Il mio contributo alla scienza

Penso di essermi beccato il Covid-19 la prima settimana di novembre 2020; il virus (non ancora la variante Delta, quello tradizionale) dopo un’estate che aveva fatto cantare vittoria stava diffondendosi di nuovo, tanto che dal 6 novembre Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta erano tornate in zona rossa. Date le scarse relazioni sociali (lavoravo da casa ormai da marzo e pensavo di stare abbastanza attento a uso di mascherine e distanziamento) non capisco ancora come abbia fatto a prenderlo: ad ogni modo il 9, lunedì, ero stanchissimo, avevo un po’ di mal di gola, qualche linea di febbre e di notte ho dormito pochissimo. Pensavo ad una freddata, anche se il timore c’era: mio fratello (anche se a 500 km di distanza) era appena uscito dal un mese di isolamento, dopo aver avuto solo due giorni di febbre ma con ben due tamponi positivi. Ho cercato di andare dalla mia dottoressa ma le urgenze erano sospese, a causa appunto della zona rossa: ho dovuto prendere appuntamento per il venerdì (manco fosse un primario: così siamo ridotti) e quindi ho passato altri tre giorni con la febbre che la sera mi saliva e la tenevo a bada non la tachipirina. Respiravo bene, gli odori li sentivo, continuavo ad essere moderatamente ottimista. Al venerdì finalmente vedo la dottoressa, mi visita ed esclude il Covid; diagnostica una infiammazione delle vie urinarie (dato che di notte mi alzavo quattro-cinque volte) e mi prescrive un antibiotico per quello scopo. A sua parziale discolpa mi ha detto anche che prima di iniziare avrei dovuto fare gli esami del sangue; ma anche gli esami bisognava prenotarli e sarebbe passata un’altra settimana… Così ho iniziato la cura, ma la febbre serale non passava, e nel frattempo mi stavo infiacchendo sempre più. Al lunedì vado a prendere il giornale accompagnato da mio figlio: vista la fatica, decido di chiamare la dottoressa che finalmente mi prescrive il tampone. Da quel momento tutti in isolamento a casa, io mi segrego nello studio-camera degli ospiti, per precauzione e scaramanzia, pensavo: invece poi è arrivato l’esito positivo, e abbiamo capito tutti che l’affare poteva essere serio. La preoccupazione era per i miei cari: dal primo sintomo al tampone erano passati 8 giorni: nessuno però mi ha chiesto che contatti avessi avuto, tantomeno loro sono stati sottoposti a tampone. Siccome hanno degli anticorpi grossi come elefanti, fortunatamente non si sono presi niente.

Sono stato fortunato, il virus non mi ha attaccato i polmoni; la febbre è continuata finché ho chiamato un mio amico medico (l’avessi fatto prima…) che è uscito a visitarmi (considerate che da giovane ha fatto il volontario in Africa e la vocazione gli è rimasta) e mi ha prescritto cortisone e un altro antibiotico per proteggermi da eventuali attacchi di batteri a polmoni e vie aeree, dato che mi ero parecchio indebolito. Da quella sera stessa la febbre non si è più presentata, anzi si è abbassata così tanto (34,3!) che ero preoccupato di tramutarmi in un rettile. Ho imparato l’esistenza del saturimetro, ed ogni misurazione veniva fatta con trepidazione, ma grazie al cielo la saturazione è sempre stata buona. Ho anche continuato a lavorare, almeno mezza giornata; ma prima di uscirne c’è voluto un altro tampone positivo. Nel frattempo ho perso 4-5 chili di peso, che ancora non ho recuperato: beato te, dice qualcuno! Be’, insomma…

Qui pensavo di esserne uscito, che delusione.
Praticamente è passato un mese dal primo sintomo: finalmente libero!

Quando, a febbraio, arrivarono i vaccini, si disse che prima andavano vaccinati i più fragili, per poi arrivare (alla fine ma proprio alla fine) a chi aveva già fatto il Covid; poi si disse che invece quelli più anziani potevano vaccinarsi anche se il Covid l’avevano fatto; io prudentemente aspettai, il mio amico alle prime vaccinazioni mi disse di aver visto reazioni avverse più forti tra chi il Covid l’aveva già fatto. Così ad aprile, passati ormai più di 4 mesi dalla guarigione, feci il primo sierologico:

Questo certificava che avevo fatto il Covid: e grazie, questo lo sapevo…

A occhio gli anticorpi mi sembravano altini (il mio amico disse che potevo donare il plasma, peccato che a Como non lo raccogliessero), per cui decisi di orientarmi verso settembre per la vaccinazione; pensavo che visto che l’anno prima l’epidemia aveva ripreso forza dopo l’estate, così mi sarei fatto trovare bello pronto. Ma poi, avvicinandosi le ferie e con lo spauracchio della variante Delta, presi appuntamento per vaccinarmi entro fine giugno. Ma prima feci un altro sierologico:

A questo punto erano un po’ calati, ma sempre abbastanza alti (anche se la mia dottoressa a cui li feci vedere mi disse assolutamente di vaccinarmi, che non erano così eclatanti); il mio amico mi disse che secondo lui potevo tirare fino a settembre, però se facevo il vaccino subito mi avrebbero fatto solo una dose, invece facendo passare i sei mesi probabilmente se avessi trovato un medico zelante me ne avrebbero fatte due. E così eccoci arrivati a settembre, con la pressione ricattatoria del Green Pass; intanto le idee sono un pochino più chiare a livello scientifico, ed è chiaro che la copertura vaccinale si riduce (e anche di molto) col passare del tempo, tanto che si parla di terza dose; nel frattempo però si parla anche di allungare il Green pass a dodici mesi, un po’ contraddittorio a parer mio… comunque, in vista di quello che nella mia testa è sempre stato il traguardo, ho rifatto il sierologico:

Ok, è calato, ma mi piacerebbe sapere: uno che si è vaccinato ha davvero più anticorpi di me? E ha senso vaccinarmi ora, con un vaccino già vecchio, quando si annuncia l’uscita di uno che dovrebbe coprire anche la variante Delta? E davvero sono amorale e non solidale se non mi vaccino, o sono essenzialmente cavoli miei dato che l’obbligo non c’è?(almeno a norma di legge, anche se di fatto e in modo strisciante lo stanno introducendo: allora ritengo più onesto che mettano l’obbligo, ma poi devono pagare anche i danni…).

Insomma, sono punto e a capo. Farò anghingò ambabarabà cicì cocò, ovvero alla fine sceglierò in piena coscienza e sulla base di motivazioni inattaccabili: ho un buono Booking da spendere, ma senza Green pass dove davo a spenderlo?

Amiche e amici, spero di essere stato utile anche se un po’ prolisso; i miei congiunti mi hanno ingiunto di non parlare più di Covid che ho stufato, e mi sa che farò così. Se mi verrà un trombo, sappiate che vi ho voluto bene.