Ma non dovevano fallire le banche russe? – Cronachette dell’anno nuovo che assomiglia tanto al vecchio (10)

Amiche e amici,

è arrivata la primavera! Veramente è già da qualche settimana che la temperatura si è alzata, il mio balcone è tutto fiorito; piante dai nomi sconosciuti fanno capolino dai vasi curati amorevolmente (non da me); i marciapiedi dissestati di periferia sono abbelliti, oltre che da deiezioni di cani, da scivolosi petali di magnolia e friabili infiorescenze di mimosa; i colori di queste foreste cittadine allietano la vista, così come quelli delle auto di tutte le cilindrate e dimensioni che, monumento viaggiante all’inefficienza ed allo spreco, si dirigono incolonnate a passo d’uomo verso il centro città, guidate da anime perse e solitarie che schiumano rabbia ed aggressività verso gli sfortunati compagni di marcia.

Che pace, che serenità!

La primavera è propizia per intraprendere nuove attività, dopo i cupi mesi invernali: le giornate si allungano, c’è più voglia di uscire; dal guardaroba vengono estratti gli abiti più leggeri (di mezza stagione, si diceva una volta, prima che le mezze stagioni scomparissero). I sensi si risvegliano, in tutti i sensi. Ad esempio, venti anni fa Bush jr. decise di attaccare l’Iraq per abbattere il governo di Saddam Hussein, senza alcuna risoluzione Onu e dunque contro il diritto internazionale, con motivi dimostratisi tutti falsi (appoggio ad Al Qaeda, possesso di armi di distruzione di massa…), sicuramente fu colpa della primavera. La guerra causò centinaia di migliaia di morti, distruzioni a non finire (chi non ricorda il museo di Baghdad saccheggiato?) e conseguenze che ancora oggi il mondo si porta dietro (la nascita dell’Isis è una di queste, ad esempio). Si potrebbero anche ricordare i bombardamenti di Falluja con il fosforo bianco, agente chimico vietato, ma se a usarlo sono i buoni non è crimine. Ti ho fatto male, ma per il tuo bene, canta Loredana Bertè.

E giusto per fare del bene, gli inglesi hanno annunciato che manderanno munizioni all’uranio impoverito agli ucraini. I nostri TG si sono subito affrettati a dire che l’uranio non fa male. Agli ucraini, poi, che si sono già sorbiti e assorbiti Chernobyl, fa un baffo. Peccato che, dopo la guerra in Jugoslavia, tra militari e civili italiani che sono venuto in contatto con queste armi ci siano stati 8000 casi di tumori sospetti, di cui circa 400 riconosciuti ufficialmente da tribunali per causa dell’uranio impoverito; e pensare che la UE prima di entrare armi e bagagli nella Nato stava considerando di promuovere una legge per mettere al bando questo tipo di armi. Adesso tutto bene? Del resto, quando i verdi tedeschi sono tra i primi sostenitori dell’invio di armi e dunque della guerra, e accettano degassificatori e carbonizzazione senza fare una piega, quando avevano il gas che gli arrivava con i tubi (pagati profumatamente), anzi bastonando la povera Greta, che ci si può aspettare? Ma il re Carlo III, così attento all’ambiente (quello del suo cortile), non ha niente da dire? Che farisei.

Che poi, a sentire gli analisti della prima ora, l’economia russa a quest’ora sarebbe dovuta crollare, la gente a Mosca sarebbe dovuta andare con le pezze al culo o magari ricominciare a mangiare bambini, come ai bei tempi del baffone. E invece, caso strano, falliscono le banche in Usa e addirittura in Svizzera! Ma, sempre gli stessi analisti, ci assicurano che l’economia russa crollerà, è solo questione di tempo, un anno o due. Cioè, ancora un anno o due di guerra? E’ questo che stiamo sostenendo? E’ questo il bene dell’Ucraina? O magari mettersi a discutere di un serio piano di pace, come quello dei cinesi? Ma del resto, se l’omino in maglietta verde (pardon, ora ha cambiato colore: il nero sfina) ha messo addirittura per legge che i negoziati sono vietati, e l’imperatore supremo ha detto che nemmeno il cessate il fuoco è da prendere in considerazione, come se ne esce? Davvero qualcuno pensa di sconfiggere la Russia senza che questa usi le bombe atomiche? Ma come, se dall’inizio della guerra ci si affanna a dire che Putin è pazzo, poi ci si affida al suo senno? Mi pare un controsenso.

Concludo con una nota gioiosa e positiva: in questo weekend ci sono le giornate Fai di primavera, io andrò a vedere una bella villa in un paese qua vicino; domenica invece parteciperò alla Camminata dell’Amicizia, manifestazione che si svolge tutti gli anni in questo periodo per contribuire ai progetti di una struttura di assistenza di alto livello a disabili fisici e psichici (“La nostra famiglia” di Bosisio Parini, davvero di alto livello); sono 12 chilometri senza difficoltà, che inframezzeremo con pausa aperitivo ed alla fine risotto preparato dalla Confraternita del Risotto, che su padelle enormi prepara altrattanto enormi risottate.

Sempre che non piova: sono mese che non si vede una goccia d’acqua, il presidente Zaia del Veneto dice già di usare l’acqua solo se indispensabile: diamogli ascolto, amiche e amici, laviamoci col vino!

Cronachette dell’anno nuovo che assomiglia tanto al vecchio (8)

Amiche e amici,

come passa il tempo quando ci si diverte! Sembra ieri che con un gruppo di amici eravamo andati a vedere la mostra “Divisionismo: la rivoluzione della luce” al castello di Novara, bello il castello trasformato in museo e bella la mostra: era una bella giornata di sole, il museo aveva riaperto da poco perché per gli allarmi Covid i luoghi a rischio contagio erano tutti rimasti chiusi per un po’. Ci avevano fatto entrare a piccoli gruppi, cosa che ci aveva permesso di godere pienamente dei dipinti, nessuna ressa; alla fine eravamo andati a mangiare la famosa paniscia, questo risotto con fagioli e salame sbriciolato, in uno dei posti di Novara dove la fanno meglio, e poi dopo un diretto turistico per la città eravamo andati ad Arona, per respirare un po’ d’aria di lago (come se la nostra non bastasse). Lì mi aveva raggiunto una telefonata di mia madre, allarmata; c’erano già le avvisaglie ma noi l’avremmo scoperto solo la sera a casa mia, dove avevamo finito la giornata in compagnia, con due spaghetti e una bottiglia di vino: il governo aveva deciso di stabilire la zona rossa per tutta la Lombardia, non solo qualche zona ristretta come era stato fatto fino ad allora, ed anche le provincie limitrofe, tra cui Novara, c’erano dentro. Ricordo la coppia di amici che, alla fine della serata, prima di tornare alla loro casa loro andarono a far spesa al Carrefour che rimaneva aperto tutta notte: non si sa sai, ci dissero poi.

