Romagna e Sangiovese, sei sempre nel mio cuore
Quest’aria di paese ci invita a far l’amore
La briscola e il tresette, si gioca all’osteria
E col bicchiere in mano si canta in allegria
Nel salone delle feste di Villa Rana l’orchestra spettacolo “Bigio Corbatti e i Compagni di Merende” scalda l’atmosfera proponendo agli ospiti una selezione di classici del liscio; Bigio ha dovuto ingaggiare all’ultimo momento vecchie conoscenze come Kuz Guardatì alla tromba, Peter Petersen al clarinetto, Marco Cubillas al trombone, Walter Cotequinho al sax tenore, Dieguito Tiberito alla fisarmonica e Giorginho Torres al basso elettrico in sostituzione di un gruppetto di suoi musicisti colpiti da una fastidiosa intossicazione intestinale dopo aver partecipato alla Sagra del Mosto di Rosolini, in Sicilia, e osserva inquieto i nuovi arrivati sfoggiare folte parrucche, baffoni e basettoni anni ’70, camuffamento reso necessario a causa di piccole divergenze con l’Agenzia delle Entrate in merito a cartelle esattoriali non pagate. La procace cantante Luana, le cui qualità migliori non sono quelle canore, sgambetta mostrando generosamente le cosce forti, tenendosi a distanza di sicurezza dagli esperti orchestrali e specialmente dal loro alito che emana un inconfondibile odore di Varnelli¹. I tavoli sono quasi tutti pieni, come spesso accade quando c’è la possibilità di mangiare e bere a scrocco.
Gilda, fasciata in un abito rosso fuoco biodegradabile in fibra di mais disegnato dal giovane stilista Zibaldó, nome d’arte del recanatese Oreste Pertecaroni, batte impazientemente la manina sopra e il piedino sotto il tavolo.
«James, non sembra anche a te di essere sulla plancia, se plancia è la parola giusta, del Titanic? Qui si balla, ma sento che la catastrofe è vicina. E poi non mi sembra delicato, in fondo c’è stato un morto, è vero che si tratta di un presentatore ma era pur sempre una persona umana!» ragiona Gilda, preoccupata.
James, seduto di fianco alla Calva Tettuta, stacca gli occhi dalle spalle del maori Amaru Timu e annuisce comprensivo.
«Quando Natascia ha “suggerito” di allestire l’evento ho fatto presente che una festa sarebbe potuta sembrare, come dire, irrispettosa. Ma lei ha insistito» continua James, omettendo la parte in cui la russa aveva minacciato di ridurre a brandelli la sua collezione di pochette se non avesse smesso di discutere «e il maresciallo non ha avuto nulla da eccepire. Tra l’altro sono presenti dei suoi uomini, per rafforzare la sorveglianza»
«Speriamo bene, James. Ma Svengard dov’è finito, si può sapere? Spero non sia andato a spaccar legna come suo solito quando c’è qualche impegno mondano. Lo so che si annoia, poverino, ma qualche volta bisogna che inizi a sacrificarsi anche lui per la ditta. Oltre ai piaceri ci sono anche i doveri, non è vero James?» chiede Gilda in cerca di approvazione.
«Noblesse Oblige» conferma il maggiordomo, con un inchino partecipe.
«Il tuo latino è sempre rassicurante, caro. Non te l’ho mai chiesto, ma hai studiato in qualche collegio gestito da religiosi?»
«In effetti, signora» risponde James sorvolando sullo sbaglio di lingua «ho frequentato le superiori in un collegio di gesuiti. Ad un certo punto ho anche accarezzato l’idea di entrare in seminario»
«Non mi meraviglia, con la tonaca saresti stato magnificamente, avresti fatto un figurone con il tuo bel talare, ti vedo incensare attorniato da chierichetti con i boccoli biondi dispensando benedizioni. Anche da cardinale ti avrei visto bene, con una bella stola rossa, e poi chissà, chi avrebbe potuto porre limiti alla provvidenza? Dal rosso al bianco è un attimo. Un vero peccato!» commenta Gilda.
«La ringrazio, signora. Ma la mia vocazione non era abbastanza forte» risponde James con modestia, lasciandosi tuttavia sfuggire un sospiro al pensiero dei chierichetti dai boccoli biondi.
«James, sai che ti dico? Prima che mi si gonfino i piedi, facciamo un balletto. Tanto Svengard non è capace, e mi toccherebbe trascinarlo tutto il tempo. Miguel ha provato a dargli qualche lezione, ma non c’è stato niente da fare, un baccalà sarebbe meno rigido di lui. Non che io sia una che non apprezza la rigidezza, quando ci vuole, ma farmi schiacciare i piedi da un marcantonio di cento chili non mi alletta. Ah, ecco, sta arrivando Natascia. Sbrighiamoci a buttarci in pista, che non si sa mai cosa può succedere quando c’è lei nelle vicinanze. Come te la cavi con la mazurca, James?»
«Discretamente, signora. Anni or sono ricevetti un premio, alla Sagra del Cicciolo di Reggiolo»
«Ottimo James, spero che il tuo colesterolo non ne abbia risentito. Maestro?» grida Gilda, avanzando verso Bigio Corbatti sventolando un fazzoletto con il braccio alzato per richiamarne l’attenzione.
«Mo cosa possiamo fare per questa bëla burdëla²?» chiede il musicista, ammiccante.
«Burdela sarà tua sorella» risponde Gilda, equivocando. « Io sono la signora Rana, la padrona, quella che paga per capirci. E adesso vedi di darti da fare e dì a quello con l’organetto di attaccare la mazurca di Migliavacca. E non risparmiate sulle variazioni, eh? Che vi decurto il cachet e vi faccio pagare tutti gli spritz che si sono bevuti i tuoi amici capelloni»
¹ Liquore a base d’anice prodotto a Pievebovigliana e Muccia (MC), ideale come cicchetto nel caffè.
² Bella ragazza.