Autunno, cadono i marroni

Cronachette della fase tre (11-22 settembre)

L’estate è finalmente finita, con i tormentoni quotidiani sull’aumento o diminuzione dei contagi (a seconda di quanti tamponi venivano fatti), l’allarme per le scuole con alti lai su mancanza di mascherine, di aule, di banchi, di insegnanti e perfino di mense: come se senza Covid tutto andasse per il meglio, infatti come è noto ad inizio anno ci sono sempre stati tutti i professori, negli anni non si sono create classi con numeri sempre più alti di studenti, per razionalizzare s’intende,  e le mense funzionavano a meraviglia, specialmente quelle smantellate o privatizzate dagli stessi che oggi strillano allo scempio; nel passato se vogliamo mancava anche la carta igienica, di questo si saranno dimenticati o almeno a questo si è posto rimedio?  Briatore e Berlusconi poverini, “quasi quasi mi dispiace” dice mia madre,  pensa a te ma’ che già hai i tuoi problemi, riapriamo gli stadi ai tifosi (ma si, e teniamoceli dentro), non criminalizziamo i luoghi del divertimento, ma no per carità ci mancherebbe, non criminalizziamo nemmeno chi ha deciso di andare ad impestarsi in Grecia, in Spagna, a Malta, in Croazia: ma vi sembrava il momento giusto? Non criminalizziamo nessuno, nemmeno quelli che hanno ammazzato di botte il ragazzino a Colleferro, o quello che ha ammazzato il prete a Como, poverino anche lui, aveva tanti problemi…

Oh Gio’ ma che hai, direte, ti ha morso la tarantola? Non sarai mica arrabbiato per l’esito del referendum? Tranquilli amici, del referendum non me ne importava una cippa anche se alla fine sono andato a votare, ma giusto per mettere un timbro sulla scheda elettorale e per controllare le misure di sicurezza; data l’affluenza non è che corressi tutto ‘sto gran rischio, ma comunque devo dire che sono state prese tutte le precauzioni possibili, anche quella di disinfettare la matita dopo l’uso. No, è solo che sono un po’ nervoso, e non solo perché continua la cattività ovvero il telelavoro ma, non bastasse questo, mi tocca condividere la gabbia con mia suocera. Che, poverina anche lei, è venuta a svernare a casa nostra perché  nel condominio di fronte al suo stanno facendo dei lavori di rifacimento dei tetti coibentati con l’ethernit; e per evitarle di respirare qualche fibra di amianto, che peraltro avrebbe digerito senza problemi, è stata portata a distanza di sicurezza. Ora, non vorrei dare cattive impressioni ma a mia suocera voglio bene, solo che non abbiamo niente da dirci e le sue storie ormai le conosco tutte a memoria; in più è una sorda selettiva che tende a capire solo quello che le fa comodo. D’altro canto lei penserà che io sia un orso selvatico, non fosse altro perché qualsiasi gioco delle carte mi fa venire sonno e di solito non parlo per slogan ma cerco di argomentare qualche opinione, sforzo che viene puntualmente vanificato dalle convinzioni eterne e immutabili della vecchia. Aggiungete che la stanza dove è il mio studiolo è anche la stanza degli ospiti e quindi sono dovuto sloggiare in soggiorno e capirete che la mia gioia di vivere non è alle stelle.

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A proposito di marroni l’altra domenica sono andato in visita al Castello di Masino, bene FAI, poco distante da Ivrea, per una visita guidata al giardino e soprattutto per la degustazione di Erbaluce, il vino tipico della zona, che un mio collega originario di quelle parti mi ha promesso per anni e non mi ha mai portato, vatti a fidare. Così, se Maometto non va all’Erbaluce, ecco che si muove Gio’… la visita è stata molto interessante, il castello è ricco di storia ed il parco è curato con tutti metodi naturali; i giovani del FAI vendevano anche della marmellata fatta nel Giardino della Kolimbetra, ad Agrigento: noi ci eravamo stati sei anni fa quando il Giardino era stato riaperto da poco, e quella di fare la marmellata era solo un’idea. E’ strano però trovarsi a Torino a parlare di Giardini di Agrigento!

