Se a quattordici anni mia madre si fosse presentata davanti alla scuola e si fosse piazzata a braccia conserte ad aspettarmi alla fine delle lezioni un osservatore esterno avrebbe potuto formulare due ipotesi: a) che io ne avessi combinata una così grossa che lei mi stesse aspettando per assegnarmi una punizione esemplare da eseguirsi davanti a tutti, cosa improbabile perché come sapete ero un angioletto disceso in terra, e tale sono rimasto; b) nel caso invece fosse venuta ad aspettarmi per accompagnarmi a casa sarebbe stata probabilmente rinchiusa nel vicino ospedale psichiatrico, e se sfortunatamente fosse sfuggita agli infermieri che la inseguivano con la camicia di forza mi avrebbe nuociuto gravemente, condannandomi ad un triste destino di prese per i fondelli che mi avrebbe perseguitato per tutta la vita.
Come ho detto più volte, a noi la madre (mai il padre, che proprio la cosa non era dignitosa!) ci accompagnava il primo giorno della prima elementare, e poi basta; e questo solo per il primogenito, perché in caso di più fratelli spettava a quello più grande accompagnare i più piccoli.
Mi chiedo come sia possibile concionare di dare la patente o il voto ai sedicenni e poi farli accompagnare dalla mamma o dai mammi fino alla fine delle medie; che sulla fascia di età degli adolescenti si facciano le più grandi campagne di pubblicità per farli consumare il più possibile, ma non li si reputi in grado nemmeno di fare il tragitto casa-scuola da soli.
In un periodo in cui si accusa i giovani più che mai di essere bamboccioni, di non volersene andare di casa per comodità, di essere “choosy”, si istituzionalizza per legge l’obbligo dell’accompagnamento coatto.
Mi viene il sospetto che sia un subdolo piano per far finalmente ribellare i figli ai genitori, spingendoli così ad andarsene quanto prima possibile da casa; ma se così fosse va allora migliorato, portando l’obbligo di accompagnamento fino alle soglie del diploma di maturità e perché no alla laurea; a quel punto i figli saranno o totalmente choosizzati oppure buona parte di loro prenderà delle accette per sezionare i genitori e stoccarli nello scomparto congelatore del frigo.
Sarà vero che è cambiato il mondo, i pericoli aumentati, che ci sono realtà diverse tra paesi e città, che le reti di controllo sociale (e le reti di comunità in generale) si sfaldano, che ci si conosce sempre meno, ma la risposta può essere quella di mettere ancora più sotto custodia i ragazzi e responsabilizzare sempre di più le famiglie? E se uno ha più di un figlio (cosa rara ormai) che deve fare, sdoppiarsi? Lasciare il lavoro per prendere i figli all’uscita di scuola? Mio figlio a quattordici anni era più alto di me: sai che bella figura! Impegnare i nonni, chi ce li ha, fino all’estremo? E se i nonni non ci sono, devono affittare delle tate per quattordicenni? (idea allettante, che forse all’epoca avrei gradito). Ma siamo alla follia!
Ma questi legislatori, sono stati a loro volta adolescenti? Venivano accompagnati a scuola? Perché se è così, si spiegano poi tante cose.
I miei amici e parenti che sono andati (la maggior parte per bisogno) a lavorare a quattordici anni, appena finita l’allora scuola dell’obbligo, se la ridono ancor più di me di queste assurdità. Eravamo più maturi di adesso? Eravamo più responsabili? Avevamo genitori più capaci? A me sembra che eravamo solo normali, sia noi che i nostri genitori, ed è questo tempo che è ridicolo e contraddittorio; pretendiamo che i nostri figli siano riconosciuti come geni conclamati e li trattiamo come deficienti; li riempiamo di cose inutili, gli mettiamo a disposizione tutto lo scibile umano e non gli facciamo attraversare da soli le strisce pedonali.
Se fossero venuti a prendermi altro che bullismo… Mi prenderebbero ancora in giro😀
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Ah, ah, ma forse se vale per tutti nessuno potrebbe bullizzare nessuno… mal comune mezzo gaudio! 🙂
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😀
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consuocero, come condivido…
… credo che sia sempre più vicino il giorno del contrattino… figli accondiscendenti ovviamente…
🤗
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Li accompagniamo fino in viaggio di nozze o li lasciamo soli?
