Amiche e amici,
martedì sono tornato in ufficio, dopo ben tre anni. Purtroppo non per restarci, ma solo per incontrare dei colleghi di Roma che erano in trasferta; per entrare non ho potuto usare il mio vecchio badge, perché è scaduto, e sono dovuto entrare come visitatore; tra l’altro non mi ricordavo nemmeno come si usava, il badge, infatti continuavo a strisciarlo ma hanno cambiato il lettore e adesso bisogna solo appoggiarlo.
E’ con una certa emozione che li ho rivisti di persona e abbracciati; uno di loro, più giovane di me, a marzo andrà in pensione, sfruttando uno scivolo di ben cinque anni (che bella vita i bancari); a me se va bene ne mancano ancora quattro, sempre se ci arrivo.
Mi aspettavo di trovare l’edificio vuoto, e invece era pieno zeppo; mi hanno detto che con le varie ristrutturazioni diverse sedi sono state chiuse ed i dipendenti sono stati concentrati; c’erano anche diversi consulenti, e a me hanno sempre detto che non potevo rientrare perché ero un consulente!
Ma non porto loro rancore; certo che ho provato quasi tenerezza nell’abbracciare colleghi con i quali abbiamo passato tanti anni insieme. Tantissimi giovani, tante facce mai viste, dalle occhiate che mi lanciavano capivo che stavano pensando: ma chi sarà ‘sto vecchietto? E poi, subito dopo: ma mica mi toccherà lavorare fino alla sua età?
Tutto sommato glielo auguro, vuol dire che il lavoro non manca e che si sono conservati in salute; peraltro continua il corteggiamento per farmi cambiare casacca, ormai ho quasi ceduto. Mi assicurano un contratto fino a 67 anni, contenti loro, per me è difficile dire di no. A meno di centrare il superenalotto, che è arrivato a livelli elevatissimi: però dovrei almeno giocarlo, per vincere, invece sono più le volte che mi dimentico di quelle che lo faccio. Per un certo periodo ho giocato regolarmente, e sempre gli stessi numeri; poi ho iniziato a diradare le giocate e poi ho buttato la schedina, mi sarebbe dispiaciuto scoprire che avevo vinto proprio quando non avevo giocato.
Al bar e in mensa c’è ancora qualcuna delle “vecchie” bariste, inservienti e cassiere: le ho trovate più tirate, me le ricordavo più rilassate e sorridenti, il periodo del Covid per loro è stato brutto, la prospettiva di perdere il lavoro, come è successo a tanti del settore, deve averle indurite.
Ovviamente ho ripreso i mezzi: il treno, la metro… i biglietti sono aumentati; il mio edicolante è andato in pensione, perciò non ho potuto comprare il giornale e leggermelo tutto durante il tragitto. Per mantenere una parvenza di abitudine l’ho comprato al ritorno, ma non è la stessa cosa…
Nel mio quartiere le edicole sono ormai sparite: i giornali online e la concorrenza dei supermercati le ha uccise. Del resto chi legge ancora i giornali, se non qualche vecchio bronto(lo)sauro?
La sera sono tornato a casa stanco, ma felice. Mi sembrava di aver lavorato per davvero, al contrario di quando sono a casa anche se faccio le stesse cose. Ed ora, quando ci rivedremo ancora, quando ci toccheremo, quando ci scambieremo batteri e magari virus?
E’ con un altro spirito che ho ascoltato le solite panzane del TG, la propaganda che cerca di convincerci della giustezza e inevitabilità della guerra (ma non siamo parte in causa, si premurano di rassicurarci: è un anno che continuano a mandare armi ad uno dei contendenti e non siamo parte in causa, ma a chi credono di prendere in giro?), il battage su Sanremo con proclama del fido alleato in maglietta verde (che non vedrò, e ogni persona ragionevole in questo paese e direi pianeta dovrebbe astenersene), la minaccia anarchica (è in un certo senso consolante scoprire che esistono ancora degli anarchici), il giubilo perché l’inflazione è salita meno del mese precedente (che avranno da essere contenti? Siamo il paese con l’inflazione più alta in Europa e quello dove il salario è sceso più di tutti gli altri, invece di aumentare), il tasso della BCE che aumenta ancora, un bel regalo davvero a chi deve comprare casa e accendere un mutuo.
Nostalgia e tristezza, consapevolezza e sconforto: amiche e amici, forse è meglio che me ne rimanga a casa ed in ufficio non ci vada proprio più: almeno qua tra un programma e l’altro posso scrivere due cavolate, e brontolare tutto il giorno tra me e me. A presto!

