Globalizzati sul pianerottolo di casa

Quando sono arrivato nel quartiere dove abito, nell’87, c’erano parecchi negozietti. Macellerie, frutta e verdura, alimentari, formaggi, fotografo; sono spariti quasi tutti, resiste qualche bar di cui una buona metà dei  gestori è cinese, qualche lavanderia, un barbiere e qualche parrucchiera che fanno sempre più fatica a resistere alla concorrenza orientale. In compenso sono fioriti i centri massaggio, tutti cinesi, dove prima o poi dovrò decidermi a fare una capatina, giusto per rendermi conto.

Riguardo questi centri, una amica mi ha raccontato di una sua amica che, entrata per farsi massaggiare, si è sentita proporre dalla cortese addetta, tra le varie opzioni a listino, un “leccàle patata” che l’ha lasciata interdetta. Tra l’altro sono negozi aperti 24 ore su 24, anche di notte a chiamata, non si sa mai uno abbia bisogno di un massaggio all’improvviso, è un servizio molto utile a mio avviso.

In piazza spicca un fiorentissimo negozio di parrucchiere unisex, dove per 8 euro ti tagliano i capelli e per 10 fanno anche lo shampoo con tanto di massaggio della cute. Il turnover degli addetti è molto elevato; la formazione, abbastanza approssimativa, consiste nel mulinare il più velocemente possibile la macchinetta elettrica; ciononostante l’ultima volta che sono andato sono stato fortunato perché mi ha servito una signora che doveva avere un background da sarta, perlomeno le forbici le sapeva usare. I parrucchieri cinesi conoscono solo due parole: colto o lungo. In genere però prima partono a tagliare e poi chiedono che misura si vuole, ma a quel punto è tloppo taldi.

Un generi alimentari a dire la verità è rimasto, lo gestisce un turco. Ha una politica di prezzi aggressiva e concorrenziale anche se sospetto che adotti un doppio listino, uno per i connazionali ed uno per gli stranieri che saremmo noi. A volte fa finta di non capire, come quando gli chiedi uno sconto; ultimamente si è messo anche a vendere tappeti, diversificando così il business. Mi ha sorpreso la sua ignoranza riguardo il sapone di Aleppo, che pure avevo acquistato ad Istanbul; ma forse da loro si chiama in un altro modo.

La nostra chiesa è semivuota e frequentata per lo più da anziani; in compenso c’è un vivace centro islamico, frequentato più che altro da maghrebini, da dove i suddetti turchi si tengono alla larga perché loro con gli arabi non vogliono avere niente a che fare e quindi per non dare confidenza si sono fatti il loro, di centro islamico.
L’unico sprazzo di vita che si manifesta nella nostra chiesa è quando, una volta al mese, vi si ritrovano due comunità africane, congolesi e ghanesi: il nostro coretto partecipa entusiasta, spaziando dal lisanga allo swahili senza problemi ne vergogna.

C’era un forno, che ha chiuso i battenti l’anno scorso. Faceva anche pizze e focacce; ora per quello ci sono due pizzerie da asporto, entrambe di egiziani, che affiancano alla produzione della vera pizza napoli dei succulenti panini al kebab. Vendono alcolici senza problemi e maneggiano senza imbarazzi prosciutto e salame: nessun imam avrà da ridire? No, perché giusto ieri leggevo di un telepredicatore che in Turchia si è scagliato contro il gioco degli scacchi, dichiarandolo più peccaminoso del gioco d’azzardo. Di scacchi so poco, ma non immaginavo che portassero all’inferno. Mentre invece, e qui non posso che concordare riallacciandomi alla patata di cui sopra, lo stesso telepredicatore sostiene in polemica con un suo collega che l’Islam non vieta il sesso orale.

Un mio vicino, leghista della prima ora, ha sposato una ucraina, che gli ha portato in casa anche il fratello. Padroni a casa nostra! Sosteneva da celibe. Sarà ancora dello stesso avviso? A giudicare dal cagnolino che porta a spasso tutte le sere, c’è da dubitarne.

Un coetaneo di mio figlio e compagno di elementari e medie, figlio di genitori africani, è un campione di basket ed è in nazionale. Il suo professore di ginnastica lo diceva che sarebbe arrivato in alto, ha avuto l’occhio lungo.

