Natale con Olena (IV)

Prima di continuare osserviamo un minuto di silenzio in memoria di Everardo Dalla Noce. Ha spaziato dall’economia al softball, un esempio per tutti noi.

«James caro, mi reco un attimo dal mio consorte. Pensi che sia presentabile? » – chiede Gilda al compunto maggiordomo
«Lei è sempre impeccabile, signora» – risponde James, fissando avidamente gli occhiali da sole con  montatura arancio costellata di strass che troneggiano sul nasino di Gilda
«Te l’ho già detto che sei un bricconcello adulatore, vero? A proposito James, il caffè era stupendo, come al solito»
«Troppo buona, signora» – si schermisce con modestia James, ripensando alle due palline marroncine sottratte dalla gabbietta del criceto Ciucci ed aggiunte al Lavazza di Totò.

Nella foresta domestica intanto la colonia pigmea è in subbuglio. Il giovane Gnugnu, orgoglio della tribù per scaltrezza e appetito, è sparito. La cerbottana è al suo posto, così come il randello, ma di Gnugnu nessuna traccia. I pigmei, nell’idioma da loro utilizzato per comunicare, che ad un orecchio non allenato potrebbe richiamare il dialetto di Locorotondo, o anche Martinafranca, commentano la scomparsa.
C’è da dire che nel periodo trascorso presso il cavalier Rana la loro cultura ha fatto notevoli passi avanti, e il loro lessico si è arricchito enormemente: “bono”, “bona”, “cotto”, “crudo”, “passa sale”, “duro” ed al momento studiano i verbi transitivi.
I pigmei sospettano infatti di un gruppo di pastori sardi transumanti, ai quali avevano tentato di sottrarre qualche capo di bestiame senza successo, imparando a loro spese che quando un uomo con un randello incontra un uomo con una pattadesa, quello col randello è un uomo morto o giù di lì.

Gilda scende con l’ascensore nel sotterraneo, che si collega con il laboratorio con un tunnel attraverso il quale passa un treno Maglev guidato da Hidetoshi Nakata, vecchio centrocampista in disuso.
Dopo 5 secondi il treno la deposita sulla banchina sotterranea del laboratorio. Gilda scende con agilità ed imbocca l’ascensore per il piano superiore. All’ingresso del laboratorio avvicina gli occhi al lettore di iride, e la porta si spalanca con un clic appena accennato.
«Amoreee!» – cinguetta Gilda – «Eccomi qua, mi cercavi?»
Il cavalier Rana alza la testa dal tavolo su cui sono sparsi decine di libri di erbe, muschi e licheni.
«Gilda sono un po’ perplesso, mi serve un tuo parere» – dice il Rana
«Ma certo amore, c’è qui la tua Gilda, non preoccuparti. Tra l’altro ti ho portato qualche biscottino di mosto, di quelli che ti piacciono tanto» – dice Gilda svelando il contenuto del paniere che aveva portato con se dalla villa. «Li ho fatti con le mie manine, sono ancora caldi» – in realtà i biscotti provengono dal panificio Sigismondi, via monti Sibillini 23 Serrapetrona, un suo lontano cugino a cui Gilda commissiona una fornitura quotidiana. Il cavaliere ne prende uno e lo morde.
«Mmhh, che bontà! Gilda, tu hai le mani d’oro, ma non devi sciuparle così, come te lo devo dire. C’è la servitù per questo! »
«Non è niente amore, lo faccio volentieri. Vuoi che ti dica qualche parolaccia?» – fa Gilda ammiccante
«Magari più tardi Gilda cara, come avessi accettato»
«Sicuru sicuru porcelló de Gilda tua?»
«Gilda ti prego » – resiste il Rana, slacciandosi il colletto della camicia
«Stanotte non facìi tantu lu schizzinusu, quanno te frustavo le chiappe!»
«Gilda!!! Per favore..» – ansima il Rana. Gilda si ricompone.
«E va bene Evaristo, come vuoi. Tanto lo so che non mi ami più come una volta» – declama una melodrammatica Gilda, portandosi il dorso della mano alla fronte.

I pigmei non credono ai proprio occhi. Una gigantessa con stivali di pelle, un buffo costume ed un roditore scuoiato in testa sta trascinando qualcosa con un sottile cordino di cuoio. Dalla cintura della gigantessa  pende una zucca vuota con cui gli uomini del piccolo popolo sogliono coprire e proteggere le pudenda. Un’occhiata più attenta al sacco informe che viene trascinato suscita un moto di orrore nei suggestionabili primitivi: Gnugnu! Del guerriero vigoroso del giorno prima non è rimasto che l’involucro esterno, pelle avvizzita e cadente, un relitto umano con gli occhi fuori dalle orbite, che muove convulsamente le mani davanti a se, singhiozza e grida “agnagna! agnagna!” che come tutti sanno nel linguaggio pigmeo significa “basta! basta!” . Maleficio! Timorosi i pigmei rinculano, non bene come lo farebbe James ma decentemente.
La gigantessa scioglie la zucca, e la getta ai piedi dei terrorizzati indigeni. Il metro e ottantadue di Olena più tacchi sovrasta gli annichiliti tappetti.
«Finuocchietti!» – li apostrofa sprezzante
«Inginocchiate voi di fruonte a me!» – e per meglio convincerli lancia Gnugnu o quel che ne resta ad una decina di metri di distanza.
I pigmei, convinti, si prostrano.
Olena alza il volto al cielo, ed un raggio di sole si riflette nei suoi occhi azzurri andando a colpire la zucca vuota. Un sorriso di trionfo illumina il suo volto.

«Io suono Oliena, vuostro dio!»

 

Evaristo e il cavalier Rana sono la stessa persona? Cosa sono i biscotti di mosto? Che arti ha messo in pratica Olena per soggiogare i pigmei? Lo scopriremo nelle prossime puntate.

COLBA

16 pensieri su “Natale con Olena (IV)

  1. Ecco quello che mi ci voleva! Dopo quello con le finestrelle di carta, quello con dentro i cioccolatini e le caramelle ecco un vero e divertentissimo calendario dell’Avvento… quello con dentro Olena!
    …Sperando che non finisca a Natale ma che continui almeno fino all’Epifania!

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