Vita quotidiana al tempo del coronavirus (LXXX)

Mercoledì 13 maggio

Cielo bigio, giornata scura, piovigginosa. Sembra che la terra voglia dirci: “ma che fase due, statevene in casa che si sta meglio senza di voi” e non gli si può dare tutti i torti dato che in questo periodo tutti i parametri di inquinamento sono migliorati in tutto il mondo: bellissime le immagine viste ieri di Mumbai, la città più inquinata dell’India, dove finalmente l’aria era limpida e per le strade passeggiavano perplesse delle scimmiette, grattandosi il didietro.

Oggi sono in vena di ricordi, ieri sera ho rivisto il bel film su Mia Martini, una delle cantanti che ho amato di più; sono già passati venticinque anni dalla scomparsa e già questo è motivo di tristezza. La sua carriera, sembra incredibile perfino pensarlo, negli anni ’80 si interruppe perché nell’ambiente si diceva che “portasse male”: cattiverie, bassezze, invidie, perfidie, tutte sotto il cappello impalpabile della  superstizione: “io non ci credo ma…” Soffrì molto, abbandonò per anni le scene, si isolò; ritornò, bravissima e inquieta, e finì per morire da sola in una villetta di un paesino vicino all’aeroporto di Malpensa.

Mi è tornato in mente quando alle superiori, nell’attesa tra la fine delle lezioni ed il treno che mi avrebbe riportato quasi a casa, perché dovevo poi prendere ancora un bus, facevo una passeggiata di un paio di chilometri, sempre lo stesso giro perché non è che fossimo in una metropoli, e spesso sotto un portico incontravo sempre gli stessi quattro che facevano l’autostop, di cui uno era un mio compagno di classe. Dopo un po’ questi cominciarono a dire che io gli portavo sfortuna; io all’inizio scherzavo, poi cominciai a prenderli in giro dicendo che la colpa era solo loro se non li caricavano, primo perché erano brutti e secondo perché erano in quattro ma visto che questi continuavano mi toccò sistemarli. Presi da parte il mio compagno di classe e gli intimai di far smettere subito la storia, “perché, se no?” fu la risposta che del resto mi aspettavo. La settimana dopo, per pura combinazione, avevamo una partita di campionato, lui giocava nella squadra del capoluogo ed anche per quello se la tirava; in questi giorni ho letto che è uscito un libro del difensore della Juventus Giorgio Chiellini, che dice di provare verso alcuni avversari del vero e proprio odio; senza arrivare all’odio sicuramente quella squadra non la amavamo come nessuno tranne i propri tifosi ama la squadra di Chiellini e lo stesso Chiellini.

Si giocava in casa nostra, loro erano più forti di noi, ci difendevamo con le unghie ed i denti e tutto andò bene finché l’arbitro non ci fece una carognata e ci negò un rigore solare. Gli animi come è ovvio si scaldarono, spintoni e accenni di scazzottate; il nostro allenatore fu espulso; nell’azione seguente il mio compagno di classe che giocava in difesa provò a venire in avanti anche lui, ma nella nostra area non ci arrivò mai perché un mio compagno di squadra gli ruppe una gamba. Detto così pare brutale, io ancora oggi sono sicuro che fu uno scontro casuale, ma così non la pensò il mio compagno di classe.  Da allora di jella non si parlò più.

Un altro ricordo, più dolce, mi riporta al luglio 2001 quando i mie amici decisero di rievocare i venticinque anni dalla fondazione della nostra orchestrina e mi convocarono; io non toccavo più il basso da una decina d’anni e dovetti mettermi sotto seriamente a studiare, le mani non si muovevano più, i polpastrelli avevano perso i calli, anche nella lettura degli spartiti feci un po’ fatica perché avevo quasi dimenticato la chiave di basso; adesso si riesce persino a fare le prove collegati ognuno da casa propria ma allora facemmo tutto senza rete, riuscimmo a fare insieme solo una prova… Fu una bellissima serata, la piazza del paese era  strapiena con la gente che ballava sotto le logge che la delimitano (anche i miei genitori si fecero un paio di balletti) e fu una bella sorpresa anche per mia moglie e mio figlio, che non mi avevano mai visto suonare… uno dei pezzi più belli cantati dalla nostra cantante Antonina, che oggi purtroppo non c’è più neanche lei, fu proprio “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini.  Ciao Antonina, e ciao Mia.

