«O saggio Po, ho bisogno di un consiglio»
Svengard, avvicinatosi circospetto alla tranquilla radura dove il generale Po sta completando gli esercizi di Tai Chi con la racchetta elettrica antizanzare, arma di cui è maestro, si rivolge all’anziano cinese con una certa agitazione, torcendo le grosse mani che non sa mai dove mettere quando non può usarle per far rotolare barili di aringhe o maneggiare scuri per spaccare tronchi. Po, volgendo lo sguardo verso l’uomo che lo interpella, abbandona la posizione della crisalide balbuziente e si pone in ascolto del vichingo.
«Glande uomo del Nold, cosa ti cluccia stavolta? Già in passato ti misi in gualdia dal non affaticale tloppo le meningi. Palla dunque, palla!» lo incita, con un eloquente gesto della racchetta. Svengard, sorvolando sull’aggettivo iniziale, inizia a raccontare.
«Credo di sapere chi ha avvelenato quel raviolo, Po, ed anche il perché»
«Davvelo?» chiede Po, sorpreso. «Se è così, bisognelà infolmale la polizia. Hai visto qualcosa o è solo una tua sensazione? Pelché spesso le sensazioni possono essele fallaci…»
Il norreno scuote la testa vigorosamente, e continua:
«Devi sapere, o venerando (ammesso che venerando sia la parola giusta, e non vetusto), che prima di lavorare qua a Villa Rana ho solcato i sette mari pilotando il mio drakkar, con i miei amici Uppallo I e Uppallo IV; la nostra era una vita libera e avventurosa, loro suonavano e cantavano e io pilotavo, mangiavo e bevevo: vedevamo gente, facevamo cose¹, e fu durante la sagra del Surströmming, l’aringa acida, di Jokkmokk, che la conoscemmo»
«Conoscemmo chi, se mi è pelmesso chiedele?» chiede comunque Po.
«Come avrai notato, Po» continua Svengard senza concedere il permesso «i miei amici sono gemelli, in pratica due gocce d’acqua; la ragazza faceva la cameriera alla birreria Kvistro e quella sera, per combinazione, eravamo solo io e Uppallo I perché il gemello minore era dovuto andare a fare scorta di liquirizia per la Kostenkorva Salmiakki². Eravamo parecchio allegri, il mio amico le fece la corte, uscirono insieme e, per fartela breve, successe quel che doveva succedere»
Po annuisce, comprensivo.
«Due giovani, sani e consenzienti si piacciono e fanno l’amole, non ci vedo nulla di male in questo. Lo Yin e lo Yang si attlaggono, è l’oldine della natula, guai se così non fosse. Ultimamente pelaltro si sta facendo palecchia confusione» divaga Po «Yin e Yin, Yang e Yang, poi nascono le pandemie ma questo è un altlo discolso. Pel caso la lagazza è limasta incinta? In questo caso sì salebbe stato un guaio, ma non un dlamma…»
«Sì, hanno fatto l’amore, e no, non è rimasta incinta… il guaio è, Po, che di Yang ce n’era più di uno…»
«Capisco che i pensieli facciano fatica a fluile dallo spazio angusto del tuo celvello, ma celca di spiegalti meglio» lo sprona Po «Che significa due Yang?»
«La sera seguente Uppallo IV tornò con la liquirizia, e fu la volta del gemello partire per visionare un antico dulcimer³ che volevano usare per una nuova canzone. Ma questo si dimenticò di avvisare la cameriera della partenza, e così alla fine del servizio lei andò a cercarlo in camera sua. Immaginati la sorpresa di Uppallo IV nel vedersi piombare in camera una ragazzotta e per di più con le migliori intenzioni! Cercò di chiedere spiegazioni, ma non ne ebbe il tempo»
«Un bell’equivoco… ma lei non si accolse di niente, non ebbe nessun sospetto?»
«No, te l’ho detto che sono due gocce d’acqua! Al ritorno Uppallo IV raccontò tutto a Uppallo I e all’inizio questi si arrabbiò perché il gemello l’aveva cornificato, anche se involontariamente, ma poi si abbracciarono e si dissero: perché no? In fondo le cose restavano in famiglia. Così si accordarono, i giorni pari toccava a Uppallo IV, quelli dispari a Uppallo I. Tutto questo durò per circa due mesi, finché un bel giorno levammo l’ancora, slegammo le vele e salpammo alla chetichella»
«Due bei fulfanti i tuoi amici. D’altra palte la lagazza non ha avuto da lamentalsi, o sbaglio?»
«Ehm, ecco… veramente ad un certo punto lei si fece più pressante, e chiese ad uno dei due che intenzione avesse. Questo rispose che aveva intenzioni serie, e voleva sposarla. La sera dopo però richiese la stessa cosa all’altro, che ignaro della risposta del gemello le chiese se fosse impazzita. A questo punto entro in scena io…»
«Tu? Ma tu non sei lolo gemello, mi pale»
«Hai ragione o saggio, ma la ragazza vedendomi tutte le sere in birreria insieme ad uno dei due, che lei credeva lo stesso, venne da me. Si sciolse in lacrime tra le mie braccia e mi chiese di aiutarla, era davvero innamorata poverina! Non potei fare a meno di commuovermi a mia volta, e le promisi di metterci una parola buona»
«O animo geneloso! E lo facesti?»
«Be’ insomma… la ragazza non la finiva più di ringraziarmi, ci scolammo una bottiglia di Kostenkorva e non so come ci ritrovammo a letto»
«Che cosa? Tu hai applofittato di una lagazza debole e indifesa? Velgogna, velgogna!» lo sgrida Po, indignato.
«Ad essere onesti non ricordo bene chi dei due abbia approfittato dell’altro. Sull’indifesa avrei da ridire, quella sollevava dieci pinte di birra alla volta, e a braccio di ferro non era facile batterla. Insomma, vista la piega che avevano preso gli eventi, il giorno dopo ce la filammo. E non la vedemmo più, fino all’altro giorno…»
«Perché, lei è qui?»
«Eccome se è qui! E’ Liza, la cuoca svedese! Sono sicuro che è venuta per vendicarsi dei gemelli e di me, vuole rovinare Gilda per farmela pagare. Tra l’altro, saggio Po, ti pregherei di non parlarne con la mia amata, lei mi credeva vergine»
Po alza lo sguardo verso l’Est, a cercare ispirazione; inspira profondamente ed infine emette il suo verdetto.
«Lalamente ho sentito stolie così alzigogolate. Questo è bene, i collegamenti del celvello non sono completamente fusi. Vollei sincelamente che fosse come tu dici, o Glande, ma non è così. Io so chi ha avvelenato quel laviolo ed il motivo e ti lassiculo: voi non c’entlate niente. Fossi in voi, comunque, visto come maneggia il coltello quando pulisce le alinghe, celchelei di stale alla lalga da quella donna»
¹ Una collega dell’Autore per anni è andata in trasferta per gli stessi scopi; riscuoteva parecchio successo con i clienti, tanto che una sera riuscì a far ordinare ad uno di questi, notoriamente di braccino corto, una bottiglia di Sassicaia del ’96. Cosa abbia concesso in cambio non è dato saperlo.
² Liquore tipico finlandese.
³ Il dulcimer è un’antico strumento a corda norvegese, è una specie di violino che si suona stando seduti poggiandolo sopra le gambe, non con l’archetto ma con il plettro.