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assolutamente soli… altrimenti rischiamo che siano loro ad accompagnarci… all’ospizio 😂😂
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Tocca alla famiglia decidere se il percorso che la “creatura” deve fare è’ pericoloso , e in quel caso prendere i provvedimenti necessari , , e non alla ministra !
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Eh! Anche se io penso che a quattordici anni, a meno di non essere rimbambiti, si dovrebbe essere capaci di tornare a casa da soli!
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Pensavo a una mia vicina ,che avendo una figlia giovanissima non le lascia percorrere da sola un tragitto molto isolato e lungo…
In questo caso non saprei darle torto….
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Sicuramente ognuno si regola come si sente… poi ognuno dovrebbe conoscere i propri figli, c’è chi è timoroso, chi magari ha dei problemi… non voglio dire che debba vigere la regola di Sparta, dove i più forti sopravvivevano, ma istituzionalizzare per legge l’incapacità mi pare drammatico. Anche un’altra considerazione andrebbe fatta… e cioè se davvero la strada che percorre quella ragazzina è pericolosa, non dovrebbe essere un problema solo di quella famiglia, ma di tutti… è il controllo sociale di cui parlavo e che è andato sempre più sparendo… sostituito dal non impicciarsi o dal non sono fatti miei…
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noi andavamo a scuola e piedi da quando avevamo sei o sette anni …. nostro figlio ci va da quando ne ha 10 …. qui stanno danod i numeri …..
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Ma infatti… ma mica possiamo tenerli sotto campane di vetro! Per me ormai è passata, ma se doveste dar retta a queste leggi correreste il rischio di farvi odiare dai vostri figli!
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Appunto e poi non vogliamo figli rimbambiti
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Credo mio padre sia venuto a prendermi una sola volta, quando ero all’asilo. Poi non l’ho più rivisto fuori le mie sedi scolastiche fino alla mia laurea.
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Ah, ah, ed era giusto così! Il mio è venuto una volta ai colloqui con i professori, alle superiori. Che spettacolo! Tieni conto che faceva il fabbro… si è messo a parlare di politica e musica con il professore di italiano e mi ha salvato un’insufficienza in aggiustaggio. L’ho stimato! Io non sono stato capace di fare lo stesso con mio figlio.
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eh eh eh… sicché a 14 anni avresti gradito la tata… eh eh eh!!
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Ah, ah, anche adesso, ma ormai aspetterò la badante!
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uuuuh!!! mi sa che devi aspettare ancora per mooooolte lune!!
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Peccato!
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Choosy? Veramente al mondo c’è chi usa queste parole?
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Non ne sono sicuro. L’unica volta che l’ho sentita l’aveva pronunciata un ministro piangente. Grazie a lei andrò in pensione quando dovranno davvero accompagnarmi per attraversare le strisce.
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Io non sono contrario alle parole straniere, ma le parole brutte mi danno dispiacere.
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Tipo “ministra”?
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Ministra posso sopportarlo, anzi mi fa sorridere. Choosy mi è ostica da mandar giú, invece.
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Offendere in inglese è molto più chic. Dare del coglione a qualcuno può causare risentimento. Invece se gli si da del choosy uno si rincuora, dice “Ah, beh, pensavo peggio”
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Ecco, a me piace dire «coglione», «ignorante» e cosí via, senza usare perifrasi di vario genere o altre lingue.
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Pane al pane! Ignorante non è un’offesa, io non so niente di tantissimi argomenti di cui sono quindi un perfetto ignorante. A volte faccio finta di saperne per non fare la figura del coglione ma rischio smentite molto severe.
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Perdonami per l’off topic, uso queste parole per far vedere che non ce l’ho con le parole inglesi, ma questa usanza di chiamare «analfabeti funzionali» i «coglioni» mi fa impazzire. E una persona genuinamente ignorante, chi non lo è d’altronde, non rischierà mai di passare per coglione.
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Viviamo nella dittatura del politicamente corretto…
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Una dittatura subdola e pericolosa.
Che si manifesta in molti modi, uno di questi potrebbe essere la storia dei figli accompagnati a scuola.
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Lo sospetto, in effetti.
