Italia, Italia, di terra bella e uguale non ce n’è

Basta lamentarsi, basta recriminare! Finiamola di piangerci addosso e gridare al complotto pluto-masso-giudaico. Ci rendiamo conto che il nostro paese è indiscutibilmente il più bello del mondo, meta ambita da ciascuna persona dotata di buon senso risiedente su questa terra? Smettiamola di girare ingrugniti e incarogniti, guardiamoci intorno alla scoperta della bellezza che abbiamo intorno e non solo delle scie chimiche che striano i nostri cieli azzurri.
Intoniamo le canzoni immortali che rendono onore alla nostra terra: L’Italiano di Toto Cutugno e Italia di Mino Reitano!

Cos’è questa botta di ottimismo, vi chiederete? Da dove viene questo rosa che colora l’orizzonte? Semplicemente dall’evidenza dei fatti e dalle nude cifre che di seguito esporrò.
Mille indicatori potrebbero dimostrarlo, ma mi limiterò a qualche accenno che si potrà ampliare a volontà.

La nostra penisola, che si estende al centro del Mediterraneo culla della civiltà  (non vicino al polo Nord o al deserto del Sahara) comprese le isole ha un’estensione che ci pone al 72° posto nella classifica mondiale (appena poco più grande dell’Arizona, si premura di informarci il sito della Cia da cui ho attinto gran parte dei dati che illustrerò).

Per popolazione siamo al 24° posto; stiamo invecchiando, l’età media è di 44,9 anni, vuoi perché fortunatamente campiamo molto (vita media 80,6 gli uomini e 85,1 le donne) sia perché sfortunatamente facciamo pochi figli (il tasso di nascita è fanalino di coda al 215° posto). Su questo si può dibattere: se i governi la smettessero di riempirsi la bocca di famiglia e facessero qualcosa per sostenerla starebbe un po’ meglio, questa benedetta famiglia. Il numero di residenti comunque è abbastanza stabile, sui 60 milioni, grazie (?) all’afflusso degli stranieri (passati da 230.000 ad oltre 5 milioni in appena 25 anni).

La mortalità infantile è ai minimi (4 morti ogni 100.000 nati), ma come dicevamo è ai minimi anche il tasso di fertilità (cioè il numero medio di figli per donna, quell’ 1,4 che ci pone al 208° posto. Sarà forse perché se ne fanno così pochi che ogni tanto qualcuno rilancia l’ideona di poterli comprare?).
L’acqua, oro bianco, è abbondante e disponibile per tutti; ne abbiamo così tanta che ci permettiamo di sprecarne quantità che disseterebbero intere nazioni africane, e siamo così schizzinosi che sdegniamo  l’acqua di rubinetto preferendogli quella minerale (208 litri a testa all’anno in media).

Scuola e sanità pubbliche nonostante i ricorrenti tentativi di farle andare in malora scricchiolano ma reggono e garantiscono istruzione e salute a tutti. Per quanto ancora resisteranno? Dipende da noi, da quanto riusciremo ad opporci alle varie derive liberiste al grido di “ce lo chiede l’Europa”.

Il nostro Prodotto Interno Lordo è il 13° al mondo. Siamo uno Stato tutto sommato piccolino ma che produce molto; non dovremmo dimenticarcene, ogni volta che chiude un’industria o delocalizza. Ed anche sull’energia che serve per farle andare avanti tutte queste attività dovremmo pensare, che il sole ancora non è sufficiente. Voglio dire: e il nucleare no, e il carbone no, e il petrolio no, e il gas no, a qualcosa bisognerà pur dire si se vogliamo continuare a tenere accesi gli smartphone.

Certamente gli ultimi anni di crisi si sono fatti sentire, e sono cresciute disuguaglianze sociali, povertà e divario tra Nord e Sud del paese; a questo proposito rimando a questo articolo http://www.lookoutnews.it/istat-rapporto-2016-italia-economia/ che riepiloga quanto evidenziato dal rapporto Istat.

Il problema dei problemi è la disoccupazione giovanile, che rende difficilmente sostenibile tutto il resto; lo dico provocatoriamente: non è pensabile il continuare a spendere oltre 4 miliardi l’anno per l’accoglienza ai migranti col 40% di disoccupazione giovanile e col precariato che nonostante il (o forse grazie al?) jobs act aumenta invece di diminuire, così si creano solo guerre tra poveri. Il governo, tutti i governi, dovrebbero pensare da mattina a sera al lavoro, lavoro, lavoro: Trump il furbacchione l’ha capito, e infatti cosa è andato a dire ai lavoratori spaventati? Riporterò il lavoro in America. Finché anche qua non si capirà che a chi non ha lavoro poco importa della liberalizzazione della cannabis, della legge elettorale o del matrimonio gay, i Trump nostrani avranno praterie aperte.

