Una birra per Olena (XXIX)

Gilda, in tuta mimetica Marc Jacobs e stivaletti leopardati con zeppa, incita Adalgiso a legare e imbavagliare meticolosamente i frequentatori della palestra, compito che il personal trainer assolve con solerzia, motivato dall’elegante Beretta Px4 Storm che la Calva Tettuta gli punta alle parti basse.

Ursula e Fritz intanto sorvegliano l’ingresso, con Fritz critico sulla piega che stanno prendendo gli eventi.
«E adesso come usciamo di qua?» chiede polemicamente alla consorte, la quale non si fa certo pregare per attaccar lite:
«Si può sapere che sei venuto a fare? Se sei qui solo per criticare potevi rimanere a casa, o in birreria! Datti da fare, insomma, prendi un mitra, un bazooka, insomma non stare con le mani in mano come al solito! Tra l’altro quelli là fuori sono amici tuoi, non miei, e vorrei proprio sapere chi li ha invitati…» sbotta Ursula, fissando con sospetto il marito.

James, nel suo impeccabile completo Girifalchi impreziosito da un giubbetto antiproiettile D&G e da un casco da aviatore in cuoio, è a rapporto. Olena gli rivolge delle parole di sprone e incoraggiamento:
«Io sempre sottovalutato te, tu essere vero genio!»
James, percependo una lieve nota sarcastica, fornisce la propria versione dei fatti:
«Se ti riferisci al fatto che un drone armato di esplosivo ad alto potenziale svolazza libero nei cieli di Monaco, declino ogni responsabilità. Sarebbe stato carino, da parte tua, avvertirmi che i comandi erano in iraniano e che il telecomando era stato concepito per piloti mancini»
«Tu non inventa scuse, si? Anche bambino può far vuolare druone. Ma tu troppo occupato a stirare tuo vestito, tu pensa di pensa di essere a corte, a ballo di debuttanti?»
«Questa è la mia divisa, carina, se qualcuno ci tiene ad essere sciatto» risponde impavido il maggiordomo, riferendosi alla tenuta della russa «faccia pure. Certo se avessi saputo che avremmo dovuto sostenere l’assedio di Stalingrado, mi sarei attrezzato con una pelliccia d’orso» continua James.
«Ma io adesso non voglio litigare con te» taglia Olena. «Quando dico tu genio io non scherzo. Guarda dove finito druone…»
Olena apre un tablet, sul quale vengono riportate le immagini trasmesse dalla telecamera del drone.
«Ma questo è l’ingresso della palestra!» esclama James «allora è davanti a noi!»
«Precisamente tra quei cespugli, giusto dietro linee nemiche»

«Capo, e se tentassimo una sortita?» chiede Bodo Piccolo, senza troppa convinzione.
«Se vuoi andare prego, accomodati, non fare complimenti!» ironizza Jürgen «Dai retta a me, è meglio che ce ne stiamo qua buoni e aspettiamo la cavalleria.»
«Comunque capo, io ancora non capisco» dice Hans Sparwasser. «C’era veramente bisogno di dar fuoco alle macchine nuove?»
«Tu avevi un’idea migliore? Se avessimo avuto più tempo… ma quei maledetti serbi volevano la consegna subito, non avevamo il tempo di modificare le macchine nuove, dovevamo usare per forza quelle vecchie…»
«Certo è stato un bel danno…»
«Ma chi se ne frega del danno! Vuoi che mi preoccupi se si fabbricano meno tortellini? A me nemmeno piacciono i tortellini, poi! L’importante è che riusciamo a produrre il nostro impasto, quello vero…»
«Droga sintetica nell’impasto dei tortellini… geniale!» dice Hans.
«Una combinazione perfetta, un chimico come te con la possibilità di produrre a livello industriale… nessuno poteva sospettare che gli impianti producessero di giorno tortellini e di notte droga… se solo a quella nanetta pelata non fosse venuto in mente di aumentare la produzione! Adesso dobbiamo trovare il modo di uscire di qua e poi ricominceremo da un’altra parte, in Sudamerica magari, apriamo una bella fabbrica di Tacos… ma mi dici perché diamine hai messo  il nandrolone nel magazzino, per colpa tua ci hanno messo tutto sotto sequestro!»
«Io?! Guarda che io con c’entro niente! Non sono stato io, nemmeno mi serve il nandrolone… ne tengo solo un po’ per quegli esaltati che si vogliono pompare i muscoli, ma non l’ho mai portato negli stabilimenti, giuro! Anzi, io pensavo che fossi stato tu per dare la colpa a Frau Rana… ma allora, se non sei stato tu, chi…Muller?»
«Muller è impossibile, ha tutto da perdere… sa benissimo che se tenta qualche scherzetto è finito…»