Sembra ieri, dicevo, e invece sono passati tre anni: il Covid è ancora tra noi e miete ancora vittime, anche se abbiamo imparato a “conviverci”, come qualcuno profetizzava avremmo dovuto rassegnarci a fare; i vaccini hanno aiutato a contenere i morti , anche se non i contagi, e hanno creato dei problemi sui quali dubito si farà mai la luce.

Chi c’era se lo ricorderà: nessuno ci capiva niente, le mascherine erano introvabili e quelle che c’erano costavano un occhio della testa; mancavano i ventilatori polmonari (addirittura un mio amico, uno di quelli della gita a Novara, costruì con la sua stampante 3D un boccaglio che permetteva di attaccare due tubi ad una unica macchina); i sanitari non avevano nemmeno i camici, i medici di famiglia erano introvabili… pochi giorni dopo arrivarono persino delle missioni dall’estero per aiutarci: dalla Russia (sì, dalla Russia, non dagli Usa. Ora qualcuno dice che vennero non per aiutarci, ma per spiarci. Cosa dovevano spiare, come non si fa sanità pubblica?), da Cuba (ai quali come ringraziamento qualche mese dopo votammo ancora le sanzioni. La prossima volta rimanete a casa).

La procura di Bergamo ora ha annunciato la chiusura delle indagini riguardo a episodi dolorosi come la riapertura dell’ospedale di Anzano senza che si fossero messe in atto tutte le azioni di sanificazione, la mancata chiusura della zona di Nembro, in Val Seriana, allo scoppiare del focolaio come invece avveduto a Codogno, o il fatto che contagiati lievi furono portati nelle RSA, le residenze per anziani, dove fecero strage. Indagati i vertici del governo nazionale, del governo regionale, e i membri più esposti del CTS, il comitato tecnico-scientifico. Nello stesso momento il governo, composto per la maggior parte da quelli che all’epoca negavano il Covid e contestavano le chiusure come strumento per combattere il contagio, ora annunciano commissioni parlamentari.

La domanda che tutti dovrebbero porsi è: in questi tre anni si è fatto qualcosa per rafforzare la sanità pubblica? Come mai si sente parlare ancora di carenza di medici e infermieri? Come mai i pronti soccorso sono in affanno, costretti a far fronte a tagli e mancanze? Come mai gli esami vanno alle calende greche, anche quelli che per legge dovrebbero essere fatti entro limiti stringenti? Ancora oggi, dopo tre anni, si chiede ai sanitari sacrifici per tappare buchi che non sono stati riempiti. Non doveva essere questo il primo impegno, le risorse non dovevano essere indirizzate per la maggior parte alla sanità? Allora si fecero grandi titoloni sugli eroi delle corsie, e siamo ancora punto e capo.

A questo dovrebbe servire una commissione parlamentare seria, ma non sarà così; per carità, ben vengano le inchieste anche se col senno di poi son buoni tutti, ma quelli che sono stati falcidiati dal Covid per le mancanze essenzialmente della sanità regionale lombarda hanno continuato a votare quelli che li avevano precipitati in quelle condizioni: forse è il caso di indagare gli elettori, oltre che gli eletti.

Cronachette dell’anno nuovo che assomiglia tanto al vecchio (7)

Amiche e amici,

qualche nota positiva nella settimana passata c’è: Sanremo è finito. Ha vinto Marco Mengoni, vittoria annunciata ma direi meritata. Come giudice però non sono molto attendibile: ho sentito solo la sua canzone, e per caso…

Per il resto stendiamo un velo pietoso: le elezioni regionali sono andate come previsto, con la vittoria della destra sia in Lazio che in Lombardia, e se nel primo caso potrei anche accettarlo come ricambio fisiologico, in Lombardia non mi do pace: che meriti riconoscono i lombardi a Fontana per rieleggerlo? La gestione della pandemia è stata penosa, e secondo alcuni criminale; la sanità pubblica è in declino pauroso, basta guardare le attese per ottenere un esame, o le file ai pronto soccorso, mancano i medici di base: davvero questa è l’eccellenza? E’ anche vero che a votare è andato solo il 40% degli aventi diritto, e questo dovrebbe farci ragionare sulla qualità della nostra democrazia e dei nostri rappresentanti. Ma del resto, perché meravigliarsi? Secondo i sondaggi il 70% degli italiani è contrario all’invio di nuove armi in Ucraina, ma il nostro governo ed il parlamento se ne fregano: questa è democrazia? L’unico rimasto con un po’ di sale in zucca sembra essere Berlusconi, che è tutto dire. Infatti i popolari europei vorrebbero buttarlo fuori (solo lui però, non il suo partito: non hanno ancora capito che il partito è suo?).  Ragioniamo seriamente: la nostra Costituzione vieta di risolvere le controversie internazionali con la guerra.  Ma noi continuiamo a mandare armi, dicendo che solo così si costringeranno i russi a negoziare. Ma i russi è da febbraio che erano disposti a negoziare! E’ chiaro che ora è sempre più difficile, ad ogni nuovo invio ed a ogni nuovo annuncio è sempre peggio. Macron ha detto ieri che la guerra sarà ancora lunga. Finora i dati più o meno ufficiali sono di 60.000 morti russi e 270.000 ucraini. Una generazione… quanti ancora ne servono?

Intanto il conto delle vittime del terremoto in Turchia e Siria aumenta di giorno in giorno: ormai i morti hanno superato i 40.000, e non è finita. E’ osceno, lo ripeto, il livello dell’informazione su questo dramma, relegato a quarta-quinta notizia del Tg, perennemente dopo le sparate di Zelenskji. La Russia ha mandato tonnellate di aiuti, Biden sta ancora a cincischiare se togliere o meno le sanzioni alla Siria. Noi abbiamo mandato la protezione civile, e ci affidiamo come al solito alla Caritas.