Vogliamo parlare della natura? Montagne, colline ubertose, laghi, fiumi, migliaia di chilometri di coste; ospitalità cordiale e professionale dovunque. Posti che non sempre curiamo come dovremmo, anche se la salvaguardia del territorio dovrebbe essere anch’essa in cima alle priorità politiche, più che le correnti di partito. Vogliamo forse definire la varietà e bontà della nostra cucina e dei nostri vini un luogo comune? Personalmente non me la sento.

L’Italia è il paese che detiene il record di maggior patrimoni dell’Umanità dell’Unesco nel mondo; è il paese compassionevole dove nessuno muore di fame, a meno che non voglia; è il paese dove ci sono volontari per tutto: anche per far attraversare la strada ai ricci o alle rane nelle notti di luna; è il paese fantasioso dove si reinventa anche l’acqua calda: così ogni volta che c’è un terremoto la soluzione è sempre nuova e sempre diversa da quella precedente.

Potrei continuare per mesi, ma mi fermo qua: italiani, siamo coscienti di dove viviamo? Chiediamoci anche se ne siamo degni, quanto di nostro di menefreghismo noncuranza cialtronaggine evvabbè ecchessarammai ci mettiamo per renderlo un posto peggiore di quel che sarebbe.

Su la testa, perbacco!

(132 – continua)

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15 pensieri su “Italia, Italia, di terra bella e uguale non ce n’è

  1. Sono d’accordo quasi su tutto, tranne che su i Trump nostrani e sul nostro conservatorismo innato. E’vero che viviamo nel paese più bello, ma è anche vero che, l’innovazione, ci porterebbe tanti di quei posti di lavoro e ricchezza adesso repressa e frustrata da politiche vecchie e obsolete. Ad es: se si legalizzasse la cannabis, come già è in atto in alcuni stati negli USA, si aprirebbero molte possibilkità in campo economico: l’erba non è più dannosa dell’alcool o degli psicofarmaci. Ed è dimostrato anche a livello scientifico la sua efficacia. In oltre, si sottrarrebbe una valanga di quattrini alle mafie varie. E’lo stesso per le energie rinnovabili: si facesse seriamente, come in Germania, presto si avrebbe uno sviluppo anche dal punto di vista occupazionale. Il discorso di Trump è fatto di bassa furbizia, teso ad ingannare fasce di popolazione troppo legate al passato, sia lavorativamente che intellettualmente. con l’eliminazione delle restrinzioni nel campo dell’estrazione del carbone, non sortirà nessun effetto per quella gente che ancora crede nelle fonti tradizionali d’energia: l’economia è già più in là. Il gas costa molto meno, anche il solare o l’eolico sono sempre più competitivo. E l’automatizzazione, unita all’informatica, rende sempre meno l’apporto umano nella produzione di carbone. Lo stesso petrolio è sempre più indirizzato verso economie molto meno sviluppate.
    Dunque, che dire? Gli unici a perdere da questo tipo di approccio ai problemi, non possono che essere coloro che abboccano anche qua in Italia. La nostra vera disgrazia è l’assenza di un movimento dal basso che faccia proprie queste rivendicazioni, come quella della cura dell’ambiente, per creare nuovo sviluppo non tradizionale e nuovi posti di lavoro. Fino a quando rimarremo legati ai muri contro gli immigrati, non si creeranno nuovi posti di lavoro. Ascoltavo l’altro giorno degli esperti su radio uno che sostenevano: dei quattro miliardi di euro che l’Italia spende per gli immigrati all’anno, una parte infinitesimale va a finire nella reale accoglienza di costoro. Il resto si ferma nelle tasche del sistema monumentale messo in piedi: cooperative, alberghi, comuni, strutture ad hoc, onlus e tutti quanti entrano a far parte della catena dell’accoglienza. Dunque, anche la migrazione sembra entrare in quella nuova industria che dà lavoro e distribuisce ricchezza agli italiani… Soltanto questo per sfatare un altro dei luoghi comuni che carica sulle spalle degli italiani il peso dell’accoglienza…
    Un caro saluto

