Vecchio è chi vecchio fa (Cronachette dall’ex zoccolo duro)

E sono 62, amiche e amici! Finora non mi sono annoiato, speriamo di continuare così. A parte questo ultimo periodo in smart working, se proprio vogliamo sottilizzare… a questo proposito, lo scorso weekend come sapete si sono tenute le giornate FAI di autunno, con l’apertura di tanti beni e monumenti di solito non visitabili. Ho approfittato della bella giornata per andare a Canzo, nel triangolo Lariano, per visitare la bella Villa Magni-Rizzoli che dopo un periodo di incuria è stata acquistata da una società che la utilizza come location (si dice così, fa molto chic) per matrimoni sontuosi. Adesso pare che non ci siano più le mezze misure: o non ci si sposa, o se ci si sposa si vuole la villa da sogno: ma che c’è di male nel vecchio buon ristorantino? Ah, quei bei matrimoni che partivano dall’antipasto di affettato per passare agli straccetti in brodo, il bollito con le erbette, tagliatelle e vincisgrassi, frittura mista (con olive ascolane e crema fritta, che ve lo dico a fare), insalata per sciacquarsi la bocca e infine arrosti misti! (e pensare che quando mi ci trascinavano da giovane mi sembrava una tortura). E’ ovvio che qui in Lombardia il menu era diverso, ma ci siamo capiti.

La Villa ha una storia non lunghissima: costruita a cavallo dell’ottocento-novecento in uno stile eclettico (insomma un misto frutta di stili, su cui predomina il neo-medioevale), è situata su una collinetta, con un grande parco intorno dove spiccano una fontana ed un piccolo oratorio con una torretta; l’interno ha delle sale decorate riccamente e specialmente interessante è la biblioteca (di cui rimane solo il nome, i volumi non ci sono più) rivestita da affreschi onirici che sembrano quasi fumetti di Lanciostory per chi è anziano come me e pratico del genere. Come dicevo, ospita ricevimenti e eventi, per cui chi fosse interessato può farsi sotto. Tra i volontari che accoglievano i visitatori svettava per presenza fisica mio figlio, la qual cosa ha reso oltremodo orgogliosa la mia consorte. Insomma, l’avrò fatto studiare Arte per qualcosa, no?

Il nome Rizzoli evoca libri: ed infatti il proprietario, dopo i Magni, era quel Rizzoli fondatore della casa editrice, Angelo, poi andata in malora con suo nipote (anche lui si chiamava Angelo, ve lo ricordate? Sposato con Eleonora Giorgi, lei almeno la ricorderete, no?). Voglio dire una cosa ai ragazzi: questi sembrano a volte i tempi più cupi mai vissuti. Ma non perdete la fiducia nel futuro: i miei nonni ed i miei genitori hanno visto la guerra; la mia generazione ha vissuto il periodo del terrorismo, con le sue stragi ed i suoi lutti; in quel periodo in Italia abbiamo avuto una loggia massonica come la P2 che si è infiltrata in tutti i livelli di comando fino a sostituirsi quasi allo Stato. Che allora seppe reagire, certo i protagonisti erano di un livello parecchio più alto degli scalzacani di oggi… ops, scusate, mi sono lasciato andare. Quello era il periodo in cui Rizzoli junior , iscritto a sua volta alla loggia, perse tutto quello che il nonno aveva costruito. Se poi si va a vedere a chi è finita la Rizzoli si capiscono tante cose, ma non voglio togliervi il gusto di ricercarvelo per conto vostro…

Finita la visita abbiamo passeggiato un po’ per Canzo, paesino delizioso, che tra le altre cose diede i natali a Filippo Turati, uno dei padri del socialismo in Italia; nel parco c’era un concerto di un’orchestra swing, pieno di spettatori. Da queste parti venivamo tanti anni fa, ci si parte per le passeggiate ai corni di Canzo, i monti che la circondano, con sentieri non troppo impegnativi (è relativo: adesso lo sarebbero di sicuro) e baite dove rifocillarsi quando si è stanchi. Qui si imbottigliava un’acqua parecchio rinomata da queste parti (la fonte Gajum) ma ad un certo punto la fabbrica ha chiuso perché la vena non dava più materia sufficiente per avere un riscontro economico, insomma era più la spesa che l’impresa. Adesso rimangono delle fontane dove l’acqua sgorga libera, e spesso si trova la fila di gente che riempie bottiglioni e damigiane.

