Referendum!

Domenica scorsa mi trovavo a Bellinzona, che per chi non lo sapesse è una bella cittadina della vicina Svizzera, capitale del Canton Ticino (quella parte di Svizzera dove si parla italiano, per quanto in modo buffo), per una gita culturale e ricreativa. Più che altro ero andato per mangiare i Rösti, cosa che non ho mancato di fare, innaffiati con una birra media costata 3fr. come si dovrebbe in tutti i paesi civili, in qualità di accompagnatore di un gruppo di balli dell’Ottocento (al momento sorvolerei su questa attività, se siete d’accordo).

Avremmo dovuto visitare, oltre al bel Castelgrande (così chiamato per distinguerlo dai due più piccoli, gli svizzeri sono molto precisi) anche alcune sale del municipio, ma purtroppo non è stato possibile perché vi erano stati allestiti i seggi del referendum. In Svizzera l’esercizio della democrazia diretta è uno dei pilastri istituzionali, e l’uso dei referendum sia locali che federali è frequente. A differenza che da noi, il referendum non è solo abrogativo (o confermativo nel caso di modifiche costituzionali) ma anche propositivo; non vi è nessun quorum da rispettare (la logica è: se non vai a votare vuol dire che ti sta bene quello che deciderà chi a votare ci va) e di solito il Parlamento si attiene a quanto stabilito dal referendum, perché gli svizzeri hanno la memoria meno corta della nostra e non amano troppo essere presi in giro.

Il quesito, che sintetizzo molto, era: volete che quando c’è un lavoro da fare, prima di darlo ad uno straniero, si verifichi se non ci sia un ticinese o al limite uno svizzero che possa farlo (e lo voglia fare)? Detta così, forse anche a causa delle incomprensioni linguistiche, in Italia è stato visto come un attacco ai frontalieri, cioè quei lavoratori che giornalmente fanno i pendolari dall’Italia alla Svizzera; è possibile che tra qualcuno dei promotori ci sia anche stata una motivazione xenofoba (ognuno ha i suoi leghisti) però secondo me ci sono delle ragioni che non vanno sottovalutate.

Avrete capito che, essendo curioso, di solito mi piace capire le ragioni anche di quelli con cui a prima vista non sono d’accordo: mettermi nei loro panni, insomma. Operazione che va fatta con giudizio: un mio amico ad esempio non solo si mette nei panni dell’altro, ma ci si immedesima talmente che è capace di dar ragione a tutti, a seconda dei panni che indossa. Camaleontico, diciamo: del resto, se si difetta di un proprio punto di vista, è facile assumere di volta in volta quello dell’interlocutore.

A bilanciare il mio amico esistono in natura tanti bastian contrari che portano la loro natura alle estreme conseguenze, contraddicendo persino se stessi: giungono addirittura a  coalizzarsi in partito per poter affermare, quando è la propria parte a governare, che le olimpiadi non ce le si può permettere,  mentre quando è all’opposizione e la stessa cosa la dicono gli altri si straccia le vesti indignato; oppure quando gli altri vorrebbero costruire ponti sugli stretti vi si oppone strenuamente, salvo sostenerne bellezza e utilità quando al governo c’è Lui. Io, da seguace del Fare e Disfare, mi schiero incondizionatamente sia per le olimpiadi che per il ponte. Anzi, fosse per me inaugurerei il ponte nell’anno delle olimpiadi, sarebbe un evento planetario che richiamerebbe folle da ogni dove, altro che passerella di Christò!

Tornando agli amici elvetici, le loro preoccupazioni sono di due ordini: il primo, di non avere disoccupati sul groppone. Sussidi, tasse che non si riscuotono, coperture da trovare per i servizi. Dovremmo pensarci anche noi, che sembra ci siamo rassegnati ad avere il 40% di disoccupazione giovanile; finché la mutua assistenza  la faranno i nonni potremo reggere, poi sarà grigia: a bonus di 80 euro non si va tanto avanti. Anche i giovani pur anestetizzati dagli smartphone prima o poi, come le formiche, si incazzeranno.

Sono solo un po’ perplesso quando si dice “i nostri giovani certi lavori non vogliono più farli”. Ma ne siamo sicuri? Io conosco giovani partiti per l’Australia a lavorare nelle farm, che non sono istituti di bellezza ma fattorie. La differenza tra il lavorare nei campi nei due emisferi non è da poco, anche se la zappa è uguale: là li pagano, dignitosamente, e spesso gli trovano l’alloggio. Io sono convinto che a condizioni decorose, che non siano quelle dei raccoglitori di pomodori di Rosarno, gente disposta a lavorare si troverebbe eccome. Oppure, se proprio non vogliamo che i nostri giovani si sporchino le mani, propongo un’altra soluzione: mandiamo prima in pensione la gente, con l’obbligo però di andare a raccogliere i pomodori, ed i giovani mettiamoli al loro posto.