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    • Sicuramente i lavori vanno reinventati… lasciare tutto al mercato come stanno facendo non funziona, e’ ormai ovvio ma il pensiero unico e’ forte. Sulle energie rinnovabili sono naturalmente favorevole; abbiamo fatto dei grandi passi avanti e ci sono state tante speculazioni, anche. Certo non spingerei sul carbone, ma il gas se e’ necessario e se serve anzi a sostituire fonti più inquinanti, non capisco perché dovrebbe essere osteggiato, a parte gli ulivi. Sulla cannabis non è che sia contrario in assoluto, soprattutto per togliere “acqua” alle mafie (anche se le opinioni non sono univoche: ad esempio Gratteri era fortemente contrario alla liberalizzazione), mentre sui posti di lavoro non credo ne possa dare tanti. Secondo me però è una grande arma di distrazione di massa, come tante altre, e ritorno all’inizio: ci stiamo dimenticando i bisogni per correre dietro a dei diritti che sono spesso inventati; poi non ci lamentiamo se la gente a cui quei bisogni non vengono considerati vota Trump, invece degli illuminati libertari… ho idea che in certi circoli la vita della gente comune, di quelli che fanno fatica a sbarcare il lunario, non sappiano nemmeno cosa sia. La loro narrazione, per citare una parola cara al compagno Nicky, e’ solo nella loro testa e quando si vota prendono giustamente delle tramvate. Bisogna studiare la piramide di Marslow… grazie per gli spunti che mi dai sempre Sal!

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      • Eppure… Sai che ho letto una serie di articoli proprio sull’economia che ha messo in moto la legalizzazione in certi stati della cannabis? E’cosa davvero stupefacente. Non tanto e solo nel senso ricreativo o farmacologico. C’è tutto un universo di prodotti tessili, artigianali… Leggevo che c’è tutto un indotto che prospera,oltre all’agricoltura che si fa sempre più estensiva e remunerativa. Sinceramente ho ascoltato le motivazioni di Gratteri ed ho letto i reportage dagli stati USA dove è stata legalizzata, arrivando alla conclusione che Gratteri rimane legato a vecchia concezioni di poliziotto. E poi, per quanto riguarda i diritti, non possono essere barattati per un tozzo di pane. Per il semplice motivo che, una società moderna, non può prescinderne: è nell’ordine delle cose che sia così. Una società che non ne tenga conto finisce per rinchiudersi su se stessa. Questo per dire che sono d’accordo con te sul fatto che i diritti non ci danno da vivere, ma è anche vero che i diritti ci accompagnano lungo la via dello sviluppo e della giustizia. Quel che rimprovero, per quanto mi riguarda, ai cosiddetti liberal della neoeconomy, è proprio di non riuscire a spiegare e comunicare, collegando le scelte economiche delle linee generali,con quelle correnti: non si può predicare la necessità di un’opera inutile quale la Tav, quando il paese sprofonda. Per quanto riguarda invece la questione del Tap, ci sarebbe molto da dire sulla scelta che s’è fatta: c’è un sindaco che si è detto disponibile al passaggio del gasdotto nel suo comune, perchè non se ne tiene conto? Si tratta soltanto di mutare il funzionamento della centrale per la produzione elettrica che si incontra nel suo territorio, da carbone a metano. Se il governo si appella tanto all’interesse generale, perchè non comincia a farsi carico anche delle esigenze locali? Potrebbe mutare il percorso, prendendo due piccioni con una fava. Invece non lo si fa perchè a prevalere deve essere sempre l’interesse delle imprese: il gas che passerà per quella via, sarà gas che andrà nei paesi del nord Europa per la gran parte, visto anche che non servirà nemmeno a cambiare la fonte di approvvigionamento della centrale a carbone. Dunque ecco la distorsione informativa: la gente si oppone perchè non vede l’utilità della cosa. Però la si fa passare per conservatrice e particolarista: non nel mio giardino. Considerazione tra le più false.
        In definitiva, credo che non ne verremo mai fuori, poichè a trionfare sarà sempre l’interesse delle grandi imprese come dell’alta finanza speculativa. Ed il problema sarà sempre quello: le forze progressiste non riescono a dare vita a quei provvedimenti che sarebbero vitali per lanciare la società verso il futuro, perchè si inchinano ai poteri forti. Invece, chi è davvero potere forte, come i nostri trumpisti, si maschera da populista e riesce a portare a termine il suo progetto di destrutturazione e devastazione, proprio grazie ai voti di coloro che dice di volere salvare. E’la stessa dicotomia che sta affondando la globalizzazione. E con essa tutte le nostre speranze per un futuro migliore.