E’ morto Franco Cerri, grande chitarrista jazz. Quelli giovani come me lo ricordano per una pubblicità dove faceva l’omino in ammollo per una marca di detersivo. Da qualche parte devo ancora avere un suo metodo per chitarra, come avrei voluto suonare come lui!

Amiche e amici, vi saluto: stasera niente bisboccia, stapperò solo una bottiglietta e se mi permettete brinderò alla vostra salute, facendo finta che siate tutti con me. Prosit!

E sessanta sono andati…

Secondo l’Istat dovrei avere diritto, salvo imprevisti, a campare ancora una venticinquina di anni, dopodiché tutto quello che verrà in più sarà grasso che cola; se dovessi arrivarci in buona salute probabilmente non sarei contentissimo di dar ragione alle statistiche e cercherei di tirar dritto ma per ora il discorso, almeno quello, è prematuro.

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Il piccolo Coro mi ha dedicato una canzone sulle note di “Azzurro”. Sono soddisfazioni.

La festa è stata organizzata dalla santa donna di mia moglie, ed eravamo una settantina: amici e parenti vicini, perché quelli lontani mi sembrava brutto scomodarli per un semplice compleanno. Magari con loro festeggerò i settanta.

Il buffet era decisamente sovradimensionato: questo mi ha permesso di salvare metà dei ciauscoli portati dal paesello, e tutti i formaggi della Valtellina: grandi pizzoccherate in arrivo! E’ avanzata così tanta roba che ho dovuto regalarla agli scout: i quali mi hanno ringraziato sgonfiando i palloncini e respirando l’elio per fare le vocine.

Dopo i brindisi (che hanno duramente intaccato la mia cantina) i cin cin e gli eia eia i branca branca leon leon leon, la serata è continuata con il karaoke! Ho visto il terrore dipingersi sul volto di parecchi dei convenuti alla vista del proiettore: temevano di doversi sorbire la visione delle diapositive di me che fa il bagnetto, di me che perde il primo dentino, via via fino all’ecografia della recente visita urologica. Tutto questo è stato loro risparmiato, così quando hanno visto il microfono invece di abbandonare la serata con una scusa qualsiasi si sono accomodati tirando un sospiro di sollievo.

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Sto autografando una copia di “Ferragosto con Olena” che ho messo in vendita per coprire le spese del banchetto per beneficenza. La sedia non so perché me l’avevano tolta. Dietro al microfono una fan entusiasta.

E vai di Nomadi, Battisti, Pooh, Baglioni ed altra roba vecchia! Perfino 44 gatti in fila per 3 col resto di 2 abbiamo riesumato. I più giovani hanno chiesto qualcosa di meno stagionato ma io ho fatto come quando si giocava a pallone da bambini e chi portava il pallone comandava: la festa è mia e la musica la decido io! Democraticamente, amichevolmente.

Tra l’altro, ho eseguito una pregevole versione di Unchained Melody facendo piangere mia moglie, non so se di commozione o di preoccupazione pensando all’inferno che sarà la sua vecchiaia; e con il consolidato duo dei “Vianella” abbiamo proposto un “Semo gente de borgata”  molto verosimile, grazie agli accenti umbro-marchigiani che ben ricordano il romanesco.

Letizia e allegria! Essendomi dimenticato di allegare all’invito “non fiori ma opere di bene”, ho ricevuto un sacco di regali:

  • vino, tanto;
  • libri, tanti;
  • cravatte, tante;
  • 3 menu degustazione in noti ristoranti ed enoteche del circondario;
  • una penna con scheda usb ma finora non sono riuscito a capire dove si trova la scheda usb;
  • un kit per la cura della persona (anti-invecchiamento, mi sembra un po’ chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati, ma proviamo pure);
  • un porta camicie da viaggio.

