Tre stelle per Olena – 43

Montesi estrae dalla sua cartella in pelle nera una pratica; ne estrae un verbale di interrogatorio, lo scorre velocemente e lo rimette al suo posto, apparentemente soddisfatto.
«Signor Marrakech, lei ha confessato di aver ucciso suo cugino Ahmed involontariamente, conferma la sua versione?»
Farouk Marrakech annuisce in fretta, timoroso, senza alzare lo sguardo.
«Così conferma » constata il maresciallo. «E sarebbe così gentile da raccontarci com’è andata?»
«Ma ho già detto tutto alla sua amica» dice il marocchino, che teme qualche trappola.
«Alla mia amica? Ah, intende il capitano Smirnoff… e le dispiacerebbe essere così gentile da raccontarlo anche a me?» insiste Montesi, dando uno sguardo rapido in giro per vedere se c’è traccia di Olena.
«E va bene… come al solito ero in cucina da solo, il ristorante era pieno, e mi chiama Fatima, la moglie di Ahmed, terrorizzata. Si era chiusa in camera, e Ahmed stava cercando di buttare giù la porta. La accusava di tradirlo, di essere una poco di buono, la minacciava di tagliarle la gola… quell’uomo era paranoico, e quando beveva diventava violento. Ogni tanto Fatima aveva degli strani lividi in faccia, a volte diceva di inciampare, qualche altra di essere distratta e sbattere nei mobili, ma io sapevo che era il marito a picchiarla. Le avevo suggerito di lasciarlo e di andarsene, ma lei non riusciva a decidersi. Insomma, non era la prima volta che c’erano litigi ma stavolta la situazione mi sembrava grave, così ho lasciato tutto e sono salito in casa loro. La porta era aperta, Ahmed aveva in mano un’ascia, sembrava un pazzo… gli ho chiesto che stesse facendo, di mettere via quell’ascia, ma per tutta risposta mi si è scagliato contro ed ha cominciato a gridare che ero io l’amante di sua moglie, e che me l’avrebbe fatta pagare… mi si è avventato contro, abbiamo lottato, non riuscivo a fermarlo, così ho preso il coltello che avevo in tasca e l’ho colpito. Ma non volevo ucciderlo!»
«Capisco, lei è intervenuto per difendere la moglie di suo cugino, è stato attaccato e si è difeso; ci sarebbe da discutere sul fatto che abbia lasciato la cucina portandosi dietro un coltello, ma sarà stata una dimenticanza non è vero signor Farouk? Insomma lui aveva un’ascia, lei si è trovato in mano un coltello, potremmo rientrare nella fattispecie della legittima difesa. Ma mi tolga una curiosità, come mai la moglie di suo cugino ha chiamato proprio lei? Tra di voi c’era solo un rapporto di amicizia o c’era dell’altro e suo cugino aveva ragione di sospettare? Ma passiamo oltre» dice Montesi prima che Farouk possa rispondere.
«A questo punto lei, invece di chiamare la polizia, ha nascosto il cadavere di suo cugino in cantina, e l’ha messo sotto sale; dopodiché ne ha assunto l’identità, e si è presentato a Turchese come Ahmed. Avete fatto amicizia, e qualcosa in più; ma una volta arrivato qua Turchese è stato messo al corrente del fatto che lei non era chi diceva di essere, e l’avrebbe smascherata in diretta, perciò l’ha ucciso»
«No!» insorge Farouk «Ve l’ho già detto, io amavo Turchese. Sì, è vero, gli avevo nascosto di non essere il vero Ahmed, ma noi ci volevamo bene, Alessandro stava facendo dei progetti per trasferirsi da me a Casablanca, avremmo anche cambiato nome al ristorante, non più “Le Zac e voilà”, ma “Les deux bouchons”»
«Molto romantico» commenta Montesi. Poi, cambiando discorso: «Quant’era grande il coltello che ha usato, signor Farouk? Voglio dire, era uno spelucchino, un santoku, uno a lama seghettata, uno per filettare il pesce? Quanto sarà stata lunga la lama, 10 centimetri, 20?»
«Il coltello?» risponde Farouk, sospettoso. «Perché me lo chiede? Non ricordo bene… mi pare un trinciante… sarà stato lungo 20, 25 centimetri»
«Strano» afferma Montesi, pensoso.
«Perché dice strano?» chiede Farouk, confuso.
«Eh sì, è strano. Vede, signor Farouk, dall’autopsia eseguita sul corpo di suo cugino, benché sotto sale, il medico legale ha stabilito che Ahmed non è stato ucciso con una lama di venti centimetri»
«Le ho detto che non ricordo bene di che coltello si trattava… sarà stata di 30?» azzarda il marocchino.
«Nemmeno di trenta. Anzi, a dire la verità non si è trattato di nessuna lama. La ferita era profonda e di forma circolare, compatibile con un corno di rinoceronte. Lei per caso ha un coltello a forma di corno di rinoceronte, signor Farouk?»
Farouk tace, a capo chino.

