Olena à Paris – 6

Ma mi, ma mi, ma mi,
quaranta dì, quaranta nott,
A San Vittur a ciapaa i bott,
dormì de can, pien de malann!…
Ma mi, ma mi, ma mi,
quaranta dì, quaranta nott,
sbattuu de su, sbattuu de giò:
mi sont de quei che parlen no!

Flettàx, l’Ara Macao celtico, saltella cupo sbatacchiando la gamella del becchime alle sbarre della grande voliera dove è stato rinchiuso per ordine dell’autorità veterinaria di Kokkola, grazioso paese finlandese dell’Ostrobotnia Centrale.
La misura cautelare si era resa necessaria a seguito della rissa scatenatasi durante la festa di chiusura invernale del Parco Animali Toivonen che aveva visto Flettàx, vedette dello spettacolo, scontrarsi con i giovani fratelli napoletani Ciro e Sposito Donnarumma che avevano criticato coloritamente la messa in scena dove il pappagallo si esibiva in una divertente imitazione di Santa Claus, provocando la dura reazione del pennuto che era passato alle vie di fatto, ma più che questo era stata la sfilza di “terùn dell’ostrega” ed altri epiteti politicamente poco corretti che aveva convinto il direttore del parco, Tapio Myllymäki, a richiedere l’intervento del veterinario ed a concordare con lui un periodo di quarantena per l’animoso uccello.

Piia Pihlajamåki, la giovane guida del parco, accompagnata dalla gallina Kocca, la cavalla Fiona e la renna Riitta, si avvicina alla gabbia ed allunga una manciata di noccioline nel tentativo di rabbonire lo sdegnato volatile che, dichiaratosi prigioniero politico, ha iniziato da qualche minuto uno sciopero della fame.
«Su, Fletti, non fare i capricci. Mangia qualcosa! Guarda, ti ho portato anche il Jäätelö keksillä che ti piace tanto» cerca di convincerlo Piia, mostrando la versione finlandese del Camillino, il famoso gelato con biscotto.
«Si, Flettino, mangia qualcosa!» ripetono a pappagallo al pappagallo le sue tre partner in arte e non solo.

Il pappagallo, con le penne arruffate e la voce fremente di sdegno, fatica a trattenere la rabbia:
«Craa!! Ingrati! Dopo tutto quello che ho fatto per loro! Incarcerato innocente come Silvio Pellico, come Antonio Gramsci, come Nelson Mandela!» protesta l’Ara Macao, mostrando una sorprendente conoscenza della storia moderna.
«Fletti, non ti sembra di esagerare?» lo rimprovera Riitta, la renna. «Nelson Mandela non ha becchettato il naso di nessuno. Se chiedessi scusa, il direttore potrebbe abbreviarti la pena…»
«Puah!» risponde il pennuto, sprezzante. «Non mi abbasserò mai a chiedere la grazia! Combatto per la libertà dell’arte, io! Craa!! E non chiamatemi più Fletti o Flettino! Io sono Spar-ta-cus! E vi dico che ben presto spezzerò queste catene che mi opprimono!»
Kocca, Fiona e Riitta applaudono ammirate alla performance dell’uccello sovranista. «Fletti, sei un portento. Appena esci la mettiamo in scena, ok? Io faccio Messalina» propone l’ambiziosa cavalla, incurante del fatto che la voluttuosa imperatrice fosse di circa un secolo più giovane del coraggioso gladiatore.

«Craa!!» risponde l’incompreso pappagallo scuotendo la cresta. Guarda il gruppetto allontanarsi, con la gallina che, a causa della lunghezza delle zampe, rimane indietro.
«Kocca!» la chiama. La gallina accorre subito al richiamo dell’amato.
«Hai preparato tutto?» chiede circospetto Flettàx.
«Si, Fletti, tutto pronto»
«Bene! Allora è per domani, all’alba vincerò!» proclama il variopinto artista con un acuto.
«Per fortuna siamo in primavera» constata Kocca «altrimenti l’alba l’avremmo dovuta aspettare un bel po’. Vado a preparare le valigie, allora. Ciao Fletti!» lo saluta la gallina, e si allontana ondeggiando.
«Kocca?» la richiama il pappagallo.
«Si, Spartaco?» risponde la pennuta, lievemente ironica «che c’è?»
«Mi avvicineresti il Camillino, per favore?»

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12 pensieri su “Olena à Paris – 6

    • Da ragazzo leggevo il Giornalino, bellissimo giornale che vendevano in parrocchia. Aveva dei racconti bellissimi, tra cui quelli di Cocco Bill… credo lo pubblichino ancora oggi. A suo tempo cercai di convertire mio figlio ma lui preferiva Topolino, peccato.

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  1. Jacovitti!:-)
    Nota: Caro Gio, essendomi sfuggito l’inizio non seguo questa storia non avendo i collegamenti necessari e il regresso accumulato è tale da dissuadermi dal recupero.
    Però, le sbirciate che dò così a caso mi bastano per suggerirmi che dev’essere una cosa molto divertente, con richiami culturali in molti campi, deliziosamente demenziale. (demenziale, in senso positivo, come genere di humor).

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    • Demenziale è la parola giusta, caro Guido. Un impasto tra Squallor, Boldi &De Sica e Ken Loach. Più Boldi che Ken Loach. Ah, rimpianti, tanti rimpianti, e telenovelas. Un rebellot, insomma. Dovrei fare un riassunto, anche per non perdermi, ma sarebbe inutile tanto dopo un po’ me lo dimenticherei. Cercherò di mettere ogni tanto qualche foto di quelle che apprezzi, così tanto per invogliarti a passare… 🙂

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      • Fai benissimo a non volere fare un riassunto, se ti poni dei paletti, saresti fregato, perchè in prima battuta, bisogni lasciarsi andare liberi, solo così idea chiama idea. Solo dopo, a mente fredda, decantata la furia, si può (se si ha voglia) intervenire e riordinare. Non a caso, ci sono gli editor nella case editrici. E ci scommetto che senza editor, molti degli autori famosi da milioni di copie, non sarebbero quello che sono. Penso che conoscere certi retroscena rivelerebbe molti colossi dai piedi di argilla 🙂

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        • Perdinci, devo trovarmi un editor! Io pensavo che bastasse Word! 🙂 (a proposito un pensiero riconoscente all’inventore del cut & paste morto ieri. Era un genio e ha fatto fare un sacco di soldi agli altri, spero che ne siano rimasti anche per lui…). Gli editor non si rompono le scatole a leggere e correggere i libri degli altri quando magari sono più capaci loro di scriverli?

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