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Masino è un piccolo borgo dove è rimasta una trentina di persone, tutti anziani; noi ne abbiamo incrociato una decina, quindi un buon trenta per cento; da una di queste abbiamo comprato delle castagne, anzi appunto dei marroni (confesso che alla mia veneranda età non avevo mai visto dei ricci così grandi). In settimana mi sono esibito in qualcosa che non avevo mai fato in vita mia e cioè lessare delle castagne (facile: ma ricordarsi di mettere un po’ di sale e una foglia di alloro, e poi pelarle ancora calde) e poi al forno. Purtroppo quest’ultimo esperimento non è andato bene perché a) ho aspettato troppi giorni e le castagne cominciavano a seccare e b) le ho cotte troppo. Risultato: le prime ancora calde sono riuscito a sgranocchiarle ma per le altre nessuno si è sentito di rischiare la dentiera. Che peccato, mi toccherà tornare! E ne ho ben donde, dato che alla fine l’Erbaluce non l’ho comprato, e nemmeno il passito di Caluso (un paese lì vicino dove fanno un passito favoloso) perché abbiamo deciso di andare a visitare Ivrea. Ora,a Ivrea c’ero stato nel 1982 in visita alla Olivetti dove si progettavano e realizzavano circuiti elettronici integrati: erano all’avanguardia e nessuno ha mai fatto un mea culpa per la fine che ha fatto quell’azienda. Tutta gente che ancora oggi pontifica per il bene del paese, eh! Allora mi colpì il terreno brullo intorno, di un ocra che mi metteva tristezza; ma forse il ricordo è fallace, perché oggi la cittadina l’ho trovata carina, non ho visitato niente perché era tutto chiuso ma in compenso ho visto che ci sono molti ristoranti e trattorie per future puntate.

Che strano, anche stavolta finisco con un richiamo alle trattorie; sarà che in questa prigionia sto mangiando tanta di quell’insalata che temo di trasformarmi presto o tardi in una capretta. Ma che marroni!

Alberta-Diatta-11

23 pensieri su “Autunno, cadono i marroni

  1. Alla faccia dei razzisti! E poi tre è anche il numero perfetto delle cabale o pseudo-cabale. Vorrei vedere se fosse quello il genere di sbarco a Lampedusa… Mi viene in mente De Andrè e la sua canzone «Bocca di Rosa»… E vabbeh! Appresso! A proposito dell’Olivetti è stata una scuola, un gioiello, una fucina, ai primordi dell’informatica era all’avanguardia, era una fabbrica ma anche un centro di cultura, un laboratorio di idee tecnico e umanistico, contava su una distribuzione commerciale peraltro esemplare, capillare, diciamo pure che era una gloria nazionale,,, Bene facesti a ricordarla, il passato serve a capire il presente…

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    • Quello è un marrone che decisamente ci piace! In quanto all’Olivetti ricordi i cosiddetti Capitani di Ventura, quelli che dovevano rinnovare il capitalismo familiare italiano, e sono riusciti a distruggere un bel pezzo di tessuto industriale, a favore della finanza e dei soldi facili? E poi hanno il coraggio di venire ancora a tenere lezioni (il primo è De Benedetti, tanto per essere chiari…). Da mangiarsi i marroni…

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  2. avanti col Cacao Meravigliao. arrivi alla fine del post, tutto divertito, e poi ti viene sempre in mente, a sorpresa, che il divertimento non è ancora finito!

    ma non è un po’ presto per i marroni? adesso sarebbe ora di funghi, ma credo che con l’autunno calato di colpo allo scadere dell’equinozio, chi ha avuto ha avuto, oramai, e io ho avuto non proprio troppo, ma ho ancora i vasetti sottolio degli anni passati; però i prataioli nati proprio sulla porta di casa o quasi sono stati una lieta sorpresa.

    io quest’anno festeggio la prima castagna (una) dei due alberelli piantati due anni fa: me la vado a controllare ogni tanto che non me la mangino gli scoiattoli; ed è già una notizia che le due piante hanno preso, perché non è facile…

    mia figlia dalla penisola arabica mi sta insegnando come far germogliare l’avocado; lei ne ha la casa piena, ma non ci riesco: credo i trenta gradi di differenza contino qualcosa.

    ciao. 🙂

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    • Ma l’avocado a te piace? Domani ti racconto cosa ha fatto mio padre quando gliene portai uno… per i marroni la vecchietta mi ha detto che erano i primi, e infatti prevedeva a breve delle grosse faticare per raccogliere gli altri. Tra l’altro fa anche il mele di castagno, un po’ amaro, a me piace. I funghi vengono fino alla porta di casa tua per farsi mangiare? Fortunello!

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