Tre stelle per Olena – 12

«O saggio Po, ho bisogno di un consiglio»
Svengard, avvicinatosi circospetto alla tranquilla radura dove il generale Po sta completando gli esercizi di Tai Chi con la racchetta elettrica antizanzare, arma di cui è maestro, si rivolge all’anziano cinese con una certa agitazione, torcendo le grosse mani che non sa mai dove mettere quando non può usarle per far rotolare barili di aringhe o maneggiare scuri per spaccare tronchi. Po, volgendo lo sguardo verso l’uomo che lo interpella, abbandona la posizione della crisalide balbuziente e si pone in ascolto del vichingo.
«Glande uomo del Nold, cosa ti cluccia stavolta? Già in passato ti misi in gualdia dal non affaticale tloppo le meningi. Palla dunque, palla!» lo incita, con un eloquente gesto della racchetta. Svengard, sorvolando sull’aggettivo iniziale, inizia a raccontare.
«Credo di sapere chi ha avvelenato quel raviolo, Po, ed anche il perché»
«Davvelo?» chiede Po, sorpreso. «Se è così, bisognelà infolmale la polizia. Hai visto qualcosa o è solo una tua sensazione? Pelché spesso le sensazioni possono essele fallaci…»
Il norreno scuote la testa vigorosamente, e continua:
«Devi sapere, o venerando (ammesso che venerando sia la parola giusta, e non vetusto), che prima di lavorare qua a Villa Rana ho solcato i sette mari pilotando il mio drakkar, con i miei amici Uppallo I e Uppallo IV; la nostra era una vita libera e avventurosa, loro suonavano e cantavano e io pilotavo, mangiavo e bevevo: vedevamo gente, facevamo cose¹, e fu durante la sagra del Surströmming, l’aringa acida, di Jokkmokk, che la conoscemmo»
«Conoscemmo chi, se mi è pelmesso chiedele?» chiede comunque Po.
«Come avrai notato, Po» continua Svengard senza concedere il permesso «i miei amici sono gemelli, in pratica due gocce d’acqua; la ragazza faceva la cameriera alla birreria Kvistro e quella sera, per combinazione, eravamo solo io e Uppallo I perché il gemello minore era dovuto andare a fare scorta di liquirizia per la Kostenkorva Salmiakki². Eravamo parecchio allegri, il mio amico le fece la corte, uscirono insieme e, per fartela breve, successe quel che doveva succedere»
Po annuisce, comprensivo.
«Due giovani, sani e consenzienti si piacciono e fanno l’amole, non ci vedo nulla di male in questo. Lo Yin e lo Yang si attlaggono, è l’oldine della natula, guai se così non fosse. Ultimamente pelaltro si sta facendo palecchia confusione» divaga Po «Yin e Yin, Yang e Yang, poi nascono le pandemie ma questo è un altlo discolso. Pel caso la lagazza è limasta incinta? In questo caso sì salebbe stato un guaio, ma non un dlamma…»
«Sì, hanno fatto l’amore, e no, non è rimasta incinta… il guaio è, Po, che di Yang ce n’era più di uno…»
«Capisco che i pensieli facciano fatica a fluile dallo spazio angusto del tuo celvello, ma celca di spiegalti meglio» lo sprona Po «Che significa due Yang?»
«La sera seguente Uppallo IV tornò con la liquirizia, e fu la volta del gemello partire per visionare un antico dulcimer³ che volevano usare per una nuova canzone. Ma questo si dimenticò di avvisare la cameriera della partenza, e così alla fine del servizio lei andò a cercarlo in camera sua. Immaginati la sorpresa di Uppallo IV nel vedersi piombare in camera una ragazzotta e per di più con le migliori intenzioni! Cercò di chiedere spiegazioni, ma non ne ebbe il tempo»
«Un bell’equivoco… ma lei non si accolse di niente, non ebbe nessun sospetto?»
«No, te l’ho detto che sono due gocce d’acqua! Al ritorno Uppallo IV raccontò tutto a Uppallo I e all’inizio questi si arrabbiò perché il gemello l’aveva cornificato, anche se involontariamente, ma poi si abbracciarono e si dissero: perché no? In fondo le cose restavano in famiglia. Così si accordarono, i giorni pari toccava a Uppallo IV, quelli dispari a Uppallo I. Tutto questo durò per circa due mesi, finché un bel giorno levammo l’ancora, slegammo le vele e salpammo alla chetichella»
«Due bei fulfanti i tuoi amici. D’altra palte la lagazza non ha avuto da lamentalsi, o sbaglio?»
«Ehm, ecco… veramente ad un certo punto lei si fece più pressante, e chiese ad uno dei due che intenzione avesse. Questo rispose che aveva intenzioni serie, e voleva sposarla. La sera dopo però richiese la stessa cosa all’altro, che ignaro della risposta del gemello le chiese se fosse impazzita. A questo punto entro in scena io…»
«Tu? Ma tu non sei lolo gemello, mi pale»
«Hai ragione o saggio, ma la ragazza vedendomi tutte le sere in birreria insieme ad uno dei due, che lei credeva lo stesso, venne da me. Si sciolse in lacrime tra le mie braccia e mi chiese di aiutarla, era davvero innamorata poverina! Non potei fare a meno di commuovermi a mia volta, e le promisi di metterci una parola buona»
«O animo geneloso! E lo facesti?»
«Be’ insomma… la ragazza non la finiva più di ringraziarmi, ci scolammo una bottiglia di Kostenkorva e non so come ci ritrovammo a letto»
«Che cosa? Tu hai applofittato di una lagazza debole e indifesa? Velgogna, velgogna!» lo sgrida Po, indignato.
«Ad essere onesti non ricordo bene chi dei due abbia approfittato dell’altro. Sull’indifesa avrei da ridire, quella sollevava dieci pinte di birra alla volta, e a braccio di ferro non era facile batterla. Insomma, vista la piega che avevano preso gli eventi, il giorno dopo ce la filammo. E non la vedemmo più, fino all’altro giorno…»
«Perché, lei è qui?»
«Eccome se è qui! E’ Liza, la cuoca svedese! Sono sicuro che è venuta per vendicarsi dei gemelli e di me, vuole rovinare Gilda per farmela pagare. Tra l’altro, saggio Po, ti pregherei di non parlarne con la mia amata, lei mi credeva vergine»
Po alza lo sguardo verso l’Est, a cercare ispirazione; inspira profondamente ed infine emette il suo verdetto.
«Lalamente ho sentito stolie così alzigogolate. Questo è bene, i collegamenti del celvello non sono completamente fusi. Vollei sincelamente che fosse come tu dici, o Glande, ma non è così. Io so chi ha avvelenato quel laviolo ed il motivo e ti lassiculo: voi non c’entlate niente. Fossi in voi, comunque, visto come maneggia il coltello quando pulisce le alinghe, celchelei di stale alla lalga da quella donna»