Ciao Gio. Consolati. Uno dei miei posti preferiti quando esco a fare la spesa in paese è l’edicola. Ritiro solo il quotidiano che abbiamo in abbonamento ma mi faccio di quelle chiacchierate meravigliose. Un abbraccio e buona serata
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Eh anch’io le facevo, ma quello si è ritirato e mi ha lasciato orfano. Purtroppo aveva dei problemi fisici, se no sarebbe anche andato avanti, anche se secondo me non guadagnava niente, passava più che altro il tempo..
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Beh, credo che un po’ le edicole abbiano perso. Ma andrebbero preservate anche solo come luogo di incontri e di chiacchiere. Buona serata Gio!
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Buona serata anche a te! (hai tolto i commenti sul tuo blog? Ho provato a commentare l’ultimo post ma non ci sono riuscito. Dai, 21 minuti in salita non è così male! 🙂 )
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Scherzi? Ci impiegavo al massimo 14/15 minuti prima di fermarmi. 21 minuti sono un’eternità… In una strada che con la mia nipotina al seguito ho fatto in un’ora e un quarto, ieri l’ho fatta in un’ora e mezza. Troppo. Non va bene!
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Bel resoconto e riflessioni su cui mi trovo totalmente d’accordo.
Sai che l’edicolante vicino a me vuol cedere l’attività a un prezzo stracciato (così dice), ma non trova nessuno che sia interessato?
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È triste Luisa, ma ormai gli edicolanti rimasti guadagnano più con i gratta e vinci e le figurine che con i giornali. Il lavoro poi è impegnativo, la mattina presto bisogna essere in edicola, magari fare le consegne. Poi c’è anche il costo delle licenze (il mio l’ha riportata in comune, ma l’edicola è vuota, quindi nessuno pare interessato…) Certo che da quando ho iniziato a fare il pendolare, nell’87, il mondo è cambiato totalmente. La gente che legge è diminuita anno dopo anno, e chi legge online di solito legge i titoli e i condensati. Come ci si forma un’opinione così, che modo è di informarsi? Ecco perché peggioriamo sempre più, anche nelle scelte che facciamo…
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Anche su questo, purtroppo, sono tristemente d’accordo con te🌹
Buona serata
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I find your story about going back to your former workplace very interesting, dear Giorgio.
I have never gone back to the school in Germany where I taught foreign languages and literature. Firstly, I am not nostalgic about it. Secondly, I moved away from Germany after my retirement.
I would probably have mixed feelings about it. I see it the same way as you do:
“Nostalgia and sadness, awareness and discouragement: friends, maybe it’s better that I stay at home and don’t go to the office anymore …”
You are absolutely right, dear Giorgio.
When one door closes, the next one opens.
It is good to go forwards, not backwards.
Wishing you a pleasant evening, with friendly greetings from Moscow.
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I would like going to office at least two-three days a week; but It Is not possibile, because the Company decided that consultants, like I am, must work from home. I am again four years before being retired, and even if homework has some comfort, I miss sociality, the phisic presence, talking with my colleagues-friends .. but, I must resist! Ciao Olivia!
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I understand, Giorgio. Four more years, and you will be free.
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Qui le edicole sono diventate bar .
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Sono contento, almeno uno si prende anche un caffè o una birretta prima di andare al lavoro 😁
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Qui sta funzionando-
Notte
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Che orrenda cosa che chiudono le edicole…..😘
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Eh sì, brutto. A me di andare a prendere il giornale al supermercato non piace, mi sembra di portare soldi al “nemico”… 😁
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be’, mi sembra una bella novità, invece, questo anno nuovo per te. novità che magari è soltanto un ritorno all’antico, ma nel frattempo siamo cambiati noi, perché questi tre anni ci hanno cambiato tutti.
scrittura molto coinvolgente, come sempre, eh…
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Grazie, sono stati tre anni difficili per tutti hai ragione, è vero che siamo cambiati, la sensazione è quella di ansia continua, quando sembra che la pandemia rallenti parte la guerra, non si rifiata… meglio staccare e staccarsi da tutto? Mia nonna saggia diceva a mia madre: “ma che ce farai co tutta ‘ssa cartaccia?”, non capiva perché si ostinasse a leggere e informarsi, con tutto quello che c’è da fare nella vita… 😉
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non so se dipenda dall’età, ma la sensazione che sia inutile informarsi prende adesso spesso anche me, dato che non riusciamo più a modificare il corso degli eventi.
questo in qualche modo dimostra che informarsi serve a poco se lo si fa da soli o quasi e che l’informazione funziona come contropotere solo quando è collettiva.
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