rinchiuso.
«Chi è causa del suo mal pianga sé stesso» sentenzia la saggia renna Riitta «Hai preso in ostaggio un bambino, dirottato una nave e infine, non contento, hai aggredito il dottor Spread: che ti aspettavi, che ti dessero una medaglia?»
«Craa!!» garrisce il fiero pennuto. «Dottore dei miei rognoni! Se quello è un dottore io sono uno scienziato, un astronauta, un premio Nobel! Potrà infinocchiare voi ritardate con le sue arie da damerino, ma a me non la dà a bere. Quello è falso, fasullo come una moneta del Monopoli! Ma appena esco di qua ve lo faccio vedere io dove gli infilo la laurea» dichiara Flettàx, accompagnando la minaccia con un eloquente gesto delle penne della coda.
«Sei il solito scurrile» lo apostrafa Riitta. «Dovresti prendere qualche lezione di buone maniere, non so proprio come faccia Kocca a sopportarti»
«Kocca mi ama così come sono, anzi proprio perché sono così come sono. Ma che potete capirne voi di amore libero e selvaggio, siete state allevate in cattività! A proposito, dove è finita quella benedetta gallina? Le avevo chiesto di passare in cucina a prendere un po’ di spagnolette da sgranocchiare, ma ancora non si vede. Fiona, tu che hai le gambe lunghe e non hai pesi e idee fastidiose in testa» ordina il pennuto alludendo alle corna di Riitta «vai a chiamarla, che ho un certo languorino»
«Ma certo Flettino, volentieri» risponde la servizievole cavalla, provocando una scrollata di disapprovazione della renna ma, prima che si metta in moto, dall’inizio del sentierino che si addentra nel bosco spunta la cresta della chioccia.
Kocca avanza infatti zompettando distrattamente, fermandosi ogni tanto a raspare in terra in cerca di qualche lombrico.
«Ehi!» protesta Flettàx quando la fidanzata arriva a tiro. «E le spagnolette?»
Riitta e Fiona si scambiano uno sguardo interrogativo, notando le penne arruffate della loro amica e lo sguardo sognante.
«Dico a te, femmina!» insiste il collerico pennuto. «Dove sono le mie spagno…?»
Ma la veemente recriminazione di Flettàx viene interrotta dalla scoperta di una presenza inaspettata.
«E quelle che mi stanno a rappresentare?» chiede confuso il pappagallo padano, riconoscendo sulla groppa della sua innamorata le forme ed i colori inequivocabili di due penne di Ara Macao.

¹ Loredana Bertè in collegamento telefonico con Cristiano Malgioglio, che ne ha approfittato per chiederle un paio dei suoi guanti.
² Nikkie Tutorials, o meglio Nikkie de Jager, alta un metro e novanta, recentemente ha fatto outing raccontando di essere passata dal genere maschile a quello femminile.