¹ Una collega dell’Autore per anni è andata in trasferta per gli stessi scopi; riscuoteva parecchio successo con i clienti, tanto che una sera riuscì a far ordinare ad uno di questi, notoriamente di braccino corto, una bottiglia di Sassicaia del ’96. Cosa abbia concesso in cambio non è dato saperlo.
² Liquore tipico finlandese.
³ Il dulcimer è un’antico strumento a corda norvegese, è una specie di violino che si suona stando seduti poggiandolo sopra le gambe, non con l’archetto ma con il plettro.

Una birra per Olena (XI)

Dedicated to Arto Paasilinna

Kokkola è una graziosa cittadina finlandese dell’Ostrobotnia Centrale, che si affaccia sul tratto di mare che separa la Finlandia dalla Svezia, il golfo di Botnia; fu fondata dal re svedese Gustavo II Adolfo il Grande nel 1620, nei tempi in cui la Svezia era una grande potenza e dominava il Mar Baltico: anni movimentati quelli, quando in Europa cattolici e protestanti se le suonavano di “santa” ragione e, tra guerre e pestilenze, ci vollero trent’anni e qualche milioncino di morti per farli smettere.
La cittadina crebbe e prosperò grazie al commercio ed ai carichi di catrame vegetale; i contatti e gli scambi le hanno permesso di maturare una vocazione internazionale che si è mantenuta fino ad oggi e che si manifesta nella dimestichezza con le lingue, l’affabilità e la distinzione dei suoi abitanti.
Kokkola è anche una città culturale, che attira visitatori con i suoi musei, come il K.H. Renlund, che illustra la storia della città e le sue tradizioni e mette in mostra le collezioni d’arte del fondatore in un ambiente piacevolissimo dove d’estate si può anche prendere il sole e bere una tazza di caffè, il Kieppi, il museo di storia naturale in cui si possono ammirare impagliati quasi tutti i mammiferi ed uccelli presenti in Finlandia, e persino un museo della pesca ed un altro dei pompieri.
Non c’è quindi da meravigliarsi se Pekko Karjalainen, il proprietario dell’omonimo emporio situato nei pressi del canale navigabile Sundet, all’altezza del Palazzetto dello Sport, non si sorprenda dell’apparizione di un drakkar sul cui ponte troneggia un vichingo con tanto di elmo in testa.