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Siamo vittime consapevoli del nostro apparire.
Vorrei scrivere qualche rigaccia in merito.
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Dai, fallo, l’argomento merita una riflessione.
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Probabilmente l’inserirò in un discorso piú ampio, ma non per questo con un risultato migliore.
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Ci aspettiamo una trattazione esaustiva, seppur diluita.
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Ora mi ci metto: la delusione è dietro l’angolo.
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Ci aspettiamo molto, faremo di tutto per rimanere delusi!
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Molto bene!
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Pienamente d’accordo, un “dettaglio ” importante,un Tribunale ha condannata la scuola perché il bimbo non deve uscire se non consegnato. …ai proprietari!! È la “legge “che li equipara a dei frugolotti tonti
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Verissimo! Mi chiedo a questo punto che succederebbe se tutti i genitori non andassero a riprendersi i figli… dovrebbero trattenerli a scuola? Immagino le palestre trasformate in dormitori (i ragazzi sarebbero contentissimi!) Manderebbero i carabinieri casa per casa? è un’assurdità… in un paese dove c’è ancora una dispersione scolastica fortissima, specialmente in certe zone del Sud, invece ci cercare di risolvere quei problemi ci preoccupiamo di queste cose… o di aiutare le scuole a combattere i “nuovi” fenomeni come il bullismo amplificato dai social, dalla droga… non so se vogliano farci diventare tutti come in quei film americani dove ci sono sfilze di suv che aspettano i figlioletti fuori dalla scuola… già adesso di macchine che aspettano ne abbiamo troppe anche noi!
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Questo è Medioevo (quello vero mi piace ) oggi i “”poteri “sono in crisi, ecco le Sette, conventicole,Savonarola (ricordate? ) poi arrivano guerre pestilenze etc etc. Niente di nuovo. ….e i bimbi? ??batteranno le streghe nel forno (hans e gretel )
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Mi crea inquietudine che l’aspetto sociale della vicenda sia sottovalutato. Mi spiego meglio. Se le uscite dalle scuole sono pericolose il problema non è solo delle famiglie, ma di tutti. Invece, come sempre, si dice: tu, famiglia, devi arrangiarti; se il quartiere è pericoloso, se le macchine non rispettano i limiti, se tutto intorno alla scuola ci sono spacciatori sono fatti tuoi, devi prenderti il figlio e mettertelo al sicuro. Allora queste benedette famiglie, già messe a dura prova, sono sempre più portate a pensare: ma se allora devo fare tutto da sola, che cavolo le pago a fare le tasse? Se non posso nemmeno essere sicuro nel mandare mio figlio a scuola, e devo venire a portarlo e prenderlo? Poi se confrontiamo i nostri problemi con quelli di altri paesi possiamo consolarci (pensiamo alle armi in Usa e agli incidenti che capitano tutti gli anni nelle scuole) ma come in tutte le cose per migliorare bisogna guardare a chi è più bravo, non a chi è peggiore… il momento certo è confuso… temo che le streghe a finire nel forno saranno le persone ragionevoli…
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“”L’uomo “”della strada,è da sempre vittima (e carnefice), quelle notti in cui ha dormito fiducioso,quei giorni in cui si godeva il sole, le passeggiate -mentre “gli “”altri ” insonni,frenetici,attivi nel seguire sogni,incubi,farneticazioni , quando tutto crollerà se la prenderanno proprio per il povero uomo qualunque, che dovrà rimboccarsi le maniche. ….e via! !
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Una visione poco rassicurante… riporta davvero ad un medioevo prossimo venturo. Capisco razionalmente che ci sono forze giovani, vitali e barbariche (se mi è concessa la parola) che non distingueranno tra buoni e cattivi… che in fondo appariamo tutti uguali ai loro occhi… e non li fermeremo certo con i clic. Ma la parte emotiva (illusa?) fa fatica, anzi si rifiuta di crederci… viviamo in uno stato di beata incoscienza da queste parti, ha detto bene. Ci trastulliamo tra falsi problemi nelle nostre sicurezze …
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È la fine di un epoca e il sorgere (confuso)di un mondo nuovo! Bah! Mi preoccupo per i nostri discendenti, io il “mio ” mondo me lo sono ben vissuto! !cordiali meditazioni! !
