Vita quotidiana al tempo del coronavirus (V)

Venerdì 28 febbraio

Riprendo il treno di ieri, il diretto delle 7:45; normalmente al venerdì c’è meno gente perché ci sono meno studenti, ma siccome di studenti in questo periodo non ce n’è i viaggiatori sono più o meno gli stessi di ieri. Sale una coppia sulla settantina avanzata, ogni tanto li incontro perché vanno a Milano solo al venerdì e cercano di sedersi sempre sugli stessi sedili della stessa carrozza; lo fanno anche oggi anche se c’erano altri posti liberi e la ragazza seduta nel sedile davanti a loro lancia un’occhiata di odio che non colgono o sorvolano. Chiedo loro se non temono il contagio, mi rispondono che ne hanno viste tante e non hanno intenzione di farsi cambiar la vita da un microorganismo…

Ma la vita cambia eccome, magari in piccole cose ma cambia: ad esempio il condomino a cui ho allagato il bagno ha l’anziano padre ricoverato a Napoli, e lo va a trovare una volta al mese; stavolta non andrà per paura di contagiare lui e gli altri vecchietti dell’ospizio, dato che sembra che il virus prediliga persone avanti con gli anni… Mio figlio si ritrova ogni venerdì sera con amici e amiche nella taverna di uno di questi: ma questo in passato ha sofferto di gravi problemi polmonari e la madre non vuole assolutamente rischiare, quindi ha giustamente sbarrato le porte alla compagnia… Mia suocera, 85 anni suonati, ogni venerdì viene accompagnata da mia moglie e mia cognata a fare la spesa; ieri strepitava perché avrebbe voluto andare lo stesso ma l’hanno convinta che, dato che soffre spesso di bronchiti, era meglio lasciar stare… ha protestato un po’, ma alla fine si è rassegnata. Io lunedì avrei dovuto partecipare a delle prove congiunte di cori della diocesi: saltate… (di questo non mi dispiace tantissimo, ad essere onesti).

Di mia suocera prima o poi parlerò, è una donna che ammiro molto, energica, una padovana venuta in Lombardia da ragazzina a fare la servetta quando dalle sue parti si pativa letteralmente la fame; ha lavorato tutta la vita ed ha tirato su la famiglia e la casa praticamente da sola, perché il marito si è ammalato prestissimo. Oggi è affetta da una strana forma di sordità selettiva: sente solo quello che vuole sentire…

A Lipomo, un paese non lontano da Como, c’è stato un primo contagiato, un 84enne che sembra abbia avuto contatti con qualcuno della zona rossa. Ed ora che faranno, isoleranno il paese? Essendo un paese di passaggio, su una strada molto trafficata, dubito fortemente… ma quanta gente ha avuto contatti con codognesi e lodigiani? E come mai pare che qualsiasi straniero sia passato da Milano si sia infettato? (un cronista spagnolo che commentava Atalanta-Valencia; un turista israeliano… ma c’è gente in giro che ha il compito di infettare gli stranieri? Perché qualcosa non torna, per il calcolo delle probabilità allora noi che siamo rimasti a piede libero dovremmo cadere a terra come mosche…)

Al lavoro più o meno siamo gli stessi, c’è appena qualcuno in più probabilmente perché a fine mese bisogna fare i rapportini per le proprie società… un altro vantaggio del coronavirus è che i bagni sono puliti, quindi anche gli ingegneri informatici sono capaci di centrare il buco, se solo ci mettono un po’ di attenzione.

Si cominciano a sentire discorsi preoccupati per le prossime vacanze, che siano di Pasqua o oltre: gli aerei viaggeranno? Si potrà andare in Spagna, in Grecia, a vattelapesca, gli italiani li vorranno? Con un tempismo perfetto, dopo aver rimandato per anni, ho acquistato i biglietti aerei per Valencia proprio due settimane fa, quando si pensava che il virus fosse riservato ai cinesi… spero di non incontrare, nel caso, il cronista di cui parlavo sopra.

Torno a comprare pranzo al mercato comunale: il salumiere dice che i fornitori non gli consegnano più la roba e commenta “In divintà tuut matt”, la birra Ichnusa però per fortuna è arrivata; la panettiera cerca di rifilarmi le chiacchiere al cioccolato avanzate, mentre lo scaffale del pane è abbastanza vuoto. La farmacia non ha ancora le mascherine, visti i sequestri di ieri potrebbero distribuirne un po’, no? A proposito, gli accaparratori in tempo di guerra facevano una brutta fine…

Dovrei scrivere la nuova puntata di Olena, le idee ci sono ma non sono abbastanza concentrato per metterle in ordine: gira e rigira ‘sto virus occupa il cervello, rallenta i movimenti, blocca le iniziative. E questo weekend, che si fa? Se la disperazione mi opprime, riordinerò la cantina.

Vi farò sapere; se non mi sentite vorrà dire che sono in quarantena volontaria.

p.s.:
a voi non sembra che il governatore Fontana stia meglio con la mascherina che senza?

-al-mestalla-tutti-a-caccia-della-sexy-tifosa-2dx3

27 pensieri su “Vita quotidiana al tempo del coronavirus (V)

  1. Diciamo che Fontana, avesse almeno la mascherina adatta, sarebbe un minimo credibile. Che stia bene, cioè che sia di bella apparenza, con o senza a me fa specie: pare un insetto. Con tutto il rispetto, eh…
    … io che in quarantena volontaria già ci sto, ti dico che oggi ho la gola irritata e mezza narice tappata, ma solo perché io mi sono data al decluttering selvaggio in garage: due ore, tre sacchi dell’indifferenziata da 40 litri buttati, più svariati scatoloni e circa 10 kg di quotidiani vecchi.

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  2. No, cioè, qui sta andando tutto a rotoli: aziende, commercio, turismo, eventi, grandi industrie, rapporti umani, etc. Ma che l’infinitesimale molosso sia riuscito a mettere in quarantena anche Olena, questa non gliela posso perdonare… e che non si faccia vedere da me, il piccoletto, perché lo anniento col bazooka

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