Se a breve troverete qualche articolo simile in vendita su e-bay sappiate che è solo una coincidenza.
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La fronte spaziosa indica intelligenza e saggezza. E spiega anche perché a Lisbona ho messo il foulard in testa. Alle spalle un ideogramma cinese di cui ignoro il significato.

Per ogni evenienza erano presenti due medici, una infermiera, un volontario della Croce Rossa e due preti: non si sa mai. Uno dei due volendo dedicarmi un pensiero gentile ha citato tra lo sgomento generale una frase (secondo me apocrifa) di Jean Vanier, che a sua detta avrebbe magnificato i sessanta anni come età migliore e più feconda per l’uomo. Mah.

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Nella foto in evidenza san Giomag predica agli affamati

Ridendo e scherzando…

…il blog compie quattro anni!

Non l’avrei mai detto, anzi a dire la verità già alla fine del primo anno avevo annunciato il ritiro, per poi smentirmi subito;
non faccio previsioni sul futuro e non mi prefiggo niente: sono già abbastanza contento così, mi accontenterei di riuscire bene o male a dare un minimo di continuità alla mia presenza, cercando di non dire troppe stupidaggini…
soffio quindi sulle candeline, confidando che memoria ed ispirazione mi assistano e che le vicende del mondo non mi intristiscano troppo.

Qua sotto il link al primo post pubblicato in questo spazio, ed a quello che inspiegabilmente ha avuto finora maggior fortuna.

Il mio violino

Mi chiamo Olena e voglio un grave uomo

Cin cin!

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Declassato!

Succede anche a voi di risvegliarvi al mattino senza aver voglia di far niente?
A me capita da qualche giorno. Apatia, abulia, sensazione di inutilità, pensieri a vuoto, assenza di desideri ed ispirazioni.
La cioccolata ed il whisky torbato invecchiato 12 anni alleviano solo momentaneamente il malessere, che arriva a livelli preoccupanti con la visione dell’Eredità del perfido Flavio Insinna o della partita di calcio Barcellona-Inter.
Mi crogiuolo nell’accidia, brontolo ad ogni pié sospinto, lascio scadere i buoni Groupon ed i cofanetti Smartbox.
Ho pensato e ripensato a quella che potesse essere la causa, sono persino ricorso all’integratore Polase (non diluendolo nel whisky); ero quasi arrivato al punto di ordinare online la nuova potentissima crema Bufalin con effetti duraturi e miracolosi, almeno così sostenuto dalla gentile signorina Angela Rizzo mittente delle mail che periodicamente mi vengono recapitate dai siti più variegati.

Me lo sono chiesto, seriamente. Ma che sarà? Sarà il governo gialloverde? Sarà Trump? Saranno gli arabi affettatori? Sarà che devo scrivere una commedia per la prossima settimana e sono ancora al caro amico? Sarà che sono stato contagiato dalla malinconia russa?

Poi, finalmente, ho avuto l’illuminazione. Ho capito! Ed è strano non averci pensato prima: la colpa è delle Agenzie di Rating! Sono stato declassato, e nemmeno mi hanno informato.

La loro valutazione, così mi è stato riferito, si è basata su criteri oggettivi. Il giorno prima ero A+, il giorno dopo: zac! Ed eccomi qua in B-.
Una vera ingiustizia. E’ vero, ho appena non festeggiato il compleanno (avete mai riflettuto sul fatto che quando si dice compiere gli anni vuol dire che quello è il numero di anni passati dal momento della vostra nascita? Non fatelo. E’ deprimente) ma non sono ancora da rottamare, insomma non ritengo di meritare di essere trattato alla stregua di un diesel euro 3. Tra l’altro non rientro ancora nei parametri di quota 100, cosa che mi deprime ancora di più.

Dei consiglieri esperti mi hanno suggerito, per recuperare fiducia, di concentrarmi solo su una cosa, al massimo due alla volta. Persone a me molto vicine sostengono che del resto non dovrei fare molti sforzi per seguire il consiglio. Può essere, in effetti, anche se mi pare di ricordare che un tempo quelle due-tre cose fossero un po’ diverse da quelle di adesso.

Ricorrerò al Tar del Lazio! O alla vodka Beluga.

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