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        • Che i diritti debbano andare di pari passo sono d’accordo. Ma qui da noi mi pare che da anni si parla solo di diritti, che per lo più io non reputo nemmeno diritti, come quello di andare a farsi fare un figlio a pagamento. Anche la cannabis non la considero un diritto; la posso considerare un male minore la legalizzazione, un diritto no. Il diritto è il lavoro, la salute, le pari opportunità, un’assistenza sociale degna, il rispetto delle minoranze. Non è che stiamo ammantando di diritti i privilegi per qualche piccola minoranza? Sull’indotto economico può essere,mi incuriosisce però è un argomento anche pericoloso: ci fermiamo poi alla cannabis o andiamo avanti? Ricordo ancora quando chiedevamo ai talebani di distruggere le piantagioni di oppio, non vorrei ritrovarmele qui con la scusa dell’indotto… Tav e Tap però mi sembrano un pò diverse, al di là dell’aspetto simbolico: lì si bucava una montagna con l’amianto per far viaggiare un pò più veloci i treni merci, qui si tratta di trasportare energia creando un corridoio concorrente a quello in arrivo dalla Russia… si poteva spostare un pò più in là? Ma è veramente quello il problema, o la resistenza è sopratutto ideologica? Perché se è così bisognerebbe avere il coraggio di dire: no, noi altro gas non lo vogliamo. Allora bisogna accettare di consumare meno e pagare di più quello che c’è… ma vorrei scambiare con te due parole sul lavoro. Noi parliamo sempre di innovazione, produzione avanzata, ed è giusto. Ma c’è migliaia e migliaia di persone, vuoi per età vuoi per limiti di formazione cultura preparazione che non entreranno e non potranno mai entrare in questo ciclo. Che gli facciamo fare? Anche qui bisogna andare di pari passo: avanti per rimanere all’avanguardia, ma senza dimenticare chi resta indietro. Il dibattito su questo tema è molto asfittico, e al limite si arriva ad una resa che è quella del reddito di cittadinanza… qui ci vorrebbe un’innovazione di idee… è pensabile ancora una manifattura di Stato? o ancora con l’esperienza spesso assistenziale dei lavori socialmente utili? o una redistribuzione del lavoro, visto che quella del reddito non è più di moda? O facciamo una bella guerra, come dicevamo poco tempo fa?