L’altra preoccupazione riguarda la salvaguardia dei livelli salariali. In Svizzera gli stipendi sono mediamente più alti di quelli italiani, ma anche il costo della vita è più alto; un frontaliere, prendendo lo stipendio in Svizzera ma vivendo in Italia, è senza dubbio privilegiato ma non è questo che preoccupa i ticinesi. Quello che li preoccupa è che, poiché a volte i frontalieri si accontentano di guadagnare meno degli svizzeri, finiscano per far scendere anche i loro, di stipendi. Denunciano una sorta di concorrenza sleale, insomma; l’utilizzo dei frontalieri per operare un dumping salariale.

Noi non ci facciamo certo di questi problemi, il dumping l’abbiamo istituzionalizzato con il jobs act che, senza lavoro, è solo un modo per liberarsi da persone che costano un po’ di più per prenderne altre (finché ci sono sgravi fiscali) che costano un po’ di meno.

Insomma, quello che volevo dire è: abbiamo tanti di quei problemi nostri, non andiamo a fare i maestrini con gli svizzeri; ognuno si faccia i referendum suoi, che è meglio.

(108. continua)

ponte-dei-sospiri

38 pensieri su “Referendum!

    • Peccato che possa andare solo all’indietro! Mi piacerebbe andare a vedere che succederà tra cento anni… ma anche meno, tra cinquanta! Se si pensa a quanto è cambiato solo in questi ultimi 25… che meraviglie (spero per loro) vivranno i nipoti! Buona serata…

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  1. Bella dissertazione che, mi pare, risenta dell’influenza dei balli antichi: inchini, giravolte, passettini avanti e indietro, sfioramenti e saltelli a destra e a manca, riverenze ed evoluzioni equestri… Scherzi a parte: dici bene del concetto di democrazia degli elvetici. Peccato che non sia oro tutto ciò che luccica. Che dire di tutti i segreti bancari del mondo?… Perdona, ma faccio fatica a rimanere serio. Del resto, con i premiers che ci ritroviamo ogni volta,si devono fare miracoli per credere che ci sia qualcosa di serio, oltre alle rapine e agli omicidi, in questo disgraziato paese… Insomma: gli svizzeri possono fare tutti i referendum che vogliono perchè sono quattro gatti. Possono permettersi pure il lusso di non far votare le donne, visto che non è da molto che, in un cantone, sono state ammesse al seggio per votare. Dunque la Svizzera come coacervo di progresso e tradizione? No, forse loro ci sanno fare meglio di noi negli affari e non solo. Noi siamo pacchiani e maldestri: si straparla di ponte sulle stretto, quando in Sicilia si viaggia sulle diligenze: Palermo Agrigento 6 ore in treno per una distanza ridicola. Così pure per Messina Siracusa. E lasciamo perdere i ponti che crollano subito dopo essere stati inaugurati: perchè ci manca il cemento, perchè il terreno è friabile. Alla prima pioggia seria viene giù mezza Sicilia. Messina stessa è rimasta senz’acqua per una frana che insiste a rompere le scatole ogni tot di tempo. Però il galletto toscano proclama il ponte, come già fece il pagliaccio, indizio che il circo all’italiana è sempre in grande spolvero. Anch’io sarei per il ponte, non fosse che sarebbe la classica cattedrale nel deserto. Anch’io sarei per le olimpiadi, non fosse che tutto questo stivale sta letteralmente slittando verso il mare, tra terremoti, inondazione e consumo di suolo. Allora, perchè, invece di fare annunci clamorosi per opere faraonicamente onerose, non si facessero tanti piccoli gridolini euforici per segnalare le mille e mille iniziative per mettere in sicurezza il territorio, per ripristinare il patrimonio immobiliare, per razionalizzare ciò che adesso è solo una giungla mefitica d’appalti aggiudicati in un’atmosfera mefitica di malaffare? Credo che i gridolini finirebbero, sommati, per diventare urlo corale che potrebbe dare una scossa alla popolazione e pure all’occupazione, oltre che ai consumi ed allo sviluppo. Credo che ci siano le competenze: in Puglia, si fabbricano quegli accorgimenti tecnologici che aumentano la sicurezza sulle linee a binario unico. I soldi erano stanziati da un pezzo. Ma nessuno sa che fine abbiano fatto. E nemmeno il perchè non sia stata data la commessa all’impresa pugliese per l’impianto… Insomma, di cosa stiamo parlando? Gli svizzeri hanno ben altri scheletri negli armadi, visto che sono stati i cassieri di fiducia del fior fiore del malaffare italiano di questo ultimo mezzo secolo. Quindi farebbero bene a starsene zitti e lasciar perdere certi referendum: era uno svizzero colui che ci ha avvelenato con l’amianto nell’eternit a Casale Monferrato e non solo… Allora, mettiamola così: gli svizzeri sono bravi imprenditori, sempre pronti a succhiare il sangue a tutti gli stranieri che accorrono, allucinati dal guadagno. Peccato che, i loro concittadini, comincino a temere di essere anch’essi globalizzati…. Insomma: di cosa stavamo parlando^ Devo aver perso il filo, comunque, grosso modo, credo che le cose stiano così. Perdona se mi sono dilungato o per i toni troppo accesi: è che, come “odiavo” il mio compagno di scuola perfettino, “odio”il mio confinante così bravo nello spolpare il prossimo…
    Un caro saluto