Sono un po’ depresso, lo ammetto, perché ieri sono andato ad un funerale, ed è già il quarto quest’anno; se si aggiunge anche la scomparsa di Guido Sperandio, un altro amico anche se virtuale (ma che vuol dire poi virtuale? Nei blog si è meno reali perché non ci si frequenta di persona? Nell’epoca del metaverso e dello smart working forse sono più reali questi rapporti di quelli “fisici”…), l’anno non promette bene.

Ma qualche notizia buona c’è: finalmente sul lago di Como si stanno collaudando le paratie! Ricorderete quell’opera che doveva essere faraonica, sul modello del Mose di Venezia, ridotta poi per colpa di un pensionato che stava pisciando il cane e si è accorto, sbirciando tra le staccionate che coprivano i lavori, che si stavano innalzando dei muri che avrebbero impedito di vedere il lago: caso nazionale, processi, lavori sospesi, corte dei conti… insomma dopo 15 anni (quindici!) sembra che, con un progetto molto ridotto e molti milioni buttati inutilmente, le paratie vedranno la luce. Peccato che ormai piove così poco che c’è il problema opposto, ovvero il problema non è la troppa acqua, ma la troppo poca … e il problema è generale, perlomeno al nord: laghi e fiumi sotto i livelli di guardia, montagne con neve scarsa che non garantiscono che a primavera ci sia un giusto approvvigionamento. Questi si gingillano con le armi, quando bisognerebbe pensare ai pozzi, agli invasi, alle dighe, a rifare le condutture che dagli acquedotti portano l’acqua in casa.

Infine il mio personale aggiornamento sull’inflazione: l’indice Sweppes è in aumento, essendo passato il prezzo a 2,59 rispetto all’originario 1,85: +40%! Per non parlare della bolletta del gas che è arrivata a mia suocera, per i mesi di dicembre e gennaio: 965 euro, in due anni si è triplicata. Tra poco qualcuno dovrà decidere tra lo scaldarsi e il mangiare. Ma Gentiloni ieri da Lilli Gruber diceva che grazie alle loro azioni il prezzo del gas è drasticamente diminuito: alla faccia! Si vede che le bollette lui non le paga…

Bene amiche e amici, perdonatemi se vi ho angustiato ma era per farvi sapere innanzitutto che sto bene, e in questo periodo frequento sporadicamente questo spazio a causa di problemi di lavoro e soprattutto di contratto che mi impegnano. Ma dovrebbe andare tutto a posto a breve… nel frattempo qualche puntatina di Olena è pronta (almeno nella mia testa), si tratta di buttarla giù.

A presto!

Cronachette dell’anno nuovo che assomiglia tanto al vecchio (6)

Amiche e amici,

questa settimana tutte le attenzioni sono rivolte al festival di Sanremo. Io mi pregio di non averne visto nemmeno una serata, anche se è impossibile rimanerne estranei a meno di rinchiudersi in una grotta. Zelenskji sì Zelenskji no, e la Costituzione di Benigni con presenza straordinaria del presidente della Repubblica, polemiche e dichiarazioni di politici, talk show. Lasciatemelo dire: e chi se ne frega! Una volta mi piaceva seguire la gara canora, ma bisogna tornare indietro di una quarantina d’anni. Eravamo più sobri, allora: di questo passo dovrò davvero cercarmi una grotta per star lontano ancora di più da questo delirio. Tra l’altro ogni serata finisce all’alba, ma in questo paese la gente non lavora il giorno dopo?

Eppure c’è stato un terremoto disastroso in Turchia e Siria, con più di 20.000 morti accertati, finora: ed è osceno che invece di fare continui appelli alla solidarietà nazionale e internazionale, discutere di rivedere almeno le sanzioni che strangolano la Siria (perché? Chi ha deciso, anche lì, che abbiamo nemici e amici?) e impediscono persino di soccorrere degnamente le popolazioni martoriate si da ancora spazio al forsennato ucraino in maglietta verde che ovunque vada chiede più armi, più armi, più armi. La guerra in Siria c’è da undici anni, milioni di profughi, i curdi che hanno combattuto contro l’Isis bombardati tutti i giorni dai turchi, a chi interessa? Non è osceno un parlamento europeo, dove si annidano stuoli di corrotti e non è una mia opinione, osanni quel tizio e non faccia niente, assolutamente niente, per promuovere la pace? Anzi, di questo passo porteranno in guerra tutti gli europei, contro il bene dei propri rappresentati. E’ un fallimento epocale, un tradimento degli ideali e dei cittadini: chiedere le dimissioni è inutile, è evidente che ormai questa Europa non ha più senso. Non è riformabile, altro che dargli più poteri. Bisogna togliergli anche quelli che già ha.

Come peraltro alle regioni: questo fine settimana si voterà per rinnovare i consigli regionali di Lombardia e Lazio. Questi organi amministrativi diventati satrapie, che ora la destra al governo vorrebbe perfino rafforzare (Bonaccini, che si candida per la segreteria PD, da presidente della Regione Emilia-Romagna ha appoggiato a suo tempo la richiesta del centro-destra per l’autonomia differenziata: magari qualcuno che parteciperà alle primarie PD _ io no, ho già dato a suo tempo e me ne sono abbondantemente pentito _ ne dovrebbe tener conto), vanno smantellati: se la Meloni, leader di un partito che ha nel suo DNA il centralismo, abolisse le regioni del tutto la voterei anch’io al prossimo giro. Ma non succederà, inutile farsi illusioni.

