La cameriera, una bella ragazza bionda con qualche lentiggine sul viso, osserva i due clienti alzarsi e lasciare il tavolo in compagnia dei due pittori che li hanno avvicinati. Li segue con lo sguardo finché non li vede avvicinarsi ad un Suv nero; allora si slaccia il grembiule, scioglie i capelli e si avvia verso il retro del locale.
«Dove stai andando, Danielle? Non è il momento di fare pausa, c’è un sacco di gente, su, rimettiti il grembiule!» la richiama dalla cassa il titolare, Mario Piccolì, ex buttadentro del Sexodrome a Pigalle.
«I signori hanno dimenticato la ricevuta fiscale, vado a portargliela. Torno subito, intanto lei metta il grembiule, le dona» lo saluta la cameriera, lasciandolo interdetto.
«Danielle!» insiste Mario, uscendo dal locale, ma la ragazza ha già indossato tuta e casco ed è salita in sella alla Kawasaki Z900 parcheggiata nel cortile. Sfruttando le apparecchiature in dotazione alla moto Danielle effettua una chiamata vocale, a cui risponde subito una voce decisa:
«I corvi e gli avvoltoi?»
«Un mattino scompariranno¹» risponde Danielle alla parola d’ordine, e continua:
«Capitano, li hanno presi, come avevate previsto. Devo intercettarli? Sono solo in due, con la mia PSS² è uno scherzo»
«Hai ancora quella pistoletta? Quando ti deciderai a cambiarla?» la canzona il capitano. «No, limitati a seguirli, scopri dove li portano e tieni d’occhio chi entra e chi esce. Se siamo fortunati ci guideranno dove vogliamo»
«Agli ordini, capitano» chiude la ragazza.
«Vassilissa, quando la smetterai di chiamarmi capitano?» chiede il superiore.
«Mai, capitano. O preferite che vi chiami amore?» ribatte Vassilissa Kutnezova.
«No, continua pure a chiamarmi capitano» risponde Olena, con le labbra che si stirano in una specie di sorriso.
“Le Mantellate so’ delle suore
A Roma so’ soltanto celle scure
Una campana sona a tutte l’ore
Ma Cristo nun ce sta dentro a ‘ste mura³”
«Capo, posso sparargli? Sono tre ore che canta questa lagna, non ne posso più» chiede l’uomo in tuta mimetica, esasperato.
«Non dire stupidaggini, Esteban» risponde Carlos, in completo di lino chiaro, occhiali neri e panama in testa. «E soprattutto vedi di non fare fesserie. Quella donna è preziosa, hai capito? Preziosa. E se le succede qualcosa ne rispondi con la vita. Lasciala cantare quanto vuole, si stancherà, prima o poi»
In quel mentre il cellulare di Carlos vibra; questi ascolta la comunicazione e quindi, soddisfatto, si dirige verso la porta della cella dove è reclusa la Calva Tettuta.
«Signora, mi dispiace incomodarla, ma stanno arrivando altri ospiti, dovrete stringervi» comunica Carlos, ridacchiando.
«L’unica cosa che stringerò saranno le mie mani sul tuo collo, appena uscirò di qui, brutto pendaglio da forca!» urla Gilda, arrabbiata. «Fammi uscire di qui, ti ho detto! Tu non sai in che impicci ti sei ficcato, caro mio. Aspetta che il mio fidanzato lo venga a sapere, quello è un tronco d’uomo, ti spiezza in due! Si può sapere che diavolo volete, vi ho già detto che i soldi sono vincolati, non c’è trippa per gatti, nada, nisba! Tutt’al più posso farvi una fornitura di tortellini, se proprio ci tenete» concede la vedova Rana, trattativista.
«Tranquilla, signora, noi non vogliamo proprio niente. Ma vede, un nostro amico è convinto che lei abbia qualcosa che gli appartiene, personalmente sono convinto che si tratti di un malinteso, niente che non si possa aggiustare con un po’ di buona volontà, mi capisce signora?» insinua Carlos allusivo.
«Ma di che diavolo sta parlando? Si spieghi meglio, un malinteso, buona volontà, ma che intende, che cos’è questa roba che avrei preso al vostro amico? E soprattutto chi è questo gran cornuto che vi paga?» sbotta Gilda, indiavolata.
«Ogni cosa a suo tempo, signora, presto lo saprà. Ah, ecco, sono arrivati i suoi amici» annuncia Carlos, aprendo la porta, spingendo dentro i nuovi arrivati e richiudendola alle loro spalle.
«James!» grida Gilda, visibilmente sollevata. «Ce ne hai messo di tempo ad arrivare.»
«Desolato, signora, abbiamo saputo tardi del rapimento, altrimenti mi sarei affrettato. E’ stata trattata bene, signora? Se non sono inopportuno, trovo che il turbante in seta le stia d’incanto. Bouquet di Primavera, non è vero? Un classico sempre attuale, non lo pensi anche tu Serge? Ah, signora, permetta che le presenti Serge Mannoucharyan, un mio, ehm, caro amico»
«Enchanté, Madame» saluta Serge, esibendosi in un perfetto baciamano.
«Molto piacere Serge, James mi ha molto parlato della sua abilità con aste ed affini. Senta, lei che è del posto, pensa che ci lasceranno andare presto?»
«Aste e affini…» sibila Serge all’indirizzo di James che fa lo gnorri, prima di rispondere:
«Lo spero vivamente, signora, se c’è una cosa che ho imparato nel mio mestiere è che ogni cosa ha il suo giusto prezzo, bisognerà solo capire quale sarà il prezzo da pagare per la libertà…»
«Ci siamo, capitano, sono entrati in un palazzo in Rue de Rennes, vicino alla Place de Sant Sulpice» comunica Vassilissa, che ha fermato la moto sul marciapiedi opposto e finge di controllare il motore.
«Avvicinati e cerca di capire chi abita in quel palazzo» la invita Olena.
«Non c’è bisogno, capitano» risponde la giovane, sorridendo. «Lo vedo da qua, c’è una insegna in ottone bella lucida: Talnone Health and Care – Sede distaccata»
«Bingo» annuncia la russa «Aspettami lì, arrivo. Il giubbotto antiproiettile l’hai indossato? Non fa niente, ci penso io»

¹ dall’ultima strofa dell’Internazionale.
² pistola automatica in uso alle forze speciali russe.
³ “Le Mantellate”, scritta nel ’59 da Strehler/Carpi per Ornella Vanoni, di cui Gabriella Ferri incise nel ‘66 una grande versione.