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          • Sai una cosa mio caro gio? Ormai credo che ci abbiano convinti che basti barattare i diritti per ottenere il meglio dalla vita. Ma io non credo che le cose stiano così. Il problema è che non si può parlare di diritti di minoranze e diritti di maggioranze, ovvero mettendo gli uni contro gli altri. Questo è una operazione che è andata in porto grazie all’asservimento dei massmedia al potere: il concedere o meno dei diritti non si porrebbe se non ci fosse chi, di questi diritti, ne fa tabu da non concedere. Pena l’esclusione dalla vita sociale di segmenti rilevanti della popolazione. Quella dei tizi che vanno a fare i figli all’estero è solo la punta dell’iceberg. Poi c’è tutta una magmatica tela sociale fatta di individui dalle più disparate esigenze. Dunque, se noi stiamo a questionare, ritenedo capricci quelli che,per molti individui rappresentano scelta di vita e sale del vivere, capisco che non se ne viene più fuori. Allora propongo di definire cosa sono i diritti e cosa non lo sono. per me ci sono dei diritti basilari che vanno garantiti sempre e comunque. Ed il primo tra questi è quello alla felicità: dunque un lavoro, la scuola, la possibilità di potere disporre della propria vita come meglio si crede. Dunque penso che questi diritti viaggino di concerto. Non può esserci separazione. Non si può dire ad una persona: per adesso ti dò il lavoro, tra qualche anno chissà. Magari potrai sposarti con il tuo amico. Oggi non c’è lavoro, quindi niente matrimoni dello stesso sesso. Che senso ha? Io non sono gay. Mi ritengo eterosessuale ma non posso negare che ci sono delle situazioni che necessitano di essere regolarizzate ed affrontate senza più pregiudizi: i figli debbono essere di chi li ama. E non di chi, esendo famiglia tradizionale, ne fa carne di porco. Dunque, per me non ci sarebbe nemmeno tanto da battagliare e da farla lunga. Chi porta avanti queste battaglie tese ad impedire l’ellargamento dei diritti, lo fa al puro scopo di confondere le acque e deviare l’attenzione da quelli che, anche tu, definisci veri problemi. E lo stesso discorso vale per le droghe: l’averle proibite, il proibizionismo, si è rivelato un totale fallimento: la gente, i giovani ingurgitano di tutto e sbandano rovinosamente. Non sono pochi i giovani lavoratori che si giocano lo stipendio in cocaina per riuscire a stare dietro ai ritmi produttivi. E anche questo richiederebbe soltanto un piccolo sforzo: basterebbe regolamentizzare come si fa con l’alcool o con i videogiochi nei bar. Dunque perchè questa preclusione per alcune cose mentre per altre le strade sono aperte e perfettamente spalancate? Pensa che non fumo altro che qualche sigaretta al giorno. Però non mi sfuggono le tante storture di questa società che codanna e reprime duramente qualche spinello e permette alcoolisti e ludodipendenti per ogni dove. Come se la casalinga che arriva a giocarsi pure i figli farebbe meno notizia del giovane che si balla con le canne o che si fa ogni tipo di droga sintetica.
            Io non credo che si parli troppo di diritti. Anzi, penso che se ne parli troppo poco ed in modo sbagliato. Ovvero artendo da contrapposizioni e non da inclusioni. Come se il lavoro che non c’è dipendesse dal ragazzo che si fa una canna o dal tizio che se ne va all’estero per ottenere quello che in Italia non gli è concesso. E’ un po’ come dire che: se sei africano, all’ambasciata non ti rilasciano il visto. A meno di corrompere a destra e a manca. Però se ti affidi a trafficanti e scafisti, in Italia ci arrivi e ti mantengono pure, perchè in fondo sei fonte di arricchimento. Dunque non sarebbe meglio concedere dei visti, dando modo alle compagnie aeree in crisi, alle agenzie di viaggio ed alle catene alberghiere di intercettare quella massa di denaro incamerata dai trafficanti? Qual’è la logica perversa che fa si che ad arricchiersi debbano essere sempre le varie mafie? Forse perchè sono le principali sponsor della politica un po’ come per le lobby religiose o meno? In fondo un viaggio per venire in Europa costa mi pare intorno ai diecimila euro. Ti rendi conto quanto regaliamo alle mafie per degli stupidi principi?
            E’ un po’ lo stesso che accade con i dazi trumpiani: per far contenta quella massa di lavoratori lasciati indietro dalla modernizzazione dei mezzi di produzione, li si illude che i dazi possano ridargli il lavoro. E su questo sono d’accordo con te: non c’è nessuno da sinistra che riesca a parlare chiaro dicendo che non si può più tornare indietro e studia dei meccanismi per potere riassorbire questa massa di diseredati dal progresso. In questo si lascia ampio spazio di manovra ai populismi. Che a loro volta poi vengono smascherati dalla realtà: hai voglia a dire di imporre dazi alla Cina, quando questa ci può chiudere la porta in faccia comodamente, lasciandoci a vendere i nostri latticini alle orate del Mediterraneo. O con i dazi di Trump come la mettiamo? Gli mandiamo contro la Garibaldi? Oppure cerchiamo di fare fronte con quegli altri straccioni europei?
            Vedi amico mio: sono sacrosante le tue rivendicazioni. Come lo sono quelle degli altri. Non bisogna cedere alla logica dei diritti delle minoranze contrapposti a quelli delle maggioranze. Perchè siamo tutti sulla stessa barca. Non concedere un diritto a qualcuno o fare in modo che, a livello locale, una comunità abbia voce in capitolo, non vuol dire abdicare all’esigenze di una nazione. Casomai vuol dire cercare di essere inclusivi……….

