Non viviamo in una società perfetta. Nessuno, credo, c’è mai vissuto, da quando esiste l’uomo. Esiste il male: violenza, ingiustizia, egoismo, cupidigia, razzismo…
Viviamo in un mondo dove si potrebbe star bene tutti, ma dove le ricchezze vengono spartite tra pochi lasciando agli altri le briciole; dove per benessere non si intende lo “star bene”, ovvero avere la possibilità di lavorare, studiare, curarsi, vivere serenamente la vecchiaia, ma possedere quanti più oggetti possibile, per lo più inutili; dove si consuma tutto senza curarsi di quello che rimarrà a quelli che verranno dopo; dove il pensiero è orientato e manipolato in mille maniere, dai pochi che detengono il monopolio dei media; dove si è social ma solo a patto di non toccarsi, conoscersi, frequentarsi.
Un uomo, in uno dei comuni più ricchi d’Italia, si è ucciso. Si è tolto la vita e l’ha tolta ai suoi quattro figli: disperazione, pazzia, rancore, paura, o forse egoismo, chissà.
E’ un atto innaturale, che rattrista ed interroga la coscienza di tutti: se si fosse fatto questo, se si fosse fatto quest’altro… ma la storia, anche delle persone, non si fa con i se.
Non sono tragedie che si possano spiegare con la povertà, o dalla sensazione di mancanza di dignità che deriva dal dover chiedere aiuto, altrimenti sarebbe una strage continua. Non è un atto estremo d’amore, come potrebbe forse essere concepibile per evitare sofferenze terribili: se so che dopo di me andrete in mano a torturatori, stupratori, seviziatori, preferisco uccidervi di mia mano piuttosto che soffriate.
Ma in Italia, per quanto imperfetti si possa essere, non è questo il caso. Esistono delle reti di assistenza pubbliche e private, spesso caritatevoli come Caritas, Banco Alimentare, Opera S.Francesco, Scalabriniani etc. che aiutano tutti senza distinzione di provenienza o religione e sopperiscono a volte alle carenze dei servizi sociali: qui in Italia i poveri non muoiono di fame. Fanno una vita grama, certo; ma trovano di che mangiare, di che vestirsi, certo con gli scarti che la società opulenta mette a disposizione per ripulirsi la coscienza; trovano alloggi, specie se hanno bambini piccoli; trovano aiuti per mandare i figli a scuola.
Esistono anche soluzioni più “radicali”: l’affido, dove i figli vengono appunto affidati temporaneamente ad altre famiglie, soluzione che permette ai figli di condurre una vita “normale” ed ai genitori di concentrarsi nel cercare di risolvere i propri problemi senza l’assillo dei figli.
C’è ad esempio l’affido diurno, dove le famiglie affidatarie si prendono cura dei bambini che poi la sera tornano a casa loro, dai loro genitori.
Su questo punto ho purtroppo constatato, per esperienza personale da affidatario, che ad un certo punto si è preferito indirizzare questi bambini verso delle comunità piuttosto che verso le famiglie; perché la gestione delle famiglie è più problematica (ricordo che noi avevamo un incontro mensile con uno psicologo, e ad un certo punto ci venne tolto perché il programma non era stato finanziato: scoprimmo poi che il piccolo rimborso spese mensile che ci veniva elargito _ che avrebbe dovuto coprire le spese di vitto e di cura dell’affidato, ed era dato sempre in gran ritardo, ma non era quello il punto perché non si faceva certo per il rimborso _ era quasi pari al costo giornaliero di uno di questi bambini in comunità! Viene da chiedersi chi ci mangiava sopra…; bisognava gestire i conflitti che a volte si creavano tra affidatari e famiglie dei bambini… smorzare le aspettative e pretese di quelle famiglie che consideravano il bambino come adottato invece che affidato…)
Insomma, voglio dire che di aiuti ce ne sono molti. Certo, la cosa migliore sarebbe quella di avere amici, parenti, conoscenti, che possano dare una mano, perché a volte è l’isolamento, la solitudine quella che fa più male, che fa macinare i cattivi pensieri.
Purtroppo, quando la testa non funziona più, si vedono solo i problemi e non le soluzioni; è forse cinico dirlo, ma ogni giorno qualcuno rimane orfano per malattie, incidenti, calamità, violenze: i figli soffrono ma, almeno per loro, la vita va avanti.
(197 – continua)
grande consuocero, se il figliolo ha ripreso solo la metà da te (il che equivale a dire tutta la metà genetica che ti spettava) la mia Daphne è a cavallo…
Scherzi a parte… hai perfettamente ragione su tutto… basterebbe tendere la mano e far sentire la nostra presenza a chi è in difficoltà…
una difficoltà che oggi è soprattutto emotiva ed è questo tipo di isolamento che porta a gesti inconsulti come quello che hai citato.