Lo so, direte che sono il solito brontolone. Il fatto è che ieri il commercialista mi ha mandato una mail dicendo che dal 1 gennaio di quest’anno le sue tariffe verranno adeguate all’aumento Istat certificato a dicembre: il 10,23% ! E si è già contenuto, perché il mio personalissimo indice di inflazione è molto più alto, e faccio solo due esempi dalla spesa solita in Coop: il latte marchio Coop è passato da 0,85 a 1,40 al litro: aumento del 64,7%! E prendiamo pure una bevanda se vogliamo voluttuaria: la Sweppes è passata da 1,85 a 2,47: +33,5%! I prezzi dei generi alimentari insomma sono aumentati ben più del 10% stabilito dall’Istat. Ma, al contrario, il mio stipendio è aumentato dello 0%, quindi diminuito in valore reale di un bel po’. E come me alla stragrande maggioranza degli italiani. Canta che ti passa, si diceva una volta, per fortuna c’è Sanremo…

Così, per tirarmi su di morale (si fa per dire), ieri sera sono andato ad un evento organizzato dalla Caritas, ovvero la proiezione del documentario “Trieste di notte” sulla rotta balcanica, storie di migranti che partono dall’Afghanistan, dal Pakistan e da altri paesi ancora più lontani, fanno centinaia e centinaia di chilometri in condizioni spesso disumane, con il miraggio di arrivare in Italia: sì, l’Italia vista come l’Eldorado, terra di opportunità, faro di libertà e di civiltà. Vedere questi ragazzi di 18, 20 anni, passare anni e anni della loro vita in questo viaggio della speranza che si trasforma spesso in disperazione, strazia il cuore. L’attuale governo sta ripristinando la prassi di rimandare indietro in Slovenia anche quelli che chiedono la protezione internazionale: questo vuol dire che dalla Slovenia li rispedirebbero in Croazia (dove la ferocia della polizia varrebbe questa sì un embargo, e fa vergognare di essere europei _ e anche questo non lo dico io, basta guardare una puntata di Report di qualche settimana fa _) e da lì in Bosnia, da cui riproverebbero a tornare qua, in un loop infinito. Ad un certo punto un ragazzo di questi arriva a dire: se dovete illuderci e farci soffrire, è meglio che sospendete la protezione internazionale, almeno non ci proviamo nemmeno. A questo siamo arrivati? Restiamo umani, per favore.

A presto!

Cronachette dell’anno nuovo che assomiglia tanto al vecchio (5)

Amiche e amici,

martedì sono tornato in ufficio, dopo ben tre anni. Purtroppo non per restarci, ma solo per incontrare dei colleghi di Roma che erano in trasferta; per entrare non ho potuto usare il mio vecchio badge, perché è scaduto, e sono dovuto entrare come visitatore; tra l’altro non mi ricordavo nemmeno come si usava, il badge, infatti continuavo a strisciarlo ma hanno cambiato il lettore e adesso bisogna solo appoggiarlo.

E’ con una certa emozione che li ho rivisti di persona e abbracciati; uno di loro, più giovane di me, a marzo andrà in pensione, sfruttando uno scivolo di ben cinque anni (che bella vita i bancari); a me se va bene ne mancano ancora quattro, sempre se ci arrivo.

Mi aspettavo di trovare l’edificio vuoto, e invece era pieno zeppo; mi hanno detto che con le varie ristrutturazioni diverse sedi sono state chiuse ed i dipendenti sono stati concentrati; c’erano anche diversi consulenti, e a me hanno sempre detto che non potevo rientrare perché ero un consulente!

Ma non porto loro rancore; certo che ho provato quasi tenerezza nell’abbracciare colleghi con i quali abbiamo passato tanti anni insieme. Tantissimi giovani, tante facce mai viste, dalle occhiate che mi lanciavano capivo che stavano pensando: ma chi sarà ‘sto vecchietto? E poi, subito dopo: ma mica mi toccherà lavorare fino alla sua età?

Tutto sommato glielo auguro, vuol dire che il lavoro non manca e che si sono conservati in salute; peraltro continua il corteggiamento per farmi cambiare casacca, ormai ho quasi ceduto. Mi assicurano un contratto fino a 67 anni, contenti loro, per me è difficile dire di no.  A meno di centrare il superenalotto, che è arrivato a livelli elevatissimi: però dovrei almeno giocarlo, per vincere, invece sono più le volte che mi dimentico di quelle che lo faccio. Per un certo periodo ho giocato regolarmente, e sempre gli stessi numeri; poi ho iniziato a diradare le giocate e poi ho buttato la schedina, mi sarebbe dispiaciuto scoprire che avevo vinto proprio quando non avevo giocato.

 Al bar e in mensa c’è ancora qualcuna delle “vecchie” bariste, inservienti e cassiere: le ho trovate più tirate, me le ricordavo più rilassate e sorridenti, il periodo del Covid per loro è stato brutto, la prospettiva di perdere il lavoro, come è successo a tanti del settore,  deve averle indurite.

Ovviamente ho ripreso i mezzi: il treno, la metro… i biglietti sono aumentati; il mio edicolante è andato in pensione, perciò non ho potuto comprare il giornale e leggermelo tutto durante il tragitto. Per mantenere una parvenza di abitudine l’ho comprato al ritorno, ma non è la stessa cosa…

Nel mio quartiere le edicole sono ormai sparite: i giornali online e la concorrenza dei supermercati le ha uccise. Del resto chi legge ancora i giornali, se non qualche vecchio bronto(lo)sauro?

La sera sono tornato a casa stanco, ma felice. Mi sembrava di aver lavorato per davvero, al contrario di quando sono a casa anche se faccio le stesse cose. Ed ora, quando ci rivedremo ancora, quando ci toccheremo, quando ci scambieremo batteri e magari virus?

E’ con un altro spirito che ho ascoltato le solite panzane del TG, la propaganda che cerca di convincerci della giustezza e inevitabilità della guerra (ma non siamo parte in causa, si premurano di rassicurarci: è un anno che continuano a mandare armi ad uno dei contendenti e non siamo parte in causa, ma a chi credono di prendere in giro?), il battage su Sanremo con proclama del fido alleato in maglietta verde (che non vedrò, e ogni persona ragionevole in questo paese e direi pianeta dovrebbe astenersene), la minaccia anarchica (è in un certo senso consolante scoprire che esistono ancora degli anarchici), il giubilo perché l’inflazione è salita meno del mese precedente (che avranno da essere contenti? Siamo il paese con l’inflazione più alta in Europa e quello dove il salario è sceso più di tutti gli altri, invece di aumentare), il tasso della BCE che aumenta ancora, un bel regalo davvero a chi deve comprare casa e accendere un mutuo.

Nostalgia e tristezza, consapevolezza e sconforto: amiche e amici, forse è meglio che me ne rimanga a casa ed in ufficio non ci vada proprio più: almeno qua tra un programma e l’altro posso scrivere due cavolate, e brontolare tutto il giorno tra me e me. A presto!