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            • Argomento affascinante quello della ricerca della felicità, ci vorrebbe anche per questo la piazzetta di Andrea… sono partito a scrivere questo post da una discussione carpita sul treno ad un gruppetto di ragazzi, studenti universitari: l’Italia non è un paese per giovani, il merito non viene premiato, va avanti chi ha spinte, commentavano le improvvide dichiarazioni del ministro del Lavoro. Vero, per carità, però mi è venuta in mente una battuta di un film, Viva l’Italia con Michele Placido, che ho visto recentemente: al figlio che continuava a lamentarsi, persino dei privilegi che il padre politico gli aveva garantito, Placido fa: figlio mio, e mò mi hai stufato. Se non ti sta bene come vanno le cose non stare lì con le mani in mano, fai qualcosa per cambiarle! E da qui ho ragionato sul fatto che, rispetto a tante parti del mondo, partiamo da una posizione veramente fortunata; che forse ci piangiamo troppo addosso e spesso le battaglie che vengono combattute non servono veramente per il bene comune, ma per soddisfare l’ego di chi le fa. Nico in un suo post di poco tempo fa diceva: non posso essere felice se intorno a me ho degli infelici. Io non sono così forte da farmi carico di tutte le infelicità, e anzi devo dire che se la felicità di qualcuno consiste nel mercificare persino i bambini, allora mi sento infelice io ed è meglio che ci rimangano loro, infelici; forse è cattiveria, forse è egoismo, ma così mi sento. Anche sulle migrazioni ci sarebbe tanto da discutere… è verissimo quello che dici. Io ho una testimonianza diretta, di una amica nigeriana che sta cercando di far arrivare qua il nipote per vie legali. Si può fare, ma ci vuole tempo pazienza e soldi: ora chiediamoci: aiutando quelli che vengono qua prendendo la scorciatoia del barcone, questa mia amica e suo nipote la stiamo aiutando? Io dico di no. Uno di questi era scappato qua, ovviamente senza documenti, perché la polizia lo stava ricercando per spaccio di droga; una mia giovane amica volontaria addirittura stava addirittura promuovendo una raccolta di fondi per aiutarlo poverino perché mica si poteva farlo finire nelle prigioni nigeriane che sappiamo come sono. Quando prendiamo certe posizioni, ideologiche anch’esse, facciamo davvero il bene della gente che diciamo di voler aiutare? Anche sulla recente legge sul riconoscimento dei minori non accompagnati ho seri dubbi. La maggioranza (ho appena letto i dati) sono diciassettenni (e chi lo dice?) provenienti dall’Egitto. Perché dall’Egitto, c’è la guerra in Egitto? E facendo così non attireremo tutti i “minori” del mediterraneo che poi dopo chiederanno il ricongiungimento con le famiglie, dopo aver sfruttato magari le nostre scuole e i nostri servizi? Se ai fenomeni non si guarda con uno sguardo laico ed anche freddo, direi, li lasciamo in balia dei populismi.

