Vita quotidiana al tempo del coronavirus (IV)

Giovedì 27 febbraio

Stamattina ho preso il treno successivo a quello solito, sarà l’orario più comodo ma c’è più gente. Pochi indossano mascherine; faccio il viaggio insieme ad un’amica che lavora per una casa editrice e mi racconta che stanno correndo per preparare le uscite dei prossimi numeri delle riviste, si portano avanti per paura che qualcuno si ammali e poi non si riesca a restare al passo. Mi chiedo che faranno quando l’emergenza sarà passata: probabilmente dovranno mettersi in ferie forzate…

All’arrivo passiamo in una vicina parafarmacia per chiedere se ci sono le mascherine, niente. E’ difficile capire come sia possibile avere farmacie e parafarmacie sfornite di questi presidi che, anche se in alcuni casi poco efficaci, psicologicamente sono importanti. Mi fa ridere il ministro che dice che colpiranno gli speculatori. Magari se le Regioni (enti inutili) e lo Stato avessero pensato ai rifornimenti, invece di lasciare come al solito tutto al “mercato”, ovvero ad accaparratori e approfittatori… ma tant’è.

Svelato il mistero della notizia che ci aveva dato ieri la cinese (ne hanno parlato Tv e giornali): non si trattava di nostro collega, inteso come bancario _ anche se personalmente non sono bancario ma consulente informatico vecchio, con questo non voglio dire che ne capisca di informatica ma solo che sono esperto del mio orticello e mi pagano per risolvere problemi su cose vecchie anche perché delle nuove e dell’informatica in generale da anni non me può fregar di meno, per inciso se la popolazione dei bancari e parabancari venisse dimezzata nessuno ne patirebbe, e del resto è quello che le banche senza aspettare il virus stanno facendo per conto loro con scivoli e prepensionamenti… _ ma di collaboratrice del presidente della Regione e quindi ora Fontana si è messo in auto-isolamento. Se si applicassero gli stessi criteri di Codogno probabilmente bisognerebbe isolare tutta Milano: nessuno sta ventilando l’ipotesi, anche perché sarebbe come buttare una bomba atomica sulla Madonnina o quasi. Intanto il sindaco Sala, dopo aver salvato l’happy hour permettendo ai bar di rimanere aperti dopo le 18, chiede di poter riaprire almeno i musei ed i teatri: benissimo, ma per De La Tour a questo punto aspetterò qualche settimana.

In ufficio le persone aumentano, men e women in black sono tornati quasi tutti; all’ingresso hanno cambiato i protocolli ed a tutti quelli che si presentano ed ai quali il badge non è stato ancora riabilitato oltre al questionario sulle zone frequentate negli ultimi quindici giorni viene misurata anche la temperatura. Una ragazza diceva che il termometro ha segnato 34, o è morta e non lo sa ancora o la taratura non è delle migliori…

Ieri sera, appena arrivato a casa, faccio appena in tempo a cambiarmi che mi chiama il vicino del piano inferiore dicendo che gli piove in casa. Strano fenomeno atmosferico! Ho pensato. Purtroppo deve essersi rotto qualcosa nella mia doccia ed una bella pozza d’acqua si è allargata nel suo soffitto ed è filtrata pian piano nel bagno. Per fortuna sono assicurato… oggi arriverà l’idraulico, chissà se avrà la mascherina. A proposito di assicurazioni, l’anno scorso sono stato io ad essere vittima di una perdita dal piano di sopra; il perito ha fatto un sopralluogo via skype, ovvero collegandosi col telefonino… non so cosa abbia visto lui, io i soldi non li ho ancora visti, comunque.

Vado a comprarmi pranzo al supermercato: panino, salame bio (non perché sia un amante del bio, ma era in offerta), birra e tocchetti di grana. E’ pieno di anziani, non hanno paura di niente ‘sti vecchietti! Una, incurante del contagio, con una gentilezza d’altri tempi mi chiede un’informazione mentre aspetto la metro per ritornare al lavoro (). L’avrei abbracciata, chissà come l’avrebbe presa…

A pranzo nella sala allestita vicino alle macchinette del caffè, per chi non va in mensa e porta la schiscetta da casa. Di solito è pieno di indiani e sembra di essere in una friggitoria di Calcutta: gli indiani sono ancora a casa (in India?) e le pietanze che si vedono sui tavoli sono italiane al 100%.
Ieri mi ero dimenticato di dirlo ma è stato buffissimo vedere, nei tavoli davanti al take away cinese, una cinese che mangiava un piatto di lasagne prese dalla gastronomia di fronte: non si fidano nemmeno loro o sarà stata stufa di involtini plimavela?

I ritmi di lavoro sono molto blandi, i miei più del solito, ma come guru me lo posso permettere (non è una mia vanteria, ad un certo punto un grande stratega si era messo in testa di “imbozzolare i guru” ovvero isolare gli esperti di una certa procedura e carpirgli il massimo delle informazioni, svuotandoli di conoscenze e potere contrattuale. Io ho opposto una resistenza passiva gandhiana, e per ora sono sopravvissuto a diversi strateghi…); è che fa abbastanza riflettere il semplice fatto che basta che qualcuno ti starnutisca in faccia per cambiarti la vita e quella dei tuoi cari…

Ma per oggi non è successo, e sarà meglio preoccuparsi della fattura dell’idraulico, piuttosto…

A domani, con calma.

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