«Lei non ha ucciso suo cugino, nemmeno per sbaglio. Quella sera la moglie di suo cugino la chiamò e le chiese di aiutarla, perché era successo davvero un incidente. Continuo io, signor Farourk, o preferisce andare avanti lei? »
Farouk a questo punto raddrizza le spalle, come liberandosi da un peso, e rivela cosa è veramente successo quella sera.
« Io e Fatima ci conosciamo da quando eravamo bambini, ci chiamavano i fidanzatini… giocavamo insieme alle bambole, ci scambiavamo i vestiti. Anche una volta cresciuti, quando io scoprii di essere attratto dagli uomini, rimanemmo amici, e ci sentivamo spesso. Fui io a farle conoscere mio cugino, e ancora oggi me ne pento… Ahmed a suo modo aveva un certo fascino, Fatima se ne innamorò, e le due famiglie furono ben contente di benedire il matrimonio. Lì per lì anch’io fui contento, pensai che così avrei potuto continuare a starle vicino, ma non fu così. Ahmed svelò presto il suo carattere: era possessivo, geloso maniacale, e come le dicevo diventava anche violento. Ma questo non è niente… giocava: passava intere notti al Casinò all’Hamza, e perdeva fortune al baccarat… ecco perché la qualità del ristorante crollava: lui non aveva più soldi, e doveva tagliare su tutto. Finché cominciò a fare a Fatima degli strani discorsi. “Noi siamo una famiglia”, le diceva, “e in una famiglia ci si aiuta… abbiamo delle difficoltà economiche, ma possiamo farcela, se tu mi dai una mano”. Fatima credeva che il marito le chiedesse di lavorare al ristorante, e ne sarebbe stata ben felice dato che la teneva praticamente segregata in casa. Ma lui aveva in mente un’altra cosa, e quando gliela disse le fece accapponare la pelle. “Tu sei bella, Fatima, io sono fortunato, sai quanti uomini pagherebbero per passare qualche ora con te?” Fatima ovviamente si scandalizzò, pensò anche che suo marito volesse metterla alla prova per un’altra delle sue scenate di gelosia, ed invece continuò sullo stesso tenore “Non si tratterebbe di tradimento, se il marito è consenziente… sarebbero tutte persone pulite e discrete, non ci sarebbe niente di male. Potremmo lasciarci alle spalle questo brutto momento e ricominciare, magari in un’altra città, a Rabat, ad Agadir, o magari andare in Francia, a Parigi…” Fatima rispose che piuttosto si sarebbe uccisa; lui sul momento lasciò perdere, ma ogni tanto riprendeva il discorso, e prese a picchiarla più spesso; poi magari il giorno dopo le chiedeva scusa… »
«Insomma suo cugino avrebbe voluto far prostituire la moglie per coprire i suoi debiti di gioco, ho capito bene signor Farouk? E lei era al corrente di questa storia?»
Farouk prende un attimo di tempo, prima di rispondere.
«Sì, Fatima me lo confidò. Lei non avrebbe voluto che dicessi niente, ma io andai da Ahmed e gli chiesi a quanto ammontavano i suoi debiti. Avrei venduto casa, la mia quota al ristorante, tutto pur di aiutare Fatima: ma lui mi rise addosso, e disse che ai suoi problemi ci pensava lui e aveva già trovato come risolverli»
«E così il giorno dopo si presentò a casa con un cliente, un uomo che Fatima tra l’altro conosceva molto bene; all’inizio lo presentò come ospite ma quando le intenzioni si fecero chiare Fatima si mise a gridare che se ne sarebbe andata e avrebbe chiamato la polizia; Ahmed iniziò a picchiarla, mentre l’uomo sgattaiolava via; lottarono, e Fatima riuscì a liberarsi spingendolo lontano; mio cugino inciampò nel tappeto e cadde di schiena su quella stupida testa di rinoceronte che teneva nel tavolino basso, e si infilzò. Fatima era chiaramente nel panico, sotto shock; mi chiamò e corsi subito ad aiutarla, forse avrei fatto meglio a chiamare la polizia ma non volevo che rimanesse collegata a questo scandalo torbido, così nascosi il cadavere e la aiutai a pulire la stanza»
Montesi annuisce, compiaciuto di aver avuto conferma alle sue congetture.

