Tre mesi prima.
Gilda Quacquarini osserva compiaciuta dal balcone della grande sala di villa Rana, di cui è unica proprietaria dopo la prematura dipartita del non molto rimpianto marito Evaristo, le attività che fervono nel giardino sottostante. Si ripara dal rigore dell’inverno con un colorato piumino Emilio Pucci con stampa Vallauris ispirata alle opere in ceramica di Pablo Picasso e dei pantaloni con pannelli a contrasto della stilista ucraina Natasha Zinko, in testa un simpatico Beanie¹ giamaicano a coprire uno dei due motivi per i quali è nota come la Calva Tettuta.
In lontananza, su una collinetta di neve artificiale, la ultracentenaria Eusebia detta Pina, nonna del defunto, si addestra al tiro alla carabina imbracciando una agile Anshütz 1727-F, con la quale conta di partecipare alle Olimpiadi Invernali Seniores di Pechino del 2022 nella specialità del biathlon, sotto l’occhio esperto di Olena, la ex spia del Kgb che le ha fatto da badante per due anni ed è ora la guardia del corpo di tutta la famiglia.
Attorno alla collinetta, su una pista anch’essa artificiale, Svengard il vichingo, l’amante di Gilda, e Adalgiso, il personal trainer tedesco ingaggiato come toy boy da Nonna Pina, si esercitano nello sci nordico coperti dal solo perizoma.
Gilda poggia la tazza della tisana al sardopardio, diuretica e disinfiammatoria, sul vassoio in argento che le porge il maggiordomo, che reprime a stento l’invidia per l’abbigliamento della vedova Rana.
«James caro, non è un portento il piccolo Chico? Guardalo là, ancora non sa camminare e già si arrampica dietro ai koala. Che amore!» cinguetta Gilda.
«Effettivamente, signora, Miguelito è molto dotato, credo sia anche merito dei piedini prensili»
«La peluria è sparita quasi del tutto, hai visto James? E’ una fortuna, all’inizio il veterinario faceva fatica a distinguerlo da quei simpatici animaletti australiani»
«A proposito signora, se posso permettermi, quello di adottare un’intera famiglia di koala e di far piantare un boschetto di eucalipti nel parco è stato un gesto di grande sensibilità ecologica da parte vostra»
«Schiocchezze, James, l’avrebbe fatto chiunque al posto mio, se avesse avuto un parco grande undici ettari. Non potevo certo restare insensibile alla tragedia di questi piccoli marsupiali, che tra l’altro hanno un alito freschissimo. L’associazione voleva mandarmi anche dei dromedari selvatici ma ho dovuto rifiutare, ho saputo che si riproducono come cinghiali ed in breve avrebbero riempito il parco, senza contare che avrei dovuto far portare tonnellate di sabbia del deserto e allestire un’oasi con palme e datteri. Oh, ma guarda!» si interrompe la Calva Tettuta, indicando il ramo di un eucalipto.
«Chico si agita, ha riconosciuto la voce della sua mamma…»
La televisione a 68 pollici installata a piano terra, nella saletta di fianco alle cucine, trasmette infatti la prima puntata di “Lacrime e laterizio”, la telenovela messicana giunta in patria alla ottocentoventitreesima puntata e di cui Conchita, la donna barbuta, è la protagonista nella parte di Rosa, una giovane ingenua, e che per questo ha abbandonato il figlio all’involontario padre Miguel, il giardiniere tuttofare.
«Mamma!» gracchia Chico, gattonando fin sotto la tele, seguito dai koala curiosi.
ROSA No, Ramon, non posso. Non devo, non voglio! Io sono promessa a Don Carlos!
RAMON Don Carlos è vecchio, non può darti la felicità. Rosa, devi essere mia, il mio cuore arde di passione.
ROSA Temerario! Sento che quello che facciamo è sbagliato. No, non avvicinarti, Ramon…
RAMON Dimmelo in faccia che non mi ami e io uscirò per sempre dalla tua vita.
ROSA Io non… no, non posso!
RAMON Lo vedi? La voce del cuore. E adesso baciami.
ROSA Oh, Ramon!
RAMON Oh, Rosa.
ROSA Oh, Ramon!!
RAMON Oh, Rosa. Come si slaccia questa camicetta?²
Lo squillo dell’interfono richiama Gilda alla realtà.
«Pronto, qui casa Rana» risponde professionalmente James.
«James, non eravamo d’accordo che all’interfono non c’è bisogno di rispondere così formalmente? E’ casa nostra, dopo tutto» lo riprende Gilda.
«Chiedo venia, signora, è l’abitudine»
«Non possiamo lavorarci su questo vizietto, James? Comunque, chi è in linea?»
«E’ il direttore della produzione, signora, il dottor Haruki Laganà, sembra preoccupato»
«Preoccupato o corrucciato, James? Giusto per impostare la voce adatta alla risposta»
«Preoccupato, signora»
«Benissimo, James.»
Gilda prende dalle mani di James la cornetta e, in tono partecipe, si rivolge al sottoposto: «Haruki, caro, che succede?»
«Signora, mi dispiace allarmarla, ma qui sta succedendo qualcosa di strano!»
«Di strano dici, Haruki? A che ti riferisci? Non sarà ancora per la storia dell’impasto di carne non kosher in Israele?»
«No signora, il problema non è della carne kosher, il problema è di tutta la carne! I fornitori stanno consegnando col contagocce e la produzione è quasi bloccata! I nostri clienti chiamano inferociti, non riusciamo a rifornirli e minacciano di rivolgersi alla concorrenza»
«Ma com’è possibile? Sono andati in ferie tutti insieme? Non abbiamo scorte in magazzino?»
«Signora, i nostri prodotti sono freschi, non possiamo immagazzinarli per troppo tempo… e lo stesso è per i nostri fornitori: noi pretendiamo solo materie di prima scelta, non vogliamo prodotti congelati…»
«Ma i fornitori che dicono? Hai provato a contattarli?»
«Certo signora, hanno tutti dei problemi… chi ha avuto la visita dei Nas, chi ha gli operai in sciopero… al Rovellati si sono rotte le celle frigorifere, ed ha dovuto buttare via tutto…»
«Coincidenze, Haruki, non facciamoci prendere dal panico… cerchiamo altri fornitori, magari ci costerà un po’ di più, ma se è per coprire un’emergenza temporanea…»
«E questo è ancora più strano, signora: ne ho contattati diversi, e di solito sono ben contenti di avere un nuovo cliente ma questi… niente! Non hanno disponibilità, dicono che la produzione è già stata comprata tutta, e con prezzi fuori mercato!»
«Fuori mercato? Va bene Haruki, grazie. Stai tranquillo, intanto vai avanti con la linea vegana, che per quella bastano un po’ di carciofi»
Gilda riattacca lentamente la cornetta dell’interfono, poi pensierosa si rivolge al maggiordomo:
«James?»
«Signora?»
«Sembra che qualcuno ci abbia dichiarato guerra»
«Disdicevole, signora»
«Tu sai quel che c’è da fare, non è vero?»
«Naturalmente, signora. Posso suggerire un Orang Utan Coffee del Borneo?»

¹ Il beanie è un cuffia di lana, ne più ne meno, solo che chiamarla cuffia di lana non è chic.
² Ad uno spettatore competente la recitazione di Conchita sembrerebbe un pelino enfatica e quella del suo partner eccessivamente piatta: ma ai messicani piace così.