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    • Siamo fatti in modo strano Sal… forse il nostro meglio lo diamo nelle emergenze. Se non ci sono dobbiamo crearcele… tutte le tue considerazioni, comprese quelle sulla Svizzera per secoli paradiso fiscale e paradiso di evasori fiscali, le condivido; così come la constatazione che abbiamo problemi cronici, specialmente al sud, incancreniti. Andiamo avanti per slogan, e passiamo di emergenza in emergenza, per un terremoto che arriva ci sarà una Casa Italia, tanto poi fino al prossimo chi se ne ricorda? Usiamo senza vergogna armi di distrazione di massa: le olimpiadi, il ponte, la cannabis, il fertility day… quando il problema più grande e’ li davanti agli occhi, il lavoro, il precariato, la dignità… ma tutto deriva da un sistema economico imperante che da soli non riusciremo nemmeno a scalfire… penso che siamo un grande paese (pensiamo alle parolimpiadi… Solo un grande paese può portare tanti atleti a quei livelli… pensiamo a tutti i rifugiati che accogliamo, con tutte le contraddizioni…) Lo dico senza retorica, con amore-odio, e’ per quello che rifiuto quando si dice che le Olimpiadi non si possono fare perché non ce le possiamo permettere, o che il ponte non si deve fare perché bisogna fare altro. Bisognerebbe fare questo e quello, per me… tanto più che non si fa ne l’una cosa ne l’altra… Sal altro che dilungato, grazie per il lucido e appassionato contributo!

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      • Aulle olimpiadi possiamo discuterne: si sarebbero potute fare, cercando di dimostrare che è possibile organizzare un evento senza il magna magna classico di sempre. A maggior ragione che è al potere una forza politica che si candida a guidare il paese in nome dell’onestà. Quindi, quale occasione migliore per dimostrare che le cose si possono fare in tutta trasparenza e capacità? Nel caso del ponte il discorso è diverso: quella è una zona tra le più sismiche che si possono immaginare, PUNTO DI SCONTRO TRA PIATTAFORME CONTINENTALI DIVERSE. Questo fatto, unito alle debolezze strutturali del meridione, fa si che l’opera sia perfettamente inutile. Uno spreco di lavoro ed intelligenza senza precedenti: non è possibile attraversare lo stretto in pochi minuti e poi essere imbottigliati in un territorio tanto fragile e mancante delle più elementari infrastrutture. Anche se perfezionassero la linea Messina Palermo, il resto dell’isola rimarrebbe a livello preindustriale, con treni che viaggiano come lumache e stazioni che non servono nessuno. Visto che, molto spesso, sono poste lontano dai centri abitati e di difficile raggiungimento. Come ho avuto l’occasione di sperimentare di persona. Dunque credo che, il solo parlarne, sia un puro esercizio di dialettica sul nulla. Dunque, bisognerebbe smetterla di evocare l’opera ad ogni passaggio di vita politica. E su questo sono d’accordo con te: basta con le discussioni. Si dia l’avvio ai lavori ed ai progetti tesi alla salvaguardia e mocernizzazione diffusa del territorio. Compresa l’ammodernamento della rete ferroviaria esistente. Non è possibile, all’alba di questo nuovo millennio, si confrontino due zone, il sud ed il nord, in cui i treni viaggino a velocità e condizioni tanto opposte. O che il territorio sia tanto saccheggiato e poco difeso……
        Grazie infinite anche a te per gli spunti e per la discussione d’alto livello….