«E così fu davvero un incidente, alla fine. Sì, sarebbe stato meglio se lei avesse chiamato subito la polizia, anche che capisco che non sarebbe stato piacevole spiegare le circostanze. Ma non è tutto, è vero signor Farouk? Continui, la prego»
Lo chef marocchino fissa Montesi, e capisce che è venuto il momento di vuotare tutto il sacco.
«Dopo qualche giorno iniziai a ricevere delle telefonate. Era un uomo che mi diceva di sapere tutto, che io e Fatima avevamo ucciso Ahmed e lui ne aveva le prove. All’inizio lo mandai al diavolo, ma poi mi mandò una foto, e capii che sapeva davvero quello che era successo.»
«Che foto?» chiede Montesi, interessato.
«La testa del rinoceronte con il corno insanguinato… per liberarmene l’avevo buttata in un cassonetto, ma evidentemente l’uomo mi aveva visto ed aveva fatto due più due…»
«E poi?»
«Poi cominciò a chiedermi dei soldi, prima non con grosse somme, ma via via divenne più insistente e voleva sempre di più… finché gli dissi che non gliene avrei più dati, e che il suo rinoceronte poteva metterselo dove voleva. Mi minacciò allora di farmela pagare, e ci è quasi riuscito.»
«Signor Farouk, lei ha detto che Fatima conosceva la persona che suo marito gli aveva portato in casa. Lo disse anche a lei?»
«Sì, me lo disse» conferma Farouk, a voce bassa.
«Mi guardi e risponda attentamente: quella persona è in questa stanza?»
«Sì»
A questo punto tutti gli astanti iniziano a guardarsi intorno, per individuare nei vicini tracce evidenti di abiezione, secondo gli studi di Lombroso¹.
«Può indicarcelo, signor Farouk?» chiede Montesi, facendo cenno a Corinaldi e Piccioni di tenere d’occhio le uscite.
«Lui» scandisce a voce alta e ferma Farouk, puntando il dito contro l’uomo che per ben due volte gli aveva dato dell’impostore: il fratello di Ahmed.
«Oohh» un bisbiglio di meraviglia si alza dalla platea; l’uomo accusato si alza in piedi di scatto ed estrae dal tabarro una pistola automatica puntandola alla testa della giovane Isolina e facendosene scudo cingendole la gola con un braccio.
«Togliti di lì!» intima a Corinaldi, appoggiato alla porta più vicina. Corinaldi, già con l’arma in pugno, dà un’occhiata a Montesi, dopodiché poggia in terra la pistola e, alzando le mani, si allontana.
«Brutto finocchio» urla l’uomo a Farouk «non potevi farti gli affari tuoi, no? Ma certo, cosa c’è da aspettarsi da uno che gioca con le bambole… la tua amichetta Fatima sarebbe stata contenta, te lo dico io, le avrei fatto vedere io com’è fatto un vero uomo… e voi» minaccia Montesi «non provate a seguirmi, o le faccio saltare la testa, avete capito?»

Così dicendo indietreggia verso la porta, trascinando la povera Isolina più morta che viva, la apre ed esce; Corinaldi recupera l’arma e si sta per lanciare all’inseguimento, frenato da Montesi, quando l’uomo riappare, con un braccio che pende in maniera innaturale e la pistola della quale si era servito per fuggire puntata alla sua testa, impugnata da una bionda statuaria con una smorfia di disgusto sul bel viso.
La donna avanza di qualche passo nella stanza, spingendo l’uomo avanti a sé; lo costringe ad inginocchiarsi, ed estrae dagli stivali della tuta mimetica un coltello da commandos; lo prende per i capelli e gli appoggia la lama alla gola.
«No, vi prego …» piagnucola l’uomo, dolorante, sentendo la lama che incide la pelle.
Montesi, rimasto interdetto, punta la pistola verso Olena, e le intima di abbassare il coltello.
«Non farlo, Olena, non ne vale la pena» le chiede.
Olena lo fissa, mentre un raggio di sole si riflette su una goccia del lampadario di Murano e la colpisce negli occhi blu. Senza staccare il coltello dalla gola dell’uomo gli sibila all’orecchio:
«Piangi come femminuccia, vero uomo… prega di non incontrare me mai più» poi si rialza di scatto e con un calcio alla schiena lo manda a sbattere la faccia per terra.

