Il più grande violino del mondo

Una dozzina di anni or sono, in uno di quegli attacchi tipici delle mezze età che possono sfociare, a seconda della virulenza, con fughe a Cuba alla ricerca di avvenenti mulatte da cui farsi volentieri raggirare oppure con iscrizioni a corsi di burraco (opzione tristissima, secondo me), estrassi da uno scatolone che stava a prender polvere in cantina il violino che vi giaceva da un quarto di secolo, precludendomi così la strada di Cuba.

La storia di quel violino l’ho raccontata: lo acquistai per trentamila lire nel ’75 e per me era una bella sommetta, e comunque tutto quello che ero riuscito a risparmiare dalla prima elementare fino ai sedici anni.

Devo confessare che non fui attirato da quello strumento per i virtuosismi di qualche orchestra da camera; non che non ami la musica classica, ma a piccole dosi se intendete quel che voglio dire.

Invece in quel periodo era sulla cresta dell’onda un bravissimo violinista jazz, Piergiorgio Farina, che stava avendo un grande successo con la versione strumentale della colonna sonora del Padrino (parte seconda); il mio obiettivo era quello di emularlo, cosa che cercai di fare se non altro facendomi crescere, per un certo periodo di tempo, una folta barba che mi dava un aspetto assai maturo.

Una delle più grosse delusioni da musicista la conobbi a militare. Un commilitone, come me allievo ufficiale ma di Napoli, era stato incaricato, giacché batteva i locali della sua città cantando canzoni tradizionali, di allestire un’orchestrina per allietare gli ufficiali e le loro famiglie durante una serata di gala. Non volle ingaggiarmi come bassista, nonostante il mio impeccabile curriculum, ma fu incuriosito dalla mia reclamizzata pratica, forse un po’ troppo enfatizzata, del suddetto violino.

Alla prima licenza dunque tornai in caserma con l’armamentario necessario; ebbi dei piccoli problemi nell’esercitarmi, in quanto i rudi allievi non mi volevano in camerata e mi toccava rinchiudermi nel bagno, che come ho già accennato era comunque lindo in quanto le pulizie erano accurate e frequenti.

Nonostante l’impegno profuso non superai il provino, perché l’arruffone direttore non conosceva la musica e pretendeva che anch’io suonassi a orecchio; cosa di cui ero incapace non per mancanza di orecchio, tengo a precisare, ma di abitudine; perciò mi ritrovai invece che sul palco, tra ufficiali in grande uniforme e mogli in abiti da sera, a percorrere avanti e indietro il perimetro della caserma facendo la guardia, raggiunto dagli “Era de maggio” e “Funiculì funiculà” del pianista da strada.

Fu con quel violino storico che ripresi le mie lezioni; il maestro, un vero talento, aveva l’età di mio figlio; prese tra le mani il mio violinaccio e lo fece sembrare uno Stradivari. Peccato che si dimenticasse spesso di venire ad insegnare lasciandomi ad aspettarlo come un baccalà; devo riconoscere che adottava una tecnica molto accattivante per invogliare gli allievi: a me, ad esempio, diede da ascoltare un CD del grande David Ojstrach (che era già morto da un pezzo); quando lo misi nel lettore del computer però non furono le mie orecchie a meravigliarsi, ma piuttosto gli occhi: il talentuoso ragazzo doveva aver scambiato dischetti, e la sinfonia che apparve vedeva impegnati degli esecutori senz’altro dotati, anche troppo per i miei gusti, ma senza vestiti. Non credo che facesse parte del programma di Conservatorio; gli diedi comunque una sbirciata, non si sa mai, c’è sempre da imparare.

Il mio cane, che aveva la cuccia nella stanza dove mi esercitavo , appena mi vedeva imbracciare lo strumento si alzava e se ne andava uggiolando. Capii di star migliorando quando rimase nella sua cuccia, e addirittura si addormentò con le zampe stiracchiate in alto: forse stava diventando anche un po’ sordo, ma fu comunque  una soddisfazione.

Segnalo agli amici lontani da Milano, con un pizzico di delusione, che il più grande violino del mondo, così viene spacciato al Castello Sforzesco di Milano, è in realtà uno spazio a forma di violino e non un violinone dove entrare e vedere che effetto fa venir suonati. Peccato! Ma se passate di là, una capatina fatecela lo stesso.

