Airbag

L’altra mattina, prendendo al volo la metropolitana che mi avrebbe portato al lavoro, piena per non so quale fiera, non sono stato abbastanza lesto ad aggrapparmi al corrimano in alto e, sbilanciato dalla partenza impetuosa della vettura azionata evidentemente da un conducente novizio, mi sono ritrovato addosso ad una prosperosa signora che mi ha accolto maternamente tra le braccia.

Alle scuse di circostanza che ho porto, la signora ha risposto: “Comoda la vita! E’ atterrato su un materasso soffice!”. Al che, concordando, ho ringraziato la benefattrice per avermi evitato la caduta, e lei di rimando: “Ma si figuri, non sa quanta gente li ha usati, questi airbag qua!”. Effettivamente si trattava di un modello superiore; mi ricordava molto quelle donnone per le quali, come ho già raccontato, mia madre cuciva reggiseni extra-large che avrebbero potuto benissimo funzionare da paracadute; taglie che oggigiorno, mortificate da palestre, diete vegane ed ideali di bellezza androgini, si riscontrano col contagocce e solo in poche zone d’Italia.

Sollevato dallo scampato pericolo non ho afferrato immediatamente il senso delle parole della maggiorata e soprattutto il sorrisetto malizioso che le accompagnava. Ho detto di non dubitarne affatto, immaginandola dedita, come opera di volontariato, all’assistenza dei perdenti equilibrio in metropolitana; quando però il doppio senso si è fatto largo nel mio cervello non nego che un filo di rossore abbia imporporato le mie gote, fenomeno che non deve essere sfuggito all’esuberante viaggiatrice: “Non si preoccupi, si appoggi pure” continuava ridendo, vedendo montare il mio imbarazzo.

Su persone meno integerrime di me l’invito avrebbe fatto sicuramente breccia; io l’ho cortesemente declinato, affermando di credere di non averne più bisogno e di farcela da solo; non mi sfuggiva lo sguardo dubitativo e l’accento leggermente canzonatorio col quale mi chiedeva: “Ne è proprio sicuro?”.

Anche se in linea teorica posso concedere alla giunonica compagna di viaggio che a questo mondo si è sicuri di poche cose, in quel momento mi sentivo ragionevolmente confidente di non avere bisogno di ulteriori appigli, pur ammettendo che in metropolitana e specialmente quando è affollata sono ben altri gli appoggi di cui temere, come capirà chi è pratico di metropolitane all’ora di punta; rimasi quindi rigido nel mio convincimento, cosa che sicuramente mi fece scendere nella stima della accogliente passeggera nonché nella quasi totalità degli occupanti maschi dello scompartimento tranne quelli, come dicevo, usi ad altri appoggi.

Come dissi a proposito della cara Olena, non sono uomo abbastanza grave: quando lo sarò, forse mi appoggerò; nel frattempo mi attaccherò, che è meglio.

(90. continua)

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34 pensieri su “Airbag

  1. Terribile! Un accadimento incresciosissimo: non si rifiutano certi inviti, a meno che non vengano da una mantide…
    Ma capisco: quando si cade giù dal letto e ci si ritrova in un sogno, è difficile credere che possa dirsi realtà…
    Un sorriso…….

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  2. 😂😂😂 avrei voluto vedere la scena… ma più di tutto avrei voluto vedere la tua faccia!!!
    E comunque io non sono né vengana, ne a dieta, ne in palestra, ma……..retromarcia proprio. Mia madre continua a dirmi “Aspetta, vedrai che arriveranno anche a te!”………. ho 31 anni……parliamone! Che aspetto?? Babbo Natale?!?!?

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  3. Io sono un lettore malizioso x principio,lei ha un trasporto evidente per le Signore diciamo dalle curve rotonde…gia’ nel precedente post,(quello degli “infilzati”) una delle povere vittime é appunto una bella ragazza “prosperosa”!Intendiamoci, concordo nel gradimento,viva le rotondita’,meglio una “bella donna” che una “Twiggy” ricordate? Se nel dichiarare il gradimento si potesse dare piu’ di una stella,gli e la concederei volentirei…almeno DUE! saluti

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  4. Pingback: Abend | L'uomo che avrebbe voluto essere grave

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