Il timoniere, un concentrato Svengard, accosta permettendo così all’amico Uppallo IV, il più agile dei gemelli cantanti, di saltare sulla banchina e fissare con una cima l’imbarcazione ad una bitta¹.
Pekko osserva la manovra con compiacimento, e con la cordialità che lo accomuna ai propri concittadini esprime ai nuovi venuti il proprio apprezzamento:
«Bella manovra, stranieri! Noi leghiamo la cima anche alla barca, ma c’è sempre da imparare a questo mondo» li elogia, mentre Uppallo IV tiene in mano perplesso l’altro capo della cima che il gemello gli ha gettato. « Scendete prego, facciamoci un goccetto di Kostenkorva² in segno di fratellanza fra popoli»
Svengard, rifilato un pedatone ad Uppallo I che si affretta a gettare un’altra cima al gemello, si affaccia al parapetto di dritta³ e risponde al commerciante:
«Niente ci farebbe più piacere che brindare con te con vodka alla liquirizia salata» dice il norreno rabbrividendo «ma purtroppo siamo di fretta, caro amico. Siamo in pena per un nostro animale, un pappagallo colorato: è scappato e temiamo che sebbene siate estremamente ospitali il vostro clima possa nuocergli fino a lasciarci le penne. E’ passato di qua per caso?»
Pekko Karjalainen rimane qualche istante pensoso, strofinandosi le mani con il grembiule che indossa sempre, poi si illumina e risponde :
«Quell’elmo ti rende giustizia, straniero! Se le corna che porti in testa testimoniano la tua sfortuna in amore, la fortuna ti bacia su tutti gli altri fronti. Il tuo pappagallo è passato di qua due giorni fa, tra l’altro mi ha mangiato un sacco di noccioline tostate e di caramelle alla liquirizia e aspettavo proprio qualcuno che me li risarcisse»
Svengard, leggermente piccato, risponde:
«Per tua regola, cordiale autoctono, io sono estremamente fortunato in amore e questi amici possono testimoniarlo» poi, vedendo che i due Uppalli scantonano e persino il vecchio Po si allontana tossicchiando, prosegue:
«Ma tralasciando questo argomento, sarò ben lieto di risarcirti delle spese se mi indicherai la direzione presa dal pappagallo»
«L’ho visto svolazzare con una certa premura verso nord-est. Suppongo si sia diretto verso il parco Toivonen: sapete, è un’area protetta dove è stata ricostruita la vita di campagna del secolo scorso, ed anche se un pappagallo non è certo un animale tipico di queste latitudini può aver sentito qualche richiamo che lo ha attirato»
«Lo so io cosa lo ha attirato…» pensa tra sé e sé Svengard. «E’ lontano questo parco?»
«No, straniero, non molto lontano. Con la barca però dovrai tornare indietro fino al golfo, costeggiare verso nord e rientrare seguendo il fiume Peronjoki. Oppure potete lasciar qui la barca e andare a piedi: sono appena quattro chilometri, un ragazzone come te anche se gravato da quelle protuberanze in mezz’oretta ce la può fare»
«Seguiremo il tuo consiglio allora, gentile nativo. Po, preparati a sbarcare, e voi due» intima ai due Uppalli «restate qua e vedete di non farvi smontare la barca»

Scesi dal drakkar, Svengard e Po adocchiano un carretto nei pressi dell’emporio di Pekko, per il quale Svengard intavola una trattativa alla conclusione della quale i nostri ottengono in prestito il carretto in cambio dell’acquisto di 2 barili di catrame, dieci confezioni sottovuoto di aringhe del Baltico e una dozzina di pregevoli riproduzioni del vaso Savoy di Alvar Aalto.
Svengard, notando l’anziano guidatore di risció prendere posto alle stanghe del carretto, lo ferma con un ordine affettuoso:
«Sali a bordo, saggio Po. Ho bisogno di fare una corsetta e sgranchirmi le gambe ed ho bisogno della tua sapienza e del tuo sostegno»
«Con piacele, glande uomo del nold. Il sindacato guidatoli di lisció non salebbe d’accoldo, ma del lesto non pago la tessela da tlent’anni, e dunque chi se ne flega? Ma dimmi, o glande, come posso aiutalti, che pene ti affliggono? Amole, salute, soldi?»
«Po, hai ancora a disposizione quella spada cerimoniale, vero? Perché temo che se non ritroverò Flettàx il mio onore sarà perduto e sarà meglio per me fare harakiri piuttosto che affrontare Gilda. Che posso fare?»
«Pel plima cosa allontana da te questi pensieli negativi. I pensieli negativi poltano allo scolamento, e dallo scolamento alla deplessione è un attimo. Ogni cosa a suo tempo e mai fascialsi la testa plima di esselsela lotta, questo è il succo della civiltà olientale»
«Si, ma queste sono che si dicono anche da noi, non ci vuole mica questa gran filosofia!» protesta Svengard.
«Se è pel quello da voi si dice anche “non dile gatto se non ce l’hai nel sacco” ma è una glossa stupidaggine. Vai con fiducia, o glande, colli come il vento e libela la mente: nel flattempo io falò una pennichella, ehm, lifletterò sul tuo caso, svegliami quando salemo allivati»

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¹ E’ una colonnina dove si legano i cavi di ormeggio.
² Vodka finlandese. Aromatizzata al salmiakki, la liquirizia salata, prende il nome di Salmiakki Koskenkorva ed è bandita come arma chimica dalla convenzione di Ginevra.
³ dritta=destra manca=sinistra. In effetti di questi tempi si sente la mancanza di una sinistra degna di questo nome.