Amiche e amici, scusate se mi sono lasciato andare un po’ alla nostalgia ma è colpa del tempo, avrei dovuto rallegrarvi parlando del governo ma è andata così. A domani!

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Però qualcosina per tirarci su ci vuole…

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13 pensieri su “Vita quotidiana al tempo del coronavirus (LXXX)

  1. non ho parole per descrivere la stupidaggine dei superstiziosi, cme può una persona essere additata come iettatrice solo perchè schiva e introversa? poi per chi la conosceva bene pare fosse una persona solare (da quanto ho letto),Tutti l’hanno rivalutata post mortem, intanto hanno ostacolato la sua carriera non poco; l’ipocrisia trionfa sempre. Aveva una gran voce e interpretava con l’anima i suoi pezzi, questo è indiscutibile

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    • Senz’altro una delle più grandi interpreti che abbiamo avuto, tanti quando è morta avranno avuto dei rimborsi per come è stata trattata. Dall’89 era ritornata al successo, ma io penso che dentro l’amarezza covasse, ed anche il fatto che si fosse isolata in quel posto del cavolo (e questo te lo dico per certo perché ci passo quando vado a prendere l’aereo: ma come si fa ad andare a vivere lì volontariamente?) non l’ha certo aiutata, e alla fine si è trovata sola anche nel momento in cui è stata male, che sia stato medicina o cocaina poco conta… la fine ricorda un po’ quella di Pantani, tutti e due stritolati dalla cattiveria di chi prima ti osanna e poi ti gira le spalle.

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  2. Oggi non parto dal fondo, il caso Mia Martini e l’idiozia della jella è troppo scottante. Ho l’impressione che il problema sia proprio quel mix di cattiveria e idiozia tipica della specie umana. Diceva Mark Twain: “Io non domando a che razza appartenga un uomo, di che religione e credenza sia, mi basta sapere che è un essere umano; non c’è niente di peggio al mondo.”
    Basti pensare a quella povera ragazza di appena poco più di vent’anni, Silvia Romano, dopo mesi e mesi di tortura e sofferenza e ai commenti infami (Sgarbi: “Arrestatela!” e un politico leghista nel Veneto “Impiccatela” SIC!!!!!!!… per non parlare degli altri meschini sul web…).
    Altro che Coronavirus!!!!

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    • Ho il sospetto, altre volte espresso, che le razze esistano davvero, eccome. Io non mi sento della stessa razza, nemmeno umana, di quella gente. Per fortuna ai tempi di Mia Martini i social non c’erano, questo le è stato almeno risparmiato. Siamo arrivati a livelli veramente patologici, psichiatrici, in questi casi devono intervenire i medici più che i giudici, sto sentendo l’intervento in Parlamento di un leghista, abominevole, subumano, merda assoluta. “Se ho offeso qualche sensibilità mi scuso” ha detto dopo aver vomitato le sue offese con un sorrisetto da ebete. Ma santo Dio, ma un cazzotto non poteva tirarglielo qualcuno lì dentro? O sono tutti invertebrati? Avrei voluto vederlo dire una una cosa del genere ai tempi di Pajetta, quello gli sparava…

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      • Più che d’accordo.
        Li ricordo 🙂 i tempi di Pajetta…. i fratelli Pajetta… era gente che usciva dalla Guerra di Spagna… come aperitivo, perchè poi c’era l’esilio in Francia e poi anche lì arriva l’occupazione nazista, quindi la clandestinità e via-via….

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  3. Simpatica la sua narrazione! Personalmente io stesso in varie circostanze,”dopo”uno scontro, (normalmente duro),salutavo l avversario, “”mi spiace hai avuto la sfortuna di avermi incontrato”……ma ho sempre rispettato lo sconfitto.Rammento bene la Martini,mi è sempre sembrata musicalmente molto preparata,grave difetto per gli invidiosi. Cordialità e…..tanta fortuna!

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    • Comunque mi dispiacque per il mio compagno, era un povero idiota ma avevamo nemmeno diciott’anni… non l’ho più rivisto, chissà se zoppica ancora? Ah, ah, che cattiveria che mi è passata per la mente. 🙂 l’avevo seppellita per più di quarant’anni, mi sa che sto diventando proprio vecchio se mi ritornano in mente queste cose… buona giornata, siamo in attesa del decretone che distribuirà soldi a pioggia, di solito piove sempre sul bagnato quindi mi sa che il grosso andrà a chi già ce li ha…

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