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    • Sai, sulle olimpiadi ero quasi piu’ arrabbiato quando dicemmo che non ce le potevamo permettere che adesso… in fondo i 5S l’avevano detto in campagna elettorale… campagna demenziale quella contraria tra l’altro, incentrata su olimpiadi si-no con tutti i problemi di Roma (va be’, forse non avevano molri altri argomenti, i disastri li avevano fatti loro…). Sul ponte si, so tutte le controindicazioni, e razionalmente le accolgo. E tutto quanto ci sarebbe da fare in Sicilia e non solo… ma e’ la sfida che e’ affascinante! Un’opera degna delle grandi meraviglie del passato. Io credo, ma davvero, che nonostante tutti i rischi e i pericoli saremmo in grado di realizzarla. Nel deserto, gia’… ma se potesse essere il volano perche’ il deserto fiorisca? Illusione, forse, dopo tante evidenze contrarie… 😉

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      • Un olimpiade può anche straci: certo,ci si può anche riempire di debiti, però prima o poi si può arrivare alla fine e godersi pure lo spettacolo. Così è stato per i mondiali del’90: tante cattedrali nel deserto, miliardi regalati a destra e a manca. Alberghi mai finiti, campi di calcio non si sa per chi… Però tutto ci può stare: ancora adesso se si passeggia per certe vie, sono sicuro che si scopre un edificio vittima di quei mondiali. Il ponte no, è un’altra cosa: non si scherza da quelle parti. Le faglie non fanno sconti. Quando si urtano sprigionane, alle volte, una potenza che può annichilire qualsiasi prevenzione. L’ultimo terremoto in Giappone, quello dello tsunami, pure essendo potentissimo, non aveva intaccato più di tanto gli edifici. Ci ha pensato l’onda a superare ogni barriera, facendo danni incredibili ed una strage senza precedenti.Quindi, come dicevo, con queste cose non si scherz. Non bastasse, c’è pure un vulcano che, quando ci si mette, oscura l’aria per giorni e giorni di ceneri e lapilli. Certo, l’opera, ultimata, sarebbe una delle sette meraviglie al mondo. Ma per ammirarla bisognerebbe dimenticare che Messina ha ancora un acquedotto che funziona a fasi alterne, poichè le colline sono friabili e l’ultima bomba d’acqua di Giampileri, ha dimostrato quanto poco ci voglia a cancellare la più perfetta delle opere. Insomma: cosa stanno aspettando a sloggiare le famiglie e risistemare il territorio? A chi compete?… Mi dispiace davvero, ma non riesco a vedere questo ponte come un possibile volano. Lo vedo più che altro come una promessa di finanziamenti, un’occasione per distribuire ricchezza non dovuta a settori bazzicanti l’economia criminale. Il ponte, se dovesse mai vedere la luce, sicuramente la vedrebbe tra parecchi anni. Quando oramai l’economia si sarà così evoluta, da non necessitarne assolutamente…Come sta accadendo per la Tav Torino Lione: fior di analisti sono arrivati alla conclusione che, data la riduzione dei volumi di merci su quella tratta, quell’opera sarà del tutto ininfluente e irrilevante……

