Sole che sorgi libero e giocondo

Poiché non si riesce a far tutto (o almeno: io non ci riesco), in questi giorni mi sono dovuto un po’ assentare dal blog; tra le cose che mi hanno impegnato di più c’è l’organizzazione di una marcia su Roma (pacifica e senza obbligo di abito scuro, per capirci) di cui vi parlerò a breve.

Il vecchio alpino Gaetano, classe 1932, mi ha raccomandato, nell’imminenza della partenza, di imparare a memoria l’antico inno che egli apprese in lontani sabati giovanili cultural-ginnici, e che ricorda ancora; il ritornello non mi era nuovo e così ho chiesto conferma ad un’altra fonte di qualche anno più giovane, mia madre, alla quale l’inno ha riportato alla mente vecchi ricordi scolastici, nei quali non mancavano severe maestre con licenza di bacchetta.

Ormai non ignorate che sono un uomo del secolo scorso (della seconda metà, comunque) e per sua natura nostalgico; tuttavia c’è nostalgia e nostalgia, per rendere l’idea non sono uso frequentare campi Hobbitt e nemmeno amo troppo Tolkien, che trovo francamente una palla; il Signore degli Anelli visto al cinema lo ricordo solo perché, verso le 2 ore e mezza di proiezione, avevo perso la sensibilità della parte posteriore e quella anteriore si stava pericolosamente ingrossando.

Scartabellando qua e la ho quindi scoperto che l’inno era stato scritto nientemeno che da Giacomo Puccini nel 1919, per l’anniversario della fondazione di Roma, come potrete leggere in questo bell’articolo:
http://www.quotidianodipuglia.it/blog/pentagramma/l_inno_roma_dimenticato_di_puccini-1373231.html

Roma stiamo arrivando.

 

Inno a Roma
(parole Fausto Salvatori, musica Giacomo Puccini, 1919)

Roma divina, a te sul Campidoglio,
dove eterno verdeggia il sacro alloro,
a te, nostra fortezza e nostro orgoglio,
ascende il coro.
Salve Dea Roma! Ti sfavilla in fronte
il Sol che nasce sulla nuova storia;
fulgida in arme, all’ultimo orizzonte
sta la Vittoria.

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma, maggior di Roma!

Per tutto il cielo è un volo di bandiere
e la pace del mondo oggi è latina:
il tricolore canta sul cantiere,
su l’officina.
Madre che doni ai popoli la legge
eterna e pura come il sol che nasce,
benedici l’aratro antico e il gregge
folto che pasce!

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma, maggior di Roma!

Benedici il riposo e la fatica
che si rinnova per virtù d’amore,
la giovinezza florida e l’antica
età che muore.
Madre di uomini e di lanosi armenti,
d’opere schiette e di pensose scuole,
tornano alle tue case i reggimenti
e sorge il sole.

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma, maggior di Roma!

 

inno-a-roma

31 pensieri su “Sole che sorgi libero e giocondo

    • Ah, ah, andremo con l’Italo per fortuna… mi piace rispolverare queste storie… ricordi che ogni tanto mi riaffiorano alla mente, di racconti sentiti da bambino… sono piccoli flash, la canzone, le bacchettate, ma raccontano un’epoca… mi è sempre piaciuto ascoltare i racconti dei “grandi”, anche adesso lo faccio sempre con curiosità e affetto. Anche perché tra poco si perderanno del tutto, man mano che i protagonisti vengono meno. Comunque il buon Gaetano è una roccia e avrò tempo per spillargli più curiosità possibili! Ave!

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  1. ..mi è venuto un attacco di profonda tristezza nel rileggere con attenzione questo inno caro Giorgio, perché la realtà di Roma oggi è talmente aberrante da rendere impossibile cantare simili strofe, neanche sotto tortura….
    ..mi viene proprio da dire “come ci siamo ridotti….”

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    • Ti capisco, anche se io ogni volta che vengo a Roma la guardo sempre con gli occhi del ragazzino arrivato dal paesello, come in quel lontano Giubileo del ’75… da allora ci sono tornato decine di volte, per delizia e per lavoro, e ne rimango sempre affascinato e soggiogato… poi viverci senz’altro sarà tutt’altro, e sicuramente il popolo ha subito anche lì una mutazione antropologica… ci si è incarogniti un pò dappertutto, purtroppo…

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      • ..ma i governanti non dovrebbero rappresentare l’espressione più alta, culturalmente e moralmente, di un luogo? ..quelli attuali invece, sono il massimo risalto della pochezza culturale e morale di questa gloriosa capitale…..
        ..la gente più vera, più dolce e umana, anche nella povertà, la puoi incontrare ai mercati generali, non certo al Campidoglio….

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        • Dovrebbero si… un bel tema per uno dei tuoi bei dibattiti… Come è stato possibile che della politica si sia riusciti a dare un’idea così brutta da spingere a tenersene lontani, invece di spronare a parteciparvi; di pensare che chiunque può essere in grado di amministrare una città senza nemmeno aver amministrato un condominio, per non parlare di uno Stato; che la cultura non serva e spesso sia un impiccio… Roma è un caso scuola, sicuramente. Sembra che si vada al “tanto peggio, tanto meglio”… capisco che la gggente dopo tante prove di ruberie, incapacità, malvivenza voglia provare le bacchette magiche. Fortunatamente Roma ingoia anche tutto, come il marziano di Sordi… dopo un pò diranno: A Marzià, facce ride!

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  2. Ohhhh.. Neanche io amo il fantasy… Mi annoio da morire…
    Buon viaggioooi!
    Chi è nato e vive a roma si abitua alle sue bellezze e non ci fa piu caso… Dico sempre di voler fare la turista a roma per riscoprirla davvero con la meraviglia che merita….
    Parlo di roma perche è la mia citta… Ma vale per tutte le città in cui viviamo, eh!

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