Come lacrime nella pioggia

Giovedì scorso, 25 aprile, lasciando casa dei miei genitori per tornare al “nord”, al lavoro, mia moglie ha incrociato mio padre, che si era alzato sentendo i rumori dei preparativi.
«Ciao Nino, noi stiamo andando» lo ha salutato. Lui l’ha guardata sorpreso, un po’ stranito, e le ha chiesto:
«E dove andate?» dispiaciuto che questa bella signora lo lasciasse.
«Torniamo a casa, a Como» ha spiegato mia moglie e lui, colpito, ha osservato:
«Ah, a Como? Io ho un figlio a Como…»

Mio padre è del ’28, ne ha passate parecchie come tanti della sua generazione, qualche storia ve l’ho raccontata: figlio di apolide, secondo di cinque figli, a 16 anni si ritrova in guerra dalla “parte sbagliata” ed al ritorno, dopo le peripezie della prigionia, scopre di essere rimasto pure orfano di padre. Ha cominciato a lavorare a 10 anni, una vita da artigiano, e con mia madre hanno formato una bella famiglia, con quattro figli, sette nipoti e (per ora) un bisnipote.
Un uomo forte, che non si è perso mai d’animo nelle difficoltà, che ha sempre anteposto la famiglia alle sue aspirazioni: tutto il suo impegno è sempre stato per il futuro dei figli, aiutandoci in tutti i modi quando c’era bisogno di lui.
Lo svelarsi della fragilità a cui l’età lo ha esposto è doloroso: senza mia madre sarebbe perso, ed è triste pensare che tutta la vita,tutti i ricordi, tutte le storie che adesso avrebbe potuto raccontare ai nipoti, se solo fossero stati disposti ad ascoltarlo, sono persi per sempre nei meandri della sua memoria.

Sono stato in casa sua tre giorni, ma non mi ha riconosciuto: sa di conoscermi, ma non chi sono: il Giorgio che ricorda lui è giovane, gioca a calcio con gli amici e suona in banda, prende il treno per andare a scuola e ogni tanto lo aiuta a bottega: ma questo signore gentile con i capelli brizzolati, che lo guarda con tenerezza e gli parla con rispetto e affetto, chi è?

il_vecchio_e_il_bambino

 

19 pensieri su “Come lacrime nella pioggia

    • Si, ricordo, Walter… mio padre ha dei periodi di lucidità ma non riesce più a discutere, magari si perde in un suo pensiero, le parole non escono come vorrebbe… e non ricorda i nomi dei suoi figli, anche dei miei fratelli che vede tutti i giorni… addirittura per mia sorella aveva scritto dei bigliettini con il suo nome e li aveva disseminati per casa, anche buffo se uno ci pensa… l’altro giorno dovevo fargli firmare delle carte, ma ho scoperto che non riesce più a fare la sua firma, solo dei segni… chissà, fra qualche anno sarò anch’io così, spero di avere intorno qualcuno …

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    • Tranquillo hai ancora una ventina d’anni di autonomia… 😁 una nota positiva: Oggi mentre assistevo ad un comizio per il primo maggio, si e’ avvicinato un signore che aveva una evidente voglia di parlare: cosa ho saputo che e’ del ’29, in ottima forma fisica e guida ancora la macchina, anche se per brevi tratti… ce l’aveva con moglie e cognata che non vogliono uscire di casa… ha ripetuto forse un po’ troppe volte di avere novant’anni (una decina) ma per il resto in gambissima!

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      • be’, sai, sono arrivato a quel punto nel quale cerco di stare in campana e di capire se sta arrivando il momento nel quale è meglio togliere il disturbo che restare; purtroppo tutto mi dice che il soggetto interessato è l’ultimo a rendersene conto.

        intanto mi metto alla prova con viaggi in autonomia, e penso che fino a che sono ancora capace di partire e di tornare a casa, la cosa funziona ancora in modo passabile; certo, il mese scorso ce l’ho fatta per il rotto della cuffia sia all’andata che al ritorno, e mi dà da pensare che quest’anno i miei figli abbiano smesso il tradizionale regalo di compleanno consistente in un biglietto aereo a mia scelta, ahia… 🙂

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          • be’, non sai cosa ti sei perso…, ahha

            quanto al resto, è solo una questione di abitudine e, chiaramente, anche di educazione militare ricevuta (mio padre era ufficiale: ovvio che mi sono abituato alla naia fin da piccolo, anche se poi non l’ho mai fatta, paradossi, per la mia anomalia cardiaca, già).

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    • Ah si si, di questo non c’è dubbio, siamo organismi deperibili e soggetti anche ai capricci della sorte. Non so quanto mio padre avrebbe scommesso, prigioniero a 16 anni degli inglesi, di arrivare fino a novant’anni, ed ha avuto una bella vita, di belle relazioni umane, ed ancora le ha perché ha intorno a se persone che gli vogliono bene, il mio rimpianto e’ forse, da figlio lontano da tanto tempo, di non aver condiviso delle esperienze insieme da “adulti”, anche i racconti sarebbero stati diversi rispetto a quelli da ragazzo. E’ che, come sempre, sembra che il tempo davanti a noi sia eterno e invece no… ma mi contento del bello che c’è anche in questa condizione, della tenerezza tra mio padre e mia madre, e della cura che i miei fratelli dedicano, verso i quali mi sento in colpa per la lontananza… si, la vita, insomma.

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      • In questo tuo commento trovo un sacco di dettagli in cui ti condivido, a cominciare dai “capricci della sorte”. Fino ai rimpianti… Adesso, che ho avuto la mia parte di vita, quante volte mi ritrovo a ricordare parole o episodi riconducibili a mio padre…

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