Dieter Muller, il giovane capo della polizia federale, in piedi su un rialzo del terreno controlla con un binocolo lo schieramento di poliziotti intorno alla palestra. Vicino a lui il comandante della polizia stradale di Monaco di Baviera torce nervosamente il fazzoletto col quale si asciuga il sudore.
«Dieter, sei proprio sicuro di…» inizia, ma viene subito bloccato dal superiore.
«Certo che sono sicuro, Franz! Dovete entrare in quel posto e fare fuori tutti. La colpa poi la daremo a Jürgen ed alla russa…»
«Ma ci deve essere un altro modo… non so nemmeno se gli uomini ci seguiranno…»
«Sarà meglio per te che lo facciano, caro mio. O ci tieni a comparire in televisione vestito da SS mentre ti sollazzi a Bangkok con le bambine, peggio di un cardinale americano con i chierichetti? Io no, grazie… e quindi entra in quella fottuta palestra e fai quello che devi fare»
«Ma se quelli hanno nascosto le registrazioni da qualche parte?»
«Poi le cercheremo, l’importante è che da lì non esca nessuno…»

Franz, riluttante, si appresta a dare l’ordine di assaltare la palestra, quando la porta si apre e ne esce un uomo, sventolando una bandiera bianca costituita da una maglietta della salute legata ad un manico di una scopa.
«Dieter, ma quello non è uno dei tuoi uomini?»
«Chi?» chiede Muller, puntando il binocolo sull’uomo. «Ma quello è Gunnerbaum, l’aiutante di Tupperware, che diamine ci fa lì? Ho assegnato apposta il caso a quei due deficienti, ero sicuro che non avrebbero scoperto niente. Pensa che tutto quello che sono riusciti a partorire finora è che deve essere stato per forza un tedesco per via dei calzini bianchi»
«Bè, non è che ci siano andati molto lontano, però… » riflette Franz «comunque adesso che facciamo con quel Gunnerbaum?»
«Che dobbiamo fare? Te lo faccio vedere io che dobbiamo fare…» e Dieter strappa di mano il fucile a uno dei poliziotti, e lo punta su Fritz.
Fritz guarda sorpreso il puntino rosso che gli si è illuminato sul petto, ma prima di capire di che si tratti si trova tre metri più in là, dove Ursula l’ha fatto volare con uno spintone.
«Ma che cavolo…» dice il capo della polizia deluso, non vedendo più nel mirino la faccia del suo sottoposto, sostituita da una donna corpulenta che, brandendo una mitragliatrice poggiata su di un treppiede, gli fa l’occhietto e inizia a sparare su di lui e sul cordone di poliziotti.
«Giù, giù, al riparo!» urla Franz ai suoi uomini, che iniziano a chiedersi se la missione sia davvero congeniale a gente più abituata a fare multe per divieto di sosta che combattimenti con armi pesanti.
Dieter, trovato riparo dietro una cunetta, cerca di trovare il momento per alzare la testa per dare qualche ordine; non si accorge così di una figurina esile che esce tranquilla dal portone, poggia a terra un ginocchio e punta verso la sua posizione un lanciarazzi.
«Attenta a rinculo, Babushka»
«Preocupes no¹, Natascia. Se c’è qualcuno che deve preoccuparsi del rinculo non sono io»

due-pistole-in-pugno

¹ “Non preoccuparti” in milanese. Probabilmente derivato dallo spagnolo “no te preocupes”.

20 pensieri su “Una birra per Olena (XXIX)

      • No,no …ha un suo fascino, poi si può osservare il personaggio e perdere la persona. Le attrici usa fanno dei corsi severi di dizione, perché la americana media ha un modo di squittire tremendo,anche quando dicono “voglio divorziare”la russa tipo Olena è tremenda “concentrata” su ciò che fa’(saluti )

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  1. Marc Jacobs ha fatto intendere che interpreterebbe volentieri James e penserebbe al design del guardaroba di tutto il cast. Purtroppo Girifalchi lo ha scoperto e pretende di essere lui a disegnare il guardaroba. Uffa, ancora non abbiamo cominciato a girare e già ci sono le primedonne. E se James lo interpretasse James?

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