Olena regina d’Abissinia – 9

Oga-oga-oga-den
Grama la tera püssé mó i gent,
in tel desert non cresc gnent
anca le zuche sun dré a secass
in Ogaden ghen stan sul i sass!

L’Ogaden, storicamente nota come Somalia Abissina, è una delle dieci regioni che compongono l’Etiopia; si trova a sud-est del paese e confina con Gibuti, la Somalia ed il Kenia; è abitata da popolazioni in prevalenza somale, tanto da essere chiamata proprio Regione dei Somali. E’ una terra arida, soggetta periodicamente a siccità e carestie; inoltre ogni tanto, giusto per non farsi mancare niente, ci si fa qualche guerricciola . Ci si potrebbe chiedere perché ci si debba ammazzare per possedere questa terra ingrata: un motivo valido potrebbe essere la presenza di giacimenti di gas naturale e petrolio, o forse semplicemente l’uomo non è molto evoluto dai tempi di Lucy¹, per cui trova buono ogni pretesto per picchiare la clava in testa al vicino.

E’ qui, comunque, in una casupola cotta dal sole nella periferia di Dagabur, che due uomini armati sorvegliano un ragazzo sui venticinque anni con i capelli crespi colorati di arancio, che indossa un paio di pantaloncini, una maglietta verde e gialla della nazionale etiope e un paio di infradito di plastica e strimpella una chitarra non perfettamente accordata inventando strofe che difficilmente potrebbero vincere il premio Tenco a Sanremo.
«Io gli sparo» dichiara il più alto dei due guardiani, che indossa blue jeans attillati e maglioncino dolcevita chiaramento inadeguato alle temperature, portando la mano verso la pistola riposta nella fondina ascellare.
«Non fare stronzate, Surafel. Hai sentito gli ordini del capo, nessuno deve torcergli un capello» lo dissuade il compare, un traccagnotto dal collo taurino.
«Non ce la faccio più a sentirlo!» protesta Surafel. «Ore e ore a cantare scemenze! Ma si può sapere perchè diavolo ce l’hanno fatto rapire, e quanto tempo dobbiamo tenerlo in questa baracca? E che lingua parla, poi?»
«Non farti troppe domande, amico, la curiosità fa male alla salute. Che ti importa che lingua parla, assomiglia all’amarico antico ma per me potrebbe essere pure assiro-babilonese. Lascialo cantare, si stuferà prima o poi… sai come si dice, l’uccellino in gabbia canta per amore o per rabbia…»
«Che ne dite amici, vi è piaciuta? Spacca, vero?» chiede il cantautore, orgoglioso della sua creazione.
«Dacci un taglio, o ti spacco io qualcosa» lo minaccia Surafel, ma l’ispirato rapper non se ne da pensiero e continua imperterrito:
«Ma non è finita! Che ve ne pare di quest’altra?»

Tu-tu-tu-tucul
Qui nel tucul si sta stretti Zietto
ma non c’è bisogno che mi spingi sul letto
eh no non mi sento tranquillo
che fastidio il tuo fiato sul collo
e non spingere dai, chiedi almeno permesso
non sono a mio agio, sono alquanto perplesso
qui in questo tu-tu-tu-tucul.

«Almeno questa si capisce» commenta il traccagnotto.
«Questo è tutto scemo. E c’è anche chi gli compra i dischi, roba da matti» poi, cambiando discorso: «La dispensa è quasi vuota, bisogna andare a far spesa. Vado io, almeno prendo un po’ d’aria»
«Sì, va bene, ma vai al mercato lontano, non quello qua vicino. E poi non comprare solo verdura come l’altra volta, che mica siamo delle capre»
«Si, ok. Ci mancherebbe che ci mettiamo a litigare sulla spesa, come una coppietta di mezz’età. Sai che ti dico? Che se entro tre giorni non ci dicono cosa fare di questo deficiente io gli sparo e lo sotterro, e poi dico che è scappato»

Mentre Surafel si prepara ad uscire, dall’altra stanza si sente ancora la voce di Bronch’io:
«Vi piace la maglietta, amici? Me l’ha regalata Selemon² in cambio del mio ultimo album. Ora fatemi un grande ciao ciao!»

Olena si siede sul letto, e solleva il telefonino che vibra sul comodino. Guarda la notifica che è appena arrivata, e le scappa un sorriso.
«Jemal, penso di non avere più bisogno di te» dichiara all’uomo disteso di fianco.
«Come mai? Ti ho deluso, capitano?» ridacchia Jemal, tirandosi a sua volta a sedere.
«Certo tu non rende più come trenta anni fa» constata la russa «tu imborghesito. Tu deve fare più esercizio. Ma motivo non è questo»
«Ah, no? E perché, allora?»
«Perché io trovato da sola. Guarda qua»
E Olena mostra a Jemal una diretta facebook dove un ragazzo in maglietta verde e gialla inquadra due persone con delle fondine ascellari bloccate in un’espressione tra lo stupito e lo spaventato, finché il più tozzo dei due si riprende e inveisce verso l’altro:
«Cazzo, Surafel, non gli hai tolto il cellulare! E adesso?»

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20 pensieri su “Olena regina d’Abissinia – 9

  1. È vero che non c’è affatto da ridere per quanto continua ad accadere dentro e fuori casa . Considerata l’impossibilità di azioni utili se non “niente sprechi e rispetto ” rido quando riesco , la paura stanca e fa sbagliare di più . Un abbraccio

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