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              • Credo che ci sia una profonda identità tra noi due, mio caro giomag: anch’io sono per un approccio laico e pragmatico ai problemi come quello dell’immigrazione.Ci vuole giudizio e rispetto delle regole. Cosa assai difficile già di suo nel nostro paese. Siamo i primi noi a non rispettarle. Come facciamo a pretendere che siano altri, per giunta stranieri, a rispettarle? In Egitto non c’è una guerra, però c’è una repressione tale che fa si che ci sia peggio che una guerra. Il regime di Al Sisi viene visto come il male minore. Dunque tutti ci fanno affari. Così è anche per l’Eritrea o per l’Etiopia. Però è proprio da questi paesi, come dalla Nigeria, che partono la stragrande maggioranza dei migranti. Sembra che il consesso internazionale nulla possa e nulla voglia fare per intervenire sui suddetti governi. Si sono fatte due guerre in Iraq per portarci la democrazia, col solo risultato di rafforzare integralismi d’ogni risma. Questo solo per fare un esempio. Per il resto, anch’io sono preoccupato per quanto sta accadendo: ho paura che la cosa scappi di mano a chi dovrebbe governarla. Il vero problema è che queste sono migrazioni epocali, scatenate innanzitutto dalle pregresse politiche internazionali delle potenze e dalle multinazionali che hanno favorito il prosperare di governi corrotti ed autoritari nei vari paesi africani. Col risultato di vederci adesso una gran massa di disperati che sbarca sulle nostre coste. Il prezzo dovremmo presentarlo ai governi e a quelle imprese economiche e finanziarie che hanno collaborato a creare questo disastro epocale. E’assurdo che si senta all’oggi di stati coma l’Arabia Saudita, la Cina o l’India che comprano vasti appezzamenti di terra fertile in Africa, per coltivarci prodotti agricoli da importare. Dovrebbe essere proibito a livello internazionale. Ma non si fa. Quindi prepariamoci al peggio. Come è anche accaduto per la guerra in Siria: abbiamo assistito alle manovre saudite e turche per armare e fomentare una rivolta integralista contro il dittatore Assad. Però nessuno ha presentato il conto dei disastri provocati da queste politiche. Nessuno ha chiesto all’Arabia Saudita, alla Turchia ed alle petromonarchia di pagarne il prezzo per riparare il danno di milioni di rifugiati. Addirittura la Turchia si fa pure pagare e si sta facendo delle conquiste territoriali in Siria e Iraq. Dunque di cosa stiamo parlando? Noi poveri cittadini siamo di fronte a problemi molto più grandi di noi. Poichè in questo tipo di migrazioni si mescola di tutto: profughi politici, economici, criminali di ogni risma. Come accadde anche per gli italiani che andavano in America agli inizi del secolo. E’una guerra che sembra persa in partenza. Ma non possiamo rinunciare a combatterla. Lo sai meglio di me: non ci sono muri che tengono. Possiamo anche lasciare che affoghino per conto loro; oppure sterminarli noi stessi sparando sui barconi. Possiamo anche fermarli in nord Africa, scatenando bande di sterminatori a pagamento. E poi? Nel lungo periodo cosa sarà comunque di noi? Ci sono cose che sono per natura così: l’uomo è tale perchè si è sempre mosso. Al di là del fatto che sia nato davvero in Africa o meno, ci sono troppe prove che ha colonizzato il mondo, sovrapponendosi o scalzando, in continua competizione tra migranti e indigeni. Un magmatico svolgersi di vicende di cui oggi noi non stiamo vivendo che una tappa e nemmeno delle più cruente. Se si pensa alle stragi fatte da Mario,al tempo della repubblica romana, nei confronti dei barbari migranti. Dunque non ci resta che cercare di governare questo processo. E’il modo migliore per cercare di sopravvivergli e proseguire lungo il cammino della civiltà. Il che non vuol dire propendere per l’accoglienza senza se e senza ma. Dovremmo fare più pressioni sul governo e sui partiti perchè ci sia finalmente più certezza delle leggi e meno vie di fuga. Cosa assai ardua questa, poichè le leggi sono fatte a maglie larghe per permettere alle classi dominanti politiche ed economiche di poterla sfangare.
                In definitiva, non posso dire che voi stiate facendo bene o male, aiutando questa famiglia nigeriana, però mi sembra di capire che sono persone in difficoltà. E questo mi sembra già un buon motivo. Poi starà a loro fare tesoro di questo aiuto, oppure di mandarlo in malora. L’importante è che la coscienza sia sempre in regola.
                Purtroppo, noi possiamo tendere alla felicità, ma non è detto che la conseguiamo. Però ci spetta il diritto di poterci almeno provare. Mi ricordo di un bellissimo film del regista spagnolo Luis Bunuel, di cui non ricordo il titolo. Ma raccontava dell’infanzia abbandonata nel Messico degli anni ’30. Il direttore di un carcere minorile, vedendo la buona volontà di un ragazzino, il suo desiderio di conquistarsi fiducia e ricostruirsi la sua piccola vita, gli concede questa fiducia. Il bambino finirà male, ma ciò che più conta è che almeno gli è stata data la possibilità. Dunque, chissà: magari quel ragazzo trarrà lezione da questo accadimento e cercherà di cambiare vita. Per questo è importante mantenere sempre una certa lucidità e non lasciarsi coinvolgere dall’accoglienza a tutti i costi, bensì cercando di raccogliere informazioni ed agire sulle singole individualità in modo da fargli percepire che gli si sta dando un’opportunità, di non sprecarla, perchè potebbero non essercene altre.
                Per quanto riguarda poi la legge sui minori, sinceramente non la trovo una cosa così cattiva: proviamoci a creare altre generazioni di italiani di altra provenienza. E’ sempre un vantaggio: sia che rimangano, visto il calo vertiginoso delle nascite; sia che ritornino al loro paese, poichè conserverebbero un buon ricordo del nostro paese, quindi permettendo degli scambi commerciali più agevoli. E, non meno importante, potrebbero contribuire allo sviluppo sociale ed economico nei loro luoghi d’origine, contribuendo a frenare l’esodo delle popolazioni… Come dicevo: bisogna essere pragmatici ed allo stesso tempo lungimiranti. Oppure come ben segnali anche tu, non si fa altro che lasciare campo libero alle forze cieche e aberranti del populismo.