Un altro mio vicino è italiano ma rastafariano. Il nostro anziano parroco rimase un po’ confuso quando si presentò a benedire casa, vicino Pasqua, e questi gli disse: “No guardi, sono di un’altra religione, Rastafariano”. Sconcertato rispose : “Piacere, io sono il parroco”, e mi sa che sia ancora convinto che Rastafariano sia il cognome di quel bizzarro signore.

E sono passati solo trent’anni! Chissà tra altri trenta come saremo, spero di esserci per vederlo. Intanto sento un dolorino alla schiena, quasi quasi vado a farmi fare un massaggio.

(118 – continua)

massaggi-cinesi

19 pensieri su “Globalizzati sul pianerottolo di casa

    • O indifferenza reciproca? 🙂 il quartiere è di circa 3.000 persone, la metà sono stranieri di 40 nazionalità diverse, principalmente tunisini marocchini turchi e rumeni, almeno queste sono le cifre che conosco (fonte affidabile: diocesi!). Grossi problemi finora non ne abbiamo avuti, tranne forse un generale abbattimento del valore delle case; le comunità c’è da dire che fanno ciascuna vita a se stante. Anche quelle che non hanno differenze di religione fanno fatica a incontrarsi, ad esempio i sudamericani che sono cattolici raramente vengono nella chiesa parrocchiale, preferiscono incontrarsi con i connazionali da altre parti, magari con un prete sudamericano; gli africani spesso vanno dai comboniani, che se li coccolano; questa è una bellezza ma anche un limite, secondo me. Il grosso dell’integrazione, già dai tempi di mio figlio quindi dal 2000, lo fanno le mamme all’asilo ed a scuola, ovvero quelle che più hanno modo di avere contatti tra di loro. I loro negozi sono frequentati anche da italiani, con i turchi qualche parola si può fare con i cinesi è impossibile, ma il rapporto è sempre venditore-cliente, comunque. Questo poi è un territorio dove la Lega è molto forte, ed anche questo incide. Il quartiere limitrofo al nostro è molto attivo sul fronte dell’accoglienza ai migranti, c’è un prete di frontiera che si impegna molto… noi dato che già ce ne avevamo tanti siamo rimasti alla finestra a guardare. Io personalmente sono amico dei congolesi, con loro mi trovo bene; sono quasi tutti operai (qualcuno pur essendo laureato), sono in Italia da parecchio tempo e i figli ormai sono più italiani di noi…

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      • Guarda che stai descrivendo una situazione quasi “idilliaca”, ce ne fossero di posti così, dove, comunque, l’integrazione favorisce la convivenza senza troppi contrasti. E non è assolutamente facile in zone dove la Lega, appunto, fomenta atteggiamenti … diciamo di “chiusura” … Ho sperimentato personalmente, nel posto dove abito, che se si cerca di accogliere e favorire l’integrazione, si sviluppa meno la delinquenza per esempio, ma se si lascia tutto allo sbando poi non c’è rimedio. E tutto, naturalmente, non dipende solo dalla gente del luogo, ma anche dalle politiche locali in favore o meno dell’integrazione. Poi le mamme … le donne sono fantastiche in questo, socializzano tra loro con molta più facilità, se si tratta di figli non c’è nulla che divida! Dovremo abituarci ed accettare che sempre di più la nostra società sarà multirazziale, dobbiamo farcene una ragione ed agire in modo che l’indifferenza si trasformi pian piano in socializzazione e convivenza. O non se ne uscirà mai. Certo … sei circondato! Ha,ha,ha,ha, … 😀 😀 😀