Business woman take cafeteria lunch smiling choose from self-service buffet

Cronachette dell’anno nuovo che assomiglia tanto al vecchio (4)

Amiche e amici,

oggi è la giornata della memoria. Motivo forse per cui scrivo queste cronachette: così se perdo la memoria me le posso andare a rileggere e chiedermi se ero davvero io quello che scriveva quelle cose là. L’altra settimana, a proposito, quando vi dicevo che con i miei fratelli abbiamo aperto i cassetti di mia madre e tirato fuori i suoi ricordi, c’erano anche delle lettere che conservava gelosamente: quelle che noi fratelli le scrivevamo da bambini per la festa della mamma, le cartoline e le lettere che le mandavamo quando andavamo in gita (per fortuna non esistevano i telefonini, whatsapp e gli sms…), e tra queste una lettera che le scrissi da militare, per raccontarle alla mia maniera come me la passavo a servire la patria. Allora non si tornava a casa molto spesso, io in tutto il militare sono andato in licenza 2-3 volte, ma considerate che ho passato una estate a Sabaudia ed una a Rimini, quindi non è che avessi tutta questa smania di tornare a casa.

Comunque ieri sera ho partecipato ad una serata in preparazione della giornata della memoria, organizzata dai pensionati dei balli popolari del martedì; vi ho parlato poco di queste persone ma sono davvero ammirabili, prima di tutto perché per la maggior parte provengono dal sindacato ed in genere da quella che una volta si chiamava sinistra, dunque anche se provati hanno ancora degli ideali; poi perché hanno ancora voglia di mettersi in gioco, di organizzare, di creare occasioni di partecipazione…  Così ieri sera la serata ha proposto la visione di tre brevi documenti:  il primo un’intervista a Ines Figini, un’operaia comasca nata nel 1922, scomparsa da un paio d’anni, che raccontava come sia stata deportata nel ’44 non perché ebrea, ma perché a seguito degli scioperi nel comasco aveva “osato” prendere le difese dei suoi compagni; e così insieme ad altri operai ed operaie venne portata nel lager di Mauthausen, e poi ad Auschwitz-Birkenau ed infine a Ravensbrück, dove rimase fino alla liberazione ad opera dell’esercito sovietico. Il secondo documento è un’intervista di Walter Veltroni (ogni tanto ne azzecca qualcuna, come quando da direttore dell’Unità fece ripubblicare tutti gli album di figurine dei calciatori Panin) a Sami Modiano, ebreo, che viveva con la sua famiglia a Rodi: qui i tedeschi lo presero il 23 luglio del ’44, con suo padre e sua sorella (la mamma era morta) e tutta la comunità ebraica e li portarono ad Auschwitz-Birkenau, dove ben pochi si salvarono. Sua sorella morì dopo appena un mese dall’arrivo, e suo padre poco dopo la seguì, lasciandosi morire. Sami, così come Ines, quando i tedeschi erano ormai braccati vennero incamminati in quelle che erano chiamate “marce della morte”: i tedeschi non volevano testimoni in vita e non volevano nemmeno sprecare pallottole, perciò facevano camminare i deportati, ridotti spesso a larve di uomini (Sami pesava 23 chili, e aveva 14 anni!) fino a che non morissero per il freddo e lo sfinimento. Sami si salvò solo perché, svenuto durante la marcia, venne messo sopra un mucchio di cadaveri da due compagni; risvegliatosi trovò la forza di tornare al campo per cercare riparo, e venne salvato da una dottoressa russa che lo trovò in fin di vita.

Infine, il terzo documento mostra un viaggio di pochi anni fa di ragazzi delle superiori per visitare Auschwitz, a cui partecipò anche Davide Van De Sfroos, il cantautore laghée: lo sguardo di questi ragazzi, le riflessioni, quello che sono capaci di documentare con foto, disegni e scritti fa ben sperare per il futuro, nonostante tutto.

E’ assurdo, e grottesco per riportare le parole di una amica blogger, che alla commemorazione ad Auschwitz non siano stati invitati rappresentanti russi. Nello stravolgimento della storia in atto, può darsi che tra qualche anno ci faranno credere che i campi di concentramento erano gestiti dai sovietici, ed i nazisti erano i liberatori.

Dopo la parte culturale e memoriale, cibo e danze! Da mangiare le volenterose pensionate e non hanno preparato dei piatti simil kosher: segnalo tre tipi di hummus, di cui avrei fatto a meno perché è un cibo che non riesce proprio a piacermi. Non ho portato il mio salame perché alcuni puristi non lo ritenevano filologico, ma se lo avessi fatto avrebbe avuto molto più successo dell’hummus, ne sono sicuro. Il prosecco comunque, kosher o no, c’era.

Le danze israeliane sono molto divertenti. Io sono uno dei più scarsi perché tendo a dimenticare i passi, anche se orecchio per la musica ce l’ho e quindi almeno il tempo lo tengo; fra qualche tempo, chissà, potrei anche diventare bravo. Sempre che la memoria mi assista…

A presto!

Giusto per rendere l’idea, non siamo noi ma potremmo esserlo…

Cronachette dell’anno nuovo che assomiglia tanto al vecchio (3)

Amiche e amici,

l’anno non è iniziato benissimo, ma cerchiamo di trovare qualche spunto positivo. Ad esempio stamattina ho ricevuto una proposta di lavoro: ma mi faccia il piacere, mi veniva da dirgli! Si tratterebbe di fare le stesse cose che faccio adesso cambiando casacca, dunque più che una proposta di lavoro una offerta di acquisto, come se fossi un cespite (già ampiamente ammortizzato, tra l’altro) o come si fa nel mercato dei calciatori (o delle vacche, forse articolo più pertinente). Abbiamo sentito parlare di lei, diceva questo commerciale (e ti credo, ormai faccio le stesse cose da vent’anni), stiamo pensando di riorganizzare il servizio dell’area di sua pertinenza, lei come la vede? Io la vedo come uno che ha 63 anni e non vede l’ora di andare in pensione, che si è rotto le scatole ormai da secoli dell’informatica e odia ciò che sta facendo, nonché i giovani colleghi entusiasti e rampanti. Tutto questo me lo sono tenuto per me, naturalmente, e sono rimasto abbastanza sul vago, lasciando una porta aperta e rimandando a successivi approfondimenti: a questo punto l’unica cosa che può indurmi a cambiare è solo un consistente o anche moderato aumento di stipendio, tutto il resto sono supercazzole…

Al momento lavoro in subappalto di una ditta che è in subappalto, quindi direi che già saltare un livello potrebbe portarmi benefici: benefici che andrei a perdere nel caso ci sia da lavorare di più, cosa probabile dato che di solito nessuno da niente per niente. Comunque, dato che mi sono venuti a cercare loro e non viceversa, cercherò di mungere lucrare concordare il più possibile.