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                • Sull’analisi dei disastri di questo ultimo quarto di secolo siamo d’accordo. E sembra chiaro che e’ difficile che gli stessi che creano i problemi possano e vogliano risolverli… basta vedere quello che accade ancora in Siria, dove quando sembra che si arrivi a qualche soluzione subito si intorbidano le acque e si minacciano linee rosse… non discuto che, allo stato attuale, le migrazioni dono inevitabili. Ma lo sforzo dovrebbe essere per farli star meglio a casa loro, aiutandoli economicamente e anche militarmente quando vengono aggrediti dal fondamentalismo, altrimenti si impoveriranno sempre più se le forze che potrebbero aiutare lo sviluppo se ne vanno…

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                  • La risposta, al motivo per cui non li si aiuta a casa loro. è tutta in queste tue considerazioni:”E sembra chiaro che e’ difficile che gli stessi che creano i problemi possano e vogliano risolverli… basta vedere quello che accade ancora in Siria, dove quando sembra che si arrivi a qualche soluzione subito si intorbidano le acque e si minacciano linee rosse…”Troppi interessi confliggenti dellle potenze mondiali. Lo hanno dimostrato ovunque si sono manifestati e sempre. A partire dall’ran negli anni ’50, per arrivare alla Siria dei giorni nostri. Sconvolge come tutto diventi pretesto: senza nemmeno una commissione d’inchiesta che determini colpe e colpevoli, già si accusa la Russia ed il regime siriano. Con questo non voglio dire che siano innocenti. Il più pulito lì ci ha la rogna. Però come si fa ad accusare senza nemmeno lo straccio di una prova in mano? Ma lasciamo perdere. La cosa che fa più male è sapere che basterebbe molto meno di quello che si spende per fare la guerra, per soccorrere ed accompagnare, quei paesi da cui la gente scappa, verso un futuro migliore, evitandone il depauperamento. Ma, come dici tu: chi provoca i disastri, può risolverli? Dunque dovremo esere noi ad attrezzarci, noi gente che subisce i contraccolpi di queste migrazioni, a dover cercare di governarle e mitigarne i disagi. Perchè, da come vanno le cose sarà sempre peggio. E, sempre come dimostra la Siria, questi non ci hanno la minima intenzione di far si che finisca lo scempio di popoli e paesi… Come diceva qualcuno: se tutto va bene siamo rovinati. La cosa che più temo è quest’aria di confronto con la Russia e la Cina sempre più tesa: altro che i profughi, dovesse scoppiare questo bubbone non ci resterebbero lacrime per piangere. Ed il problema non sarebbe più quello solo delle pensioni, del lavoro e della sicurezza di potersi difendere in casa propria. Spero proprio di sbagliarmi.

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    • Capisco che a nessuno faccia piacere avere un gasdotto sotto casa. Sto seguendo le proteste no Tap ma in quel caso mi sembrano esagerate: gli ulivi saranno ripiantumati, e il gas servirà anche per riconvertire l’Ilva, se non ho capito male. Invece leggevo stamattina di un altro gasdotto che dovrebbe attraversare faglie sismiche: questo mi sembra più pericoloso… abbiamo finanziato centrali a biomassa che si fregavano la biomassa tra di loro perché non ce n’era abbastanza… i termovalorizzatori per i grillini non vanno bene (ma a me il riscaldamento arriva da un termivalorizzatore e mi sembra una soluzione egregia finché non impareremo a mangiare i rifiuti). Insomma, le cose vanno fatte senz’altro con la testa, pensate bene per l’utilita’ generale e non per l’utile di pochi, vanno controllate senz’altro, ma vanno fatte se servono! Altrimenti dobbiamo avere il coraggio di spegnerli davvero questi elettrodomestici. Chi comincia?

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      • Quella del TAP è assurda. Si lamentano i proprietari degli ulivi? Se non si lamentano loro forse non bisogna fare tante storie.
        Gli ulivi in questione non sono millenari o altro, sono piantati per giuste urgenze economiche.
        Gasdotti tra faglie sismiche invece li vedo male.
        Spegnere elettrodomestici e bloccare industrie. Senza lamentarsi di non avere lavoro e morire di fame, però.

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        • In Puglia hanno dovuto abbattere centinaia di ulivi per colpa della Xylella. Questi vengono sradicati e ripiantumati… sento dire: ma non potevano farlo passare più in là dove non c’erano ulivi? Ma l’Italia non è un deserto! A me da molto più fastidio il consumo di terra che c’è stato in Lombardia per fare delle strade inutili come la Pedemontana e la Brebemi, quelli si veri scempi! Ci volevano i pugliesi ma purtroppo ne avevamo pochi.

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