Ridateci il carciofo

Non so se sia ancora attuale, ma una volta c’era una norma di buona educazione che vietava, quando si era a tavola, di parlare di argomenti che potessero creare disgusto, e che impedissero di apprezzare pienamente quello che c’era nel piatto.

Ad esempio, non sarebbe stato reputato elegante mettersi a parlare di emorroidi; la dentiera del nonno non sarebbe stata all’ordine del giorno ne i sanguinamenti gengivali, per quanto il rimedio potesse essere approvato dall’onnisciente associazione dei medici dentisti; la secchezza vaginale che per i minori rimane comunque misteriosa sarebbe stato un argomento da tenere riservato, così come la fastidiosa incontinenza urinaria (di due tipi: quella femminile che impedisce di frequentare gli ascensori; quella maschile invece causata dalla dispettosa ghiandola prostatica che induce ad alzarsi ad ogni ora della notte con scuse inverosimili).

La pubblicità di una volta, per quanto ricordi, si limitava a reclamizzare prodotti di largo consumo, elettrodomestici, detersivi, automobili: per quanto riguarda medicinali o para-medicinali proponeva articoli pertinenti come l’Alka Seltzer per digerire o la dolce Euchessina e il Confetto Falqui contro costipazioni passeggere; mettiamoci anche la Citrosodina e la gamma dei rimedi fai da te era completa.

Apprendo che l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria compie 50 anni: Auguri e figli maschi. Lo slogan scelto per festeggiare l’evento è: La buona pubblicità vola più in alto. Più in alto d’accordo, ma di cosa? Va bene che in fondo si tratta di convincerci a comprare cose che per lo più non servono, ma è proprio necessario essere tediati all’ora di cena da assorbenti esterni e interni, con o senza ali, ragadi anali e piorrea? Per quanto possiamo essere partecipi del disagio della poverina che si lagna di soffrire di un fastidioso prurito intimo, è possibile convincerla a rendercene edotti dopo cena, e magari nel frattempo grattarselo, il disagio?

Il bello è che a volte vengono scelti dei testimonial improbabili. Cioè, se Ernesto Calindri intento a sorbire il suo Cynar in un crocevia di Milano era credibile, così come Franco Cerri in ammollo col Biopresto a 40 gradi, una trentenne con perdite urinarie non suscita empatia, la reazione è solo quella di “ma caspita, fatti curare!”  così come spacciare il lato B di una ventenne per un fondoschiena di una ultracinquantenne restaurato dagli inestetismi della cellulite (che tuttavia tenderei a non disprezzare) spinge a domandarsi se gli autori abbiano mai effettivamente constatato la differenza. E’ fraudolento, diciamocelo. E’ come se mettessero una mia foto di oggi e di trent’anni fa, e facessero credere che con l’uso assiduo di un certo balsamo i capelli siano tornati folti, neri e lunghi.

Ultimamente poi arrivano delle strane proposte anche dall’Internet. La mia mail personale è bersaglio  quotidiano di andrologi, sessuologi e sessuologhe che promettono di restituire, a modico prezzo, la capacità di rendere felice il proprio partner fino a 3 volte consecutive. Di più penso che la tariffa sia maggiorata. A parte, voglio dire, che il concetto di felicità è relativo, ci vuole anche un po’ di cautela prima di rendere il proprio partner eccessivamente felice, e tutto d’un botto poi; che adesso fa anche caldo e non è detto che un bel libro non sia preferibile ad una somministrazione coatta di felicità.

Inviterei l’Istituto di Autodisciplina a controllare che gli spot siano in tema. Siamo a cena? Proponete caffè, amari e tisane, sono ben accetti anche suggerimenti per i pasti dei giorni successivi: ma sui gonfiori intestinali di Alessia Marcuzzi bisognerebbe, davvero, volare più in alto.

(102. continua)

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40 pensieri su “Ridateci il carciofo

    • Grazie Poetella, una cavolatina contro l’invadenza dilagante del cattivo gusto. E poi perché, sarà il caldo, ma di cose più serie non avevo voglia di occuparmi… certo che una volta non solo di certi argomenti, ma nemmeno di certe parti del corpo si parlava… già solo la parola vaginale avrebbe turbato le giovani menti! Ora forse se ne parla con troppa leggerezza, bho, da un eccesso all’altro… buon pomeriggio! Fa caldo sul tuo bellissimo balcone?

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    • Il Cynar è un gran rinfrescante, il buon Calindri aveva ragione! Righe estive, che di cose più serie non avevo voglia di scrivere… e si che ce n’era… rivolte dei neri di America (avevo sentore che il limite si stesse raggiungendo quando persino degli amici di gospel davano segni di insofferenza), marchigiani razzisti assassini (faccio fatica ad associare una persona della mia terra ai due termini, ma così è), guerra tra bande di latinos (avrei dovuto ripetermi su quando già detto dei latinos col machete _ grazie alla globalizzazione che ci ha fatto importare pure questa bella gente _) e Portogallo che batte la Francia, cosa quest’ultima di cui ho goduto da quando ho visto Hollande comparire in Tv con la sciarpetta al collo come un ultras! Cosa non si fa per ingraziarsi gli elettori… alla salute, con un bel Cynar! p.s. nemmeno mio padre ricordava la canzoncina… 🙂

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      • anche io ho malignamente sorriso e della sconfitta dei “cugini” francesi e della figur..etta di Hollande,cosa vuole Parigi vale sempre una messa..di qualsiasi culto! ps; comprendo,suo padre,ai tempi ci si concentrava su altre cose…altro che canzonette!