Per il resto le cose proseguono come al solito: stamattina ho fatto il pieno, la benzina stava a 1,839€ al litro, la settimana scorsa a 1,799 (in autostrada però ho visto un distributore che la veneva a 2,5). Leggevo ieri che gli stipendi italiani sono quelli che, negli ultimi anni, hanno perso in valore di acquisto più di tutti i paesi d’Europa negli ultimi anni: il 12%! E c’è il direttore di Confindustria, Bonomi, che è andato in Ucraina a mostrare solidarietà ai lavoratori ucraini: va bene, ma ai lavoratori italiani quand’è che mostrate solidarietà, Bonomi? Quando vi deciderete a pagare la gente dignitosamente e ve la smetterete di fare contatti a termine, a chiamata, in somministrazione, ad appaltare alle cooperative? Quando ve la smetterete di delocalizzare dove il lavoro costa meno (meno di qua? In Ucraina vi state già preparando la strada, vorrete pagarli una scarpa e una ciabatta, sempre che esista ancora l’Ucraina da qui a qualche mese).

Zelenskji intanto prima si fa intervistare da Bruno Vespa e poi farà un’apparizione al festival di Sanremo (motivo in più per non vedere il festival). Non si sa se parteciperà anche a Miss Italia, è possibile. Ho l’impressione che la terra cominci a franargli sotto i piedi: prima il suo consigliere che deve dimettersi per aver detto la verità, ovvero che il missile russo è caduto sul condominio perché colpito dalla contraerea ucraina (posizionata dove non avrebbe dovuto, dicono i russi), poi l’intera dirigenza o quasi del ministero degli Interni che muore in un incidente (strano che viaggiassero tutti sullo stesso elicottero, di solito si cerca di evitarlo). Ha chiesto al Papa di andare a Kiev, sarebbe un bel segnale dice: non hai voluto nemmeno fare il cessate il fuoco di due giorni per il Natale, e vuoi che venga il Papa a benedirti? Ma contentati di Vespa, dai.

E’ stato catturato il mafioso Matteo Messina Denaro, latitante da decenni. Bene. Ora spero, nonostante tutti i crimini di cui è responsabile, che stia in carcere e che venga curato degnamente. Perché noi, lo Stato, non ci mettiamo al suo livello.

Ieri ho avuto dei momenti di preoccupazione: verso l’ora di pranzo ricevo la chiamata di un vicino, sulla settantina, molto gentile, che mi dice che da un paio di giorni vede che le finestre del fratello di mia cognata sono chiuse: siccome questo, cinquantenne, vive da solo, mi chiedeva se sapessi qualcosa anche perché l’auto era ferma in cortile. Il ragazzo era un po’ isolato, disoccupato da una decina d’anni, ed in passato ha anche avuto degli svenimenti: ho chiamato mia cognata che ha le chiavi di casa; nell’attesa ho continuato a chiamare sia sul fisso che sul cellulare, e sono andato a bussargli alla porta, facendomi aprire il portoncino del condominio da dei vicini. Quando  cominciavo a pensare al peggio, finalmente ha risposto: aveva la vibrazione e non sentiva (come me il 90% delle volte), era andato a Torino a farsi un giro, gli dispiaceva di aver causato trambusto. Mi è venuto un po’ da ridere: uno di cinquant’anni ha tutto il diritto di farsi gli affari suoi senza rendere conto a nessuno; però d’altra parte non posso non pensare con riconoscenza a chi ha dato l’allarme: e se gli fosse veramente successo qualcosa?

E con la consapevolezza che non sempre farsi gli affari degli altri è una brutta cosa, vi saluto. A presto!  

Cronachette dell’anno nuovo che assomiglia tanto al vecchio (2)

Amiche e amici,

sono iniziati i saldi. Me ne sarei fregato allegramente se non fosse che sono rimasto a corti di pantaloni: non ne compravo più un paio da almeno tre anni! Già che c’ero ne ho presi due, così per altri tre anni sono a posto. Cerco di prendere sempre la stessa marca, anche se non proprio lo stesso modello, perché non ho voglia di fare tante prove e voglio impiegare meno tempo possibile perché, sostanzialmente, le commesse mi mettono in soggezione. Specialmente quando ti squadrano con quello sguardo sornione e ti dicono “le calza a pennello” ma si vede che pensano “voglio proprio vedere se questo cretino ha il coraggio di mettersi questa roba” , e tu specchiandoti velocemente cerchi di cogliere un barlume di umanità nei loro occhi. In particolare le commesse della Rinascente, a metà tra vestali ed entraîneuses, sono bravissime a metterti a tuo agio, come ho raccontato qua.

Sabato sera sono stato a vedere Claudio Bisio al Piccolo Teatro Strehler, che metteva in scena La mia vita raccontata male, tratta dai libri di Francesco Piccolo. Di questo avevo letto Il desiderio di essere come tutti, e in diversi passi mi ci ero ritrovato; anch’io avrei potuto diventare comunista quando la Germania Est batté la Germania Ovest nello scontro fratricida ai mondiali del 1974, Davide contro Golia: invece non lo diventai perché, all’istituto tecnico che frequentavo, i compagni delle ultime classi, che si proclamavano comunisti, costrinsero noi più piccoli a saltare le lezione per assistere a non so quale concione sulle avanguardie operaie. Tra l’altro erano tutti figli di papà e di lavoro sapevano pure poco: il proletario era mio padre, lui sì socialista, e mi mandava a scuola con sacrificio per studiare, non certo per fare la rivoluzione.

Appena morto Ratzinger i conservatori della chiesa sono partiti all’attacco di Papa Francesco, chiedendone addirittura le dimissioni. In questa operazione si distinguono i vescovi americani: Dio ce ne scampi e liberi, se gli americani dovessero prendere la guida anche della Chiesa penso che diventerò musulmano.