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        • Certo che se siamo ancora ai livelli di Italia 90 dobbiamo chiudere bottega… spero che qualcosa sia cambiato in meglio… mani pulite allora è veramente passata invano. Abbiamo forze politiche che passano il tempo a controllare gli scontrini, a maggior ragione dovrebbe vigilare sulle grandi opere… autorità anticorruzione… secondo me bisognerebbe vigilare tutti, ma non rifiutarsi di fare le cose per paura che si infiltri il malaffare. Certo, utilizzando l’occasione per fare cose che servano… l’esempio recente, l’Expo, non è rassicurante; dopo un anno stanno ancora decidendo cosa fare in quell’area… a Lisbona l’avevano pianificato prima dell’Expo cosa farci, ed hanno ridisegnato un quartiere intero. La Sicilia, ma in generale i problemi del meridione sembra che abbiano finito di essere una questione nazionale. Falliti gli esperimenti di industrializzazione (sui quali tuttavia secondo me bisognava insistere… ma siamo sempre lì: se non si controlla a chi si da i soldi, se li prende il più furbo…). Bisogna dire anche che tanti sprechi locali e scelte politiche a capocchia non hanno ben disposto gli altri compatrioti… l’Assemblea regionale Siciliana non è proprio un modello di virtù specchiate… va bè, ognuno ha le sue magagne, lo so, io poi le regioni le abolirei (come istituzione, dico)… per dire che si, quei problemi devono essere affrontati e risolti. Non è possibile che, ad esempio, per andare da Catania a Milazzo a prendere il traghetto, non ci sia una linea ferroviaria decente. Ma, e qui sconfiniamo in altri territori, non sarà anche che ci si accontenta? Cioè, voglio dire, se ci fosse una ferrovia efficiente, tutte le navette o pseudo-navette che farebbero? Non c’è anche la paura che, se le cose funzionassero come si deve, tutta quella parte di economia in ombra, abituata a vivere al confine tra lecito e illecito, stia ancora peggio di adesso? Il ponte io lo vedo come una grande, anche inutile si, opera d’arte! Una Pietà di Michelangelo. Serve a qualcosa di per se stessa? Ne ammiri la bellezza, e rimani in estasi davanti a quello che rappresenta, ed al genio che l’ha creata… tra l’altro ieri leggevo che le FFSS propongono di farla passare come parte dei corridoi europei, e farla quindi co-finanziare dall’Europa… a me sembra geniale, e non so perché non ci abbiano pensato prima… buona giornata Sal!

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          • Ahahahahahah!!!!!!Bella questa idea di coinvolgere anche l’Europa nel ponte: mi sembra come i compagnoni che invitano il pollo a fare il quarto a pocker, per poi poterlo spennare comodamente. Non credo che ci cascherà così facilmente, a meno di una contropartita che sarebbe decisamente onerosa, come già dimostrato dalla Grecia. Per quanto riguarda l’opera d’arte: un ponte è un ponte, non si può fare come nell’aneddoto di Munari che racconta di Salvador Dalì: avendo ricevuto l’incarico dalla compagnia aerea di bandiera indiana di progettare i portacenere per gli aerei, decide di disegnare un bellissimo portaceneri che stupisce i passeggeri. Ma che presenta una piccola anomalia che lo rende pericoloso, se non addirittura inutilizzabile. Guardandolo nella sua posizione naturale dà l’immagiine di tre cigni, mettendoli a testa in giù, dà l’immagine di elefanti. I clienti, per ammirarne la bellezza, arrivavano a rovesciare il portaceneri, con il risultato che ci si può benissimo immaginare. Insomma: un conto è il design ed un conto l’opera d’arte. Il design di un ponte deve obbedire a precise caratteristiche. E soprattutto essere inserito in un contesto che ne può fare risaltare l’utilità e funzionalità. Se invece tutto intorno è un deserto, non farà altro che una pessima rappresentanza del nostro genio. Che mi serve attraversare in dieci minuti lo stretto se, come tu ben dici, poi ci si ritrova in un contesto di collegamenti e infrastrutture che premia l’economia informale? Ricordo che, un mio conoscente, mi raccontava di quando abitava in un paesino a pochi chilometri da Palermo. Un giorno ci fu una frana che impedì agli autobus di linea di collegare il paese direttamente alla città. La cosa sembra risolvibile in fretta. Invece fini che, dopo decine di anni quella frana divenne un’istituzione, poichè i taxisti del paese ci prosperavano allegramente. I bus di linea erano costretti a fare giri incredibili per andare in città. I taxisti invece sfruttavano uno stretto passaggio scavato nella frana, guadagnando tempo e denaro rispetto al trasporto pubblico. Questo per rispondere al tuo raccontarmi di Milazzo: sono sicuro che, a ben guardare, ci sono una infinità di questi altri esempi. E son sicuro che, una volta ultimato il ponte, pur di non danneggiare questo tipo di economia, si troverebbero altri espedienti ed accorgimenti per fare in modo che il ponte non lo distrugga. Non è che i campionati mondiali del ’90 si possa dire che rappresentino un fenomeno legato a quell’evento. Casomai che essi si inseriscono in un contesto socio storico economico che è quello. Arriva dai tempi del Regno e da prima ancora. E non so se si riuscirà mai a cambiare. Io, sinceramente, credevo che, con l’ingresso in Europa, le cose potessero cambiare. Invece, piano piano, anche grazie alla stupidità dell’Unione, stiamo peggiorando ulteriormente, come dimostra questo insistere su ponte si o ponte no: lo si fosse voluto veramente, a quest’ora si sarebbero fatte tutte quelle opere che ne avrebbero reso naturale la sua realizzazione. Chi avrebbe potuto dire di no se, alla fine dell’ammodernamento ferroviario e viario dell’impianto siciliano e calabrese, si fosse proposto di provarci a fare il ponte? Chi si sarebbe opposto se, dimostrando una capacità di visione e di interesse per i cittadini e per il Paese, si fosse pensato prima di risolvere i problemi idrici e di sicurezza di quelle zone? Invece non si è mai fatto nulla. Tranne di proporre ogni tanto l’idea di costruire il ponte, regalando valanghe di quattrini a destra e a manca, esempio, se ce ne fosse ancora bisogno, di quella cattiva coscienza ch’è nazionale…
            Una buona serata a te, mio caro amico…

