Palmira, l’anziana cuoca di Villa Rana, sorride e riprende il suo racconto.
«Così cominciammo a frequentarci… quando finivo il lavoro Torello mi aspettava fuori dal paese, stando attento a non farsi vedere; mi accompagnava fino allo stradone di casa, parlavamo del più e del meno, e ci salutavamo dandoci la mano. Non facevamo niente di male, ma quando ci incrociavamo in paese facevamo finta di non conoscerci, per non alimentare le chiacchiere.»
«Perché tanti misteri?» chiede Amaru. «Non potevate semplicemente dire che stavate insieme?»
Palmira scuote la testa, comprendendo le perplessità del maori.
«Eh, magari, non è mica come adesso, erano altri tempi caro mio… innanzitutto io ero una ragazza di campagna, e lui di paese: adesso fa ridere, ma allora c’era una bella differenza. Lui stava studiando, e io ero una contadina. Ma soprattutto avremmo dovuto affrontare i nostri genitori: allora si diventava maggiorenni a 21 anni, ed erano loro ad avere l’ultima parola. Certo, iniziavamo a fantasticare, a fare qualche progetto, avevamo tempo, del resto io avevo solo 16 anni, ma poi successe il fattaccio»
«Il fattaccio?» chiede Amaru, interessato «Che fattaccio?»
L’anziana cuoca sospira, e guarda fuori dalla finestra.
«Una sera stavamo tornando a casa, la signora si era dovuta trattenere più del solito in farmacia, si era fatto tardi e stava facendo scuro, perciò camminavamo a passo veloce. Arrivati all’abbeveratoio, che si trovava più o meno a metà strada, ci accorgemmo di tre persone che stavano arrivando in bicicletta, e ci facemmo da parte per farli passare, ma non avevano intenzione di passare. Erano tre ragazzi di un paese vicino, poco più grandi di Torello; si fermarono e cominciarono a prenderci in giro, a sghignazzare facendo battute pesanti; Torello mi si mise davanti, dicendo di lasciarci in pace, ma quelli per tutta risposta cominciarono a provocarlo e spintonarlo. Lui non reagiva, cercava di calmarli, finché uno non mi si avvicinò e cominciò a mettermi le mani addosso. Allora Torello non ci vide più, gli saltò addosso e cominciò a picchiarlo, ma gli altri due intervennero per dare manforte al loro compare e gli bloccarono le braccia. Io ero rimasta paralizzata, finché Torello mi urlò di scappare, e allora mi misi a correre verso casa. Sentii un grido, e mi girai d’istinto: uno dei tre aveva preso un ramo trovato in terra e l’aveva colpito alla testa. Lo vidi cadere insanguinato e mi misi a correre più forte di prima, ma non ce la feci: mi rincorsero, caddi. Mi tapparono la bocca, mi trascinarono dietro una siepe, e fecero il loro comodo.»
«La violentarono?» chiede Amaru, sconvolto.
«Avevo solo 16 anni, ed ero vergine…» ricorda Palmira, stringendosi il grembo, quasi a proteggersi ancora dall’orrore. «Se ne andarono ridendo, e minacciando che se avessi parlato avrebbero ammazzato Torello e la mia famiglia. Avevo dolore, vergogna, sanguinavo… tornai indietro verso Torello, che si stava riprendendo, e lo aiutai ad alzarsi. Mi guardò, e capì… ci abbracciammo piangendo. Mi lavai all’abbeveratoio, non so come feci ad arrivare a casa. Non dissi niente a nessuno… il giorno dopo tornai in paese, avevo il terrore di rincontrare quei tre. La sera speravo di rivedere Torello, ma non lo trovai ad aspettarmi. Pensai che fosse ancora dolorante, ma quando non lo rividi nemmeno il giorno successivo mi preoccupai… Il giorno dopo il paese era in subbuglio, sentii la signora raccontare ad una sua amica che nel paese vicino, in un fienile, avevano trovato i corpi di tre ragazzi del posto, sgozzati come animali… si pensava a qualche vendetta politica, quei tre erano figli di noti fascisti. Il cuore prese a battermi a mille, corsi in piazza e cercai Nicola, l’amico più stretto di Torello, e gli chiesi se l’avesse visto. Mi guardò con tristezza, come se sapesse qualcosa di quello che mi era successo, e poi mi chiese “Non l’hai saputo? Torello è partito. Ti avrei cercato io tra poco… mi ha detto di darti questo”. E mi diede proprio quel ciondolo, quello che tieni in mano»
Amaru guarda i due pezzi del ciondolo riunito, commosso.
«E’ stato lui a far fuori quei bastardi? Ma dove è andato, si era nascosto, era scappato?»
«Era quello che avrei voluto sapere anch’io, ma Nicola lo ignorava, Torello gli aveva detto che si sarebbe fatto vivo lui. Così rimasi sola, con il mio segreto, ma non potei tenerlo segreto per molto»
«Perché? Chi l’ha scoperto?»
Palmira solleva le spalle, e mette la sua mano destra sopra quella del gigante.
«Ero rimasta incinta, Amaru. Aspettavo tua madre»

Oy, what a story, Giorgio! The vendetta was perfect, I guess.
The place you show in your photos is so peaceful, one cannot imagine that such awful things would happen in such a beautiful nature.
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I am sorry forcing you to translate this little tale, my little hobby. The story should follow a line, but I often change direction, and don’t remember where I wanted go… the place , really lovely, is situated in the Marche, the region in the middle of Italy where I born. Many hills, green, nature, good cuisine. From the see to the mountains, there is a variety of colors. Some years ago there was a strong heartquake that made a lot of distructions, some countries are wounds again. This page of Palmira was inspired to me by a fact really succeeded in my family during IIwar, that I tell in an old post. But now I should think how continuing…
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This is a lovely region of Italy, where you were born, Giorgio. I love these lush green hills. They look so peaceful. It is hard to imagine the horrors of war that happened there. I am sorry for the story of Palmira, which really happened in your family.
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This was the (quite) true story. Was a tragedy, womens are often the main victims of the war, at all latitudes and times…
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Women and children suffer most, Giorgio.
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Times have changed to the better, Giorgio. Let’s hope it will stay that way.
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Tempesta d’amore, sentieri, la casa nella prateria, la schiava Isaura… a te ti fanno un baffo: spazi con un’agilita degna di un’anguilla davvero mirabile.
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La schiava Isaura mi ha segnato. Era il 1982 e stavo facendo un corso in un convento. Dopo pranzo correvamo a vedere la telenovela, sperando ogni volta che finisse e non finiva mai! Ci immedesivamo nella schiava, qualcuno nel padrone. 40 anni fa! Ero rimbambito già allora.
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La cosa per cui non riuscivo nemmeno a vederne qualche secondo era che avevano una tale infarcitura di pubblicità
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Era una tale novità che incuriosiva… lo facevano nel primo pomeriggio se non ricordo male, e lo guardavamo prima di tornare in aula. Ci rendevamo conto che era una perversione, ma volevamo vedere come andava a finire… 😁
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Si, ricordo i tempi:era un impazzimento generale. Mia madre non se ne perdeva una. Io la tv l’avevo già abolita da un pezzo.
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Bel racconto
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Grazie, è interlocutorio ma vorrei arrivare ad un dunque prima di agosto, anche se dubito di riuscirci.
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Urka… Sta Palmira… Dici che si può affittare per del buon cibo una volta mese?
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Adesso ha un affaruccio da sbrigare ma appena ha finito te la mando. Come fa i vincisgrassi lei non li fa nessuno, il problema è che cucina almeno per trenta persone, invita gli amici!
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Sarà fatto🤣
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