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Mio figlio e’ molto più bello di me, dille di star tranquilla che casca bene! 😁
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anche il tuo, tranquillo 😁
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I primi due paragrafi riassumono perfettamente, non la nostra società odierna, ma il modus vivendi dell’essere umano nel suo complesso. Poi ci possono essere singole eccezioni, ma tutti insieme siamo così. ☹
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Purtroppo pare proprio che nonostante i millenni di civiltà siamo ancora rimasti indietro… ci si riuscirà mai? Mah, io di certo non credo che riuscirò a vederlo un mondo non dico perfetto ma con una almeno vaga idea di fratellanza condivisa…
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il fatto è che andando avanti così già i nostri figli non vedranno più un mondo… punto.
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Ma no, siamo ottimisti, ci penseranno loro a migliorarlo! 😉
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speriamo… perché pensare che mia figlia potrebbe vedere Venezia sommersa non mi da grande conforto…
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Ho un amico che ha il fratello gondoliere, nel caso può far comodo
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… per passare da tetto a tetto?
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🙂
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Forse nemmeno la generazione dopo purtroppo
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Siamo positivi! Voi lo vedrete! I have a dream! 😉
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😃
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Quello che scrivi tocca dentro e fa male.
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E’ una vicenda davvero straziante… Quattro bambine morte, uccise dal loro papà… come si fa a non essere toccati, e’ proprio il nostro essere “umani” che si ribella… scaturisce una pietà infinita, per queste bambine e per quell’uomo… e per la loro madre, che sarà straziata. Triste, davvero triste.
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Serve la perfezione per far vivere le persone dignitosamente? No serve l’umanità, serve l’umilità, srve la voglia di andare incontro…serve che questa società torni a guardarsi in faccia e non dietro uno schermo, dietro le associazioni, dietro i tribuanli…
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Basterebbe essere umani, in fondo…
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…Ci sono momenti in cui non si pensa, ci sono momenti in cui non si è più se stessi. E’in questi momenti che si tocca la parte imponderabile dell’essere umano: alle volte si sacrifica la propria vita affinchè qualcuno, soprattutto i figli, possano proseguire il cammino; altre, invece, si pensa di cancellarsi e cancellare tutto quello che si lascia. Non c’è una ragione precisa, si è solo preda di un’oscura disperazione. O forse soltanto si vive in un’altra dimensione imperscrutabile, “a ragione”…
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L’altro giorno ne parlavamo proprio da te… in quel caso di istinti violenti che di colpo esplodevano… un lettore diceva che questo avvenimento gli faceva venire in mente storie ancestrali… non so a cosa potrebbe essere paragonato, forse il sacrificio delle mogli nell’India antica, bruciate sulla pira del marito, per accompagnarlo… Imperscrutabile, hai ragione…
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Abbiamo una mente che è espressione del nostro essere: fragile, complessa, molteplice ed unica, nel suo essersi sviluppata attraverso i millenni. Ancora adesso rappresenta un mistero per qualsiasi indagine. A me vengono in mente anche i faraoni che si portavano appresso pure le corti… Insomma ci sono un’infinità di esempi di come si riesca a riprodurre delle azioni che ci appaiono così terribilmente sconsiderate. C’è anche il classico esempio del”muoia Sansone con tutti i filistei”. Però mi vengono alla mente pure i casi in cui gli animali uccidono la propria prole, quando hanno la percezione di non riuscire a mantenerli. E’ come un gesto estremo d’amore materno: piuttosto che lasciarli morire di fame, preferiscono ucciderli… Che sia un atto dettato da un istinto animale? Dobbiamo sempre ricordarlo che il confine è sempre molto labile tra umanità ed animalità…
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Quello che più mi inquieta personalmente, caro amico, e’ che sarebbe potuto succedere persino nel mio condominio, non ne avrei saputo niente fino al mattino dopo… questi sono i rapporti umani 2.0 … la stessa fondazione che ha offerto l’alloggio a questo disgraziato ne ha uno proprio nella mia scala. Ogni tanto cambiano… sempre stranieri con difficoltà. Chi sono? Che fanno? Come vivono? E’ anche difficile averci rapporti umani, c’è anche una certa diffidenza da entrambi i lati, e forse anche una inconscia ma non tanto sensazione di fastidio…
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Ci sono persone che muoiono nella più totale solitudine e le si scopre dopo mesi. Anche un mio conoscente, ancor giovane, morì di stenti in casa sua, venendo scoperto dopo un mese il cadavere… Per quanto riguarda gli stranieri, avviene ciò che è avvenuta in tutti i paesi che hanno secolare esperienza di immigrazioni, come la Francia, la Germania, i paesi nordici o gli USA: molti di costoro arrivano ad occupare i segmenti più poveri ed alienati della società, sostituendo gli autoctoni… Sai, una volta ho assistito ad un documentario che parlava dei baraccati che c’erano Roma, mi pare vicino ad una zona, non vorrei sbagliarmi, detta dell’acquedotto. Vi si narrava di come cambiasse in continuazione la geografia umana di quel ghetto: prima i siciliani, poi pugliesi, quindi calabresi… Insomma un succedersi di persone delle più varie regioni. Gente che, grazie a periodiche sanatorie, riusciva ad essere assorbita nel tessuto della città. Solo che a questa ne subentrava altra. Oggi che il calo demografico coinvolge un po’tutta la penisola, ecco che si fanno avanti quest’altri migranti che tendono a occupare i segmenti lasciati vuoti. Molti non ce la fanno. Altri si gettano nell’illegalità, i più ancoora riescono ad integrarsi bene o male. E’di costoro che si parla troppo poco. Anche per colpa dei media e dei politici che cercano sempre il caso per poter vendere qualche copia in più o dimostrare teoremi atti a portare loro qualche voto in più…….