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  2. I Svizzeri devono fare ciò che reputano giusto per loro, sarò razzista ma è ciò che dovremmo forse fare noi per poi poter donare ad altri…abbiamo figli di amici che lavorano in Svizzera e non sono stati mai fatti oggetto di ideologie razziali, credo che l’Italia si ormai un Paese di opinionisti ad oltranza anche su ciò che non ci compete.
    Comunque approvo il tuo post, peròòòperò…voglio sapere tutto sui gruppi di balli dell’Ottocento accompagnatore compreso 😀

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  3. Ah, ah, lo sapevo… dai un occhiata a questo sito: http://www.societadidanza.it/
    ha sedi in tutta Italia (ed Europa) anche a Roma… anzi in questi giorni inizieranno i corsi… se sei curiosa vai a dare un’occhiata! Di solito fanno anche una o più lezioni di prova. Io come sai non sono abbastanza grave nemmeno per questo… dimentico sempre i passi, non sono affidabile. 😉 buona serata!

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  4. In effetti non è tanto il “rubare” il lavoro, quanto la corsa al ribasso… che può far comodo alle aziende ma non certo ai lavoratori. E, appunto, lo stesso problema c’è ovunque ci sono disperati che sono disposti a tutto pur di riuscire a sopravvivere. (Il famigerato mercato farebbe sì che se certi lavori nessuno li vuole fare, allora quei lavori diventerebbero più remunerativi -almeno che non si trovi il modo di eliminarli- mentre invece tollerare questa concorrenza sleale sulla pelle dei disperati fa danni a tutto e a tutti – tranne che alle aziende che li sfruttano…)

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      • Mi sembra però che non sia un problema così recente… Dipende da quanto si è disposti a lasciar correre, che sembrerebbe una cosa “da buoni” lasciar correre, poi però qualcuno le conseguenze finisce per pagarle…

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        • No, in effetti non è recentissimo; altre volte però ha avuto un aspetto più marcatamente “anti-italiano” (per dire che c’è sempre qualcuno più a sud del’altro), stavolta c’è quella questione ma sopratutto la preoccupazione per questa crisi che si fa sentire anche là (certo, con numeri diversi: la disoccupazione è al 3%! magari averla qua!). In più c’è che tanti italiani sono andati ad aprire ditte in Svizzera per pagare meno tasse, ed in più usano manodopera che gli costa meno… ed infine che i frontalieri, che una volta facevano per lo più lavori manuali, ora sono entrati anche nei servizi, e se cominci a toccare anche i lavori qualificati non vale più il “i nostri quei lavori non vogliono farli”… non stiamo parlando di mungere mucche, ma di programmare per le banche… insomma, la differenza credo è solo che la Svizzera certe decisioni, se volesse, potrebbe ancora prenderle; a fatica, perché comunque è dentro un sistema di do-ut-des, ma potrebbe…

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  5. Interessante post e ancor più interessante dialogo con silviatico caro Giorgio. Per le olimpiadi penso che per la Raggi sia stata un’occasione mancata. Visto che le olimpiadi si tengono tra otto anni , ci sarebbe stato tutto il tempo per controllare che le cose si facessero con onestà, senza connivenze particolari. La Raggi ha voluto semplicemente fare la dispettosa dimostrando anche a Palermo la sua mancata educazione nel rispettare l’impegno d’incontrare Malagò, preso in giro anche verbalmente quando, parlando di Renzi dice che ”invece di rottamare si circonda dei Malagò…ect.” confermando quanto lo tenga istituzionalmente parlando in considerazione. Non mi è piaciuto il suo modo di comportarsi e la scelta da lei fatta le metterà contro più di qualcuno, ne sono sicura. Povera Roma. Notte caro Giorgio. Isabella

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