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  1. Sembra che tu stia descrivendo il mio quartiere, quello dove vivo dal ’91. Anche da noi i negozietti sono spariti tutti, tranne una merceria che resiste e un forno, gestito da italiani, ma che preferirei fosse gestito da chiunque altro al mondo. Credo che perfino un fornaio della Papua Nuova Guinea riuscirebbe a fare una pizza o una schiacciata più digeribile di quelle di quel forno lì. Insomma usano ingredienti pessimi, fanno prezzi alti e vivono sui pensionati che non hanno mezzi per andare al supermercato… Il tuo turco qui da noi sarebbe accolto a braccia aperte…
    Per quanto riguarda i centri massaggi cinesi da noi sono in forte calo… Aprono e dopo poche settimane i carabinieri ci mettono i sigilli, per cui il business si è spostato tutto sui parrucchieri ma non saprei se radono anche le patate. Io ho così pochi capelli che sono bastati 5 minuti per far imparare a mia moglie l’uso macchinetta elettrica e con gli anni devo dire che è diventata esperta e oggi mi fa anche le sfumature…
    Per il resto anche qui nella mia strada siamo multiculturali: quando ci sono arrivato c’era qualche albanese e qualche senegalese. Nel tempo sono arrivati egiziani, indiani, singalesi e solo negli ultimi anni molti cinesi. Purtroppo ognuno fa vita a conto suo e ci ignoriamo tutti a vicenda. Gli unici con cui sono riuscito a fare amicizia sono alcuni albanesi che lavorano nella ditta edile del mio vicino di casa e un egiziano che ha sposato un’italiana figlia di una famiglia che vive nel quartiere da una vita e che tutti conoscono.
    Un’ultima nota sulla parrocchia: anche da noi è frequentata quasi esclusivamente da ultraottantenni. Quando ci tornai ad abitare davamo la colpa al parroco che era anziano e malato. Da una decina d’anni abbiamo un prete giovane e così “vivace” che ci tocca rimpiangere il vecchio parroco ormai morto… Un prete così aperto al mondo che gli unici posti dove puoi trovarlo sono la canonica e (più spesso) il bar adiacente alla chiesa… e d’altra parte non puoi pretendere che sia dinamico un prete che fai prima a saltarlo che a girarci intorno…

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    • I negozi da noi, per onestà, avevano già chiuso tutti per colpa dei supermercati. Tendenza universale, il grande mangia il piccolo. In più, non essendoci nel quartiere fabbriche grandi, ma al massimo officine artigiane (poche; il grosso del lavoro indotto era dato dall’ospedale, ma da qualche anno è stato spostato grazie all’amministrazione ciello-leghista e così anche quei pochi che avevano resistito hanno chiuso). Gli stranieri hanno riempito un vuoto, tutto sommato. I parrucchieri credo che facciano una concorrenza sleale, i prezzi sono troppo bassi per essere “normali”… mi sa che quello che si dice, su una grossa evasione, è vero. I massaggi… nessuno ha mai visto entrare nessuno in quei centri, ma se rimangono aperti qualcuno ci andrà… qui non mi pare che finora ci sia stata una stretta, finché non danno problemi li lasciano vivere. Per le chiese… declino generale, meno fedeli, meno preti, poche parrocchie hanno la fortuna di avere tanti giovani, specialmente nei paesi. Nel centro islamico dove passo avanti tutte le domeniche mattine arriva una frotta di bambini, da noi zero… alla lunga mi sa che la sconteremo. I problemi sono sempre di più e le forze sempre meno… insomma pare che tutto il nostro mondo sia paese! ciao…

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  2. sinceramente ti dirò che non la penso come Mariannecraven che ha definito “idilliaca” la situazione da te descritta, una comunità composta da dozzine di etnie che si fanno allegramente i fatti loro ignorandosi, più che a una apprezzabile integrazione mi fa pensare a una cinica spartizione della torta. A dirla tutta non credo nemmeno sia così positivo un futuro di Boldriniana concezione che si potrebbe definire una Babilonia perenne. Non ho velleità xenofobe e se il mio vicino di casa è una persona onesta e seria che lavora e rispetta le regole, poco mi cale da dove provenga, tuttavia non guardo di buon occhio l’annichilimento progressivo di un patrimonio culturale che ci rende unici al mondo. I Cinesi fanno poco casino e non occupano pagine di cronaca come gli altri ma negli anni hanno cannibalizzato interi settori dell’economia, non esistono più fassonisti Italiani, 250.000 posti di lavori andati in fumo grazie alla concorrenza sleale tollerata dallo Stato. Per non parlare della contraffazione a 360°.