Quindici anni fa esatti nella città dove vivo, Como, iniziarono i lavori per la realizzazione delle paratie a lago, sul modello Mose di Venezia (tra l’altro c’era in ballo la stessa impresa); dopo uno sperpero enorme di tempo e denaro, sembra che a primavera si dovrebbe arrivare al dunque. Il progetto è totalmente cambiato: niente più Mose ma paratie mobili, rivista la passeggiata a lago. Su questo lavoro cadde a furor di popolo l’amministrazione che lo volle (centrodestra a guida ciellina) e poi anche la successiva di centrosinistra, che non seppe cavare un ragno dal buco dal pantano che i predecessori avevano lasciato; e poi quella successiva, ancora di centrodestra ma stavolta a trazione fratelliditaliana, che per non sbagliare in cinque anni non fece assolutamente nulla; la attuale, una lista civica con un sindaco che ha messo all’opposizione tutti i partiti e con i quali non vuole nemmeno parlare, ed a ragione, forse arriverà finalmente alla fine. Quindici anni: gli egiziani ci mettevano meno a costruire una piramide!

In Brasile i sostenitori di Bolsonaro, che non hanno digerito la vittoria di Lula, hanno imitato i seguaci di Trump di due anni fa e hanno dato l’assalto ai palazzi delle istituzioni. Hanno scelto per fortuna la domenica, quando i palazzi erano vuoti, e quindi non si sono viste le scene drammatiche di Capitol Hill ma i vandalismi sono stati parecchi. L’esercito invocato dai rivoltosi non si è mosso, probabilmente aspettava un via libera da qualche autorevole vicino, come ai tempi di Salvador Allende in Cile, segnale che fortunatamente non è arrivato. Per ora.

Stasera ho intenzione di andare a vedere un film che dovrebbe far ridere, Triangle of Sadness: lo danno in uno dei pochi cinema rimasti che non siano multisala, gestito dall’Arci, nell’ambito della rassegna che propongono ogni lunedì. In un tempo dove tutto si omogeneizza, questi spazi vanno protetti come i panda. Vi farò sapere se poi ho riso veramente…

A presto!    

Cronachette dell’anno nuovo che assomiglia tanto al vecchio (1)

Amiche e amici,

ed eccoci entrati nel 2023, con un anno in più ed un Papa emerito in meno. Benedetto XVI, considerato fin dalla sua elezione un pontefice di transizione, dopo l’era del trabordante Woytila, si era dimesso da Papa nel febbraio 2013 lasciando sconcertati i fedeli abituati a ben altre modalità di dimissioni, di solito procurate dalla curia con dei caffè corretti. I nostalgici lo reclamano Santo subito: aspettiamo almeno di vedere prima qualche miracolo.

Stamattina sono tornato a fare la spesa. Alla Coop, sono affezionato. Il latte parzialmente scremato, che fino a settembre dell’anno scorso costava 0,85€, ora sta a 1,40. Un aumento del 64,7%! Sono uscito dal supermercato con la frustrazione della massaia. E meno male che vado in cerca di sconti! La pasta Voiello, tanto per non fare nomi, era in offerta a 0,99€ mezzo chilo. 2 euro al chilo! Fortuna che l’anno scorso ho fatto la scorta…  insomma amici non è che voglio lamentarli, anche se i miei congiunti mi accusano di avere il braccino corto, ma stipendi e pensioni non mi pare che stiano crescendo, anzi! Ah, per strada ho dato un’occhiata al costo della benzina, dopo che il governo Meloni ha ripristinate le accise: 1,899 al litro in un distributore 1,799 nell’altro. Indovinate dove faccio benzina io? Tra l’altro, ed è incredibile, ho dato un’occhiata su Quattroruote al valore della mia auto: è quotata più adesso di quando l’ho comprata, nel 2018! Mi dicono gli esperti che il motivo è che le macchine nuove le fanno tutte ibride o elettriche e costano un sacco di più, e inoltre tutte le case hanno problemi di consegne per mancanza di materiali. Sarà il crollo del consumismo?

Si preannunciano ulteriori aumenti del gas: l’anno scorso rispetto a quello precedente per il riscaldamento ho pagato il 66,6% in più, e per il gas da cucina il 30%. A questo punto non c’è che da sperare nel buon riscaldamento globale che ci permetta di tener spenti i caloriferi e fare il bagno con l’acqua fredda.

Quando dico che l’anno nuovo assomiglia a quello vecchio basta pensare a due argomenti: Covid e guerra in Ucraina. Il Covid, di cui il nostro governo aveva deciso non si dovesse più parlare, ha riguadagnato le prime pagine dei giornali e telegiornali: paura dalla Cina! Prima gli danno dei coglioni perché adottano i lockdown e poi gridano all’allarme quando lo tolgono. Mettetevi d’accordo col cervello! Si sentono ragionamenti assurdi: i cinesi sono in difficoltà perché hanno sbagliato strategia e i loro vaccini funzionano meno dei nostri. Sarà stata buona la nostra di strategia… Il fatto che siano un miliardo e mezzo non conta, così come i nostri vaccini non hanno impedito terze, quarte e quinte ondate, e i nostri morti viaggiano ancora sopra i 100 al giorno. Ma noi siamo più bravi, è ovvio.

La guerra in Ucraina si incarognisce sempre più: gli ucraini bombardano il Donbass ormai da 9 anni, per liberarlo dicono loro, e proclamano di volersi riprendere perfino la Crimea; i russi si sono attestati ad est del Dniepro, martellano le postazioni al di là del fiume,  distruggono sistematicamente le infrastrutture energetiche in tutto il paese, hanno richiamato 300.000 soldati e probabilmente ne richiameranno altri. Gli americani hanno promesso agli ucraini altre armi (i Patriot), i francesi carriarmati, noi nel nostro piccolo stiamo discutendo se mandare gli Aspide, missili terra-aria. Non ne abbiamo molti, e se continuando questo andazzo finissero per servire a noi? In sostanza di pace continua a parlare solo Papa Francesco: tutti quelli che sostenevano che l’invio di armi all’Ucraina avrebbe aiutato i negoziati hanno cambiato narrazione, ora bisogna aiutare l’Ucraina fino alla vittoria. Mi ricorda tanto la storia dell’operazione che è riuscita ma il paziente è morto. Il TG continua a mandare tutte le sere a senso unico storie pietose di vecchiette e gatti randagi.   

A proposito di Ucraina: la mia casella dello spam è intasata da mail ad oggetto “La tua ragazza ucraina”, “Ragazza ucraina per U”, “MeetUkrainianWomen”. Troppa grazia, sant’Antonio! Una alla volta, per carità.