(94? bho non ricordo più _ continua)

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17 pensieri su “Il più grande violino del mondo

  1. Chissà perchè il nostro futuro, alle volte, debba passare per le mani di incapaci e pretenziosi… Mi verrebbe da dire, in modo assai banale, che nessuno è profeta in patria. Ma qua, quell’infame, ha privato il Paese di un probabile talento… Scherzi a parte, è una storia agrodolce, di quelle che danno la misura di come sappiano essere stupide e presuntuose certe persone……..
    Un caro saluto

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    • Ah, ah, io lo ringrazio invece, prima di tutto perché non valevo granché, e poi perché tornandomi alla mente mi ha fatto uscire dal torpore post-referendario in cui ero caduto… per il resto sono d’accordissimo con te… stavo leggendo oggi delle fantastiche proposte sulle pensioni… in pratica accendere una specie di mutuo per andare in pensione… tutto per il nostro bene, ovviamente. E parimenti leggevo l’inserto del Manifesto di oggi, due numeri del ’71… un mondo diverso, un’era geologica fa. Tu mi hai messo più volte in guardia, guardare indietro va bene ma bisogna leggere l’oggi… è quell’oggi che non è un granché. E poi ho anche smesso di suonare il violino, mannaggia! Una buona serata anche a te, Giorgio

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      • Insomma,non tutto il male vien per nuocere. Ed anche gli imbecilli possono tornare utili. Non ho ancora avuto la fortuna di leggere di queste proposte. Anche se ne ho già sentito delle anticipazioni,della serie che si fregano il tfr e te lo danno goccia a goccia; oppure che ti fanno un prestito e poi lo paghi a rate con la già ricchissima pensione futura… Sinceramente non so proprio come fanno a venirgli certe idee. Se si pensa che le pensioni sono già da fame. Se poi si deve rinunciare al tfr per regalarlo a qualche privata assicurazione.Ed in più bisogna pagarci un tot dall’assegno pensionistico, ci dicano le teste d’uovo se si riuscirà a far partire i consumi… Ma forse a loro basti che consumino i dirigenti delle assicurazioni private che pasteggeranno con i nostri soldi…
        Una serata delle migliori a te…..
        Salvatore

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    • Oddeo….. Stavo leggendo i vs commenti….. Io arriverò mai alla pensione? Non nel senso che schiatto prima eh. Cioé potrebbe pure essere ma nel senso che ho 36 anni. Ho lavorato in nero per 10 anni e poi dopo conquistato un tempo indeterminato part time dal 2009, che speriam riesca a resistere alla crisi….. Bah……..!

      Cmq gio eccolo il violinone che ci avevi anticipato nel tuo post del girino a milano! Ammazza le acrobazie che dovevi fare x coltivare sta passione…. Alla fine doveva piacerti proprio tanto! Ribadisc la sensualità bellissima di violino e sax!
      Buona giornata ad entrambi!
      Boh……………. E speriam che duri

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  2. per commentarti, stavolta, non saprei da dove cominciare… ma una cosa te la noto: ti suonerà pur strano: la trovo poetica la cosa di rifugiarti in bagno col violino. La forza del voler fare qualcosa a tutti i costi.
    Insomma… ecco cos’è il violino di Milano, anche se devo dire di averne perso ogni curiosità presa da tutte le altre cose che ci hai raccontato col tuo consueto, mai solito, umorismo
    notte, Giorgio e riprendi a suonare questo violino che ti dona proprio all’animo

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    • Magari, Dora… purtroppo ho dovuto smettere perché la posizione mi causava problemi ad una spalla… mi è dispiaciuto molto ma tanto i Capricci di Paganini non avrei mai potuto suonarli. Il violino però è bellissimo come strumento, e dona delle emozioni uniche, sia da ascoltatore che ha esecutore, anche scadente… hai visto il film Il Concerto, Dora? Che risate e che pianti!

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      • per il violino: mai dire mai! la spalla s’abitua e consola al suono, no?
        il film… non so se l’ho visto, ma penso di no… o non collego il titolo… come mio solito… appena riprendo pace lo cerco! ecco 🙂 grazie del suggerimento!
        sogni musicali per te, allora, stanotte
        ciao, Giorgio
        al prossimo racconto di vita

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  3. La conferma che la vita é questione di occasioni, vai a destra e divieni …Paganini,vai a sinistra e ti confondi con le carte della pensione,Oppure non vai ne’ a destra e sinistra..e divieni filosofo…senza pensione!NB; ai giapponesini fanno corsi di violino-dicono si diviene piu’ intelligenti! Ben tornato.

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    • Si, i giapponesi hanno un metodo fantastico, il metodo Yamaha, ed imparano prestissimo (ma forse questo dipende dal fatto che sono già intelligenti… 🙂 ). Fortunatamente all’epoca non c’erano ne telefonini ne fessbuc, altrimenti la foto mentre suonavo nei bagni me l’avrebbero postata subito. Grazie per il bentornato, mi ero un pò appisolato… buona giornata!

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