Ode all’uomo grave

Credo di aver promesso, tempo fa, di non scrivere più poesie. Questa però è voluta uscire da sola e non ce l’ho fatta a fermarla, ci vuole pazienza.

Soffro, mi struggo, languo,
la gravità mi opprime
Fuoriesce come flatuo
spasmo di idea sublime.

Ingorgo nel cervello
so poche cose e male
si sfidano a duello
il prete ed il maiale.

Ne artista ne scienziato,
maestro di autocritica.
Meglio sarebbe stato
seguir la via politica

Fingere gran disprezzo
per soldi e per prebende
vendendomi a buon prezzo
al miglior offerente.

Vano e superficiale
perfetto per l’andazzo
sembra che sappia tutto
e invece non so un cazzo,

Nel secolo che aborro
sarei stato osannato
mascherato da Zorro
avrei fottuto e rubato.

Ma lo specchio mi richiama
son grave ma non troppo
coliche di coscienza
mi causano l’intoppo;

Ne dindi ne moldave,
l’encefalo va in blocco
non sarò forse grave
ma, alfin della licenza, tòcco.

giomag, 12 ottobre 2017

cyrano

44 pensieri su “Ode all’uomo grave

    • La poesia esige un travaglio interiore. In questo caso, credo si sia notato, l’avevo e forte. Altre volte lo stimolo a poetare è fievole, la vena è stitica oserei dire. Comunque questa poesia è il mio ritratto sputato e forse me la farò incidere sulla lapide. A quel punto sarò abbastanza grave, credo.
      Comunque a proposito di poesie non lette non ti sei persa molto perché ne ho pubblicate solo due. Una è questa, l’altra nel link all’interno del post (“Viaggio di un poeta”), bella anche quella ma in dialetto, parla anche quella di urgenze anche se di altro genere. Ne ho altre a casa ma mi vergogno e non le pubblico. 🙂

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  1. Ma che sorpresa trovare l’uomo grave alle prese con i versi. Caro Giorgio scoprirti così bravo mi lascia senza parole. Sai stupire non solo con i tuoi post impegnati, con quelli ironici, ora pure con quelli poetici. Un applauso alla tua verve è più che meritato. Un bacione. Isabella

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