Oggi più o meno le stesse persone di ieri; nel piazzale della stazione, di solito pieno, posti liberi. Mi sembra di vedere meno mascherine; le informazioni contraddittorie non aiutano: servono? Non servono? Comunque da quando c’è l’allarme in giro si vede molta meno gente che tossisce o starnutisce, e questo mi pare buono.
La nostra stazione è stata rifatta da poco. Prima i binari si attraversavano a raso; è pericoloso, ha stabilito chissà chi, quindi i marciapiedi sono stati alzati, i nuovi treni hanno l’entrata più in alto a filo del marciapiede (più o meno) e per l’attraversamento è stato fatto un sottopassaggio. Ci sono due bei ascensori, uno per scendere ed uno per salire: peccato che il più delle volte l’uno o l’altro siano rotti (come stamattina) e quindi chi ha valige, o carrozzine, o fa fatica a camminare deve scendere le scale e salire, con gran disagio e fatica. I giovani sani non si pongono questi problemi, attraversano i binari come prima, impipandosene del dislivello; io stesso lo faccio quando sono in ritardo, pur non essendo tanto giovane, sperando di non scivolare perché l’assicurazione si rifiuterebbe di pagarmi.
Il bello è che il sottopassaggio l’hanno fatto fuori dalla pensilina, quindi quando piove ci si bagna; le scale sono state fatte sul modello del ponte di Calatrava a Venezia, ed ogni tanto qualcuno scivola e cade. Pochi giorni fa un anziano (un altro modo per farli fuori) è appunto scivolato ed è caduto di faccia: naso rotto, ambulanza. Tutto per non mettere quelle strisce di gomma appunto antiscivolo, che costeranno due euro a dir tanto a scalino.
Al lavoro qualche persona in più; si respira quasi un’aria di scampato pericolo che non è del tutto congruente con le cifre che vengono date, ora quasi clandestinamente a differenza dei primi giorni quando venivano strombazzate: 1835 malati e 52 morti finora secondo l’Ansa, con aumento però dei guariti e diminuzione dei contagiati. Non so quanto si possa ancora stare tranquilli…
Ieri è piovuto, speriamo che serva a pulire l’aria; qualcuno ricorderà che a Natale ho ricevuto in regalo un ombrello pieghevole: bene, da allora ieri è stata la prima volta che l’ho potuto usare. E’ molto tecnologico: è pieghevole ma aperto ha le dimensioni di uno normale, ha il meccanismo automatico per apertura e chiusura ed è pure antivento, nel senso che si flette e non si rompe. Le stecche sono in fibra di carbonio: non oso chiedere quanto è costato, mi sa che avrei fatto meglio a chiedere una bottiglia di Champagne…
A proposito di qualità dell’aria, ricordo che nel primo inverno di pendolarismo a Milano, ’87-88, quando tornavo a casa e mi soffiavo il naso il fazzoletto diventava nero, così come i colletti delle camicie. La mia percezione quindi è che rispetto ad allora l’aria sia migliorata, però mi dicono che adesso le polveri sono più fini di quelle di allora e non ti lasciano il fazzoletto nero ma ti anneriscono direttamente i polmoni.
Stasera avrei dovuto avere le prove del coro, annullate per impraticabilità di campo. Risparmiamo il fiato, che è meglio: ognuno si potrà esercitare in solitaria, io lo faccio già nel tragitto casa-treno e viceversa, canticchiando il Credo III, gregoriano: e mi accorgo che del latino studiato alle medie decenni fa non è rimasto quasi niente nella mia testa, smarrito, sepolto, dimenticato. Ogni tanto quando faccio gli esercizi di russo (solo per testardaggine: infatti i progressi sono quasi nulli) rimpiango di aver lasciato morire nella mia zucca tempi, modi e declinazioni. Ogni tanto incrocio qualcuno che mi guarda stranito, e si chiederà se sto bene e ci sto con la testa.
A Roma, nella semiclandestinità come quella della settimana precedente a Napoli, c’è stata una elezione per un deputato. Ha votato meno del 15% degli aventi diritto, ma il deputato andrà lo stesso a rappresentare tutti quanti, pure me che non c’entro niente: forse una riflessione sul senso di questo bisognerebbe farla.
Mentre l’assessore alla sanità lombardo consiglia agli over 65 di non uscire di casa, ve ne segnalo uno che di casa è uscito e non ha nessuna intensione di rientrare: è lo spirito libero bortocal, il colto, avventuroso, polemico e bastian contrario che ci delizia giornalmente con le sue cronache indiane e che consiglio vivamente di seguire…
A domani! (oggi nella schiscetta ho orecchiette con cime di rapa. Che pacchia!)