¹ Cesare Lombroso sosteneva che l’origine del comportamento criminale sarebbe insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale. Ovvero, se uno ha la faccia da bandito è un bandito. Applicata a determinate categorie è una teoria interessante, ad esempio ai finanzieri, i banchieri, gli speculatori. Peccato che per lo più sia stata applicata a poveracci.

27 pensieri su “Tre stelle per Olena – 43

  1. “Thinking of moving to Casablanca” …
    how interesting! I like Casablanca. I also like Marrakech, Fes and all the other royal or former royal cities of Marocco which I visited as a tourist several times.
    Your novel is taking unexpected turns and twists, dear Giorgio.

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  2. You write about a “dictatorship” in Egypt, dear Giorgio. I do not know about that. I like Egypt because it is a befriended country with Russia. The governments cooperate in many spheres: economy, tourism, military, culture, etc. Egypt is not taking part in the anti-Russian sanction policies of the collective west. I appreciate that. Egypt is also accepting the “Mir” bank card of Russian tourists in Egypt. This is good for Russia. There is a new article in TASS. I will give it to you in my next comment.

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    • Egyptian banks to start accepting Russian Mir cards shortly — newspaper
      Egyptian businessmen and hotel operators and owners approached the Central Bank of Egypt and requested to finalize procedures to accept the ruble as the trading currency

      CAIRO, October 9. /TASS/. Transactions with the Russian national currency in Egyptian banks and with cards of the Russian payment system Mir may become effective shortly,” Egypt’s Al-Shorouk newspaper said.

      According to newspaper’s sources in the economic and tourism sphere, “the Mir system and transactions with the Russian ruble in Egyptian banks at tourist resorts can be put in place in coming days.” The same sources denied that the delay with the Mir system’s introduction in Egypt and with banking transactions “was related to doubts of Turkish banks regarding their application after the US had warned about introduction of sanctions against countries that would accept Russian payment cards for servicing.”

      Egyptian businessmen and hotel operators and owners approached the Central Bank of Egypt and requested to finalize procedures to accept the ruble as the trading currency, for the use of an official ratio between the Russian ruble and the Egyptian pound from the start of the winter tourist season, the newspaper said. This decision “will be interests of the tourist sector and will have an overall positive effect for the country’s economy,” the Egyptian business community said, cited by the newspaper.

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    • Thank you, Olivia. I said dictatorship because egiptian people didn’t vote for El Sis, that rule with a militar coupe. And a young italian citizen, Giulio Regeni, was killed by his men, his security service, after brutal torture. So I personally dislike that government; but Italy on a hand protest, but with the other hand sell weapons and buy oil (great ipocricy, as usual). When the guilty will be imprisoned, maybe that I’ll visit Egypt.

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      • Abdul Al-Sisi is a friend of the Russian Federation, that is enough for me to like him. Some people call it a “coup”, others say it was a “revolution” that brought Abdul Al-Sisi to power. It depends on the standpoint we take.

        Abdul Al-Sisi is supported by Gamal Nasser’s family. Nasser was a friend of the Soviet Union. These Egyptians are traditionally Russia-friendly.

        Abdul Al-Sisi received the support of Gamal Nasser’s children, in particular his son, Abdel Hakim Abdel Nasser said:

        “I want to emphasize that we never forget about our Russian friends. We highly appreciate the position of the Russian people and the Russian leadership towards the June 30 Revolution. Our country has faced slander and attempts to falsify facts by the US administration and its allies, the Muslim Brotherhood, who tried to present the June 30 Revolution as a banal military coup. But if these people do not understand Egypt, then this is their problem. It is more important for us that our friends understand us. And we will never forget the role played by the Soviet Union in supporting our country in the past.”

        So you see, dear Giorgio, which side I support. Naturally!

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