Non vogliamo spendere una parola sul nuovo governo? Che dire, dopo la minaccia terribile dei rave party adesso il nemico sono i divanisti, quelli che nonostante le strabilianti opportunità offerte dal mercato del lavoro si ostinano a voler campare alle spalle del contribuente alla bellezza di 600€ al mese. Solo a titolo di informazione, per affittare un monolocale nella città dove abito di euro ne occorrono non meno di 500. Sempre per fare due conti, mio figlio attualmente sta lavorando a tempo determinato, 20 ore la settimana, alla cifra stratosferica di 6,5€ lordi all’ora. Se non abitasse con noi dovrebbe piazzare il divano sotto un ponte. E’ questo il lavoro che intendete per gli “occupabili”, Meloni & co.?

Bene, amiche e amici, direi che come primo post del 2023 è abbastanza ottimistico, se siete d’accordo la finirei qua, non vorrei esagerare. Buon Anno!

Mai più ferie!

Amiche e amici,

come spesso mi capita quando sono in ferie mi sono ammalato. Ho visto bene di prendermi l’influenza: tosse, mal di gola e febbre che la sera sale verso i 38. La tachipirina mi fa fare delle sudate epiche che mi costringono ad abbandonare il letto coniugale per impraticabilità di campo. I progetti per la settimana e per Capodanno sono saltati: volevo andare a Milano a vedere la mostra “La carità e la bellezza” a Palazzo Marino, la sede del Comune, dove come tutti gli anni in questo periodo vengono esposte delle opere stupende (quest’anno Botticelli, il Beato Angelico, Filippo Lippi…), poi magari fare un salto al Mudec a visitare la mostra sui popoli di Machu Picchu e lì vicino visitare i depositi della Scala, dove lavora il figlio di una nostra amica (con contratto temporaneo) come aiuto scenografo, e infine andare a mangiare in un ristorante etiope che mi aveva consigliato mio figlio, giusto per documentarmi per le avventure di Olena che sto scrivendo: peccato, dovrò rimandare.

Per Capodanno a dire la verità non mi dispiace molto perché si stava materializzando, a causa di alcuni amici sciagurati e masochisti, la possibilità di passare la giornata camminando da qualche parte, prenotare presto in qualche pizzeria e poi per mezzanotte ognuno a casa sua: un vero squallore secondo me, il mio programma era molto più tradizionale: alle 18 canto del Te Deum, poi a casa e cenone; giochi vari in attesa della mezzanotte; approntamento della tavola (di nuovo) per il panettone; conto alla rovescia, stappatura della bottiglia di spumante e brindisi. Gli anni passati, spegnendo le luci, si poteva godere dei botti e fuochi artificiali che venivano lanciati dalle varie case (rito di giubilo e scongiuro al quale partecipavamo anche noi quando c’erano bambini piccoli, piazzando delle batterie di razzetti sulla ringhiera, legati con lo scotch, puntati contro i condomini vicini. Che spasso! Poi però i prezzi dei fuochi di artificio sono andati alle stelle, il nostro cane aveva cominciato a odiarci _ poverino, si rifugiava sotto al letto e cercava di scavare per andare al piano di sotto _, i bambini sono cresciuti e addio fuochi artificiali. Inoltre la pratica sembra essere sempre più stigmatizzata, quasi criminalizzata, e ormai non se ne vedono più molti).

Il fatto che spesso mi ammali quando sono in ferie sarebbe un caso di studio. Mia moglie lo interpreta come segno inequivocabile della mia natura di guastafeste, ma secondo me deve esserci un motivo oggettivo: siccome lavoro a giornata e quando non lavoro non mi pagano, nelle giornate di contratto difficilmente mi ammalo: ma appena mi rilasso, come scende l’adrenalina e soprattutto ho emesso fattura ecco che i virus e i batteri sono pronti a banchettare sul mio corpo. Comunque il 2 gennaio ricomincerò, per allora sarò sicuramente guarito, con le buone o con le cattive.

E’ tempo di consuntivi e di chiedersi com’è andata, se siamo soddisfatti di noi stessi. Io posso dire che, per lo meno per questo blog, sono contento di essere riuscito ad essere abbastanza presente, con articoli, racconti e soprattutto di essere riuscito a mantenere i contatti con gli amici più affezionati: ormai siamo quasi una famigliola, che tra l’altro ogni anno perde qualche pezzo. Si fa fatica, sicuramente, e ci sono anche altri strumenti espressivi più di moda. Chi resiste a scrivere e a leggere più di qualche riga ormai è un dinosauro…

L’anno è stato difficile, ma ormai ogni anno sembra peggio di quello precedente: non bastava il Covid, a febbraio è iniziata la guerra in Ucraina; tra l’altro il Covid che avevamo dato ormai per morto (ah, ah) e per il quale i nostri politici e media avevano spernacchiato il governo cinese che si ostinava a praticare il lockdown dove si manifestavano focolai, ora che i cinesi hanno allargato le maglie sembra che stia riprendendo alla grande: allora erano proprio così coglioni a tenere chiuso? Ma noi difettiamo di autocritica, oltre che di buon senso, in tutte le cose. Abbiamo salutato il governo dei migliori (senza rimpianti, almeno da parte mia) ed ora abbiamo il governo dei peggiori (ne riparleremo, ma un governo con ministri così poco competenti e autorevoli io non ricordo ci sia mai stato. Probabilmente la Meloni non voleva qualcuno che potesse farle ombra); la crisi incombe: l’inflazione sta erodendo i risparmi, gli stipendi sono al palo, la borsa da inizio anno ha perso il 30% (nel mio piccolo ho qualche Enel comprata ai tempi delle privatizzazioni: non si capisce perché l’Enel debba perdere con quello che è salito il costo dell’energia, e gli extra guadagni che hanno fatto le imprese energetiche, eppure è così), anche il fondo pensione per la prima volta da quando l’ho aperto, dieci anni fa, perde invece di guadagnare. E, se tanto mi da tanto (prosecuzione della guerra, ulteriori rialzi delle materie prime ed energetiche,  tensioni in Kosovo) l’anno nuovo andrà peggio.

Perciò, amiche e amici, per far fronte a tutte queste minacce non mi rimane che fare una cosa: non andare mai più in ferie!

Buon Anno!