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    • Io ho inteso l’idilliaco come riferito al fatto che, nonostante questo melting pot, fenomeni di criminalità grave (almeno evidente, come spaccio per strada, violenze…) o rigetto estremo non ci sono, e pensando a certe città non è poco… c’è stata qualche espulsione di personaggi legati al centro islamico; qualche periodico sit-in della Lega, con pochi seguaci; per il resto certo non si può parlare di integrazione, ma onestamente nell’arco di una generazione sarebbe stato anche difficile aspettarselo, se mai ci sarà… come dicevo, la maggior parte di queste persone lavora ed ha famiglia, e forse (ma non sono in grado di confermarlo, è una sensazione) anche le comunità operano una specie di controllo, per non finire sotto i riflettori… i cinesi sono un mondo del tutto a parte… mi ha molto colpito la manifestazione che hanno organizzato a Prato, quando la finanza ha finalmente iniziato a fare i controlli che avrebbe dovuto fare da anni… sono d’accordo sulla concorrenza sleale, ricordo un servizio di Report sui mobilifici… si è tollerato troppo, senz’altro, e tornare indietro è difficile. Sul futuro immaginato dalla presidente della Camera, che dire, non è futuro, è qua e ora… nel mio quartiere asilo, scuole elementari e medie ormai hanno più bambini stranieri che italiani, anche se per la maggior parte sono nati in Italia… forse il discorso sullo Ius Soli andrebbe ripreso discutendone laicamente, considerandone pro e contro… l’altro giorno vedevo in Tv un servizio in un paesino dell’appennino emiliano, che si sta spopolando… discutevo con un amico, e dicevo che secondo me non sarebbe sbagliato favorire qualcuno, anche straniero, che voglia andare a vivere e lavorare in quei posti, che altrimenti andrebbero nel degrado; il mio amico non era d’accordo, dicendo che così si perderebbe la peculiarità di quei posti… vero tutto, e vero pure che come popolazione stiamo invecchiando, e la tendenza non pare che cambierà. Poi che io sia contento di come il mondo sia evoluto, non lo sono per niente, e poi continuo a dirlo che sono un uomo del secolo scorso… 🙂 tra l’altro si sono comprati anche la mia Inter!

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      • mi sa che apparteniamo alla stessa generazione, se quel “59” nel nick è la classe… io sono del 57 e sono Torinese Torinista 🙂

        penso si sia giunti al limite massimo e, da un punto di vista gestionale, siamo entrati nell’assurdo da anni.

        Mi fanno sorridere quelli che criticano con veemenza la proposta di Trump di erigere un muro sul confine Messicano, miopi che non si sono accorti che l’Europa quel muro lo ha già eretto, sì ma non sul confine Africano bensì su quello Italiano. Francia e Austria hanno chiuso le frontiere, della Svizzera neanche a parlarne, altro che muro Messicano.

        Esiste una sostanziale differenza tra il costruire una società multietnica e l’accettare di essere invasi per lucrare sugli immigrati. A me non interessa esternare concetti populisti ma sicuramente è in atto una forte discriminazione nei confronti degli Italiani disagiati.

        I nostri politicanti non hanno capitalizzato le esperienze degli altri Paesi meta di migranti. Una riflessione su tutte, noi consideriamo la ghettizzazione (cosa che hanno fatto tutti) un male incivile ma non ci domandiamo perché i Cinesi si adoperano alacremente, in tutto il mondo, per auto ghettizzarsi formando ovunque piccole o grandi Chinatown.

        Io abito nel centro di Torino, a due isolati da casa mia anni fa si è liberato un appartamento signorile di 300mq, pavimenti in legno a travi, soffitti stuccati, ecc. ecc. il proprietario, dopo averlo tenuto vuoto per lungo tempo perché non ha trovato benestanti disposti a pagare l’esoso affitto richiesto, ha pensato bene di affittarlo a cinque famiglie di Peruviani con annessi figli e parenti, più o meno 25 persone. Hai idea di cosa sia diventato quel bellissimo palazzo d’epoca abitato da condomini facoltosi??? Un casino, con annesso dimezzamento del valore degli immobili. Piccole realtà che diventano macigni per chi le vive.

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  3. E si, tads, siamo quasi coetanei… si, sono sostanzialmente d’accordo con le tue valutazioni, l’immigrazione come tutti i fenomeni va governato e non lasciato in balia degli speculatori… abbiamo fatto diventare un mercato anche questo! Cooperative farlocche che si arricchiscono, gente che arriva senza prospettive e problemi scaricati sui cittadini, che poi oltretutto devono sentirsi dare dell’intollerante se non del razzista. Un sistema che spinge alla guerra tra poveri… certo che chi piu’ convive da vicino con certe realta’ piu’ ne risente… le dimensioni di Torino sono diverse da quelle di Como, tra l’altro qui noi abbiamo il fenomeno dei migranti di passaggio, quelli che vorrebbero attraversare la Svizzera… altra particolarita’ tutta nostra, quella di avere sul territorio persone non identificate perche’ altrimenti dovrebbero rimanere qua… e cosi’ stanno nel limbo finche’ in qualche modo passano, o commettono qualche reato e allora vengono identificati per forza… e’ difficile, molto, un mondo complicato…

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