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Quanta amarezza, Giorgio, quanta tristezza per questo uomo, per le sue bambine, per questa donna rimasta sola. Penso che bisogna conoscere la disperazione più grande per arrivare a compiere un simile gesto, una disperazione tale da non riuscire a vedere uno spiraglio di luce, una piccolissima via d’uscita da qualunque ne sia stata la causa. Non so se non si arrivi a compierlo perché si è meno fragili o perché, in realtà, non si arriva a conoscere fino in fondo il malessere. Certamente, in questo “tempo” che stiamo vivendo, siamo tutti un po’ più fragili, sicuramente anche più soli, una solitudine che ci allontana sempre di più gli uni dagli altri, che ci porta all’incapacità non solo di reagire di fronte agli ostacoli, ma anche di condividere, di essere solidali, di sostenerci reciprocamente, ci stiamo disumanizzando, ci distruggiamo e stiamo distruggendo la nostra terra. Perché, vedi, ha ragione Elish, secondo me, quando afferma “il fatto è che andando avanti così già i nostri figli non vedranno più un mondo… punto.” E’ la realtà, io penso che siamo già al punto di “non ritorno”, io non ci sarò già più e, in fondo, non mi dispiace non assistere alla fine di questo mondo … ma i nostri figli … ho paura che la vedranno. Una storia triste, straziante, quella che hai riportato, che ci lascia sbigottiti, senza la capacità di proferire altre parole … spero solo che, adesso, ci sia ancora qualcuno che possa aiutare questa donna, qualcuno disposto camminare a fianco lei, qualcuno che riesca a trasmettere un po’ di forza a questa moglie e madre rimasta senza nulla se non il proprio immenso dolore. 😥 E un abbraccio a te, amico caro, per la tua grande sensibilità. ❤
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Spero che almeno ad un certo punto prevalga, se non il buon senso, l’istinto di sopravvivenza… la mamma non so come farà a sopravvivere, sinceramente… era ricoverata da qualche mese a causa della depressione, e credo che tutta la sciagura sia derivata da lì… il papà era rimasto disoccupato e doveva accudire questi quattro bambini, da 11 a 3 anni, un maschio e tre femminucce… ma onestamente come poteva fare senza lasciarli soli? Tante le domande che ci si pone, anche su sbagli e ritardi nelle risposte… anche frutto del tempo che viviamo, i servizi sociali sono sotto stress dall’ondata di minori non accompagnati, e non ce la fanno a seguire tutti… cioè sembra quasi che per seguire i nuovi arrivi si debba sacrificare chi è già qua, è una lotta tra poveri… non so, c’è qualcosa che non va. Sarebbe successo se fosse rimasto in Marocco quell’uomo e la sua famiglia? Non credo, avrebbe trovato sicuramente supporto in amici, parenti… ma vale per tutti quelli che si trovano stranieri o spaesati, finché va bene va bene, ma quando ci sono i problemi… come dicevo a Sal, anche quelli diciamo “di buona volontà”, mi ci metto anch’io, facciamo fatica ad approcciare queste famiglie, a parlarci, c’è una naturale ritrosia sia da parte loro che nostra… poi in certe zone d’Italia si è più restii ad invadere lo spazio altrui… a volte viene scambiato con un farsi i fatti degli altri, e quindi non ci si impiccia, si pensa: se ha bisogno chiederà… e si lascia che ad agire siano solo le istituzioni, quando basterebbe un pò di disponibilità per ognuno… diffidenza, anche… chi li conosce? Se gli do un dito, vorranno un braccio? Mondo difficile, Marianna… ti racconterò quello che mi ha detto una volta mio padre, a proposito di questa mancanza di comunità e solidarietà… buona giornata
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Sì, un mondo difficile, a volte non mi ci ritrovo per nulla. 😥 Ti abbraccio, Giorgio, buon pomeriggio. ❤
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Buongiorno 🐞
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Buongiorno anche a te!
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Grazie Giomag 🐞
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