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    • Erano dei signori, con un senso della misura (e del pudore) che nell’epoca degli urlatori non va più di moda. Una volta sentii una intervista a Calindri, dove con ironia diceva di essere conosciuto più per il Cynar che per tutto il teatro fatto, e di aver guadagnato di più con quegli spot che con le sue rappresentazioni… quasi scusandosi, lo diceva. (Oddio, a dire la verità mi sa che la vita degli attori di teatro non è cambiata molto… qualcuno dice che sia peggiorata addirittura). Che dire? Beviamoci un Cynar! E’ ottimo anche come aperitivo! Buona serata e… alla salute!

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  1. Hai ragione su tutto! Vada per l’inverosimiglianza, ma proprio all’ora di pranzo/cena devono mandarle? Ci metto dentro anche le mamme che baciano il sedere dei bambini, un santo sedere d’accordo, ma sempre sedere rimane… 🙂 Sì, forse si è passati da un eccesso all’altro…

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  2. Magnifica la tua ironia…. è un post che vorrei aver scritto io, cioè il pensiero e la reazione alla pubblicità è proprio questo ma il rischio di cadere nel trito era facile, invece tu hai fatto un piccolo capolavoro di garbo ed eleganza…. in questo caso è assolutamente vero il “castigat ridendo mores”….
    Buona gornata!

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  3. Leggendo questo post ho provato nostalgia per i tempi in cui da bambino vedevo la tv in bianco e nero, e i colori me li immaginavo soltanto. Tempi di decoro, se non proprio di buon gusto, e di senso della misura. Concetti che sul piccolo schermo sono iniziati a scomparire con l’avvento del Cav.
    Giocoforza, anche la pubblicità si è adeguata al degrado generalista, per potersi rivolgere ai cultori della Marcuzzi.

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    • Sono d’accordo, la tv commerciale ha una grossa responsabilità nell’imbarbarimento collettivo. La tv pubblica non avrebbe dovuto rincorrere al ribasso… l’ho detto più volte, ma una volta un programma come quello dei pacchi non sarebbe nemmeno stato concepibile sulla Rai. Mi disturba fisicamente, molto più delle pubblicità moleste… alcuni amici mi hanno fatto notare che il mio e’ in atteggiamento un po’ snob, che alla gente piace… ma il problema non e’ se alla gente piaccia o no (anche se continuo a chiedermi con faccia a piacere) ma che lo faccia la Rai… voglio dire, non e’ che deve fare Superquark tutte le sere, ma ci sarà anche una via di mezzo, no?

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  4. Da me (leggasi marito, figlio, me) per definizione a tavola non si parla di cose sgradevoli, a maggior ragione se sono schifose. Piu’ in generale, di argomenti fastidiosi non si parla a meno che non sia neccessario e unicamente con la persona adatta: di fastidi intimi si parla col medico o col(la) farmacista, ci si fa dare il rimedio e lo si usa, possibilmente dimenticandosi del fastidio in attesa che passi del tutto. Lo stesso per malattie, catastrofi, brutte notizie, pulizie di casa, etc.
    Riguardo alla televisione non mi sono MAI sognata di guardarla o ascoltarla mentre si mangia: la tavola e’ un momento conviviale da condividere PIACEVOLMENTE (vedi argomenti adatti: non parlo nemmeno di cotechino con le lenticchie mentre si fa colazione) con i commensali. Ho risolto il problema ancora piu’ a monte: prima ho staccato il cavo dell’antenna, non e’ mai valsa la pena di fare lo sforzo di alzarmi dalla poltrona per connetterlo e poi accendere la tv e vedere se c’era qualcosa di interessante (“zapping” in milanese moderno); una volta in piedi prendevo un libro dalla libreria (o, senza alzarmi, quello sul tavolino a fianco). Dopo qualche mese di inutilizzo della tv, se non per guardarci i DVD, quando lo schermo ha dato problemi l’abbiamo portato alla discarica. Da allora abbiamo parecchio piu’ spazio in salotto e ancora parecchio piu’ tempo per noi. E ci risparmiamo le pubblicita’ e tante altre stupidaggini, cibastano quelle che si leggono sui giornali e si sentono in giro…

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    • Una sana abitudine quella che avete. Noi non l’abbiamo e ne paghiamo giustamente le conseguenze. Usiamo come argomenti conviviali, spesso, quelli del telegiornale: sarebbe meglio evitarlo specialmente per il fegato, ma ormai ce lo simao già rovinato…

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  5. Anche a me sono arrivate alla mail dell’ufficio (nome.cognome_at_azienda.com, il nome e’ chiaramente femminile) pubblicita’ di prodotti miracolosi per le prestazioni virili… no comment.
    Mi raccontavano di un uomo che, stufo di ricevere mail del genere, ha fatto qualche ricerca ed ha scoperto che dietro tutto questo invio intenso di consigli e rimedi per potenziare le prestazioni c’era sua moglie 😀

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