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La credo! Anch’io non è che mi preoccupi troppo per me, che mi accontento di poco… buona serata!
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Il problema è che oggi ogni scorreggio ha una eco mondiale. Voglio dire che si da troppo peso alle puttanate. Quando in una società fallisce il concetto di famiglia, significa che è fallita la collettività.
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La famosa farfalla con problemi intestinali? 🙂 A parte scherzi, il fallimento del concetto di famiglia merita approfondimenti. Intendi come progetto di vita da realizzarsi insieme, progetto che prevede anche il generare della prole ed educarla e può richiedere scelte, rinunce e sacrifici? Aiutare i figli a trovare e seguire la propria strada e non a imporgli la propria?
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Ai figli non si impone la strada, ma solo i confini entro i quali trovare la propria di strada
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D’accordo… ma troppi considerano i figli come propaggini, come mezzi per realizzare proprie ambizioni… e le famiglie purtroppo sono figlie del tempo, l’edonismo ovvero la propria personale soddisfazione prevale sul bene comune,… tante famiglie non reggono all’urto del ritmo di vita, e tanti non ci provano nemmeno a metter su famiglia…
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Articolo 4, comma 2 della Costituzione: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Possibilità o scelta. Quindi ogni cittadino ha il dovere di essere “choosy”. 😀
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La normale dialettica tra generazioni e’ che i figli non vedono l’ora di togliersi dalle balle i genitori. Ritorniamo agli antichi valori, giovani sfanculateci! Poi quando comincerete ad avere qualche capello bianco o bisogno che vi accompagniamo i figli a scuola se ne può riparlare. Ribellatevi! Mazzolateci! 😂
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Sono d’accordo con te. Io credo che i legislatori non abbiano molto senso pratico. Diversamente, devono togliere i solfiti dai detergenti al Senato. No perché se no non si spiega.
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Troppi avvocati in parlamento! 🙂
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Ops… te l’ho detto che faccio l’avvocato? …:-) 🙂 🙂
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ah, ah, si!
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Io taccio… Ah ah
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🙂
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per me bastava ammonire i cuccioli dicendo loro: “non accettare caramelle dagli sconosciuti, dai conosciuti, ma soprattutto da certi signori che appaiono spesso in tv…”
credo che questa cosa delle caramelle abbia già segnato abbastanza la mia epoca XD
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Eh, adesso altro che caramelle cara Dora! (p.s. Le caramelle le ho lette in una tua poesia! Vero? )
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si, credo di aver parlato in più articoli di questo fatto delle caramelle. Dalle mie parti era una raccomandazione ricorrente… Il paradosso è che si finiva per non accettare, se non timorosamente, caramelle da nessuno XD
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Difficile delimitare il confine fra prudenza e diffidenza…
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già…
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Mi fai venire in mente la mia vicina di casa, di pochi anni più grande di me, che quando andava all’università – bontà sua, non tutti i giorni – veniva accompagnata a lezione in auto dalla madre, che di propria sponte si faceva 50 km per portare l’amata figliola alle soglie dell’ateneo, la aspettava in auto che finisse di erudirsi, e ripresala a bordo ripercorreva a ritroso i medesimi 50 km.
Nei giorni in cui la madre (che se non altro non aveva niente da fare) per qualche motivo non poteva, toccava al padre mollare il lavoro, tornare a casa, caricare la suddetta figliola e compiere l’analogo rito.
Il motivo di tutto ciò? E’ che gli orari dei treni venivano scomodi, e poi sui treni gira certa marmaglia, si può ben capire…
Va detto che la giovine si è poi laureata cum laude, ma non riesco a immaginare come abbia potuto sopportare l’imposizione di un tale servizio fino a ben oltre l’età in cui un tempo non lontano ci si maritava e magari si avevano già uno o due pargoletti. O forse ci riesco, a immaginarlo, perché mia madre avrebbe forse potuto pensare di fare lo stesso con me. Fortuna che non ha mai preso la patente.
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Dici che temevano per la sua virtù? E la mamma cosa faceva durante le lezioni? Gatta cicoria, come diceva mio figlio! 😉
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Son dettagli che ignoro, e credo sia un bene! 😀
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